Interpretazione delle Scritture Ebraiche

noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

L’ispirazione e l’insegnamento anticipano di molto la scrittura di qualsiasi popolo vissuto sulla terra, anche i disegni rupestri vecchi di oltre 60.000 anni fa sono un insegnamento, questa è una catena che non si è mai interrotta e non centra nulla con le religioni.

Se vuoi spiegare il concetto di primogenitura ai tuoi figli e dargli il significato e le implicazioni che tu vuoi ci sono tante strade, un re emana un editto, un governo una legge, ma quando divenne necessario assicurare il diritto connesso con il dovere e la responsabilità, questo scuramente non era nell’interesse di chi deteneva il potere, pensate che il faraone dell’Egitto che sembra privo di lavoratori sindacalizzati ebrei non pensasse al diritto di regnare e essere dio per elezione e diritto divino?
Ma questo non era giusto e per dimostrarlo senza troppa carta e inchiostro devi creare una storia a doc, confezionare un racconto che sia facilmente identificabile nei suoi punti essenziali, forgiare una narrazione che sia trasmissibile e indelebile nei significati, come quella di Esav e Jacov e la loro primogenitura,( ne abbiamo discusso nella cartella, credo la 51 nell’aprile del 2014).
Quali sono gli elementi che puoi utilizzare.. ?
All’inizio puoi raccontare che essi nuotavano insieme nella ventre della loro madre , del padre non è necessario parlarne troppo, non perché solo non è il padre che decide, era risaputo che il diritto di primogenitura è sempre del primogenito, questo lo sapeva il faraone e i re filistei in Caanan , lo sapevano tutti, quindi nel racconto Izchàk viene reso cieco e vecchio, d’altra parte di questo personaggio la Torah non fornisce quasi nessun dettaglio legato alla narrazione, esattamente come non sappiamo il nome del protagonista della pubblicità della nuova lametta Gillette, sappiamo solo che i ruoli sono annunciati nel racconto attraverso le contraddizioni introdotte appositamente nel testo, Esav il primogenito avrebbe dovuto essere leader spirituale mentre leggiamo di lui tutto l’opposto, Esav il rosso è un abile cacciatore interessato al cibo, Jacov è l’uomo delle tende, abituato alla riflessione e rappresenta la parte spirituale.

La contrapposizione è simile a due persone che guardano con un cannocchiale da punti diversi lo stesso obbiettivo, il primogenito ha dalla sua parte il diritto degli uomini,ma dal punto di vista divino l’elezione diventa diritto attraverso la responsabilità a discapito del significato biologico, questo lo abbiamo già capito quando leggiamo che si preferisce in molti casi il figlio minore, questo è il caso di Hével e Khàin, l’offerta de primogenito è sgradita a D-o, successivamente Ismaèl ve Izchàk, Jacov benedice Efraim con la mano desta invece di Menashè, David viene scelto da Samuel nonostante sia il più giovane della famiglia di Ishài, ecc.
Tutto il resto le lenticchie rosse, i peli delle braccia e l’odore del campo sono suggerimenti testuali che favoriscono la dinamica del racconto, infine le anomalie testuali , la semantica parallela delle parole ebraiche e tanto altro che sono suggeritori di grandi interpretazioni che non le trovate nei libri on line.
Forse questo insegnamento è la piegatura della storia quando D-o scese sulla terra e vide che i popoli che trasformavano i primogeniti in dei da adorare e decise che questo avrebbe dilaniato la pace sociale e la giustizia e forse qualcuno ispiro questa lunga storia da narrare nelle lunghe sere accanto al fuoco, una storia che avrebbe dato speranza a tutti coloro che non sono stati “primi”e stabilisce il valore personale a vantaggio della famigli e della collettività.
Ma se Dio non esiste, perché tutte queste religioni vanno così bene?

