Gianni, nel tuo commento che hai postato hai scritto: “Osserviamo bene la parola ebraica: כארי. Si noti l’ultima lettera: י. È facile confondere questa lettera con quella simile ו:
י (lettera yod), “y” - ו (lettera vav), “u/o”. Ora, se si mette la vav (ו) al posto della yòd (י), si ottiene: כארו (kaarù), che deriva dal verbo karàh” (il termine “כארי” l’ho riportato senza segni vocalici poiché con tali segni non riesco a postarlo),
penso che una persona media che legge ciò capisca che affermi che il termine “כארו” deriva dal verbo karàh, non il termine “כארי”. Sei concorde nell'affermare che “כארו” non significa nulla? Se sì, dici che il copista ebreo che ha scritto il verso in questione potrebbe aver scritto intenzionalmente "כארו" al posto di "כארי"?
Gianni ha scritto: ↑mercoledì 18 maggio 2022, 6:02
In Sl 22:17 abbiamo la forma verbale כָּ֝אֲרִ֗י, in cui
la kaf è munita di gheres;
la resh è munita di revia.
Mi sembra di capire che ritieni che sia una forma verbale in base alla vocalizzazione, in effetti ho visto che su BibleHub, che penso sia un sito affidabile, (
qui) tale termine è tradotto con “they pierced”, chiedo: se tale termine presenta tale vocalizzazione non ci sono dubbi che significhi “hanno trafitto” anche tra i madrelingua di ebraico?