Interpretazione delle Scritture Ebraiche

noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Buona sera Gualtiero
Non trovo utile rendere le citazioni cliccabili, ↑ cioè “rapida citazione? comodo se in prima riga se no , no! Con la freccetta devi rileggere tutto l’intervento citato con un su e giù per ritrovare la citazione, poi uno fa come vuole, già il fatto che tu ritieni che il "noi" sia assoluto e mi rispondi “non è un mio problema” è leggermente fastidioso ma non offende nessuno.
Parli di attinenza all’esame biblico ! Affermare che i credenti hanno gli occhi foderati di prosciutto è forse un esame biblico?.
Non è di nuovo un mio problema” afffermi….”se la Bibbia per molti rappresenta la parola di Dio, [come vedi non mi è servita una citazione ] è un’altra affermazione gratuita, mi chiedi dove hai scritto che il parere dei religiosi non conta nulla, lo hai scritto oggi sabato 21 dicembre
Per noi non hanno valore i commenti delle scritture dei religiosi, perché i religiosi hanno i prosciutti sugli occhi e non riescono a vedere oltre il prosciutto
Oh ! Questa è una citazione che faccio , tutto più semplice!

Ci basta questa,(plurale) quindi è scontato che agli occhi di Gualtiero queste non “contano nulla”.
Riguardo ai commenti ebraici … se vuoi anche induisti o dei navajo nella cartella “Interpretazione delle scritture ebraiche” ho riportato almeno una decina delle contraddizioni testuali e anche alcune assurdità,ho commentato non da religioso le infinite ripetizioni del testo originale che apparentemente non trovano spiegazioni, questo non solo in questa cartella ma anche in altre discussioni, te le devi cercare [nessuna citazione ↑]
Poi parli delle 613 mitzvòt non sono paragonabili alla dottrina del Catechismo, , esiste la libertà di osservarle o meno, io credo che mi consideri religioso e devi sapere che non le osservo tutte e non ho l’Inquisizione sotto casa.
Riguardo ai 5 evangelisti, compreso Paolo come dici tu: hanno esportato le scritture presso i goym ( si scrive così) , come diresti tu “non è un mio problema”.

Poi parliamo della sospensione di certe discussioni,affermi che hai sospeso per evitare una inutile polemica, compreso l’abbaglio sulla iscrizione INRI che non ho capito ancora se era di tua o di https://it.aleteia.org/2020/06/23/inri- ... croce-gesu, chi lo ha capito? Ma forse era solo un copia incolla.

Poi concludo almeno per questa sera, dove hai pescato nella tua biblioteca “roshon hamalachim”?
Poi rimane il resto, ma considerando che martedì partiremo per le Azzorre , non ho molto tempo per il resto, solo una pausetta per un viaggetto per Natale , non so se potrò completare quanto avrei da dirti, magari domani o dopo domani forse se posso ritaglierò un pò di tempo, il costume da bagno è già in valigia …tutto pronto, tuttavia ti devo ringraziare per quanto ci scrivi e ti apprezzo quanto tu non ti immagini, come vedi dai religiosi che fanno solo proselitismo noi siamo in mezzo e questo forse fa bene a tutti.
Shavua Tov Gualtiero
Noiman
Gualtiero
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gualtiero »


Buongiorno e buona domenica a tutti.
No noiman, non so se lo fai apposta.
Io ho detto che: - a noi non interessano i commenti delle scritture dei religiosi.-
Questo era riferito a quanto avevo detto prima
Gualtiero ha scritto: lunedì 16 dicembre 2024, 22:54Per noi la letteratura del commento ebraico delle scritture non ha nessun valore, perché sono commenti di studiosi religiosi e non laici. Sarebbe come attingere al catechismo della Chiesa Cattolica...

Questo in risposta su quanto tu avevi scritto qui:
noiman ha scritto: sabato 14 dicembre 2024, 18:38 ..comunque se volevo potevo ricorrere alla robusta letteratura del commento ebraico delle scritture


Tu invece mi stai accollato cose che non ho mai detto:
noiman ha scritto: mercoledì 18 dicembre 2024, 10:43 e concludere che tutti quelli che hanno scritto sul forum non contano nulla perche il loro commento e da religiosi.

Potresti gentilmente riportarmi il messaggio dove io avrei scritto "tutti quelli che hanno scritto sul forum non contano nulla??"

E gentilmente la citazione deve essere cliccabile perché io devo controllare.

Vedi quanta polemica scaturisce e quanto tempo si perde quando si riportano citazioni fasulle? Avrei dovuto abbandonare la discussione dopo il primo messaggio.
Gualtiero
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

E dargliela con queste freccette, la risposta è semplice semplice : Tok Tok direbbe Michele Porro….

Senza rileggersi nulla la situazione è questa:
Qualcuno che si definisce laico pretende di interpretare il libro a cui milioni di persone credono parola di Dio, rafforzativo se poi la ritengono sacra e santa di fatto sono da considerarsi religiosi , ma il laico afferma che tutti coloro che fanno esegesi in quanto religiosi per lui non contano e non interessano, quindi per sottrazione varrebbe solo il commento laico , questo lo deduco leggendo:”A noi non interessano i commenti delle scritture dei religiosi “, il “noi” è ancora in cerca di autori .
Poi si da il caso che questo forum nonostante abbia scritto sull’insegna al neon “ Non aderente a nessuna religione” è seguito da una gran parte di uomini e donne, giovani e vecchi che sono credenti, quindi come in una equazione il loro commento per il laico non conta nulla, poi quando leggo , “il commento ebraico delle scritture non ha nessun valore, perché sono commenti di studiosi religiosi e non laici” non so proprio cosa aggiungere.

Vi paiono citazioni fasulle? Un libro che coinvolge la fede di milioni di persone è bay passato dal laico-giudizio. Ma devo dire che per la legge del contrappasso questo forum è popolato di personaggi che indottrinati dalle loro chiese cercano in ogni modo di distorcere i significati originali e con abili acrobazie e un robusto taglia-copia e incolla riescono a capovolgere i significati originali che poi si sa! Sono già stati alterati dalle traduzioni, anche coloro che fortunati loro riescono a leggere i testi originali è difficile comprendere al 100% cosa è veramente scritto e soprattutto perché anche i testi originali hanno subito l’influenza suggeritoria ( :-O )della teologia del momento, delle autorità del momento soprattutto nelle scritture di epoca ellenistica in cui le correzioni degli scribi non solo intendevano correggere ma anche commentare.
Ecco perché come Gianni mi sono soprattutto impegnato nello studio del libro di Bereshit ( Genesi) e Shmòt (esodo), il secondo è già più soggetto a una manomissione teologica tra la visione sacerdotale e quella monarchica .

Questa è la sostanza, questo è il pensiero generale che traspare e non c’è nulla da riportare, uno se vuole ritrovare quanto detto si legga le vecchie discussioni, l’insieme non è offensivo anche se è una perenne affermazione, ho dedicato un bel pò’ di tempo rileggere i messaggi di questo signor “laico”, il suo laico-pensiero è molto interessante e di grande stimolo , il livello culturale è di ottimo livello, una ottima conoscenza della scrittura, a parte qualche svarione in ebraico, da buon laico mette tutto in discussione, l’insieme può essere anche stimolante, ma è anche ovvio è facile entrare in polemica con chi invece la pensa diversamente.
Quindi spero che non concluda con la solita affermazione che chiude la porta in faccia, “per me questo argomento termina qui”.
Noiman
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »



Ci siamo interrotti in una discussione che riguardava il sacerdozio aronita, l’ultimo intervento mi pare risalga circa a fine dicembre.
E da qui che si può riprendere il tema con prima una breve introduzione all’argomento.