Un noto Midrash sostiene che il luogo del Santuario è stato scelto dal Signore perché luogo di amore tra due fratelli. Si narra appunto che il luogo del Santuario fosse un campo di proprietà di due fratelli. Questi lo avevano diviso. Uno dei fratelli era sposato, mentre l’altro era scapolo.
Il fratello sposato, conscio del fatto che i figli un giorno lo avrebbero sostenuto economicamente si preoccupava per il fratello che invece era solo, tanto da spostare nottetempo, parte del suo raccolto sul suolo del fratello. Lo scapolo la pensava diversamente: egli supponeva che il fratello, avendo famiglia, necessitasse più raccolto di quanto non ne serva ad un uomo che vive solo. Anche lui, di
notte, spostava del raccolto sul campo del fratello. I due si meravigliavano notando alla mattina che le quantità non erano cambiate minimamente, finché una notte non si incontrarono mentre si riempivano reciprocamente il campo. I due si abbracciarono commossi e l’Eterno decise che questo esempio di amore fraterno dovesse essere premiato con la designazione del luogo del Santuario.
Noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Riprendiamo dopo aver fatto gli auguri che tutti stiate bene nonostante questa brutta storia del covid 19.

E’ ovvio che qualcuno ha scritto la storia di Esav e Jacov, forse dopo averla sentita raccontare qualche migliaia di volte attraverso l’oralità straordinaria caratteristica dei popoli semiti , ma parole dopo parole sappiamo che c’è stata almeno una prima volta in cui il racconto fu messo per scritto, un verbale ?
Il segretario intelligente come ho letto da qualche parte è colui che mette per scritto le disposizioni della Direzione Generale , questo messaggio attraverso la scrittura è diventato assolutamente terrestre, l’inchiostro è terrestre come la carta, resta solo da capire quanto è la distanza tra la Direzione Generale e l’impiegato modello. Certamente gli ebrei concepiscono questa distanza non solo fisica ma anche intellettuale , colmabile oltre l’essenzialità del racconto attraverso lo studio e la ricerca dei mondi della “shekkinàh “ e dei” partzufìm “, i volti del creatore.
Se questi segni fossero stati messi nel racconto di Pinocchio o nei Promessi Sposi allora che studieremmo questi esattamente come studiamo la Torah.

Come spiegare tutte queste cose a cammellieri e pastori ?

Abramo è un personaggio contro ogni buon senso, viene scelto un uomo già in avanzata vecchiaia, il racconto lo identifica come “uomo” isolato e molto solo, riceve un solo ordine , di andare lontano da tutto il suo parentado , vai “per se stesso” , è una richiesta molto dura da imporre ad un uomo.
In un mondo pieno di donne fertili gli viene assegnata una donna sterile , riceve una promessa apparentemente insostenibile , la tua stirpe sarà feconda, bella notizia e incredibile per quel tempo, tanto e vero che Sarai ride quando ne viene a conoscenza, si deve fidare di una promessa che dipende in qualche modo da una visione astronomica , la povera Sarai si deve rassegnare per assicurare una discendenza al marito attraverso una schiava, non deve essere stata una decisione facile e costituisce anche un problema di ordine legale oltre che mettere in discussione il suo ruolo in questa discendenza rubata , non riconosciuta legale e non surrogata.

Avrahàm è anche un buon marito , ascolta e accetta la richiesta di Sarai e usa diremo noi oggi , un utero in affitto, Agar genera Ismaèl, ma questo è diseducativo, la Direzione Generale intima all’impiegato modello di trovare un rimedio, penna e calamaio si rimettono in azione per scrivere una storia migliore e piegano il racconto. Sarai una volta che Agar ha partorito cambia idea e scaccia madre e figlio per consentire alla Direzione generale di trovare il migliore accomodamento possibile, in questa storia tutti sembrano avere le loro ragioni, mi viene in mente quella barzelletta tratta dal midrash che anche se O.T vale la pena di ricordare

Due uomini vanno da un anziano rabbino per dirimere una contesa. Ascoltato il primo, il rabbino dice: “Hai ragione”. Il secondo insiste per essere ascoltato. Il rabbino lo ascolta e gli dice: “Hai ragione anche tu”. Allora la moglie del rabbino che aveva ascoltato da un’altra stanza urla a suo marito:” ma non possono avere ragioni entrambi !” Il rabbino ci pensa, annuisce, e conclude: “Hai ragione anche tu”.

