Giovanni 6:62

Avatar utente
Gianni
Site Admin
Messaggi: 10097
Iscritto il: giovedì 12 marzo 2009, 10:16
Località: Viareggio
Contatta:

Re: Giovanni 6:62

Messaggio da Gianni »

Marco, sulla “salita al Padre” il punto chiave è laddove è detto che “scomparve alla loro vista”. Che si fosse un iniziale innalzamento, ciò non significa che si protrasse fisicamente, altrimenti, essendo il nostro pianeta sferico, dovremmo assurdamente dire che scese verso il basso dal punto di vista chi stava al lato opposto della terra.

Così come il pane scese dal cielo senza scendere, Yeshùa salì al cielo senza salire.

Naza, tu parli di Gv scritto verso l’anno 100, io direi invece a metà secolo. Ma ciò esula dalla discussione in corso. Per il resto la tua analisi di Gv è interessante, ma ci allontana dal tema.
chelaveritàtrionfi
Messaggi: 4130
Iscritto il: venerdì 11 aprile 2014, 23:31
Località: Italia

Re: Giovanni 6:62

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Gianni ha scritto: martedì 21 giugno 2022, 10:30 Marco, sulla “salita al Padre” il punto chiave è laddove è detto che “scomparve alla loro vista”. Che si fosse un iniziale innalzamento, ciò non significa che si protrasse fisicamente, altrimenti, essendo il nostro pianeta sferico, dovremmo assurdamente dire che scese verso il basso dal punto di vista chi stava al lato opposto della terra.

Così come il pane scese dal cielo senza scendere, Yeshùa salì al cielo senza salire.

Naza, tu parli di Gv scritto verso l’anno 100, io direi invece a metà secolo. Ma ciò esula dalla discussione in corso. Per il resto la tua analisi di Gv è interessante, ma ci allontana dal tema.
Per la data non è importante. C'è un motivo per cui l ho indicata ma va bene anche metà secolo. Ciò che conta è il contenuto. La mia analisi serve semplicemente come punto di riflessione sull'intero vangelo ed ovviamente è una semplice un'analisi. Hai scritto che occorre trovare la traduzione corretta del versetto in questione e mi ricollego al metodo che ho proposto e che condividi sul "figlio dell'uomo" e "sul salire e scendere". Giustamente prima occorrerebbe avere chiara l'idea di cosa sta parlando Giovanni.
Detto questo possiamo procedere dal punto precedente così torniamo nel merito della discussione
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
Avatar utente
Gianni
Site Admin
Messaggi: 10097
Iscritto il: giovedì 12 marzo 2009, 10:16
Località: Viareggio
Contatta:

Re: Giovanni 6:62

Messaggio da Gianni »

Sì, Naza. Continua ... :-)
Avatar utente
Gianni
Site Admin
Messaggi: 10097
Iscritto il: giovedì 12 marzo 2009, 10:16
Località: Viareggio
Contatta:

Re: Giovanni 6:62

Messaggio da Gianni »

Tiger, non ho capito nulla del miscuglio che hai fatto.
marco
Messaggi: 2277
Iscritto il: mercoledì 2 aprile 2014, 18:47

Re: Giovanni 6:62

Messaggio da marco »

Gianni ha scritto: martedì 21 giugno 2022, 10:30 Marco, sulla “salita al Padre” il punto chiave è laddove è detto che “scomparve alla loro vista”. Che si fosse un iniziale innalzamento, ciò non significa che si protrasse fisicamente, altrimenti, essendo il nostro pianeta sferico, dovremmo assurdamente dire che scese verso il basso dal punto di vista chi stava al lato opposto della terra.
Una domanda caro Gianni: quanti metri, centimetri e millimetri occorsero a Gesù per inscenare la finta salita al Padre?
Ma dai siamo seri. Salire e scendere sono convenzioni linguistiche. E tu lo sai bene.
Dio si trova in cielo? Certo che no. Dio è ovunque? Boh! Neanche sappiamo cos'è Dio.
Ma occorre descrivere con parole umane aspetti incomprensibili. Gli interlocutori di Gesù erano uomini e comprendevano solo il linguaggio umano. Ecco che il salire e scendere non possono essere presi alla lettera come se Gesù percorse una determinata distanza dal Padre.
Spiritualmente il significato è chiaro: sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre».
Come possiamo comprendere se questo movimento da e per il Padre è simbolico o reale?
marco
Messaggi: 2277
Iscritto il: mercoledì 2 aprile 2014, 18:47