Conosciamo dal libro di Shmòt Moshè come condottiero e legislatore , dopo l'uscita dall’Egitto e nei quarantanni successivi nel deserto raccoglie in se stesso il potere autoritario e quello religioso, simile a quello che era consuetudine dei popoli che vivevano in quell'area del medio oriente, la novità per quel mondo antico è che Moshè sarà il primo a separare la politica dalla religione in un modello in cui il potere del re doveva essere limitato e mai teologicamente giustificato in separazione al potere religioso, quest’ultimo rappresentato dal sacerdozio doveva rimanere indipendente dal regno e legittimato dalla Torah, i re dovevano sottomettersi alla Legge e non contrastare le decisioni dei sacerdoti che erano ispirati dalla volontà divina attraverso la consultazione degli Urim e Thumim , Moshè profeta era spaventato dal futuro di questo popolo che sarebbe divenuto un regno, forse intravide il futuro di Israele e ne ebbe timore, secondo Michael Goldman , “ L’Ultimo discorso di Mosè” , ed. Giuntina, Dvarim (deuteronomio) l’ultimo libro che chiude il pentateuco è un discorso che Moshè tiene di fronte al popolo , una serie di riflessioni, raccomandazioni e chiarimenti di quanto era già stato scritto nei libri di Shmòt, Wayqrà e Bemidbar,.
Moshè in Dvarim parla in prima persona, il suo discorso è accorato e pieno di passione, un Moshè diverso che parla di etica morale individuale e collettiva, anche il giudizio sui sacrifici appare ridimensionato mentre cresce il valore della preghiera, Moshè temeva che dopo la sua morte il popolo avrebbe deviato e il suo successo diventasse un fallimento nel futuro, temeva il modello Egitto in cui il faraone Dio in terra disponeva del potere totale dei suoi sudditi dalla nascita alla morte , ecco perché ritenne giusto separare la religione dal potere esecutivo, il sacerdozio sarà la chiave di volta nel suo progetto, come gli ebrei costruirono il vitello d’oro con le loro mani, Moshè ordinerà al popolo di costruire il miskàn e lo consacrerà come “Opera delle loro mani” (Wayqrà 9/4), le date sono fondamentali: Un anno dall’uscita dall’Egitto, l’ottavo giorno dopo che Moshè ha passato l’autorità ad Aronne e i suoi figli nel ruolo di Cohanim , quel giorno era Rosh Qodesh Nissan, nello stesso giorno avverrà l’incidente del fuoco estraneo che bruciò Nadav e Havihu .
Attraverso una lunga serie di cerimonie di investitura gli israeliti apprenderanno questa separazione, Aronne riceverà la consacrazione direttamente da Moshè per volontà divina e con il diritto di trasmettere in successione il sacerdozio, Moshè cederà successivamente il ruolo di comandante e condottiero a Giosuè, qui ritorniamo dove ci eravamo lasciati con la domanda rimasta ancora senza risposta : perché i figli di Moshè , Gershom e Eli’ezer , non ereditano dal loro padre il ruolo di condottiero, mentre Aronne lo potrà cedere ai suoi figli.
Sarà Giosuè figlio di Nun discendente dalla tribù di Efraim a succedere a Moshè attraverso un rito di consacrazione , esaminando il testo biblico e il commento del midrash si ha la sensazione che anche Moshè desiderasse qualcosa di se stesso e della sua vita sopravivesse, la discendenza nel mondo antico era il bene più prezioso, il testo biblico impegna molte pagine per citare la discendenza di uomini e donne, Moshè muore senza che i suoi figli gli succedano ma la sua memoria non sarà consegnata all’oblio, i discendenti di coloro che furono sotto il Sinai lo ricordano ogni giorno come Moshè Rabbenu .

I re di Israele e le loro discendenze sono ricordati insieme hai loro figli, i profeti e anche i loro persecutori , ma quando si cerca notizie sui figli di Moshè ci si scontra con il vuoto, per questa ragione qualcuno sostiene che il testo biblico sia stato manipolato privilegiando la discendenza di Giosuè che non aveva nessuna diretta consanguineità con Amram padre di Miriam, Aronne e Moshè.

Le tracce testuali utili a dipanare questo mistero sono molto scarse e allusive, qualcuno sostiene l’ipotesi che gli autori biblici abbiano rimosso dalla narrazione biblica quelle parti che potevano offuscare l’immagine di Giosuè, qualcuno ritiene ancora oggi Giosuè come un personaggio mitico inventato per questioni nazionalistiche, basta leggere il saggio di Alexander Rofè per chiarirsi le idee, troviamo già in Bemidbar 3 (Numeri) un primo esempio di restringimento nel ruolo dei figli di Moshè , l’agiografo ricorda il nome dei figli di Aronne ma omette quelli di Moshè, successivamente nel libro di Cronache viene citata la discendenza di Aronne e di Moshè come figli di Amram, non è menzionata Miriam,a precisazione viene ribadito che i figli di Aronne era stati distinti per essere sacerdoti, sono menzionati i figli di Moshè , Ghershom e Eli’zer, di Ghershom viene detto che ebbe un figlio di nome Scevu’el (I Cronache 23/13), dal significato “torno a D-o”, forse una anticipazione profetica del futuro pentimento di Jonathan , alias Shevu’el, in una possibile connessione con il libro dei Giudici dove Jonathan figlio di Gershom , sacerdote idolatra.
Ma molto prima troviamo una curiosa omissione del nome di Moshè nel libro di Shmòt (esodo) esattamente nella parashàt Tetzawè , l’unica parashà in cui il nome di Moshè non compare mai e neppure la classica espressione “Wayomer H el Moshè lemor” E disse D-o a Moshè” al posto troviamo un generico ואתה “E tu”, abbiamo la certezza che questa omissione del nome di Moshè è intenzionale, la spiegazione fornita da Na’al ha Turim collega questa anomalia all'episodio del vitello d’oro, Moshè di fronte all’idolo esclamò “Cancellami dal tuo libro che hai scritto”(Shmòt 32/32), e fu accontentato, un secondo commento è quello Paneach Raza (Itzchàk bar Yehudah HaLevi) , quando Moshè rifiutò l’incarico di portare Israele fuori dall’Egitto esclamando “manda qualcun altro”, H. si arrabbiò e designò Aronne a parlare al posto di Moshè.
Di esempi se ne possono citare altri, comprese molte anomalie testuali che ci costringono a riflettere sui significati.
Personalmente non ritengo assolutamente che si tratti di una contraffazione e neanche di una censura, in primo luogo bisogna considerare che gli autori biblici hanno scritto in più epoche , per pensare a una contraffazione organizzata dovremmo immaginare un testo con un’altra verità e più persone che intendessero censurare o cancellare , non sarebbe stato possibile per tutti coordinarsi in spazi temporali cosi diversi, tenendo anche conto di possibili revisioni successive si dovrebbe comunque trovare qualche traccia di una rielaborazione intenzionale, in fine tutti gli agiografi disponevano di una robusta tradizione orale che affiancava lo scritto, anche per quest’ultima potremmo supporre delle manipolazioni , molto difficile in una tradizione verbale, il silenzio testuale non è sempre la prova che ci si trovi di fronte a un tentativo di cancellazione.

Ma potremmo anche pensare che i figli di Moshè fin dall'inizio non facessero parte nel piano della discendenza e ci sono buone ragioni per sostenere biblicamente questa ipotesi.
Aronne sapeva che suo il sacerdozio sarebbe continuato nella sua discendenza, il motivo perchè rappresentava una autorità autenticata dalla Torah , la narrazione biblica è piena di sacerdoti empi e corrotti ma la Legge rimane , il profeta dipende da D-o e dalla sua vicinanza, per Moshè questa corrispondeva al minimo simbolicamente raggiungibile ovvero pnei al pnei, faccia a faccia, la autorevolezza del profeta e le sue capacità dipendono da se stesso e dal rapporto con la divinità, per cui il figlio di un cohen è un cohen, il figlio di un profeta non è detto che sia un profeta, i re ereditano i regni, la profezia non è ereditaria, tuttavia a consolazione per gli ebrei "una serva può partorire un profeta" e perché no! Anche il mashiach. Questo è il senso.

Comunque non ho intenzione di entrare in polemica con chi la pensa diversamente.
Questo studio vuole approfondire uno degli eventi tra i più tragici e incompresi di tutto il pentateuco , la morte drammatica e inspiegabile dei due primi figli di Aronne , Wayqrà 10 (Levitico) è stato commentato per molti secoli da accademici e biblisti, cristiani e non, ebrei religiosi e laici, sicuramente anche il momento storico in cui si è formato il commento ha influito e condizionato le posizioni degli esegeti, il leitmotiv di “un sacrificio non gradito”.

Ora quello che propongo è tratto da un vecchio studio già in parte condiviso su questo forum, la novità è l’inserimento in una seconda parte tratta da un riassunto del magnifico libro di P.A Wisniewski sacerdote e dottore in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma , il titolo “ La discendenza di Aronne” ed. EDB, pag. 275, definito come studio diacronico sul sacerdozio veterotestamentario, consiglio a tutti di leggerlo, in questa discussione rimane divisa in due parti, nella prima parte trovate una rielaborazione di un mio vecchio studio in parte aggiornato in cui il punto di osservazione rimane quello del commento rabbinico e il midrash, la seconda parte e tratta da un breve riassunto del libro di Wisniewski, che analizza il sacerdozio veterotestamentario negli aspetti testuali e letterari iniziando dal libro di Esodo fino alla letteratura post esilica, lo studio di Wisniewski è molto tecnico, nel senso che esamina molte delle problematiche testuali e cronologiche, sotto la lente dello studioso le lacune traduttive e comparazioni attraverso le varie testimonianze offerte da testi extra biblici che hanno commentato il sacerdozio ebraico da diversi punti di vista, alla fine sarà interessante trovare una conclusione condivisa e soddisfacente tra l’interpretazione religiosa ,scientifica o solamente laica .