Alla fine le cose vengono sistemate, Agar e Ismaèl vengono soccorsi, Izchàk scampa al sacrificio che la Direzione Generale aveva immaginato, questo lo capiamo dalle due affermazioni che aprono e chiudono il ciclo della Akedàh di Izchàk, “dopo queste cose” , una specie di parentesi che ci fanno dedurre che tutto questo forse non è mai accaduto , forse una visione di un uomo che non è mai esistito se non in un racconto colmo di segnali e di significati che spesso non trovate in nessun libro, Sarai diventa Sarah e Avrahàm allunga il suo nome, di nuovo le lettere ebraiche si prestano a ricavare montagne e montagne di insegnamenti, ma questo è un’altra questione, era solo necessario spiegare l’essenziale a cammellieri e pastori
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

“Sarai una volta che Agar ha partorito cambia idea e scaccia madre e figlio” :)) è come “Quanti animali di ciascuna specie Mosè si portò dietro nell’arca?” :YMAPPLAUSE:
Noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Agar e Sarai simboleggiano la sfida quotidiana all’interno di una comunità divisa tra schiavi e padroni, la padrona è ricca ma sterile, la schiava è giovane e fertile, un grande stimolo per un uomo vecchio come Avrahàm che appare distratto in questa vicenda e non sembra in grado di affrontare la questione tra le due donne, questo ci sembra incoerente con il personaggio che tiene testa a un D-o stragista, Avahàm è un uomo ricco, un capo tribù rispettato ma non riesce a tenere testa a una situazione all’interno delle mura domestiche.
Tutto questo è una descrizione di un aspetto sociale che diventa un vantaggio per tutti, compreso Agar che ritorna presso la casa di Avrahàm dopo aver ricevuto a ricompensa delle sue disgrazie la promessa di una sua grande discendenza, il Direttore Generale sembra il direttore di un sindacato litigioso, i pastori accanto al fuoco sono garantiti nella promessa di una loro grande discendenza, indipendentemente che discendano da Ismaèl o da Izchàk , garantendo almeno per quel momento la pace sociale, ma se leggiamo oltre capiamo che è solo una apparenza , nel beritil patto tra le parti, Direttore Generale e Avrahàm, è compresa anche l’eredità della terra.
I nomi stessi dei due figli di Avrahàm sono altamente simbolici, Izchàk è colui che ride, Ismaèl , D-o ascolta

Anche D-o è un tipo a suo modo spiritoso, il dialogo in questa parte del racconto è davvero minimale, ogni volta che Dio parla Avrahàm eseguisce, questa essenzialità nei dialoghi piace molto ai cammellieri e pastori che vivono in un mondo dove la natura aspra ha reso la comunicazione essenziale.
Quanto a me, ecco il patto che faccio con te; tu diventerai padre di una moltitudine di nazioni; non sarai più chiamato Abramo, ma il tuo nome sarà Abra’amo, poiché io ti costituisco padre di una moltitudine di nazioni
Abramo rise e disse “può un uomo di cent’anni generare ! e Sarai partorirà a novant’anni ! e incredulo il suo pensiero va a Ismaèl .

Sarai ride, Avrahàm ride! Quale è il significato di questa risata che noi oggi siamo a giudicare con più propensione all’aspetto che riguarda la derisione, siamo anche influenzati da un certo cinema che porta l’eroe a ridere mentre corre incontro alla morte, entrambi sono aspetti di una diversa comunicazione che implicano le due ragioni del riso, chi ride e per cosa ride.
Una riflessione supplementare riguarda il cambio dei loro nomi, se a D-o piaceva bastava fare in modo che questa maternità avesse luogo , ma il racconto implica che chi scrisse questa parte di Bereshit riteneva che neanche D-o poteva forzare la mano alla natura e come in un file per dargli nuova vita divenne necessario rinominarlo, la suggestione è al confine con l’astrologia e la magia non basta riprogrammare gli astri, Sarai è sterile , perché possa generare un figlio occorre disporre di una nuova identità , fu necessario cambiare i loro nomi.

