Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiviso

AKRAGAS
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da AKRAGAS »

Michele, usando l'ermeneutica non devi pensare che la fede venga messa da parte.
Anche il messia e gli apostoli usavavano una ermeneutica.
Sarà interessante in seguito arrivare a capire quale essi usavano; per dirla tutta a me interessa proprio sapere questo.
Quindi Michele stai sereno, siamo insieme qui a capire, poi ognuno deciderà per sé.
Tutto questo non può compromettere le nostre esperienze concrete di vita nel Signore, anzi le può solo illuminare. :YMHUG:
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bgaluppi
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da bgaluppi »

Tranquillo Michele, vedrai che ti innamorerai ;) . Ti consentira' di andare davvero a fondo, trovando conferme e scoprendo cose nuove.
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Gianni
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da Gianni »

Caro Michele, io non dico ecco che ci risiamo, tuttavia è bene chiarire questo punto dell’approccio spirituale alla Bibbia.
Hai perfettamente ragione nel dire che attraverso il testo la parola di Dio oggi parla a noi. Tu non concepisci uno studio della Scrittura fine a se stesso. Potremmo stare qui a discuterne e potrei citare diversi eruditi che sono biblicamente molto competenti senza essere credenti. Ma a che scopo? È chiaro che qui siamo tutti interessati alla Bibbia come credenti, per cui questo aspetto è superato in partenza.
La questione è altra: senza capire bene il testo biblico, è possibile un approccio spirituale?

Per rispondere a questa domanda devo andare per un momento fuori tema, ma credo si possa e si debba fare una riflessione per trattare la questione che hai posto.

Parto da un esempio pratico. Tempo fa assistei alla conferenza di un commentatore cattolico che intendeva elogiare la figura di “san Giuseppe” nella “sacra famiglia”, con lo scopo di edificare le famiglie cattoliche. Dico la verità: l’argomento “san Giuseppe” non era minimamente di mio interesse ma – siccome la conferenza faceva parte di un ciclo di “conferenze bibliche” – ero molto curioso di vedere cosa avrebbe ricavato dalla Bibbia su “san Giuseppe”. La conferenza durò un’ora e mezza, e io non sapevo se ridere o innervosirmi. L’oratore, che era molto convinto e anche molto capace nell’esposizione, basò tutto sul nulla. Citava dai Vangeli frasi come “Giuseppe si svegliò dal sonno e fece come l’angelo del Signore gli aveva detto” per ricamarci su deduzioni tutte sue. Se avesse tenuto una conferenza solo sulla famiglia, lasciando perdere “san Giuseppe”, sarebbe stata ottima, ma usando la Bibbia come pretesto raccontò delle favole.
Ora, questo potremmo chiamarlo approccio spirituale. Spirituale lo era di certo, ma in sé stesso, e solo per il tema. Di biblico non aveva nulla.

Rispondendo alla domanda se senza capire bene il testo biblico sia possibile un approccio spirituale, devo quindi rispondere: sì, ma al di là del testo biblico.
Quando leggo in Genesi che Isacco passeggiava nei campi sul far della sera allorché giunse Rebecca e i loro sguardi si incontrarono per la prima volta, posso fare mille riflessioni: sulla bellezza del tramonto, sull’innamoramento, sull’ansiosa attesa, sulle incognite del futuro e così via. Riflessioni tutte belle e spirituali. E probabilmente mi sto ancora attenendo al testo. Se però mi baso su Ap 1:10 e, usando la versione Diodati, leggo: “Io era in ispirito nel giorno della Domenica”, posso costruirci su una riflessione spirituale arrivando a parlare della messa domenicale. Da cattolico farei un approccio spirituale al testo, ma biblicamente farei errori su errori proprio perché non ho compreso il testo biblico, che non parla affatto della domenica ma del “giorno signorile” o “giorno del Signore”.
Tornando in tema, occorre domandarsi: qual è il significato di “giorno del Signore”? Forse un ebreo ti risponderebbe che è il sabato, un cattolico ti direbbe che è la domenica, un Testimone di Geova ti direbbe tutti i giorni. E tutti sbaglierebbero, perché occorre capire quale ne era il senso per chi scrisse l’Apocalisse. Una ricerca biblica in cui compare l’espressione “giorno del Signore” rivelerebbe allora il suo senso biblico.