“I figli di Aronne, Nadav e Avihù presero ognuno un incensiere, vi misero del fuoco e posero su di esso dell’incenso e presentarono davanti al Signore un fuoco estraneo che non avevano avuto ordine di presentare. Allora uscì un fuoco da davanti al Signore e li divorò, ed essi morirono davanti al Signore.”(Wayqrà- Shemini 10/1-2)
Il testo non fornisce altre spiegazioni.
Aronne rimane in silenzio davanti al fuoco che consuma i suoi figli, Moshè gli rivolge la parola.
E Moshè disse ad Aronne:”Con questo fatto il Signore viene a dire: per mezzo di quelli che mi sono vicini mostro la mia Santità e perciò davanti tutto il popolo sarò onorato”. Ed Aronne tacque."
La frase è oscura, per chiarire un primo aspetto bisogna ritornare indietro al libro di Shmòt.
A Moshè disse: “Sali verso il Signore insieme con Aronne, Nadav, Avihù e settanta anziani di Israele. E vi posterete da lontano, poi Moshè si avanzò solo verso il Signore e essi non lo seguirono” (Shmòt – Mispatim 24/1) (esodo)
I seguito : “ Moshè e Aronne risalirono il monte accompagnati da Nadav e Avihu ….. essi contemplarono la Divinità d’Israele, sotto i Suoi piedi si vedeva qualcosa di somigliante in chiarore alla bianchezza dello zaffiro e per limpidezza quale sostanza dal cielo. E gli eletti di Israele che meritarono il Signore non li colpì e dopo aver goduto della visione divina, mangiarono e bevvero”( Shmòt-Mispatim 24/9/11) (esodo)
Nadav e Avihù figli di Aronne erano sacerdoti, insieme a Moshè contemplarono la gloria di D-o e sopravvissero, “essi mangiarono e bevvero” .
Una espressione che può essere interpretata principalmente in due modi, la prima che essi non furono annientati nel contemplare la Gloria divina e sopravvissero alla visione, una seconda spiegazione: dopo questa incontro con il sovrannaturale ritornarono in uno stato di materialità , “mangiarono e bevvero”, il cibo rappresenta la corporeità.
Interessante sarà la spiegazione di Wisniewski che esamineremo nella parte a lui dedicata.
Che cosa è successo? Le parole pronunciate da Moshè, il silenzio di Aronne sono alla ricerca di una spiegazione.
Una parte del commento ebraico è unanime nell’ attribuire a Nadav e Avihu una qualche colpa , un errore nel rituale, un eccesso di zelo, un sbaglio nella procedura, era l’ottavo giorno consecutivo in un evento cerimoniale pubblico, l’inaugurazione del miskàn , un anno dall'uscita dall’Egitto, l’ottavo giorno dopo che Moshè ha passato l’autorità ad Aronne e i suoi figli nel ruolo di Cohanim , l'ottavo giorni in cui Aronne iniziava i suoi figli, quel giorno era Rosh Qodesh Nissan,e le cose si misero molto male per Nadav e Havihu.

Noi abbiamo difficoltà a comprendere il vero significato del rituale , la liturgia si è progressivamente svuotata dei significati e rimane confinata nella esteriorità , non c'è spazio nel cassetto della nostra razionalità, abbiamo ridotto al minimo il senso del cerimoniale e quel poco che percepiamo ci sfugge nei significati, ci annoia.... ma nel mondo antico era scambio relazionale, credevano che il rito fosse la connessione del cosmo con la parte terrena , specchio del mondo celeste , una tastiera cosmica che muoveva ingranaggi terrestri e viceversa, la materialità produce effetti spirituali attraverso il simbolo ma difficilmente spiega.

Allora un fuoco sacro uscì dalla presenza del Signore e li divorò: cosi morirono davanti a H” Una prima spiegazione : incautamente superarono la cortina del tempio , luogo dove solo il Cohen Gadol poteva entrare nel giorno delle espiazioni, l’espressione “morirono davanti al Signore “, il luogo Santo in cui la luce esclusiva doveva essere la Shekinàh, forse essi non seppero attendere che il fuoco giungesse dal cielo e lo anticiparono con una offerta di incenso.
Il passo in Wayqrà – Acharè Moth 16/2 (levitico) ,sembrerebbe confermarlo:
“Parla ad Aronne tuo fratello, in modo che non entri in qualsiasi momento nella parte del Santuario che si trova al di là della tenda, davanti al coperchio che è sull’Arca , in modo che non muoia, perché con la nube Io appaio sopra il coperchio dell’Arca.
Ritorniamo alle parole rivolte da Moshè ad Aronne:
“E Moshè disse a Aronne: ”Con questo fatto il Signore viene a dire: per mezzo di quelli che mi sono vicini mostro la mia Santità e perciò davanti tutto il popolo sarò onorato”. Ed Aronne tacque.”

Rashi commenta:
Dove è che parlò di ciò (di questo fatto), Rashi si risponde : “Là mi incontrerò con i figli di Israele e quel luogo sarà santificato attraverso la mia gloria”(non leggere la mia gloria, ma: “attraverso i miei glorificati”.”Disse Moshè ad Aronne: “Aronne, fratello mio! Io sapevo che la casa di Dio sarebbe stata santificata attraverso i suoi intimi, io però ritenevo che ciò potesse avvenire o attraverso me o attraverso te: ma ora vedo che essi sono più grandi di te e me”.
Rashi allude a Moshè che riconosce in Nadav e Avihu , suoi nipoti , come predestinati a conoscere la shekinà , non lui e neanche suo fratello Aronne.
Secondo questa interpretazione Nadav e Avihù sarebbero morti per Santificare il Nome secondo il detto: “Sarò santificato attraverso coloro che mi sono più vicini”.

Rashi si riferisce: ”Lì darò appuntamento ai figli di Israele e sarà [questo luogo] santificato mediante la mia Gloria”(Shemòt 29/43), la santificazione attraverso le persone più prossime a Moshè e Aronne.
Commenta Wayqrà Rabbà “Sarò santificato tramite le persone più vicine”(10/3).
Siamo all’ottavo giorno nell’inaugurazione del Mishkàn.

Wayqrà Rabbà :“La parola che era stata data a Moshè sul Sinai e del cui senso non si era reso conto finché il fatto gli passò per le mani. E quando il fatto gli passò per le mani Moshè disse ad Aronne :”fratello mio Aronne, sul Sinai mi era stato detto:”Io intendo dare appuntamento a Israele ed essere santificato per loro tramite in questa Casa (il Mishkan) e la santificherò mediante una grande personalità. Pensavo che la santificazione di questa casa sarebbe avvenuta attraverso di me stesso o attraverso di te. Ora è evidente che i tuoi figli sono più cari al Santo Benedetto di noi due”. Quando Aronne udì ciò e seppe che i figli erano amati dal Cielo stette zitto e ricevette una ricompensa per il suo silenzio, come è detto:”E Aronne ammutolì”.Quale ricompensa ricevette per il suo silenzio?Merito che lo scritto lo privilegiasse r parlasse solo di lui:”E parlò H. ad Aronne dicendo:”Non bere vino e liquore.”
Fonte (Riflessioni su alcune fonti midrashiche –Somekh).

Stiamo esaminando queste pericopi attraverso il commento rabbinico , troveremo osservazioni alternative nel libro di Wisniewski.
Morire per santificare il Nome divino è un concetto oltre la nostra comprensione, conosciamo il sacrificio per amore, per la patria , per una causa nobile, per il senso della giustizia , ci risulta difficile essere scelti di essere vicino a D-o attraverso la morte, il significato di kedushà“, tradotto banalmente come “santità” non corrisponde al pensiero originale, la santità è un modello , idea di separazione, il fuoco che ha consumato Nadav e Avihu è “Yeqod Esh”, “tizzone di fuoco”, un fuoco che attraverso la sua manifestazione trasforma la materia, un pensiero antico che osserva la materia trasformarsi attraverso la fiamma in luce e calore e ascendere alle dimensioni dei cieli. (Moshè Somekh).
Possiamo ora comprendere meglio le parole del midrash: “Pensavo che la santificazione di questa casa sarebbe avvenuta attraverso di me stesso o attraverso di te. Ora è evidente che i tuoi figli sono più cari al S.B. di noi due”. Quando Aronne udì ciò e seppe che i figli erano amati dal Cielo stette zitto e ricevette una ricompensa per il suo silenzio”
Ben Issy Jrhudàh scrisse:
”Nadav e Avihu non morirono per altra ragione se non perché Israele diceva:”La Shekinàh non discese sulla terra” Così quando i figli di Aronne morirono, tutti seppero che la Shekinàh era discesa sulla terra
( Eschel, Zerà Berak Selishi pag,16).

“Moshè chiamò Mishael ed Etsanfan, figli di Uzziel zio di Aronne, e disse loro “Avvicinatevi, portate i vostri parenti da davanti al luogo Santo a fuori dell’accampamento” . Ed essi si avvicinarono e li portarono con le loro tuniche fuori dell’accampamento come aveva parlato Moshè.
Questa frase rimane incompresa , il midrash interpreta che i corpi non furono consumati dal fuoco divino, solo le loro anime furono consumate per testimoniare che le loro azioni erano integre”.
(fonte: Discorsi sulla Torah di Jonathan Pacifici – Acharè Mot).

