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Osservare il sabato è diverso dal ricordarlo, i patriarchi prima di Moshè ricordavano lo shabbàt ma non conoscevano ancora il suo significato profondo, Moshè non aveva ancora dato ordine le lettere della Torah celeste , ma i shabbatòt esistevano già dalla fine del sesto giorno, Purim e Pesàch esistevano già, ma nella stazione di Avrahàm , Izchàk e Israel il treno non era ancora giunto.
Ricorda e Osserva sono i due lati della stessa medaglia, in entrambe le versioni i due precetti parole precedono l’affermazione “per sei giorni lavorerai” , una nota curiosa: forse non sarebbe stata più incisiva una affermazione inversa, del tipo: “ per sei giorni lavorerai” e Ricorda o Osserva il settimo giorno per santificarlo ?
La scelta dell’agiografo non è casuale, l’inversione è fonte di riflessione, così si voleva intendere e sottolineare che ogni giorno va pensato in riferimento allo shabbàt e lo si deve ricordare dal primo giorno, yom rishon, e ricordando e vivendo ogni giorno si giunge a yom shishi e tra le due sere si è pronti per iniziare il tempo dello shabbàt , in questo modo si è sicuri di non dimenticarlo, la storia narra che ci fu un tempo in cui le guerre, le carestie e le epidemie portarono l’Europa nella rovina più totale, ci furono dei giorni in cui i cristiani disorientati non sapevano più quando era domenica, ma lo seppero grazie agli ebrei che tennero sempre il conto in uno schema che fondeva osservanza e ricordo.
Lo spazio generazionale tra Shmòt e Dvarim offre un’altra spiegazione, per gli ebrei del Sinai era adeguata la parola “ricorda” , essendo essi stessi testimoni, ma quarant'anni dopo quelle generazioni si erano esaurite e allora fu detto ai loro figli di osservare quello che fu detto ai padri, e fu necessario impegnare il verbo “osserva” un “correttivo” del ricordo .
(Chezquni, com. a Dvarim).
Pochi notano che nella prima versione in Shmòt è ricordato di osservare lo shabbàt secondo la motivazione che il mondo è stato creato in sei giorni, in Dvarim la motivazione è la liberazione di Israel dalla schiavitù d' Egitto e introduce un legame diretto con un popolo e la sua storia.
Una possibile altra interpretazione: la prima promulgazione di Shmòt “zakor”, ricorda, era destinata a tutti i popoli, ricordare non significa “eseguire”, forse lo capiamo nella affermazione di carattere universalistico nel citare i sei giorni della creazione, interessante è anche rivedere la traduzione di Bereshit 8/22, l’espressione ויום ולילה לא ישבתו “yom va-layla lo yisbotù” può leggersi “come giorno e notte non faranno shabbàt “, invece “shomèr” rimane una condizione più impegnativa.
Shalom, France
Noiman