Aries, certe interpretazioni trinitarie originano solo da una lettura che non tiene conto del linguaggio espressivo biblico, proprio degli ebrei. Su questo forum tutti quei versetti sono già stati ampiamente discussi. Spesso, certe dottrine vengono estrapolate non attraverso l'analisi oggettiva, ma il ragionamento basato su preconcetto. Ti faccio degli esempi.
Gv 20:28 descrive Tommaso che, in preda allo stupore, esclama: "mio Signore e mio Dio!". E poi non dice altro. Il trinitario, partendo non dal testo e dalla Scrittura, ma dal proprio preconcetto, ragiona così: se lo chiama Signore e Dio vuol dire che è Dio, e se Yeshùa non lo corregge vuol dire che approva. Ma questi sono ragionamenti che portano fuori strada, perché dettati da un'impostazione mentale.
Si dà già per scontato che Tommaso, con quelle parole, si riferisca a Yeshùa perché gli sta davanti, e il preconcetto della divinità di Yeshùa fa il resto. Sono processi mentali automatici e affatto basati sul ragionamento oggettivo.
Quindi se tu ti trovi in una situazione di stupore estrema perché vedi davanti a te una persona che non ti saresti mai aspettato di rivedere e dici: “mamma mia!”, significa che stai credendo che quella persona è tua mamma? Stessa cosa, se resti stupito e spaventato (è un po' anche il caso di Tommaso) e dici "Oddio!" (quante volte ti è capitato?), significa che la cosa o la persona che ti spaventa è Dio perché ce l'hai davanti? L'espressione è ricalcata in greco sull'ebraico
"Signore mio Dio" (יְהוָ֣האֱלָֹה֑י Yahweh elohay) ed è riferita a Dio, non a Yeshùa (la Scrittura ne è piena). Yeshùa non corregge perché non c'è nulla da correggere; si tratta solo di un'esclamazione di stupore, perché il testo presenta un'esclamazione, senza verbo né complemento oggetto che completi la frase dandole un senso compiuto. Tutto qui.
Mt 28:19 è spurio, perché non compare sui manoscritti più antichi ed è stato quasi sicuramente inserito in epoca più tarda. Se Yeshùa avesse comandato quella formula, significa che gli apostoli avrebbero disobbedito, perché battezzarono sempre ed unicamente nel solo nome di Yeshùa (vedi Atti). Trovi info qui:
https://www.biblistica.eu/viewtopic.php?f=5&t=218" onclick="window.open(this.href);return false;
In Is 9:5-6 ci si riferisce al messia come a Dio esattamente come il re di Israele viene chiamato Dio, in quanto rappresentante di Dio: “Il tuo trono, o Dio, dura in eterno; lo scettro del tuo regno è uno scettro di giustizia.” (Sl 45:6). Qui il re di Israele è chiamato Dio. Ma subito dopo, al v.7, dice: “Tu ami la giustizia e detesti l'empietà.
Perciò Dio, il tuo Dio, ti ha unto d'olio di letizia; ti ha preferito ai tuoi compagni.”. In altre parti della Scrittura, il messia invece è il servo di Dio; quindi, come potrebbe il messia essere Dio e servo di se stesso? E perché una volta è scritto che è Dio e un'altra che è un servo di Dio, e un'altra ancora che è unto da Dio?
Sono tutte espressioni atte ad esaltare una condizione specifica: il messia, il re, sono rappresentanti di Dio in quanto ricevono da Lui autorità, e sono servi in virtù della loro obbedienza. La Scrittura chiama gli uomini degli dèi: “Io ho detto: "Voi siete dèi, siete figli dell'Altissimo"”. Questo vuol dire che gli uomini sono divinità? Ma no. È necessario imparare a conoscere certe categorie espressive per comprendere bene. E in 1Cor 15:27,28 è scritto: “Dio ha posto ogni cosa sotto i suoi piedi [del messia]; ma quando dice che ogni cosa gli è sottoposta, è chiaro che colui che gli ha sottoposto ogni cosa [Dio], ne è eccettuato. Quando ogni cosa gli sarà stata sottoposta, allora
anche il Figlio stesso sarà sottoposto a colui che gli ha sottoposto ogni cosa, affinché Dio sia tutto in tutti.”. Come potrebbe Dio essere sottoposto a se stesso? Solo pensare che Dio si sottoponga a Dio è paradossale.
Quando si investigano certi temi è davvero importante ricordare che un versetto non può essere contraddetto da un altro versetto. L'errore nasce dall'errata interpretazione, dettata dal nostro modo di pensare occidentale; leggiamo la Scrittura, che appartiene ad un popolo diverso da noi e ad un'epoca antica, applicando il modo interpretativo occidentale moderno. Invece, è necessario prima imparare a capire come pensavano gli autori ebrei di allora e immedesimarsi in quel pensiero. Allora tutto diviene chiaro e le apparenti contraddizioni svaniscono nel nulla.
Su Gv 1:1 troverai info qui, tra i vari:
https://www.biblistica.eu/phpbb/viewtopic.php?f=6&t=1120" onclick="window.open(this.href);return false;
Tutto questo per tornare in tema e per ribadire che il preconcetto porta davvero su direzioni sbagliate; diciamo che porta nella direzione da cui origina, quindi fa andare in circolo. Ciò che conta è non far dire alla Scrittura ciò che crediamo, ma imporsi di comprendere oggettivamente cosa dice, e poi tirare le somme. Ora, i versetti che stiamo esaminando dicono una cosa precisa:
parlare contro il figlio dell'uomo non è peccato imperdonabile, mentre parlare contro lo spirito di Dio è peccato imperdonabile.
Cosa risulta evidente da questa affermazione? Per rispondere è necessario restare a ragionare su queste parole in modo obbiettivo.