“E Mosè chiamò Mishiael ed Etsafan, figli di Uzziel zio di Aron, e disse loro: "Avvicinatevi, portate i vostri parenti da davanti al luogo santo a fuori dell'accampamento".
Rashi: “Mish’ael ed Etsafan erano Leviti, a loro fu affidato l’incarico proibito ai Cohanim e per non sminuire le celebrazioni giunte all’ottavo giorno della inaugurazione del miskàn furono incaricati di rimuovere i corpi”. (Rashì, Ketubòt 17a), escluso Aronne sarebbe stato i compito di Eleazar ed Itamar , ma nell’evento straordinario dell’ inaugurazione del santuario ai Coanim non è consentito divenire impuri, nemmeno per i parenti prossimi (Ramban).
Saranno Mishael ed Elzafan cugini di Aron a occuparsi dei morti, più stretta la parentela più grande è la responsabilità. In questo sono stati indicati i più prossimi dopo di loro (fonte Rabbì Yakov Kamenetsky).
Ed essi si avvicinarono e li portarono con le loro tuniche fuori dell'accampamento, come aveva parlato Mosè.
Rashi : Con le loro tuniche. I loro corpi ed i loro abiti erano intatti. Il fuoco Celeste era entrato in essi ed aveva bruciato le loro anime senza intaccare i loro corpi ed i loro abiti .”(Rashì; Sanedrin 52a).
Rashi commenta:
Disse Moshè ad Aronne e a Eleazar e a Itamar, suoi figli:”Non lasciate scarmigliato il vostro capo e non stracciatevi le vesti, perché non moriate ed Egli non si adiri contro la casa di Israele” Non lasciare scarmigliato il capo, significa non lasciatevi crescere i capelli, abitudine in caso di lutto (Rashi).
Rashi ,” questo fatto giovò ad Aronne”, da quel momento D-o stabilisce un rapporto diretto con Aronne
Non bevete vino o ebbrezza (liquori forti), né te né i tuoi figli con te, quando entrate nella tenda del Signore, perché non moriate: è uno statuto eterno per le vostre generazioni
Questo introduce un secondo livello di interpretazione, Nadav e Avihu avevano consumato bevande alcoliche e si erano presentati davanti a D-o alterati dagli effetti dell’alcol?
Leggiamo questo subito dopo , “il fuoco estraneo “ può essere l’ alcol che assunsero nell’eccitazione per questa eccezionale e straordinaria giornata ? Sembra molto banale :-O
E ciò perché possiate distinguere tra il sacro ed il profano e fra l'impuro e il puro, ed insegnare ai figli di Israele tutte le leggi che il Signore disse loro per mezzo di Moshè" .
Non bere bevande fermentate ha un duplice significato, oltre quello pratico è coinvolta l’intenzione, il fuoco estraneo rappresenterebbe una metafora, anzi una doppia metafora commenta A. Somekh: “ il fuoco simboleggia la Torah in quanto tale: ”Invero la Mia parola è come il fuoco dice H” .(Yirmeyahu 23/29).
Scindendo l’azione meritoria dalla giusta intenzione , Nadav e Avihu distorsero la Torah “offrirono del fuoco estraneo che non era stato loro comandato”, abbiamo una ulteriore interpretazione , Nadav e Avihù sarebbero colpevoli di introdurre una nuova Torah che era a soddisfacimento di un loro pensiero personale a scapito del pensiero divino.
Ora passiamo allo studio di Wisniewski- La discendenza di Aronne.
Segue
Shabbat Shalom
Noiman

noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Questo e il proseguo:
Wisniewski considera il libro di Wayqrà (levitico) il più difficile da comprendere del Chumash , oltre essere il libro in posizione centrale nel pentateuco è un concentrato di norme rituali e leggi che riguardano ogni aspetto della vita religiosa, ventisette capitoli ,una narrazione introdotta dagli ultimi capitoli di Shmòt (esodo) e sembra concludersi in Bemidbar 10 (Numeri) , Wayqrà raccoglie il massimo della rivelazione e da una identità a un popolo che prima sembrava non esistere, secondo Wisniewski già i primi patriarchi celebravano sacrifici ma nessuno era chiamato sacerdote, Noàch, Set, Avrahàm, Jacov non vengono definiti tali, tuttavia il testo biblico menziona sacerdoti che appartengono ad altre culture, Melchisedek , Potifera sacerdote di Heliopoli (15).( I numeri tra parentesi indicano le pagine del libro di Wisniewski).

Lo studio inizia con la pericope di Shmòt 24/1”E a Moshè disse, Sali verso Y*** tu Aronne, Naav e Avihu e settanta degli anziani di Israele” per Wisniewski siamo di fronte a due problemi testuali ואל משה אמר “e aveva detto a Moshè” (24/1), non è indicato il soggetto, chi è che parla a Moshè ? La costruzione complemento- verbo appare invertita, Wisniewski pone alcune ipotesi, la più plausibile che sia una informazione recuperata, una pausa del soggetto chiamante, come dire: “aveva già detto a Moshè…sali.”. (22), aggiungo che non è la prima volta che scorgiamo una anomalia nella costruzione della frase, ritroviamo la stessa situazione in Wayqrà ”Il Signore chiamò Moshè dalla tenda del convegno e gli disse:”parla ai figli di Israele” ( Wayqrà 1/1 (Levitico1/1), la traduzione ha risoltoil problema, in realtà TM omette il soggetto , la traduzione letterale è: “E chiamò Moshè, parlò il Signore a lui dalla tenda del convegno”,sarebbe stato logico ritrovare il tetragramma a inizio del verso a definire il soggetto evitando che si possa interpretare che fu qualcuno altro a chiamare Moshè, ovviamente le traduzioni non hanno esitato ad aggiungerlo,da parte mia vorrei aggiungere che questa non è la sola anomalia, la lettera alef in ויקרא appare scritta nel TM in piccolo, sul perché di questa stranezza i commentatori hanno dato pi di una interpretazione,una semplice spiegazione , la א diminuita sarebbe un segnalibro per ricordare che Moshè e Aronne escono indeboliti a seguito della deriva idolatrica di Israele, altri vogliono sottolineare la modestia di Moshè indicando nella alef diminuita il simbolo, io penso che la א di Wayqrà può essere messa in relazione con una א ingrandita presente nel libro delle Cronache all’inizio della genealogia di Adam, un’altra sottolineatura in relazione all’Adam prima della trasgressione? Altri commenti riguardo la mancanza del soggetto ipotizzano che accanto alla presenza divina ci fossero forme angeliche, i riferimenti nel libro di Shmòt non mancano, abbiamo letto della presenza di angeli che guidavano il popolo nel deserto , presenze angeliche inviate da H con un potere speciale nel nome di Y***, ’espressione “shemì’be-qirbo” “il mio Nome è in lui”, ricorda anche l’altra affermazione “Shluchò shel adam kemotò”, l’inviato di una persona è come la persona stessa,questa presenza nella tradizione ebraica designa il soggetto mancante in Metatron , l’angelo che porta il Nome , nella letteratura delle Hekalot è definito come il piccolo Y*** e corrisponderebbe a Yaho’el che è il primo dei 70 nomi di Metatron, il valore gematrico 314 di מטטרון Metatron pari a שדי Shadday, ( fonte :Sholem).

Tornando al commento del libro “La discendenza di Aronne” Wisniewski evidenzia un’altra anomalia testuale וננש משה “e Moshè si avvicinerà”, l’uso della terza persona al posto della seconda persona che rende innaturale il dialogo.
Nadav Avihu e gli anziani videro D-o ויחזו את-האלהים ויאכלו וישתו (24/11) letteralmente “E videro il D-o e mangiarono e bevvero”per Wisniewski queste parole sono una forma di riconoscimento al ruolo degli anziani nel ruolo che avrà il futuro sinedrio, una visio dei, Wisniewski osserva che le traduzioni non corrispondono al testo originale, la LXX modifica il testo per escludere che i 70 anziani abbiano avuto la visione di Y***, non fu Dio ad apparire agli anziani ma in modo riduttivo “essi furono visti nel luogo di Dio” (29) “ videro Dio e mangiarono e bevvero” ( Shmòt 24/11) per Wisniewski può avere più significati, il più logico che essi sopravvissero alla presenza divina, aggiungo che esaminando il testo dove appare אלהים “Elohim è preceduto dall’articolo ה che riduce il significato della visione , Wisniewski ritiene più probabile che essi celebrassero un pasto rituale , secondo la tradizione regale che il pasto con il re rappresenti un raro privilegio, soprattutto in un contesto divino (37), io dubito che nel già rigoroso monoteismo mosaico si pensasse a un banchetto regale alla presenza della divinità, Wisniewski sottolinea altri esempi biblici in cui partecipare alla tavola del re costituisce una investitura (36).