Re: Giovanni 6:62

Messaggio da marco »

Il linguaggio dei Vangeli è molto diverso da quello delle Scritture ebraiche. Dovrebbe essere il naturale proseguimento se mantenesse lo stesso linguaggio. Ma così non è. Infatti gli ebrei, soprattutto quelli dotti, non riconoscono assolutamente la figura di Gesù come unto dal Signore. Il motivo principale consiste nella differenza di linguaggio tra VT e NT.
A proposito di salire al Padre:
Poi Enoch cammino con Dio e non fu più perché Dio l'aveva preso.
Poi, volendo Dio rapire in cielo in un turbine Elia// se mi vedrai quando sarò rapito lontano da te

Questi personaggio subiscono l'azione di Dio.
Gesù è l'azione di Dio.
Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18 Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio».
noiman
Messaggi: 1986
Iscritto il: domenica 20 aprile 2014, 22:41

Re: Giovanni 6:62

Messaggio da noiman »

Salire, scendere …… #:-S in quale luogo, a che altezza e a quale distanza, argomenti già tritati da un paio di millenni dal commento ebraico, sono d’accordo con Marco quando scrive che i linguaggi impegnati nei Vangeli e quello del Tanak sono molto diversi, ricordo che anche all'interno delle scritture ebraiche esistono differenze significative negli stili e nell'impegno del linguaggio, le traduzioni in genere spianano di molto queste diversità, ma vi assicuro che nella lettura del testo originale in ebraico sono ben evidenti, Gianni pala di un Giovanni che si esprime in un greco “rozzo”, io mi devo fidare di chi può affermare questo anche se dalla traduzione non si nota, quindi nella discussione conta anche il concetto di salire al cielo, interessante perché a quanto pare come affermava il cardinale Baronio prima o poi ci dobbiamo andare tutti.

Riguardo a questo movimento ascendente, di chi sale e scende ne abbiamo diversi nella scrittura e spesso generano delle contraddizioni testuali, un esempio lo possiamo ritrovare nel libro di Shmòt, (esodo) dove viene narrato l’incontro tra D-o e Moshè sul monte Sinai’, in due capitoli consecutivi dello stesso libro troviamo due affermazioni diverse, è possibile che siamo di fronte a due agiografi diversi secondo le ormai superate ipotesi documentarie , la domanda “chi la ricopiò per millenni fino all’ultimo segno aveva rilevato le contraddizioni testuali?
Scese il Signore sulla cima del monte Sinai, e chiamò Moshè che salì sulla cima del monte”( Shmot 19/20)(esodo), mentre nel capitolo 20/22 è scritto che “Voi vedeste che dai cieli vi parlai”(Shmòt 20/22) (esodo).
Dove avvenne questo incontro, perché la Torah in pochi passi di distanza afferma cose diverse?
Oppure possiamo pensare che è solo una questione di interpretazione e di enfasi letteraria, non dando particolare importanza alle parole che narrano questo incontro , cercando di non sovrascrivere con significati supplementari le parole scritte nel libro..
Oppure possiamo ritenere che queste parole siano volutamente poste in contraddizione per indurci a indagare una dimensione che è la rivelazione stessa dove tutto è possibile ?

