Ciao, Antonio! Che piacere leggerti nel forum ... Noi ci eravamo scambiati una mail all'inizio dello scorso novembre. Sono lieto di rileggerti nel forum. La tua presentazione ci ha commosso (e imbarazzato me ). Ti do il mio personale benvenuto. Spero ti troverai bene tra noi. Il Signore ti benedica.
Gianni, grazie davvero. Non vorrei ripetermi, ma il tuo lavoro costituisce un grande spunto per i molti che si fanno domande su Dio e restano normalmente ingannati da santoni e falsi profeti da quattro soldi. Piacere di essere qui.
Li ho suonati entrambi, ma adesso mi dedico al quartetto d'archi e alla musica barocca. Inizieremo un nuovo gruppo in RAI, composto dai giovani musicisti che hanno appena vinto il concorso da noi. Se vuoi, quando capitera', ti posso invitare a qualche concerto di quartetto. Se capiti a Torino di giovedi o venerdi, fammi sapere, ti posso lasciare un biglietto per i concerti dell'Orchestra Sinfonica.
Dopo aver suonato tanta musica romantica, adesso tendo molto alla purezza armonica e melodica, anche se la musica di Wagner mi trascina sempre, soprattutto a suonarla. Ma nel Rinascimento e nel periodo barocco, la musica era scritta ancora in funzione della Parola e dell'aspetto spirituale, mentre col romanticismo si sono iniziate a mettere in evidenza le emozioni umane, con poche eccezioni di autori che avevano una profondita' spirituale tale (anche se alcuni, magari, non losapevano...) da farla trasparire nella loro musica.
La musica scaturisce dalla mente e dal cuore del compositore e, attraverso scarabocchi, puntini e lineette, si riversa sulla carta. Ma se poi non esiste un musicista capace di capirla, farla sua nel suo cuore, e riprodurla, la musica resta li'... in forma di scarabocchi su un pezzo di carta. Infatti, la musica (quella vera...) viene da Dio e l'uomo, essendo creatura a Sua immagine, puo' comprenderla e renderla viva anche sulla Terra. Ma vi assicuro che nessun uomo che non conosce Dio sara' mai in grado di eseguire qull'aria dalla Passione di San Matteo che ho indicato sopra.
Caro Antonio, gli altri che l’hanno già letta mi perdoneranno, ma questa volta la dedico a te:
Senza parole
Che volta, quella volta in cui sorse la parola!
Fu subito prolifica, moltiplicandosi di bocca in bocca.
Quando poi si confuse, si separò in una babele d’idiomi.
Un giorno però la parola volle elevarsi
- conscia del proprio prezioso valore.
E cercò labbra che non fossero sporche o blasfeme.
Si posò dapprima sulla bocca del poeta,
e si sentì tutta incantevole.
Osò di più, e finì sulla bocca del filosofo,
divenendo colta.
Ormai ebbra delle sue stesse capacità,
si fermò nel parlare del saggio:
divenne sapiente.
La parola desiderò allora essere semplice e spontanea:
furono gai e belli e coloriti i giorni sulla bocca dei bambini.
Volle infine esprimersi di più,
così scalò la vetta più alta,
posandosi sulle labbra di una donna:
la parola, sottovoce, si fece preghiera.
Ma come esprimersi ancor di più?
Altre vette non v’erano, più alte.
Ed ecco che incontrò Lei:
Colei che sapeva esprimere l’inesprimibile.
E la parola rimase senza parole,
davanti a Lei.
Lei che ha Musica per nome.