ולא יקרא עוד את שמך אברם והיה שמך אברהם כי אב המון גוים נתתיך “Non ti chiamerai più Avràm, il tuo nome sarà Avrahàm perché ti faccio padre di numerose genti” Bereshit 17/5(Genesi ).
Anche il nome di Sarài fu cambiato, è scritto:
ויאמר אלהים אל אברהם שרי אשתך לא תקרא את שמה שרי כי שרה שמה “Poi Dio disse a Avrahàm” Sarà’i, tua moglie . Non chiamarla più Sarà’i , il suo nome sia Sàrah” (Bereshit )(genesi 17/15).
Al nome di Avràm fu aggiunta una ה “Hèi”che ha valore 5, e a Sarà’i fu tolta una י “Yud”, che ha valore 10, anche al suo nome fu aggiunta la ה “ Hèi”.
Fu tolto 10 e fu dato 10.
Questa è la dimensione della sacralità della “parola” ogni cosa esiste dal momento in cui essa riceve il suo nome.

Sarah ha novanta anni quando genera Izchàk, dalla risata incredula di Sàrah è generato il nome Izhàk al figlio secondogenito di Avrahàm.
יצחק “colui che ride”.
ותאמר שרה צחק עשה לי אלהים כל השמע יצחק לי
Sàrah disse “ Dio mi ha dato di che ridere, chi saprà il mio caso riderà.”
(Bereshit 21/6)(Genesi).
La gematria e la tradizione del midrash suggeriscono una interessante interpretazione tramite il valore numerico delle lettere che compongono il nome di יצחק Izchàk.
La prima lettera la י “yod” ha valore numerico di 10, come le prove sostenute da Avrahàm, צ “tzadi” ha valore 90, come gli anni di Sarah alla nascita di Izchàk, la ח “khet” ha valore di 8, come l’ottavo giorno della milàh di Izchàk, la ק “kof”ha valore 100 come gli anni di Avrahàm.
Nel dramma umano la risata di Sàrah incredula della sua prossima maternità sembra voler affermare : avrò un figlio a 90 anni con marito di 100 lo circonciderò a 8 giorni.
Ma non è solo Sarah a ridere, anche Avrahàm quando apprese che all’età di cent’anni che avrebbe generato un figlio rise”Avrahàm inchino la faccia e rise; disse in cuor suo: ”A cent’anni può uno generare, e Sarah ha novant’anni può partorire?”(Bereshit 17/17)(genesi).
Queste due risate hanno percorso tutto l’universo e scosso la creazione, perché questo è stato forse un miracolo?

Tutta questa chiacchierata aveva lo scopo di spiegarvi le suggestioni testuali che si possono ritrovare attraverso le parole “originali” , oltre questo si può fare un ulteriore rievocando in tutto il racconto un modello educativo ben chiaro, Marcello Cicchese scrive:
La difficoltà di Abramo sta nel credere che la promessa da Dio possa scaturire da due corpi prolificamente morti. Proprio questo era il proposito di Dio:far sorgere la vita dalla morte. E Abramo, sia pure dopo qualche esitazione, alla fine crede. Di questo ne rende testimonianza”.

Cammellieri e pastori traggono ispirazione e insegnamenti, a questi si aggiungono i contadini che legati alla terra devono aspettare fiduciosi il tempo del raccolto
Noiman.
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Shabbat shalom a tutti voi.