Rabbi Akiva nel primo secolo nota la contraddizione:
C’è un passo che dice dal cielo, e un altro passo che dice:”Il Signore discese sul monte Sinai, sulla cima del monte”.Questo ci insegna che il Santo, Benedetto Egli Sia, piegò il cielo superiore fino a toccare la cima del monte, e in tal modo parlò loro dal cielo, secondo quanto è scritto:”Dal cielo ho parlato con voi”. Sta anche scritto, infatti:”Egli abbassò i cielo superiore e discese, una nube oscura era sotto i suoi piedi” (Tehilim 18/10)
Apparentemente la incoerenza sembra risolta, ma noi uomini del ventunesimo secolo questa spiegazione ci fa sorridere, la soluzione essendo mistica non soddisfa la contraddizione testuale, possiamo anche accettare questa spiegazione perché saggiamente consideriamo il testo nel suo insieme e quasi mai cerchiamo di considerarlo nel senso letterale, se ci stupiamo della contraddizione presente nel libro di Shmòt dovremo rimanere sbalorditi quando nel libro di Bereshit leggiamo che il creatore separò le acque superiori da quelle inferiori contraddicendo tutto quello che sappiamo nel campo della fisica e dell’astronomia, queste parole non le consideriamo incongruenti e neanche troppo contraddittorie, questo perchè la loro assoluta incomprensibilità le ha relegate nel simbolismo e nella fantasia .
Lo stesso ordine della creazione è completamente diverso da come sappiamo sono andate le cose, la scienza afferma sequenze e temporalità diverse.
Nel Talmud in Succà 5a commenta che in realtà la Presenza Divina non è mai scesa sulla terra e Moshè non è mai salito al cielo, Jonathan Pacifici in una sua derashà spiega che la distanza tra l’uomo e il suo creatore è incolmabile e questo persino nel momento di massimo avvicinamento, aggiunge: “Eppure la Torah ci dice che Moshè è salito e D-o è sceso, questo è un insegnamento che indica una direzione e una intenzione che è l’avvicinamento, lo stesso monte Sinai appare irrilevante se non nella rivelazione “esso ottempera il suo ruolo, poi viene dimenticato”.
Altri commentatori oltre rabbi Akiva hanno fornito una interpretazione-spiegazione assai simile.
Heschel nel suo libro “la discesa della Shekinàh offre un magnifico commento a questa definizione citando il midrash Konen :
Disse alle acque:Dividetevi in due metà, una metà vada sopra, l’altra metà sotto. Ma le acque, con premeditata malizia, salirono tutte di sopra. Disse loro il Santo, Benedetto sia, :”Vi avevo detto”una metà di voi salga di sopra, e voi siete salite tutte? Dissero le acque:”Non scenderemo! Così insolenti erano verso il suo creatore…. Cosa fece allora il Santo, Benedetto Egli Sia,? Stese il dito mignolo fendendo in due parte le acque, e ne costrinse una metà a scendere sotto, benché controvoglia, perciò è scritto:”Dio disse:Sia un firmamento “ Non leggere raqhia’, firmamento, ma” qri’ah”, fenditura”.

Voglio citare ancora un brano tratto del midrash scritto molto tempo fa, narra che:
Rabbì Yeoshua ben Channanià si trovasse un giorno su uno scalino del monte del Tempio e vide Ben Zomàh che non si alzò dinnanzi a lui. Chiese a lui: Che cosa stai pensando? Gli rispose: Stavo pensando allo spazio che c’è tra le acque superiori e le acque inferiori e tra di loro non c’è che dita “ Come è scritto in Bereshit “E lo spirito di Dio aleggiava sulle acque”come una colomba che aleggia sui propri nati e non li tocca.
Disse rabbì Yehoshua ai suoi discepoli: “Ben Zomàh è ancora fuori ! Il fatto che “E’ lo spirito di Dio che aleggiava sulle acque, quando era?” Il primo giorno. E la separazione è stata il secondo giorno come è scritto: “E separi il firmamento tra acque e acque. “ E allora quanta è la distanza tra le acque.. ? Ha detto Rabbì Achà bar Jacov: “ come un capello”.

Ancora una volta la spiegazione viene risolta attraverso una interpretazione teologica, escludendo quello che per noi nipotini di Aristotele è la logica e non siamo soddisfatti ne abbiamo risolto la contraddizione.
A questo punto salire sul monte o scendere dal cielo perdono il significato originale, quello che rimane è che D-o ha incontrato l’uomo per consegnare la sua Torah e la distanza scritturale si dissolve, apparentemente l’incontro tra uomo è divinità sono nell'insegnamento tradizionale equidistanti, tuttavia le parole sono lì scritte e narrano in due modi diversi l’incontro, possiamo pensare che sono state scritte per darci un insegnamento supplementare?
Quando Moshè salì sulla cima del monte, (che spesso le traduzioni omettono), significa che egli si è avvicinato alla divinità nel simbolismo del luogo più alto, quando D-o scende sulla terra Egli si deve avvicinare alla materialità, apparentemente le cose possono sembrare sulle stesso piano, in realtà la discesa della Shekinàh è la regalità che si abbassa alla comprensione terrestre con significato completamente diverso alla elevazione dell’uomo Moshè ai cieli, ecco forse una buona spiegazione.