Wisniewski considera la morte improvvisa di Nadav e Abihu un vero e proprio giallo e per svolgere la matassa utilizzerà sia argomenti testuali che l’analisi letteraria includendo fonti extra bibliche, da Flavio Giuseppe ai rotoli di Qùmran .
Wisniewski riassume tutte le ipotesi strampalate degli studiosi riguardo l’ identità di Nadav e Abihu (da 46 in poi) ,ne cita alcune comprese quelle più stravaganti e complottiste , alcune di queste ipotesi sconfessano il ruolo sacerdotale dei figli di Aronne di Shmòt 24/1, teoria basata sul fatto che nella parte iniziale di Wayqrà, Nadav e Abihu non vengono citati come figli di Aronne, secondo Noth il silentio del testo è una argomentazione per sostenere che non fossero i figli di Aronne ma appartenenti a un sacerdozio precedente, Wisniewski ritiene questa ipotesi fuorviante perché ci obbliga a sovrascrivere quello che il testo non dice in quella pericope mentre in molte altre parti sono indicati chiaramente come figli di Aronne, vedi esempio Shmòt 2/29, ovviamene per Noth si tratterebbe di una aggiunta posteriore, E. Ruprecht appoggia una ipotesi simile , essi erano i rappresentanti dei capifamiglia , quindi delegati , solo successivamente inclusi per opportunità nella discendenza di Aronne, la loro stessa morte secondo Ruprecht è la prova che non erano legittimi nel futuro sacerdozio Gerosolimitano , T.B. Dozeman al contrario sostiene che Nadav e Abihu erano sacerdoti ma sacrificabili perché ostili agli anziani, avvalorando la tesi complottista che esistevano evidenti contrasti sul potere tra gli anziani e il gruppo sacerdotale (48), per Wisniewski il silenzio testuale e l’omissione che Nadav e Abihu fossero i figli di Aronne sarebbe una forma redazionale, per l’agiografo la loro presenza è una informazione di accertata presenza come anche quella dei settanta, il testo ebraico è sobrio e non considerava necessario dilungarsi nelle ripetizioni, (50) , la loro presenza era già stata notata dal lettore che disponeva quindi di una informazione recuperata, per L. Sabourin il testo è stato ampliato con aggiunte tardive e in origine si limitava alla prima espressione, secondo Wisniewski non esistono prove ma solo illazioni , nessuno di questi studiosi riesce a fornire prove testuali di quando questo sarebbe avvenuto, Wisniewski in definitiva sostiene che in questo verso non esistono delle tensioni testuali e successivamente in Shmòt 1/5 apprendiamo il nome dei figli di Aronne , è dunque è nell'insieme che va osservato il quadro testuale, ogni volta che viene citata la discendenza sacerdotale Aronne è sempre ricordato come il capostipite e i suoi quattro figli sono nominati nella stessa sequenza, Nadav per primo evidenziando la sua primogenitura , secondo Wisniewski l’ipotesi documentaria di Wellhausen è ormai obsoleta (55).

La morte dei figli di Aronne ha implicazioni terribili, muoiono nell'ottavo giorno della cerimonia al termine della inaugurazione del santuario , Wisniewski esamina Wayqrà 10/1-2 e lo confronta con il testo masoretico (TM) e le traduzioni, include brevemente i targumim e midrashim, per Wisniewski la traduzione peggiore rimane sempre quella della LXX, aggiunte e omissioni distorcono il testo originale, esempio: il numero riportato dei figli di Aronne è una vera e propria sottolineatura teologica, per Wisniewski è determinante anche definire זרהאש, “fuoco estraneo” e espressione אשר לא צוה אתם “che non aveva comandato loro”, per Wisniewski il soggetto è mancante ma sottinteso, la LXX la risolve aggiungendo il tetragramma nel dubbio che non si capisse, attribuendo poi a H. l’uccisione diretta di Nadav e Avihu aggiungendo suspense alla già complessa affermazione del fuoco estraneo, (73), nel verso 3 dopo che i figli di Aronne muoiono Moshè pronuncia una frase che sembra apparentemente inopportuna הוא אשר דבר יהוה לאמר, “Questo è quello che disse Y***” Wisniewski propone anche una traduzione alternativa “Questo è ciò che dice Y***”, piuttosto raro che si usi la forma presente , in piel passato terza persona singolare, secondo Wisniewski occorre trovare il punto da dove lo leggiamo una prima volta e pare che non si trovi una prima volta, l’ incertezza della direzione verbale ha suscitato molti commenti , דבר “parola” avrebbe un riferimento profetico, un presente immediato che non ha un aspetto temporale, rivedendo la pericope:”E disse Moshè ad Aronne,quello che parlò/parla Y*** dicendo, in quelli a me vicini mi santificherò davanti al popolo tutto sarò santificato e Aronne tacque”(Wayqrà 10/3).

La morte dei due figli di Aronne durante l' inaugurazione del santuario, se esaminiamo il testo non leggiamo di un fuoco che giunge da H , piuttosto: : “E usci un fuoco davanti a Y*** e mangiò loro e morirono davanti a Y**” (Wayqrà 10/2). (76), per Wisniewski l’espressione non è chiara, non viene specificato il luogo che poteva essere ovunque all’interno del santuario, nasce la supposizione che essi avessero superato il confine del Santa Sanctorum, (85), Wisniewski esplora le varie interpretazioni alcune comuni citate nella prima parte dello mio studio, prende in esame le fonti di Qùmran (il Rotolo della Guerra), Flavio Giuseppe , Filone, il filosofo considera Nadav e Abihu come essi stessi un olocausto e quindi sacrificio gradito a H., Filone arditamente esclude ogni colpa di rituale e l’ira divina,(79), Flavio Giuseppe vede nella circostanza non una trasgressione ma uno sbaglio del rituale, definisce l’incidente come la sventura di Aronne, (79) evidentemente non ha trovato una risposta migliore ( mio commento ) (80), la Peshittà invece spiega che l’offerta dell’incenso doveva essere fatta di mattina e non insieme ad altri sacrifici, “ il fuoco estraneo” diverrebbe quindi “non nel suo tempo”, il Targum Neofiti ritiene che il fuoco estraneo era un fuoco preso da un luogo diverso dall’altare e forse dal luogo di preparazione dei cibi, altre interpretazioni rabbiniche citate sono altrettanto singolari: la loro ebbrezza, per non essere sposati, di non essersi lavati le mani, aver dimenticato qualche ornamento sacerdotale, in ogni caso la colpa rimane sempre attribuita a loro (83), comunque sia la conclusone sembra un castigo eccessivo, la morte dei figli di Aronne è confrontata con Tito che dopo presa di Gerusalemme entrò nel Santo dei Santi, squarciò la cortina profanando il luogo sacro e poté andarsene senza che nulla gli accadesse, duro il confronto con Nadav e Abihu servitori di H , un vero è proprio cortocircuito che apre un confronto sulla giustizia e il capriccio divino (82), Ireneo, vescovo di Lione sostiene che essi erano eretici e diffondevano dottrine estranee, forse Ireneo si riferiva alle dottrine eretiche del suo tempo e sappiamo che la Chiesa con questa giustificazione bruciò forse un milione di eretici, streghe e tutti quello che non erano consenzienti (questo è mio) (83), riguardo un ipotetico stato di ebbrezza Wisniewski sostiene che potrebbe essere motivato perché subito dopo leggiamo il divieto di entrare nella tenda del convegno dopo aver consumato bevande inebrianti, Wisniewski si domanda perché questo lo leggiamo dopo e non si spiega perché non sia stato comandato prima, un errore nel cerimoniale di Nadav e Abihu nel presentare un fuoco troverebbe connessione con l’ammonizione fatta da Moshè ad Aronne in Wayqrà 10/1-2 “ non entrare in qualsiasi tempo nel santuario al di là della cortina, davanti all’arca, affinché non muoia”.
Per Wisniewski comunque questo non risolve il problema , potrebbe essere una aggiunta posteriore per giustificare la lacuna testuale (86), secondo Greenberg i figli di Aronne morirono perché erano compartecipi nell’episodio del vitello d’oro , trae questa ipotesi attraverso una forzatura interpretativa di ויאמרו, “essi videro”, quindi indegni di diventare sacerdoti, si sarebbero invece salvati Eleazaro e Itamar perché erano ancora piccoli, Wisniewski logicamente si pone la domanda sul perché non furono puniti immediatamente dopo il verdetto di Moshè insieme agli altri idolatri, perché non è stato punito Aronne che di fatto aveva fabbricato l’idolo, giustizia balistica a scoppio ritardato o distrazione divina ? (86), qui si potrebbe dare una buona spiegazione ma andremo fuori tema.
אשר לא צוה אתם “che non aveva comandato loro”, per Ibn Ezra questa espressione non deve apparire come trasgressione ma piuttosto come una iniziativa dei sacerdoti e suggerisce l’ipotesi che essi non erano ancora consacrati, Wisniewski sottolinea che i testi indicano nei figli di Aronne come appartenenti alla classe sacerdotale, compresi i due minori Elazaro e Itamar, dopo la morte dei loro fratelli maggiori essi ricevono l’ordine di non allontanarsi dalla tenda del convegno,”perché l’olio della unzione di H è su di essi” (Wayqrà 8/12) (91).
il fuoco estraneo che non aveva comandato loro” , secondo Wisniewski segna l’assenza di un comandamento affermativo e conclude che è difficile pensare alla trasgressione di un comando se esso non è mai impartito.(90).