E’ difficile per l’occidentale comprendere appieno i significati del testo biblico oltre al semplice significato letterale perché facciamo fatica ad armonizzare il relativo con l’assoluto, per i nostri antenati la storia non era considerata nel senso progressivo come successione di esperienze ordinate attraverso la temporalità e nel suo solo significato cronologico, il pensiero biblico non concepisce la storia come la consideriamo noi, si preferisce parlare di “toledot”, inteso come “generazioni” contenitori simili a vasi ermetici che vengono consegnati da una generazione all’altra con all’interno le esperienze personali di ciascuno e privilegiato il rapporto con la propria percezione del divino, una specie di catena ininterrotta che consente di mantenere connessa l’esperienza del passato con il presente e proiettarla nel futuro.

Questo libro è considerato dagli ebrei come proveniente dal cielo , il mezzo con cui D-o ha creato i mondi tra cui il nostro, è difficile per l’agnostico accettare tutto questo, eppure le parole in originale o in traduzione sono sotto gli occhi di tutti, disponibili per ogni lettore colto o ignorante.
Ciascuno di noi si sforza di spremere il testo per ritrovare le certezze e coltivare la propria fede, alcuni apprezzano solo la rilegatura o il formato.
In definitiva questo testo anche se scritto sulla carta del burro impegna soprattutto le due fedi che derivano da questa esperienza , gli ebrei sono i custodi del libro insieme ai cristiani che lo affiancano alla nuova rivelazione.
Alcuni di noi lo studiano come un trattato di algebra alla ricerca di espressioni nascoste estraendo mucchi e mucchi di insegnamenti e trovano anche interessante leggere le impegnative pagine del libro di vajkrà, dove si parla dei sacrifici che sconcertano lettori emotivi e animalisti dimenticando che ogni giorno per fornire i nostri supermercati vengono uccisi vitelli e vacche , meno grasse di un tempo, più che tutti gli olocausti in un secolo di sacrifici
Se a qualcuno interessa la parashàt che si leggerebbe domani è proprio Vaikrà ( lev 1,1-26).
La Torah per rivelarsi si è rivestita di un abito terrestre , incluse le bistecche per il barbecue e il vino per fare il kiddush e tante altre cose, ma nel suo profondo cela un corpo che non viene rivelato, il גוף “guf”, ripiegato nei significati dei racconti, nelle analogie, come in tutte le cose gli stolti si perdono nella descrizione degli abiti e non cercano di vedere oltre, dimenticando che il corpo nudo si presentò a Israele solo sul Sinai dove il popolo vide le voci.
E’ tardi ….. questa sera il sabato entra alle ore 18,33 per terminare domani alle 19,44
Noiman



[TimesNewRoman[i]]“Rav.Sheshet era “pieno di luce”, ossia era cieco. Un giorno capitò che tutti quanti andassero incontro al re e rav.Sheshet si uni a loro. Un tal sadduceo che si trovava là gli disse:”I secchi interi si portano al fiume per riempirli d’acqua, ma quelli rotti, a che serve portarli?. Ossia, tu che sei cieco, perché vieni incontro al re, dato che non lo potrai vedere? Gli rispose rav. Sheshet.Vedrai che mi accorgerò della venuta del re meglio di te.
Passò un primo gruppo di uomini di scorta con gran fragore e il sadduceo disse:”Ecco viene il re”.Gli disse rav. Sheshet: “no!...non sta’ venendo … Passò un secondo gruppo con grande fragore e il sadduceo disse: “ Ora si che viene il re. Gli disse rav. Sheshet:” No! Il re non viene. Passò un terzo gruppo ma questa volta in silenzio. Disse rav. Sheshet al sadduceo: “Ecco, certamente ora viene il re”.
Gli chiese il sadduceo:”come fai a saperlo?Gli rispose: “i re della terra sono come i Re del Cielo. E scritto:”Esci e stai sul monte davanti al Signore, ed ecco che il Signore passa, e davanti a Lui soffia un grande e forte vento scardina i monti e spezza le rupi davanti al Signore, ma non nel vento si trova il Signore. E dopo il vento verrà il terremoto, ma non nel terremoto è il Signore, e dopo il terremoto un fuoco, ma non nel fuoco è il Signore, e dopo il fuoco una voce sottile, quasi silenzio” I° Re 19/11) , tratto da commento
(_adattato dal Tlm Bavil, berakhot 58a).[/i]
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Fermo restando quanto scritto da Noiman, mi permetto di aggiungere un'annotazione sulla storia biblica. La storia narrata nella Scrittura è vera storia, perchè considera i concatenamenti tra gli eventi. Nel mondo antico quella ebraica è l'unico esempio di vera storia. Gli altri popoli scrivevano le cronache, non la storia. Si aggiunga che gli ebrei avevano un validissimo motivo per essere storicamente accurati: attendevano l'adempiersi delle profezie. Shabbàt shalòm.
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Innanzitutto sono contento che Antonio sia vigile e sveglio e che soprattutto continui a seguirci anche se da un banco più lontano. ;) ;) ;) ;)