Scusate il fuori tema, ma se andiamo a vedere in questa cartella OT è oltre la metà del contenuto, torniamo al Figlio dell’uomo.
Noiman



chelaveritàtrionfi
Messaggi: 4130
Iscritto il: venerdì 11 aprile 2014, 23:31
Località: Italia

Re: Giovanni 6:62

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Il linguaggio usato nei vangeli, sarebbe da ricercare nella letteratura che viene diffusa maggiormente tra il II secolo a.E.V. ed il II secolo E.V. Tornando al tema di Gv 6:62 compaiono 2 termini, come già evidenziato:
- il figlio dell'uomo
- salire e scendere

A parte i commenti precedenti sul "salire e scendere" anche riferito al monte da dove sale e scende Yeshùa all'inizio ed alla fine dei discorsi, messo in correlazione con Mosè che sale e scende dal Sinai (correlazione ipotetica), si possono riscontrare anche parallelismi precisi nelle scritture sui termini posti all'attenzione.

Nota. Alcuni riferimenti riportati nell'analisi seguente, li potete riscontrare anche nell'enciclopedia cattolica Carthopedia alla voce "il figlio dell'uomo", così che non mi si possa dire che faccio vani ragionamenti o che le cose me le invento. Quella che riporterò è una spiegazione "secondo me" ragionando sui testi.
Stabilire la corretta traduzione di Gv 6:62 e analizzare il contesto”:
Il contesto dei passi analizzati in questo capitolo 6 è quello che viene considerato il quarto segno dei 7 presenti in Giovanni. Il parlare in similitudini, parabole e simbolismi è evidente in tutte le scritture greche. Non era una novità in alcuni gruppi giudaici di quel tempo.

Come fa notare Gianni, la discussione che porta allo “scaldalo” è quella sul mangiare la carne e bere il sangue del figlio dell’uomo. Vien da se che si sta parlando per simbologie così come quando si parla del pane, uno dei simbolismi principali in Giovanni, citato per ben 21 volte. Il pane “disceso dal cielo” è messo in riferimento alla manna nel deserto donata da Dio. La manna si formava al suolo. Mentre il pane del deserto (manna) nutriva letteralmente gli israeliti, nel contesto Giovanneo vi è un altro tipo di nutrimento: quello che porta alla vita eterna, la parola riportata per bocca di Yeshùa. In GV 3:13/14 vi è altra similitudine. Il figlio dell’uomo asceso e disceso dal cielo ed il suo innalzamento paragonato all’innalzamento del bastone di Mosè che aveva sopra un serpente di bronzo (Num 21:9).

Nelle scritture antiche, troviamo queste due espressioni che indicano “figlio d’uomo”: la forma ebraica ben-adhàm e la variante aramaica bar ʿenàsh. Il significato del figlio dell'uomo nel tanak è principalmente l'essere umano, anche il popolo sofferente, con la sua fragilità. Ma anche un individuo umano a cui è affidata una missione. Così per esempio è presentato il "Ben Adàm" di Ezechiele. Bar enàsh invece è l'espressione che troviamo in Daniele (sui termini precisi..aiutatemi voi che siete esperti :-) )

Nel testo greco (anche nella LXX) compare invece il termine : ὑιός του ἀνθρὸπου, hyiós tou anthròpou per indicare "il figlio d'uomo". Che significato prende nelle scritture greche? il termine compare 83 volte solo nelle scritture greche su un totale di circa 190 in tutta la scrittura canonica (94 solo in Ezechiele). In alcuni passi risulta così:

- Colui che verrà nella gloria del padre sopra le nubi del cielo con i suoi angeli e che comanda; che ha il potere di rimettere i peccati e rendere a ciascuno le proprie azioni (giudizio); che viene nel suo regno a salvare ciò che era perduto; che siede alla destra di Dio (Mt 9:6; 12:40; 13:14; 18:11; 19:28; 24:30; 26:64; Mc 8:38; 9:31;13:26;14:62; Lc 5:24; 19:10;22:69; 24;7; Gv 5:27; Atti 7:56; Ap 14:14 )