A questo punto Wisniewski propone di cambiare il punto di osservazione comune di tutti gli esegeti, siamo circa a metà del suo libro e suggerisce di non basarsi più solo sul “peccato, trasgressione, ribellione” (93) come causa , in una nuova proposta interpretativa l’autore considera il collegamento tra II°Samuele 6/6-7 e Wayqrà 10/2 particolarmente interessante, secondo Wisniewski alcune circostanze sono analoghe, nel libro di Samuele l’evento in cui l’arca dell’alleanza viene trasportata è funestato da un grave incidente, nonostante sia stata presa ogni precauzione per un buon trasporto: fu scelto un carro nuovo, si presume che anche i buoi che trainavano il carro con l’arca fossero anch'essi selezionati, i leviti affiancavano l’arca con le loro vesti sontuose, era presente la corte reale e anche re David. Cosa accadde?
Uzza stese la mano verso l’arca di Dio e l’afferrò, perche i buoi la lasciavano cadere. Allora si accese l’ira di H contro Uzza e Dio lo abbatté li … per l’errore ed egli morì vicino all’arca di Dio.” .
Per Wisniewski è interessante osservare la sequenza narrativa: Uzza stende la mano verso l’arca, solo dopo leggiamo la motivazione: “i buoi la lasciavano cadere”, questa costruzione non è casuale, lo scopo era di suscitare la costernazione del lettore, un innocente che si fa carico di trasportare l’arca di H nel cercare di impedire la sua incidentale caduta viene punito attraverso la morte, questa è la prima percezione, tuttavia il testo non precisa come Uzza morì, interessanti sono le reazioni dei testimoni: re David rattristato dalla morte di Uzza trova una sua risposta, “Egli non vuole che essa sia trasportata” (6/10) e la riportarono indietro.
D-o è forse capriccioso e suscettibile ? Un mysterium tremendum che potrebbe assolvere la colpa di Uzza.
Wisniewski approfondisce questo aspetto e ci riporta al primo libro di Samuele( 4 e 5 ) che secondo l’ipotesi di Milgrom , I°Samuele troverebbe una relazione con II° Samuele e Wayqrà , che io riassumo molto sinteticamente:
In un conflitto tra Israele e i filistei, Israele subisce una dura sconfitta, di fronte alla disfatta militare e una grande perdita di uomini gli Anziani di Israele esortano il popolo,: “Andiamo a riprenderci l’arca a Shilo, essa venga tra di noi e ci salvi dai filistei". L’arca era in custodia presso il tempio di Shilo, il suo sacerdote era Eli.
Possedere l’arca di H era la garanzia di poter vincere in guerra, invece la storia avrà un epilogo sorprendente, nonostante la presenza dell’arca,” E venne il popolo a prendere l’arca del patto di H che siede tra Keruvim ”(I° Sam. 4/4), incredibilmente i filistei sconfiggono ancora una volta Israele e catturano l’arca, un gravissimo affronto …. ci saremmo aspettati che Y*** distruggesse i filistei, invece no!
L’Arca di H viene portata nel tempio di Dagon , non fu un bene per i filistei e neanche per il loro Dio, la statua di Dagon inizia a sbriciolarsi perdendo braccia e gambe, successivamente i filistei soffriranno di strane pestilenze e sfoghi purulenti sulla pelle, alla fine dovettero restituire l’arca di H. a Israele.

Tutta la narrazione è impostata sul un topos letterario comune a Shmòt e Wayqrà: i legittimi possessori dell’arca possono disporre della potenza divina, gli stessi filistei ne parlano come fosse uno strumento di guerra, quando l’arca giunse da Shilo nel campo di Israele i filistei udirono urla di giubilo provenire dal loro accampamento “Ora quando giunse l’arca del patto del Signore nell'accampamento, tutto Israel emise un grande tale da fare tremare la terra” i filistei diranno :אוי לנו ”Hoi’ lanu !Guai a noi, chi ci salverà dalla mano di questo Dio Onnipotente”, Questo è quel Dio che colpi l’Egitto con piaghe di ogni specie nel deserto, siate forti filistei, e dimostratevi uomini se non volete diventare schiavi come essi furono a voi,” ( I° Samuele 4/5)
Il pensiero assolutamente logico e veloce e la totale assenza di una spiegazione razionale ci lascia sconcertati.
Wisniewski sottolinea che lo scopo di questa narrazione era di suscitare costernazione nel lettore, (95), il racconto nella sua voluta incompletezza doveva assumere un significato teologico, Uzza è morto per volontà divina, la conclusione doveva essere: “non esistono risposte certe nel volere divino che rimane sempre imperscrutabile” , in ogni caso l’uomo è senza eccezione soggetto alla volontà divina, (96) ogni malattia, disgrazia personale o collettiva è sempre connessa al rapporto con la divinità che può essere favorevole o meno , Uzza, Nadav e Avibu muoiono per una volontà divina incomprensibile, Wisniewski e altri commentatori concordano per una visione teocentrica che tende a colpevolizzare la persona “incidentata” e discolpare la divinità razionalizzando una eventuale sua risposta anche se molto rara, per capire meglio allora bisogna ritornare a II° Samuele 6/7 “E il Signore si accese di ira per Uzzà e lo colpì per la sua colpa, egli morì presso l’arca di Dio” על של, tradotto generalmente come “colpa” è un lemma di difficile traduzione e anche hapax , andrebbe letto come disgrazia , של “shàl “ potrebbe provenire dall’aramaico con il significato “negligenza” , ritroviamo la stessa radice in Daniele 6/5 e in Esdra 4/22, (questo è mio), dunque la vera colpa di Uzza fu quella di cercare di impedire all’arca di rovesciarsi andando contro la volontà divina, Wisniewski evidenzia alcune similitudini testuali e formali tra Wayqrà , Samuele e Bemidbar (Numeri 16/35), (96) le due pericopi appartengono a una narrazione a scopo liturgico e cerimoniale , in entrambi i casi sono presenti le massime autorità terrene, Moshè per Nadav e Abihu, re David per Uzzà , gli agiografi lasciano al lettore il misterum, Wisniewski sottolinea la differenza tra Bemidbar e Wayqrà 10/2 dove periscono Nadav e Avihu,

ותצא אש מלפני יהוה ותאכל אותם וימתו לפני יהוה
E uscì un fuoco dalla presenza di H”, la traduzione letterale “E uscì un fuoco davanti a Y*** e mangiò loro e morirono davanti a Y” (Wayqrà10/2)
Un confronto con Numeri:
יצאה מאת יהוה בתאכל את החמשים ומאתים איש
“Un fuoco usci da Y*** e mangiò i duecento cinquanta “, (99), Core e i suoi, nel primo caso il fuoco non è inviato da D-o nel secondo scaturisce dalla divinità, misterium tremendum (97), la risposta divina sembra avere un aspetto teologico diverso, il fuoco come segno visibile della Gloria divina, il fuoco come punizione e annientamento.
Nadav e Abihu scompaiono giovani , senza figli spezzano la discendenza di Aronne, ricordiamo la famiglia di Amram, Aronne il fratello maggiore di Moshè e Miriam primogenita, la morte prematura era considerata un castigo divino (100) insieme alla sterilità, quindi possiamo immaginare il dolore e lo sbigottimento di Aronne che perde Nadav, figlio primogenito e Avihu il secondogenito, Wisniewski confronta la loro morte con i figli di altri sacerdoti che muoiono per volontà divina, Ofni e Fineès figli di Eli sacerdote in Shilo, la loro fine è descritta in I°Samuele, l’agiografo non fornisce nessun dettaglio, ( 114) ( I° Samuele 4/11), secondo Wisniewski il racconto aveva uno scopo redazionale per informarci della fine del sacerdozio in Shilo a favore di quello di Gerusalemme.
Wisniewski analizza le ipotesi di altri studiosi , Gerstenberger , Milgrom , Noth che sostengono la tesi di un conflitto tra frange ribelli all’interno del sacerdozio, forse ispirandosi al brutto episodio di Core e della ribellione a Moshè e Aronne, nonostante la palese intenzione di Core di deporre Moshè il contenzioso è risolto con una ordalia , Y*** sarà il giudice alla contesa , Core si sottomette quasi con entusiasmo, in modo scenico l’azione divina confermerà l’autorità di Moshe e Aronne: “Un fuoco usci da Y*** e mangiò i duecento cinquanta “,Noth ipotizza che Nadav e Avibu fossero in contesa con Aronne e Eleazaro e Itamar schierati con il padre, secondo Noth la morte dei due figli di Aronne sarebbe la conseguenza, Wisniewski commenta che a parte la contesa di Core non si intravedono nei testi conflitti sacerdotali e nulla che ci induca a sospettare di uno scontro all’interno del nucleo famigliare di Aronne. (103), a conferma dopo la morte di Nadav e Abihu il lignaggio sacerdotale sarà quasi sempre indicato come אהרןבני “figli di Aronne, mai come “figli di Eleazaro o figli di Itamar (104).
Wisniewski esamina i gruppi sacerdotali al di fuori della casa di Aronne , cita I° Samuele , il sacerdozio di Eli e i dei suoi figli , Ofni e Fineès sacerdoti nel santuario a Shilo, per Wisniewski è inconsueto che di questa importante famiglia sacerdotale non sia menzionata alcuna genealogia, l’ultima informazione recuperata la ritroviamo in II°Samuele 4/11, i figli di Eli muoiono per mano filistea, Ofni e Fineès secondo il racconto vengono puniti per volontà divina per la loro malvagità e per non aver impedito che i filistei si appropriassero dell’arca della alleanza ( II° Samuele (2/12 e 17, 22), peccato gravissimo nei confronti di H. di conseguenza tutta la casata di Eli fu esclusa dal diritto sacerdotale a favore di Gerusalemme ( verso 35), qui termina il sacerdozio silonita (115).
Wisniewski definisce il sacerdozio di Israele privo di un vero carattere uniforme, non pare circoscritto a una sola tribù o una sola famiglia sacerdotale, questo è documentato dalla presenza contemporanea di diversi santuari , Shilo, Nob, Betel, Dan e altri luoghi minori, non è sorprende che spesso il potere reale entrasse in conflitto con queste frange sacerdotali , un esempio: la strage dei sacerdoti di Nob pianificata da re Saul nel conflitto con David, Saul fece uccidere ottantacinque sacerdoti del santuario di Nob (I° Sam.22/9-19), l’unico sopravvissuto fu Ebiatar che trovò rifugio presso Davide diventando il suo Cohen Gadol, per dovere di cronaca bisogna ricordare che il santuario di Nob era in custodia alla famiglia di Eli, successivamente nei tempi di Salomone sarà Sadòc primo sacerdote (117) e attraverso i suoi discendenti la sua casata occuperà questa carica per molto tempo.
La morte dei Nadav e Avihu spezza la discendenza diretta , esclusa la presenza di eventuali loro figli, (199 e 209) Eleazaro è il legittimo successore, il suo nome appare ben quarantadue volte nel pentateuco, trentacinque volte in Wayqrà e Bemidbar , solo una volta in Dvarim nella circostanza della morte e la sepoltura di Aronne , “La mori Aronne e fu sepolto là e fu, il sacerdote Eleazaro suo figlio al suo posto” (Dvarim 10/6) (190) , il libro di Dvarim è il libro in cui Moshè parla a Israele nei suoi ultimi giorni di vita, tutto il suo discorso è orientato al suo popolo in una visione generale di quello che da li in poi accadrà, il superamento del Giordano e l’ingresso in Canan, la presenza di Eleazaro rimane solo una nota redazionale, secondo Wisniewski , Eleazaro potrebbe essere una aggiunta posteriore definita da Wisniewski poco elegante.
La fase successiva dello studio di Wisniewski è dedicato agli arredi cerimoniali che assumeranno grande importanza perché attraverso Eleazaro diverranno parte del santuario, ritorniamo al libro di Bemidbar (numeri), Moshè riceve uno strano ordine da Y***
וידבר יהוה אל-משה לאמר אמר אל- אלעזר בן- אהרן הכהן וירם את- המחתת מבין השרפה