Poi ringrazio Gianni per non averci ancora tutti mandati a “stendere” e per quanto riguarda questa cartella la sua precisazione. :YMHUG:

Le tesi revisioniste cercano di ridimensionare o addirittura dichiarare i libri del Tanach come opere fantasiose e falsi storici , non sono esclusi neanche i Vangeli, i primi tre libri del Kumàsh rimangono in assoluto i più criptici e difficili da comprendere , popolati da personaggi che incarnano le virtù e i difetti umani a iniziare da loro nome, questo vale soprattutto per i libri di Bereshit e Shmòt che seguono una narrativa molto complessa e lontana dal pensiero moderno e occidentale, gli stessi nomi dei protagonisti sono caricati di simbolismi,sfuggendo sempre alle evidenze grammaticali ma soprattutto a scapito dell’estetica l’acustica, sembrano dipendere dal contesto in cui appaiono secondo una regola dell’assonanza che ci è estranea.

Nell’insieme le storie raccontate non trovano una precisa collocazione temporale, anche la geografia è vaga, il giardino sta nell’Eden, ma l’Eden dove sta !
Volutamente una provocazione all’interpretazione? L’inizio del libro Bereshit sembra una favola per bambini, è il libro più disegnato e narrato per l’infanzia, le narrazioni di improbabili Moshè e Abramo sono banali e ci mostrano un D-o capriccioso e illogico, ma se con più attenzione si affronta il testo originale superando la lettura scontata e banale, allora attraverso le suggestioni nelle parole sapientemente collocate dall’autore svelano altri contenuti e diventano stimolo di riflessione , la conoscenza di un mondo antico che pochi altri libri sembrano riuscire a raccontare con questo effetto.

Una di queste storie riguarda la schiavitù in Egitto e l’esodo.

L’Egitto dei faraoni che ci è raccontato dagli archeologi non rivela nulla di riconducibile a quello che narra il libro di Shmòt, non è stata trovata nessuna iscrizione che parli della presenza degli ebrei e la loro uscita dal paese , buon argomento per coloro che sono i minimalisti biblici, tuttavia è anche possibile che non si trovi nulla riconducibile alla presenza degli ebrei per due principali motivi:

L’Egitto era un sistema piramidale con al vertice il faraone , l’intero Egitto era un immenso sarcofago cosmico, 1600 a.e.v. l’umanità di quella parte dell’oriente era ancora legata ai riti arcaici dell’inumazione attraverso un lutto codificato che non valeva per tutti, sull’astronave del passaggio per” l’al di là” non c’era posto per tutti, il trasbordo riguardava una fetta del potere piramidale molto prossima al vertice, questo mille anni quasi prima che nascesse Talete, il pensiero greco era ancora da inventare e gli egiziani erano il meglio del mondo antico, circa mille anni prima di Romolo e Remo, era un mondo straordinario di grandi costruttori e architetti ma concepivano la scienza esclusivamente per fine pratico, meglio utilitaristico che trovava valore solo se mostrava il suo lato pratico.
Da questo modello è possibile dedurre che era considerato importante da affidare alla scrittura solo quello che corrispondeva al modello Egitto, il cavallo e il suo cavaliere, in particolare una letteratura dedicata al sacro , le opere sapienziali , trattati giuridici e legali, ma non si parla quasi mai della gente comune, gli artigiani e i lavoratori , sappiamo anche molto poco della quotidianità .
Un altro aspetto , le cronache dell’Egitto narravano principalmente i fatti di “stato” il successo del faraone nelle sue conquiste militari , le relazioni importanti all’interno della casta, dal punto di vista militare trovano molto spazio le vittorie sui “popoli del mare”, molto meno riguardo le sconfitte militari o di altri fatti spiacevoli , lo stesso potere in carica tendeva a cancellare la memoria dei predecessori , non è raro che i nomi e le storie personali dei faraoni deceduti venissero cancellati o omessi da documenti e steli commemorativi, anche la sostituzione dei defunti regali nelle tombe con nuovi mummie era abitudine consolidata.