- Il signore del sabato (Lc 6:5)

- Colui che deve essere innalzato (Gv 3:13,14;12:34)

- Salente dove era Tò Pròteron (Gv 6:62)

Questi sono quasi tutti i passi dove il “figlio dell’uomo” rimanda in netta prevalenza ad una figura escatologica ( escatologia = scienza delle ultime cose) che non è nuova nell’ambiente giudaico del tempo. È come un vestito che deve calzare su un soggetto specifico in una determinata epoca.
“Se dunque vedeste il figlio dell’uomo salente dove era tò pròteron?”.
Riguardo a "Tò Pròteron" sulla concordanza quasi tutti i traduttori rendono con “dov’era prima”… all’inizio. Il "dov’era prima", considerando l’uso che fa Giovanni e da ciò che viene evidenziato negli altri vangeli, riporta a questa visione escatologica presentata a maggioranza in tutte le scritture greche. Possiamo trovare similitudini in scritture più antiche:

Daniele 7:13,14:
Nella mia visione notturna continuavo a vegliare e vidi Uno simile al Figlio dell'uomo venire con le nubi del cielo. Si avvicinò all'Antico dei Giorni e fu condotto alla Sua presenza. E gli fu dato dominio, gloria e regno, affinché il popolo di ogni nazione e lingua lo servisse [rendere reverenza]. Il suo dominio è un dominio eterno [per sempre] che non passerà, e il suo regno è uno che non sarà mai distrutto. (Berean Study Bible – BSB)

L’antico dei giorni (in alcune traduzioni è il vegliardo e rappresenta D-o), dà a questa figura, al figlio dell'uomo", il potere sovrano, autorità e gloria.

La figura escatologica del figlio dell'uomo è riportata anche nella letteratura antecedente i vangeli. Il libro di Enoch (tra l’altro citato in Ebrei ed in 1Pietro), riporta simili parallelismi con questa figura (nella sezione "Libro delle parabole"):


Enoch 41
Poi vidi tutti i misteri del cielo, come sarà suddiviso il regno futuro, e come le azioni degli uomini verranno pesate sulla bilancia. Là vidi le dimore dei futuri eletti e le dimore dei santi…..Là i miei occhi videro i segreti della folgore e del tuono, i segreti dei venti, come essi si dividano per soffiare sulla terra, e i segreti delle nuvole e della rugiada.

Enoch 46
Là vidi uno che aveva una testa carica di giorni, e il suo capo era bianco come lana; presso di lui c’era un altro, il cui volto aveva l’aspetto di un uomo, e il suo volto era piena di grazia, come quello degli angeli santi. Interrogai l’angelo, che mi accompagnava e mi mostrava tutti i segreti, su quel figlio dell’uomo, chi fosse, da dove venisse e perché andasse con la sua testa carica di giorni. Egli mi rispose: Questi è il figlio dell’uomo, che ha giustizia, che dimora presso la giustizia e che rivela tutti i tesori di ciò che è nascosto; poiché il Signore degli Spiriti lo ha scelto, e la sua sorte ha superato tutti in terno per la giustizia di fronte al Signore degli Spiriti. Questo figlio dell’uomo che hai visto, farà sollevare i re e i potenti dalle loro sedi, e i forti dai loro troni; scioglierà le redini dei forti e spezzerà i denti dei peccatori. Scaccerà i re dai loro troni e dai loro regni, perché non lo hanno esaltato, lodato, e non gli hanno reso grazie per aver ricevuto il regno. Umilierà il volto dei potenti e li riempirà di vergogna.


Enoch 60
In quella parabola vidi che il cielo del cielo tremava violentemente, e la schiera dell’Altissimo, gli angeli, mille volte mille e diecimila volte diecimila vennero in grande agitazione.

Questo lo dedico all’amico Luigi:

Enoch 42
Poiché la sapienza non trovò nessun luogo dove dimorare, le fu assegnata una dimora nei cieli. Quando la sapienza venne per prendere dimora tra gli uomini, e non poté trovare nessuna dimora, la sapienza ritornò in quel luogo e scelse la sua sede tra gli angeli. Quando l’ingiustizia uscì fuori dai suoi contenitori, trovò quelli che non cercava e si adagiò tra loro, benvenuta come la pioggia nel deserto e come la rugiada in una terra assetata.