E parlò Y*** a Moshè dicendo, di a Eleazaro figlio di Aronne sacerdote che tolga gli incensieri dalla fiamma del fuoco” (Bemidbar 17/1)
La sequenza è particolare : Moshè riceve l’ordine di dire a Eleazaro di recuperare i duecentocinquanta incensieri dei seguaci di Core, questo indica che Eleazaro è confermato come Cohen, se leggiamo il testo originale כאשר דבר יהוה ביד משה לו , “Come gli aveva ordinato Y*** per mezzo di Moshè .
La sua autorità e legittimità è scritturale: “Nessun estraneo che non sia della discendenza di Aronne si avvicini per bruciare incenso davanti H” Come gli aveva ordinato Y*** per mezzo di Moshè (Bemidbar 17/5).(127)
Wisniewski cita la LXX ,la versione greca modifica in modo sostanziale il testo con effetti teologici rilevanti, (130-131), (vedi anche da 158 in poi) ,a parte questo rimangono problematici i versi 17/2 e 3 che causano tensioni nella pericope, e pone il confronto del TM in una analisi letterale del testo.
“E parlòY*** a Moshè dicendo:”Di’ a Eleazaro figlio di Aronne il sacerdote e tolga i turiboli dalla fiamma e tu getta via il fuoco poichè sono santi
”(Bemidbar17/1-2), Wisniewski definisce questa pericope problematica per la presenza di diverse tensioni che interrompono il flusso letterario, gli studiosi ritengono che ci siano stati più autori e revisori ad aver rimaneggiato il testo, se traduciamo letteralmente vediamo che l’ordine è diviso in due parti che si sovrappongono, nella pericope la prima parte è destinata a Eleazaro che dovrà rimuovere gli incensieri dalla fiamma ardente, la seconda parte :Moshè che a sua volta dovrà eliminare il fuoco contenuto dagli incensieri che Eleazaro avrà tratto dalle fiamme, l’imperativo זרה-הלאה ואת- האש “e tu getta via il fuoco” è riferito a Moshè ma quasi sempre le traduzioni trasformano in :”Il Signore parlò a Moshè dicendo cosi”Di a Elazaro, figlio del sacerdote Aronne che tolga gli incensieri dall’incendio e getti lontano il fuoco”(ed. Disegni), la stessa posizione di Eleazaro rimane indeterminata , in questa traduzione Aronne sembra essere il sacerdote e non Eleazaro.

Concludendo gli incensieri devono essere rimossi da Eleazaro mentre il fuoco è prerogativa di Moshè, ma non troviamo nessuna notizia che Moshè abbia poi eseguito l’ordine (133), “perchè sono sacri “, per Wisniewski non è comprensibile per quale motivo essi debbano essere ritenuti sacri e non il fuoco, intendendo come fuoco l’incenso ardente contenuto all'interno e che supponiamo Moshè abbia gettato via, l’incenso è i vero problema ? Si può ricollegare a Wayqrà ?
La questione dei turiboli è complessa e simbolica, in entrambi le pericopi leggiamo che rimasero solo gli incensieri, non si può non notare l’affinità con Nadav e Avibu di cui rimasero solo le loro vesti, Wisniewski ipotizza che il contenuto degli incensieri poteva essere profano, svuotati del loro contenuto ritornano a essere sacri, lo intuiamo dal fatto che il materiale con cui erano fatti sarà lavorato da Eleazar, duecentocinquanta turiboli serviranno a foderare l’altare affinché questo episodio sia ricordato (138)
(133). Wisniewski pone la contraddizione con Shmòt 27/2 in cui Bezazèl figlio di Uri per ordine di Moshè rivestì l’altare degli olocausti con lamine di bronzo, ripetuto anche in Shmòt 38/2, quindi l’altare sarebbe già stato ricoperto di lamine e quindi in contrasto con Bemidbar 17/1, scartando le ipotesi di aggiunte tardive una mia spiegazione alternativa è che non tutto l’altare fosse ricoperto di lamine o in alternativa che la sacralità degli incensieri fossero idonei a sostituire le prime lamine. (139- 140) , le lamine così lavorate diventano זכרון לבני ישראל “Un segno per i figli di Israel”(Bemidbar 17/5), il ricordo attraverso il “segno” , prerogativa che ritroviamo in molti avvenimenti in tutto il pentateuco, le 12 matzevot di Giosuè piantate al di la del Giordano, (anche 152)
ועשו להם ציצת על-כנפי בגדים לדרתם ונתנו על-ציצת הכנף פתיל תכלת : והיה לכם לציצת וראיתם אתו וזכרתם את- כל מצות יהוה ועשיתם אתם ולא-תתרו אחרי לבבבם ואחרי עיניכם אשר-אתם זנים אחריהם
“E disse Y*** a Moshè, parla ai figli di Israele e dirai loro che faranno per essi un fiocco all’angolo delle loro vesti, per le loro generazioni e posino sul fiocco di ogni angolo un cordone viola; E il fiocco quando lo guarderete ricorderete tutti gli ordini e li farete e non errerete dietro il vostro cuore e dietro i vostri occhi seguendo loro vi prostituite” (Bemidbar 15/37).

Wisniewski analizza la figura di Giosuè successore di Moshè e pone una osservazione interessante, nella prima parte del libro di Giosuè (1-13) Eleazaro non è mai citato, Giosuè raccoglie oltre il ruolo di condottiero anche quello di sacerdote che insieme ai Leviti celebrà i sacrifici (Giosuè 3/3 e 8/33) , Giosuè sarà il primo a istituire il primo Pesàch oltre il Giordano, Wisniewski cita diversi studi che ipotizzano che l’autore di questa prima parte del libro di Giosuè non sapesse chi era Eleazaro, gli agiografi del tempo erano molto simili ai giornalisti che a seconda delle circostanze ritengono mettere in primo piano i fatti che sono per loro più rilevanti, è probabile che l’agiografo intendesse almeno in questa prima parte di cronaca , sottolineare l’importanza di Giosuè come legittimo successore di Moshè, privilegiando la figura di condottiero militare riportando una cronaca di qualche decennio di regno, il silenzio testuale su Eleazaro non significa che esso non fosse presente, lo ritroveremo nella seconda parte (14/1) , Eleazaro Cohen Gadol, ma ci sarà sempre chi pensa che si tratta di una manomissione come il silenzio sui discendenti di Moshè.
Qui concludo, c’è ancora una parte del libro di Wisniewski interessante per altri aspetti, magari in futuro si potrà aggiungere.