Allora se l’Egitto era tutto questo degli ebrei dell’Esodo che cosa ne possiamo fare ?
Mi viene in mente una frase di Zacharias Frankel:”Se gli ebrei non sono profeti sono però i figli dei profeti
Ma siamo in sito di biblistica e di questo vi scrivo.

I figli di Israele furono fecondi, brulicarono, aumentarono moltissimo, divennero potenti e il paese fu pieno di loro” ( Shemot 1/7), .
Allora si elevò sull’Egitto un nuovo re, che non aveva conosciuto Josef. Egli disse al suo popolo”Vedete che il popolo di Israele è più numeroso e più potente di noi”.
Con queste parole i discendenti di Jacov escono dall’anonimato diventano un popolo, che porta il nome di Israel,”Non più Jacov sarà il tuo nome, ma Israel , perché tu hai lottato con Dio con gli uomini e hai vinto”.
In Egitto quando moriva il faraone si fermava tutto , anche la successione al trono era un avvenimento drammatico, alla morte del sovrano il sistema Egitto veniva scosso fino alle fondamenta, era il Dio incarnato sulla terra che lasciava l’Egitto, nessun uomo era più sicuro di conservare cariche e privilegi, il potere assoluto era per potere divino e il successore a capo dell’Egitto poteva decidere ogni cosa.
La bibbia liquida l’Egitto come i discendenti di Chanaàn maledetto da Noàch con le parole” eved avadim” “schiavo degli schiavi”, l’Egitto era un sistema in cui ogni uomo era schiavo di un altro.
Allora le parole “ si elevò sull’Egitto un nuovo re, che non aveva conosciuto Josef” assumono un nuovo significato, la parola -ידע לא “lo yadà” “non conosceva” , assume un valore semantico oltre che va oltre la semplice conoscenza, non conoscere nel pensiero ebraico significava anche non aver provato, l’espressione “lo yadà et Josef “ nel suo semitismo voleva dire che egli non era in suo potere.

Le parole: “I figli di Israele furono fecondi, brulicarono, aumentarono moltissimo, divennero potenti e il paese fu pieno di loro” ( Shemot 1/7) queste parole ricordano quelle di Bereshit dove leggiamo”crescete, moltiplicatevi e riempite la terra”.
La benedizione di Avrahàm si è avverata nella sua prima parte, Israele è numeroso, queste parole anticipano una convivenza difficile che si trasformerà in un conflitto sociale tra due popoli che convivevano sulla stessa terra, l’ascesa al trono del nuovo faraone peggiorò una situazione già difficile.
Il midrash personalizza queste parole , all’inizio il faraone non era male intenzionato verso gli ebrei finché non si rese conto che le nuove generazioni non assomigliavano più a quelle nel tempo di Josef , lo si può dedurre dalle parole “Divennero potenti e il paese fu pieno di loro” , in realtà la traduzione più appropriata è “riempirono la loro terra” , interessante che il testo impegna tre parole וירבו ויעצמו וישרצו, “brulicarono e si moltiplicarono e si rinforzarono”, le stesse parole che ritroviamo nel libro di Bereshit , volutamente inserite per rafforzare il concetto che erano tanti, veramente tanti e forse troppi , la presenza di un numero elevato di non egiziani non asserviti metteva in dubbio il controllo l’apparato dello stato e comprometteva l’ordine sociale del potere piramidale, è risaputo che l’Egitto subiva costanti pressioni alle frontiere da parte di popolazione semite e c’era rischio concreto che gli ebrei provenienti da Caanàn potessero allearsi con le tribù nomadi ai confini.
La situazione era complessa e molto simile a quella che oggi è causa di guerre e persecuzioni in molte parti del mondo e in Europa.