Porto in evidenza questi passi solo per similitudine e per mostrare che certi temi, linguaggi e figure erano ben note nel I secolo, come appunto quella del "Figlio dell'uomo".

Il tornare “dove era prima”, analizzando quanto riportato, è il figlio dell’uomo, laddove questa figura ha origine: nel cielo, dove ci sono le nuvole ed i segreti. Nei vangeli quindi, Yeshùa personifica letteralmente questo "figlio dell'uomo", figura che prima era astratta (nella mente di Dio), indossata da vari soggetti nelle varie epoche (il riferimento principale fino a quel momento era stato il II secolo a.E.V.) e che adesso prende nel Cristo la pienezza del significato del termine, riguardo a tutti quelli visti in precedenza. Alla fine della missione, Yeshùa viene elevato in cielo :

Atti 1:9 Dette queste cose, mentre essi guardavano, fu elevato; e una nuvola, accogliendolo, lo sottrasse ai loro sguardi.
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
chelaveritàtrionfi
Messaggi: 4130
Iscritto il: venerdì 11 aprile 2014, 23:31
Località: Italia

Re: Giovanni 6:62

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Ciao Noiman:
Quando Moshè salì sulla cima del monte, (che spesso le traduzioni omettono), significa che egli si è avvicinato alla divinità nel simbolismo del luogo più alto, quando D-o scende sulla terra Egli si deve avvicinare alla materialità, apparentemente le cose possono sembrare sulle stesso piano, in realtà la discesa della Shekinàh è la regalità che si abbassa alla comprensione terrestre con significato completamente diverso alla elevazione dell’uomo Moshè ai cieli, ecco forse una buona spiegazione.
Questa spiegazione (OT) l ho messa in correlazione con Yeshùa che sale e scende dal monte (o colline). Più volte gli evangelisti narrano la salita e la discesa dal monte. Perchè i famosi discorsi/insegnamenti avvengono sul monte?

- Sul monte prima di andare a Cafarnao
- Sul monte delle beatitudini nei pressi di Cafarnao
- Sul monte degli ulivi, nei pressi del tempio

Fine OT
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
Avatar utente
Gianni
Site Admin
Messaggi: 10097
Iscritto il: giovedì 12 marzo 2009, 10:16
Località: Viareggio
Contatta:

Re: Giovanni 6:62

Messaggio da Gianni »

Tiger, quando ho scritto di non aver capito nulla del miscuglio che hai fatto intendevo dire (certo in modo sbrigativo) che la tua spiegazione non ha né capo né coda.
Parto da questa tua conclusione: “L'unica cosa che può avvicinare l'uomo al Divino è solo la mente, perché la Divinità è mente”. E ti spiego perché fa acqua da tutte le parti. E te lo spiego correggendo la tua affermazione in base a ciò che emerge dalla Scrittura: L'unica cosa che può avvicinare l'uomo al Divino è solo il Divino.
Se assumi la mente come metro e mezzo di comprensione del divino fai come il Biglino, con la sola differenza che al posto degli extraterrestri tu metti la mente, che - come afferma Ger 17:9 - “è ingannevole più di ogni altra cosa”.

Naza, Yeshùa preferì definire sé stesso “figlio dell’uomo” anziché figlio di Dio. Indubbiamente “figlio dell’uomo” ha un sapore escatologico. Personalmente concordo con questa tua spiegazione:
«Il tornare “dove era prima”, analizzando quanto riportato, è il figlio dell’uomo, laddove questa figura ha origine: nel cielo, dove ci sono le nuvole ed i segreti. Nei vangeli quindi, Yeshùa personifica letteralmente questo "figlio dell'uomo", figura che prima era astratta (nella mente di Dio), indossata da vari soggetti nelle varie epoche (il riferimento principale fino a quel momento era stato il II secolo a.E.V.) e che adesso prende nel Cristo la pienezza del significato del termine, riguardo a tutti quelli visti in precedenza. Alla fine della missione, Yeshùa viene elevato in cielo».
Rispondi