Abbiamo visto che
per stabilire il significato di una parola occorre il vocabolario,
per stabilire il senso che la Bibbia dà a quella stessa parola occorre una concordanza (detta anche chiave biblica).
La concordanza biblica è un manuale in cui compaiono in ordine alfabetico
tutte le parole presenti nella Bibbia. Esaminando tutti i passi, si può determinare dai vari contesti qual è il senso che la Scrittura dà a quella specifica parola. Ma attenzione: non si deve far riferimento a una concordanza nella lingua in cui la Bibbia è stata tradotta (l’italiano, ad esempio) ma alle
concordanze ebraica e greca che contengono le parole originali della Scrittura.
Un esempio pratico aiuterà a capire. In Col 2:17 si legge in TNM che “la realtà appartiene al Cristo”. Se vogliamo indagare sulla parola “realtà” che qui appare, sarebbe un grave errore basarci sulla concordanza italiana. Infatti, nella Concordanza stampata dagli stessi editori di TNM e che si basa ovviamente su questa traduzione, alla voce “realtà” troviamo citati diversi passi biblici ovvero tutti quelli in cui compare la parola “realtà” in TNM. Tra questi passi vi è Eb 9:24, in cui si legge che il Tempio “è una copia della realtà” (TNM) che è in cielo. Ora, esaminando il testo biblico, si scopre che qui le parole greche originali sono τῶν ἀληθινῶν (ton alethinòn), “delle cose vere”: lo scrittore sta quindi dicendo che il Tempio è una copia delle cose reali, di ciò che ha la vera natura di quello che solo le assomiglia. Però, se si esamina la parola greca in Col 2:17, si scopre che qui la parola usata è σῶμα (sòma) che significa “corpo” e che non è mai usata per indicare la realtà.
La concordanza biblica (ebraica e greca) è quindi importantissima per stabilire il senso che una parola ha nella Bibbia. Ci sono dei limiti? Sì. Ad esempio, nella concordanza greca, alla voce διαλύω (dialǘo), che è un verbo, troviamo un solo passo: At 5:36. Ciò significa che quel verbo è presente in tutta la Bibbia solo lì. Come fare in questo caso per stabilirne il senso? Prima di tutto, stabilendone il significato ovvero ricorrendo al vocabolario, ovviamente greco. Si scoprirà allora che questo verbo significa “dissolvere”. La traduzione di At 5:36 - “Tutti quelli che gli avevano dato ascolto furono dispersi e ridotti a nulla” – appare quindi corretta. Possiamo anche apprezzare la sfumatura del verbo greco, perché quei tali non furono semplicemente “dispersi” ma proprio “dissolti”, giacché il versetto specifica che furono “ridotti a nulla” ovvero sparirono, non se ne seppe più nulla.
Quando, in assenza di altri raffronti biblici, neppure il vocabolario è sufficiente, bisogna ricorrere alla letteratura comparata. Si tratta di vedere quale significato quella parola aveva in altri scritti non biblici dello stesso periodo. Anche qui un esempio pratico illustrerà bene il procedimento. In Col 2:14 Paolo dice che Dio “ha cancellato il documento a noi ostile” inchiodandolo sulla croce di Yeshùa. Abbiamo evidenziato all’inizio che lo scopo della noematica biblica è di farci cogliere il senso vero che la Bibbia dà alle parole, opponendoci alle nostre opinioni. Ora, per sapere di che “documento” si parla in Col 2:14, la prima cosa da fare è di azzerare le nostre opinioni. Lasciamo parlare la Bibbia, che sa farlo meglio di noi e che certamente lo fa in modo veritiero.
Applicando la prima fase dell’ermeneutica ovvero usando la noematica, cerchiamo di stabilire significato e senso della parola “documento”. Un primo passaggio, non indispensabile e certamente non risolutivo, ma che aiuta, è di confrontare diverse traduzioni. La parola “documento” di VR diventa “il documento scritto del nostro debito” in CEI, “obbligazione” in Did, ritorna “documento” in ND e si fa “documento scritto a mano” in TNM. Pare trattarsi quindi sì di un documento ma scritto a mano e consistente in un’obbligazione. Siccome non vogliamo correre il rischio di sostenere solo un’opinione, andiamo alla ricerca del significato e del senso. Prima cosa da fare è perciò di vedere la parola originale, quella usata nella Bibbia. Consultando il testo greco si scopre che si tratta di χειρόγραφον (cheirògrafon). Ora la cerchiamo nel vocabolario greco per vederne il significato e scopriamo che si tratta di “uno scritto che qualcuno ha scritto con la sua mano”. Qualcosa in più la sappiamo, anche se non ancora tutto. Ora usiamo una concordanza greca per vedere come questa parola è usata nel resto della Bibbia. E qui facciamo una scoperta un po’ avvilente: questa parola compare in tutta la Bibbia solo lì, in Col 2:14.
Che fare ora? Possiamo ricorrere alla letteratura comparata. Da questa veniamo a sapere, come conferma anche il Vocabolario Treccani, che il chirografo era un documento scritto e firmato da colui contro il quale il documento stesso poteva essere usato in una causa legale. In pratica si trattava di una nota scritta a mano in cui si riconosceva che del denaro era stato ricevuto in prestito da qualcuno e che doveva essere restituito al tempo stabilito; noi diremmo un’obbligazione, una nota di debito.
Ciò che Paolo sta dicendo è perciò che Dio ha inchiodato alla croce ovvero ha annullato la nostra nota di debito, l’elenco di tutti i nostri debiti (peccati) nei suoi confronti, che abbiamo firmato di nostra mano, con firma autografa, commettendo i nostri peccati. L’analogia debiti-peccati è presente anche nella preghiera modello insegnata da Yeshùa (Mt 6:9-13). Se la nostra opinione era che Paolo stesse parlando della Legge di Dio, questo procedimento ermeneutico ci mostra quanto ci stavamo sbagliando. E non solo, perché ci fa sorgere grossi dubbi sulla traduzione che ne fa NR: “Il documento a noi ostile, i cui comandamenti ci condannavano”. Infatti, che c’entrano mai i comandamenti con un elenco di debiti autografo?
Seguendo lo stesso procedimento ermeneutico, verifichiamo la parola tradotta “comandamenti”: δόγμασιν (dògmasin). Il vocabolario greco dà come suo significato “decreti / ordinanze”. La concordanza greca ci mostra che questa parola compare nella Bibbia cinque volte in tutto e che indica ogni volta dei decreti o ordinanze umani. Per “comandamento” la Bibbia usa una parola totalmente diversa. Si tratta dunque di ordinanze legali concernenti l’obbligazione firmata a mano con cui si sottoscriveva il proprio debito.
Prima di proseguire, attendo domande od osservazioni.
