Sorella ti riporto uno studio di Gianni che condivido pienamente
"Il termine cristiano"
Leggiamo in Atti 11:26 che “ad Antiochia, per la prima volta, i discepoli furono chiamati cristiani”.
E chi li chiamò così? Quelli di Antiochia,
ovviamente. Lo storico romano Tacito, che visse in quel tempo, scrisse: “Nerone senza strepito sottopose a processo e a pene straordinarie, perché invisi per i loro misfatti, coloro che il volgo chiamava cristiani”.
Qui troviamo la testimonianza storica che fu il volgo, ovvero il popolino, che appioppò quell’epiteto ai discepoli di Yeshua. Vi sembra, come lo chiamate voi, “un ordine del Santo Vangelo”? Ordine, tra l’altro, che neppure esiste.
Dopo circa 14 anni da allora e dopo circa 25 anni dalla morte di Yeshua ritroviamo la parola “cristiano”. E chi la pronuncia? Un pagano: il re Erode
Agrippa, che - dopo aver ascoltato la testimonianza di Paolo – gli dice:
“Con così poco vorresti persuadermi a diventare cristiano?”. - At 26:28.
Ora, usando la vostra capacità di ragionamento, notate bene come gli risponde Paolo: “Piacesse a Yhvh che con poco o con molto, non solamente tu, ma anche tutti quelli che oggi mi ascoltano, diventaste tali, quale sono io” (v. 29). Qui siamo di fronte a un capolavoro di tatto. Paolo non ripete quella parola usata dal popolino per disprezzo, ma la sostituisce con “quale sono io”. (Paolo non era di certo un cristiano,
era un natzarim, leggi atti 24:5)
Terza e ultima volta in cui la parola “cristiano” appare in tutta la Bibbia: “Ma, se uno soffre come cristiano, non si vergogni, anzi glorifichi Yhvh a questo riguardo” (1Pt 4:16, ND).
Chi scrive qui è Pietro.
Vorrei richiamare la vostra attenzione su quel “ma” iniziale. Pietro sta facendo un’eccezione. Infatti, subito prima aveva scritto:
“Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida, o ladro, o malfattore” (v. 15). Ora fermati a riflettere. Se un credente fosse stato accusato giustamente di essere omicida, o ladro, o malfattore, ne avrebbe sofferto a sua vergogna. Pietro dice: non sia mai che accada, voi non dovete essere così.
Subito dopo fa un’eccezione: “Ma se uno soffre come cristiano …”.
Ora continuate a riflettere: Pietro mette sullo stesso piano “omicida, o ladro, o malfattore” e “cristiano”. Qual è però la differenza? Che se un credente soffre per essere accusato di essere “omicida, o ladro, o malfattore” è una grande vergogna, ma se soffre per essere accusato di essere “cristiano” non deve vergognarsene.
Se non hai ancora afferrato il punto, ti faccio un esempio. È come dire: Se ti accusano di essere un farabutto, tu soffri e te ne vergogni, ma non vergognarti se ti chiamano terrone (o polentone, fai tu), anzi siine orgoglioso.
Fine della storia. Quella parola la troviamo solo in questi tre passi. Nessuno di essi possiamo abbinarlo all’inesistente “ordine del Santo Vangelo di portare questo nome” che voi dite.
Infine vorrei richiamare la vostra attenzione sul primo passo citato, quello di At 26:28. Luca, dopo aver detto che “ad Antiochia, per la prima volta, i discepoli furono chiamati cristiani”, continua così (notatelo bene): “I discepoli …” (v. 29). Luca continua a chiamarli discepoli, e così fa per tutto il resto del libro di Atti.
Conclusione: la parola “cristiano” la troviamo per la prima volta affibbiata ai discepoli dai pagani di Antiochia.
La seconda volta sulla bocca di un re pagano e Paolo non la ripete e usa anzi un giro di parole per non ripeterla.
La terza e ultima volta la usa Pietro come parola accusatrice paragonata a malfattore, dicendo ai discepoli che non si devono offendere se li chiamano così ma sopportarlo e perfino gioire - per usare le parole di At 5:41 - “di essere stati ritenuti degni di essere oltraggiati per il nome di Yeshua”. – Cfr. 2Tm 1:12.