Per chiudere la questione che hai posto, allora, possiamo dire che prima dell’approccio spirituale occorre capire bene il testo biblico. Diversamente si possono fare anche approcci spirituali, ma al di là del testo.

È scorretto, Michele, anteporre l’approccio spirituale alla comprensione del testo biblico. Ne vizierebbe la comprensione.

Ciò che hai scritto sull’approccio al testo biblico in preghiera, Michele, è stupendo. Ciò attiene tuttavia alla lectio divina, la lettura pregata della Bibbia. Questo è un tema meraviglioso perché la lectio divina può aprirci a gradi di spiritualità sublimi. Penso che dovremo trattarla, e mi prenoto fin da ora. Ma dopo aver esaurito questa trattazione che riguarda solo l’ermeneutica.
Qui ci interessa capire come comprendere correttamente il testo biblico. È una prima fase, ma indispensabile.

Se poi si prende la strada che tu indichi alla fine del tuo intervento, ovvero prima si fa e poi si capisce, occorre dire che questa è la strada migliore. Prima di tutto si ubbidisce a Dio, poi ci sarà il tempo di capire.
Quando però arriva il tempo di capire, eccoci di nuovo all’ermeneutica.

Antonio spiega nel suo intervento che la fede, la preghiera e la meditazione sono una cosa, lo studio del testo un'altra.
Sì, sono aspetti diversi. Ma non sono aspetti contrapposti. Direi che sono paralleli. Potremmo dirla con le parole di Paolo: “Pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l'intelligenza”. - 1Cor 14:15.
Pietro ci invita: “Siate sempre pronti a render conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni” (1Pt 3:15). ‘Rendere conto con spiegazioni’ implica il ragionamento e la comprensione consapevole.

Akragas dice a Michele che usando l'ermeneutica non deve pensare che la fede venga messa da parte. Vero. Verissimo. Lo studio, impiegando l’ermeneutica, è solo una fase in vista di qualcosa di ben più importante.
Però Michele, non possiamo fare l’errore di saltare questa fase. Tu dici che “ciò che Dio oggi vuole dire ad ognuno di noi ... è più importante di ciò che Dio ha già detto nel corso dei secoli per tanti anni”. Sì, Michele, ma ciò che oggi è detto a noi è il coronamento (non la sostituzione) di ciò che Dio ha detto lungo i millenni. “Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio”. – Eb 1:1,2.
Attendiamo i “tempi della restaurazione di tutte le cose; di cui Dio ha parlato fin dall'antichità per bocca dei suoi santi profeti”. - At 3:21.

Credo che possiamo concludere questa riflessione con le parole finali di Antonio che, tranquillizzando Michele, gli dice: “Vedrai che ti innamorerai. Ti consentirà di andare davvero a fondo, trovando conferme e scoprendo cose nuove”.

E io aggiungo: a quelle profondità spirituali ci arriveremo con la lectio divina, ma dopo aver compreso l’utilità dell’ermeneutica. Allora sì sarà innamoramento indicibile. Della parola di Dio. Di Dio stesso.
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Giorgia
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da Giorgia »

Gianni sono d'accordo con te, sai perché? Per quello che ho vissuto.
Posso affermare di aver una buona base biblica praticamente da quando sono nata. Come accennavo qui e là nel forum, i miei genitori mi leggevano la Bibbia al posto delle favole.
Ascoltavo quello che dicevano gli adepti della chiesa che i miei frequentavano. In molti anni e molte letture (spesso frammentate, cioè versetto di risposta a domanda e non capitolo) non ero ancora riuscita a capire oggettivamente quello che la Bibbia diceva.

Se qualcuno me lo chiedeva, rispondevo che la Bibbia è "parola di Dio". Ma lo ripetevo a pappagallo. Non capivo bene cosa questo volesse dire.

Quando ho letto per la prima volta la Bibbia "tutta d'un fiato", paradossalmente mi sono scontrata con una realtà che non conoscevo affatto. Ho scoperto che alcuni versetti che mi avevano fatto leggere come risposta alle mie domande, nel loro contesto significavano altro. Ho scoperto e non senza difficoltà che la Bibbia non è altro che una raccolta di libri che raccontano la storia personale di molte persone che hanno vissuto un rapporto stretto con Dio. Ho capito che a volte pregavo per avere risposte che in realtà mi erano già state date nella Bibbia, perché Dio le aveva date a una persona e questa si è premurata di scriverlo.