Shavua Tov
Noiman

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Gianni
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Quando si dice un pozzo di sapienza ... :-)
Gualtiero
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gualtiero »


Buona sera a tutti.
Non mi dilungo nel commentare tutto ciò che ha scritto Noiman, ho già scritto abbastanza nei post precedenti. Anche perché non non rientra nei miei interessi capire a chi apparterebbe il sacerdozio.
Ma altre due parole sugli assassinii biblici le aggiungo.

È apprezzabile lo sforzo dei commentatori che ha citato noiman per giustificare l'ingiustificabile. Ma rimane indelebile che questo personaggio che si fa chiamare "Signore" è un omicida e non può essere Dio.
La mia domanda rimane come scrissi qui:

Gualtiero ha scritto: sabato 21 dicembre 2024, 11:36
《chi è questo non ben identificato yhwh, vocalizzato come Yahweh (forse), è tradotto come Signore? Chi sarebbe questo "Signore" che si prende il lusso di uccidere bruciando due giovincelli figli di mamma per un motivo non ben qualificato. E per giunta davanti al padre, alla eventuale madre e parenti e a tutta la comunità, e nessuno fiata. Chi sarebbe questo assassino? 》
Che sia una persona, e non Dio a commettere questi assassinii, è scritto nero su bianco nelle scritture. Ed è proprio questo che sfugge agli studiosi, o fanno finta di non capire.

Un caso simile ma unico nei vangeli, si legge in Atti 5, dove i poveri Anania e Saffira muoiono davanti a Pietro per volontà Divina, per non aver depositato ai piedi degli Apostoli tutto il ricavato della vendita di un campo.
A me sembra abbastanza logico che, sia qui, sia nel caso di Nadab e Abiu e tutti gli altri casi simili descritti nel tanak, la volontà Divina centri poco, anzi per niente.
Secondo me questi fatti non sono successi realmente, si tratta di costruzione teologica per incutere timore al popolo e ai credenti per far rispettare i voleri sacerdotali. Ma nell'eventualità che questi fatti siano successi realmente, non è opera di Dio. Non si tratta più di amore per Dio, ma di timore di Dio che è diverso, e non viene da Dio.
Non ci crede neanche il Papa. L'attuale Papa, nel 2018, in una sua udienza ai seminaristi della Lombardia, ìmputa l'assassinio di Anania e Saffira a Pietro, dicendo che: "Pietro ha risolto in modo chiaro lo scandalo, in quel caso ha tagliato la testa a tutti e due".
(Per chi volesse verificare, l'udienza è pubblicata sul bollettino della sala stampa della Santa Sede. Basta cercare: "bollettino Santa Sede numero 0758 del 16/10/2018" è in pdf).
Sorge la domanda: il Papa non conosce le Scritture? Non può essere. Allora il papa attinge ad altri testi che non sono pubblici e che raccontano un'altra storia. Come la leggenda delle due Torah. Quando il sacerdote Esdra riscrisse la torah, ne scrisse due, una da leggere al popolo, e l'altra segreta per il sacerdozio che racconta un'altra storia. Ma come è risaputo le leggende hanno un fondamento di verità.

Gualtiero

Janira
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Iscritto il: giovedì 8 febbraio 2018, 15:13

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Janira »

Io credo che il vero problema è il soffermarsi all'interpretazione letterale. Anche io penso che le morti, le guerre e gli atti violenti siano compiute da uomini, sono atti materiali. Gli autori degli Scritti Sacri hanno utilizzato eventi umani per descrivere un'altra realtà, è una scelta condivisa e consapevole. Non ci sono due Torah, non serve. Ci sono più interpretazioni, e qui è vero che quella più profonda è rimasta appannaggio di una parte ristretta di persone.
noiman
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Iscritto il: domenica 20 aprile 2014, 22:41

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Caro Gualtiero, ci dichiari che non ti interessa”capire a chi appartiene il sacerdozio”, sono d’accordo, non è obbligatorio per i vostri interessi… e di chi?
Mah! Chi lo sa!
Iniziamo con quanto scrivi ( niente freccette) :
È apprezzabile lo sforzo dei commentatori che ha citato noiman per giustificare l'ingiustificabile. Ma rimane indelebile che questo personaggio che si fa chiamare "Signore" è un omicida e non può essere Dio
.

Ti ringrazio per avermi riconosciuto lo sforzo, gran parte del materiale offerto e soprattutto lo studio di padre Wisniewski è sostenuto da fonti bibliche , tutte citate e accompagnate da una robusta critica testuale di molti studiosi che tu definisci “ingiustificabile”, mentre dei tuoi presunti assassini biblici non trovo nessun appoggio testuale a parte le suggestioni , riguardo tutta la triste vicenda di Nadav e Avihu mi pareva che la spiegazione fosse chiara, ma a quanto pare siamo alla ricerca di assassini oppure di una congiura nella solita visione complottista che non trova nessuna giustificazione testuale.

Mi chiedi se il papa conosce le scritture? La risposta è si! Per quelle che servono.
Due Torah? Forse anche si ! ma non come pensi tu…. Alla fine scopriremo che Nostradamus ha scritto le tavole di Moshè. Una idea gnostica woke che il mondo è sorto da un grande inganno.
Comunque per me va bene che tu ci creda.
Di quali leggende parli… se sono leggende è già il primo limite, poi nessun “nero su bianco”, non potrebbe essere bianco su nero?
Un saluto.
Noiman
Gualtiero
Messaggi: 161
Iscritto il: venerdì 28 luglio 2023, 11:09

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gualtiero »


Buon pomeriggio a tutti.
Noiman, nessuna congiura o complottismo, si tratta di logica deduttiva, partendo dalla premessa che Dio è amore e non omicida.

Non capisco perché ogni volta stravolgi ciò che scrivo. Lo fai apposta? O è un vostro modo di operare stravolgere ciò che è chiaro?
Io non ho detto "assassini" ma "assassinii"
E ancora, non ho detto che i commenti degli studiosi che hai riportato sono ingiustificabili, io ho detto che "i commenti dei tuoi studiosi non possono giustificare l'ingiustificabile". L'ingiustificabile è scritto nero su bianco (se non ti piacciono i colori cambiali)
<...un fuoco uscì davanti al Signore e divorò loro e morirono così davanti al Signore.> (Lv. 10,2)
Un passo così chiaro si può giustificare solo alterandolo come hanno fatto i tuoi commentatori, e la spiegazione non è affatto chiara come sostieni.
Dici anche che: "non trovi appoggi testuali sui presunti assassinii biblici ma solo suggestioni" spero che tu stia scherzando!
Ti riporto alcuni appoggi testuali, sperando che sua eccellenza li ritenga validi, altrimenti devo supporre che non hai mai letto la Bibbia o che si vuole davvero giustificare l'ingiustificabile:

Numeri, 16:27-33 – Gli uomini si dimostrarono indocili, perciò il Signore fece sì che la terra si aprisse ed inghiottisse uomini, donne e bambini.-- (ovviamente furono gettati in una insenatura)
Numeri, 16:35 – Il fuoco del Signore “divorò i duecentocinquanta uomini che offrivano l’incenso.“-- (il solito fuoco. Ovviamente furono arsi vivi)
Numeri, 25:4 – “Il Signore disse a Mosè: Prendi tutti i capi del popolo e falli impiccare davanti al Signore, alla luce del sole, affinché l’ardente ira del Signore sia allontanata da Israele.“
Esodo, 32:27 – Alla vista del vitello d’oro, il Signore comandò ai figli di Levi: “Ognuno di voi si metta la spada al fianco; percorrete l’accampamento da una porta all’altra di esso, e ciascuno uccida il fratello, ciascuno l’amico, ciascuno il vicino.” – “In quel giorno caddero circa tremila uomini” (e Dio ne fu compiaciuto).

Sono sufficienti questi supporti testuali biblici di assassinii? Ce ne sarebbero altri 126 da elencare.

Ti ho posto la domanda ben due volte, e per due volte sfuggi la risposta. La ripropongo:
"Chi è questo Signore che oltre ad eseguire personalmente omicidi, li ordina facendoli eseguire anche ad altri?"
Non mi dire che questo signore è Dio, perché Dio non ordina e non commette omicidi.
Ricambio il saluto

ps
L'unica giustificazione che si potrebbe dare a questi omicidi (così rispondo anche a Janira) non è solo il soffermarsi all'interpretazione letterale, così è scritto, e così interpretano tutte le religioni derivanti da quel libro incluse le profezie che vengono prese alla lettera e tali non sono, sono istruzioni da eseguire per fare avverare ciò che è scritto. Se poi esiste un'altra interpretazione più profonda e spirituale, sono interpretazioni che stanno venendo fuori solo negli ultimi anni sempre per giustificare l'ingiustificabile, ma non dovrebbero scostarsi dal testo, si può avere un significato diverso da alcuni termini ma ciò che è scritto rimane, e per millenni è stato tutto preso alla lettera.

Dicevo, l'unica giustificazione che si può dare sarebbe che non si tratta di eventi realmente accaduti, ma solo di costruzione teologica per incutere timore al popolo e ai credenti per far rispettare i voleri della Elite dominante dei sacerdoti.
Gualtiero
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