Ho capito quindi che la Bibbia va letta, e va letta bene. Altrimenti diventa solo una confusione di notizie a cui possiamo dare i significati che vogliamo.

Bisogna, nei nostri limiti, metterci nei panni di chi ha scritto e di chi ha diretto la scrittura, per capire quello che questa effettivamente dice.

Vi è mai successo di chiedere aiuto ad un tecnico informatico? Questo può parlare nella vostra lingua o turco, tanto spesso non si capisce niente lo stesso. Quando incomincia a parlare di cache, loop, GUI, tag, input, di solito gli informatici vengono guardati come alieni e la parola che si sentono ripetere più spesso è "eh???"

Ma se parlano tra loro, si capiscono al volo! Ecco perché ci serve l'ermeneutica. Per non dover dire "eh???" per capire come e di cosa si sta parlando.
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Gianni
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da Gianni »

Brava, Giorgia! :-)
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bgaluppi
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da bgaluppi »

Giusto Giorgia. Quindi andiamo avanti in questo bel percorso, senza farci distrarre da "deviazioni di percorso" che poco o niente hanno a che fare con le Scritture. Sono stufo delle dottrine, io voglio imparare a leggere la Bibbia.
scapin michele
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da scapin michele »

ok andiamo avanti
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Gianni
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da Gianni »

Abbiamo visto che per stabilire il significato di una parola occorre il vocabolario, per stabilire il senso che la Bibbia dà a quella stessa parola occorre una concordanza (detta anche chiave biblica).

La concordanza biblica è un manuale in cui compaiono in ordine alfabetico tutte le parole presenti nella Bibbia. Esaminando tutti i passi, si può determinare dai vari contesti qual è il senso che la Scrittura dà a quella specifica parola. Ma attenzione: non si deve far riferimento a una concordanza nella lingua in cui la Bibbia è stata tradotta (l’italiano, ad esempio) ma alle concordanze ebraica e greca che contengono le parole originali della Scrittura.

Un esempio pratico aiuterà a capire. In Col 2:17 si legge in TNM che “la realtà appartiene al Cristo”. Se vogliamo indagare sulla parola “realtà” che qui appare, sarebbe un grave errore basarci sulla concordanza italiana. Infatti, nella Concordanza stampata dagli stessi editori di TNM e che si basa ovviamente su questa traduzione, alla voce “realtà” troviamo citati diversi passi biblici ovvero tutti quelli in cui compare la parola “realtà” in TNM. Tra questi passi vi è Eb 9:24, in cui si legge che il Tempio “è una copia della realtà” (TNM) che è in cielo. Ora, esaminando il testo biblico, si scopre che qui le parole greche originali sono τῶν ἀληθινῶν (ton alethinòn), “delle cose vere”: lo scrittore sta quindi dicendo che il Tempio è una copia delle cose reali, di ciò che ha la vera natura di quello che solo le assomiglia. Però, se si esamina la parola greca in Col 2:17, si scopre che qui la parola usata è σῶμα (sòma) che significa “corpo” e che non è mai usata per indicare la realtà.

La concordanza biblica (ebraica e greca) è quindi importantissima per stabilire il senso che una parola ha nella Bibbia. Ci sono dei limiti? Sì. Ad esempio, nella concordanza greca, alla voce διαλύω (dialǘo), che è un verbo, troviamo un solo passo: At 5:36. Ciò significa che quel verbo è presente in tutta la Bibbia solo lì. Come fare in questo caso per stabilirne il senso? Prima di tutto, stabilendone il significato ovvero ricorrendo al vocabolario, ovviamente greco. Si scoprirà allora che questo verbo significa “dissolvere”. La traduzione di At 5:36 - “Tutti quelli che gli avevano dato ascolto furono dispersi e ridotti a nulla” – appare quindi corretta. Possiamo anche apprezzare la sfumatura del verbo greco, perché quei tali non furono semplicemente “dispersi” ma proprio “dissolti”, giacché il versetto specifica che furono “ridotti a nulla” ovvero sparirono, non se ne seppe più nulla.

Quando, in assenza di altri raffronti biblici, neppure il vocabolario è sufficiente, bisogna ricorrere alla letteratura comparata. Si tratta di vedere quale significato quella parola aveva in altri scritti non biblici dello stesso periodo. Anche qui un esempio pratico illustrerà bene il procedimento. In Col 2:14 Paolo dice che Dio “ha cancellato il documento a noi ostile” inchiodandolo sulla croce di Yeshùa. Abbiamo evidenziato all’inizio che lo scopo della noematica biblica è di farci cogliere il senso vero che la Bibbia dà alle parole, opponendoci alle nostre opinioni. Ora, per sapere di che “documento” si parla in Col 2:14, la prima cosa da fare è di azzerare le nostre opinioni. Lasciamo parlare la Bibbia, che sa farlo meglio di noi e che certamente lo fa in modo veritiero.
Applicando la prima fase dell’ermeneutica ovvero usando la noematica, cerchiamo di stabilire significato e senso della parola “documento”. Un primo passaggio, non indispensabile e certamente non risolutivo, ma che aiuta, è di confrontare diverse traduzioni. La parola “documento” di VR diventa “il documento scritto del nostro debito” in CEI, “obbligazione” in Did, ritorna “documento” in ND e si fa “documento scritto a mano” in TNM. Pare trattarsi quindi sì di un documento ma scritto a mano e consistente in un’obbligazione. Siccome non vogliamo correre il rischio di sostenere solo un’opinione, andiamo alla ricerca del significato e del senso. Prima cosa da fare è perciò di vedere la parola originale, quella usata nella Bibbia. Consultando il testo greco si scopre che si tratta di χειρόγραφον (cheirògrafon). Ora la cerchiamo nel vocabolario greco per vederne il significato e scopriamo che si tratta di “uno scritto che qualcuno ha scritto con la sua mano”. Qualcosa in più la sappiamo, anche se non ancora tutto. Ora usiamo una concordanza greca per vedere come questa parola è usata nel resto della Bibbia. E qui facciamo una scoperta un po’ avvilente: questa parola compare in tutta la Bibbia solo lì, in Col 2:14.
Che fare ora? Possiamo ricorrere alla letteratura comparata. Da questa veniamo a sapere, come conferma anche il Vocabolario Treccani, che il chirografo era un documento scritto e firmato da colui contro il quale il documento stesso poteva essere usato in una causa legale. In pratica si trattava di una nota scritta a mano in cui si riconosceva che del denaro era stato ricevuto in prestito da qualcuno e che doveva essere restituito al tempo stabilito; noi diremmo un’obbligazione, una nota di debito.
Ciò che Paolo sta dicendo è perciò che Dio ha inchiodato alla croce ovvero ha annullato la nostra nota di debito, l’elenco di tutti i nostri debiti (peccati) nei suoi confronti, che abbiamo firmato di nostra mano, con firma autografa, commettendo i nostri peccati. L’analogia debiti-peccati è presente anche nella preghiera modello insegnata da Yeshùa (Mt 6:9-13). Se la nostra opinione era che Paolo stesse parlando della Legge di Dio, questo procedimento ermeneutico ci mostra quanto ci stavamo sbagliando. E non solo, perché ci fa sorgere grossi dubbi sulla traduzione che ne fa NR: “Il documento a noi ostile, i cui comandamenti ci condannavano”. Infatti, che c’entrano mai i comandamenti con un elenco di debiti autografo?

Seguendo lo stesso procedimento ermeneutico, verifichiamo la parola tradotta “comandamenti”: δόγμασιν (dògmasin). Il vocabolario greco dà come suo significato “decreti / ordinanze”. La concordanza greca ci mostra che questa parola compare nella Bibbia cinque volte in tutto e che indica ogni volta dei decreti o ordinanze umani. Per “comandamento” la Bibbia usa una parola totalmente diversa. Si tratta dunque di ordinanze legali concernenti l’obbligazione firmata a mano con cui si sottoscriveva il proprio debito.

Prima di proseguire, attendo domande od osservazioni. :-)
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Giorgia
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da Giorgia »

Personalmente trovo tutto molto chiaro e lineare caro Gianni!
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Israel75
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da Israel75 »

Interessante :-)
Shalom
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
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