Siamo abituati a pensare all’esodo come nel film del 2014 diretto da Ridley Scott, a parte le inesattezze del film dobbiamo pensare a una storia del tutto diversa e una temporalità degli avvenimenti dilatati in parecchi decenni, questa fase temporale non certamente breve contiene eventi che si svolgono secondo una progressione e una serie di circostanze concatenate , allora come oggi il degrado anticipa la schiavitù , ci vollero molti anni perché gli ebrei perdessero la stima degli egiziani, questo succede ancora in diverse parti del mondo, questa situazione apre gli scenari successivi.

Ritornando al concetto di schiavitù dobbiamo rivedere il concetto classico e uscire dagli effetti cinematografici , immaginare che gli ebrei vivessero assieme agli egiziani condividendo incarichi anche importanti, possiamo ipotizzare che in seguito le cose cambiarono , commercianti e artigiani nel tempo persero progressivamente quasi tutti i privilegi e ruoli importanti , alla fine fornirono solo più manodopera a basso costo e lavori che gli egiziani non volevano più fare, il lavoro dei campi e altre attività servili, la schiavitù contrariamente alle rappresentazioni moderne non comprendeva “fruste e catene”, la costruzioni delle piramidi , i lavori nelle cave e nelle miniere era prerogativa degli schiavi di guerra o il frutto delle razzie dell’esercito egiziano ai confini dello stato.sappiamo che nel regno di Ramses III , nel suo ventinovesimo anno del suo regno l’Egitto fu scosso da una serie di disordini e dal primo sciopero dei lavoratori a Deir el Medina che incrociarono le braccia finche non furono pagati.
L’Egitto antico mostra le stesse dinamiche del mondo moderno , il progressivo impoverimento della classe media è causa di grandi disuguaglianze e progressivamente produce un esercito di disperati producendo una schiavitù morale ed economica, condizioni di vita peggiori nella esistenza che hanno goduto i loro padri.

Il sistema piramidale dell’Egitto aveva questa colpa , distruggere un popolo relegato nel livello più basso, solo di poco superiori ai veri schiavi
All’inizio il confine tra le due realtà non era netto come possiamo pensare, c’erano ebrei importanti inseriti in una gerarchia che comprendeva anche gli egiziani e collaboravano con il potere centrale , godevano di grandi privilegi compresa la possibilità di avere a loro volta schiavi e schiave, la storia di Josef è volutamente sottolineata per spiegare questa situazione, Israel era diventato simile all’Egitto, gli oppressi a loro volta diventano oppressori solo una svolta totale poteva salvare l’identità del popolo.

Noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Commenta Rav. Haim Cipriani:” […..] la sofferenza non rende necessariamente migliori, anzi, esiste un pericolo reale che chi soffre e non ha la possibilità di vedere ridotta la propria sofferenza non trova altro sfogo se non quello di schiacciare chi è ancor più debole di lui” [….] “ i figli di Israele sono stati corrotti interiormente dalla società egiziana, al punto da non volere rinunciare ai loro schiavi, proprio come l’Egitto non vuole rinunciare a loro”
Questo lo si intuisce dopo la liberazione nel lungo viaggio nel deserto, ogni volta che Israele si ribellerà a Moshè rimpiangendo la schiavitù in Egitto
."


וירעו אתנו המצרים ויענונו ויתנו עלינו עבדה קשה
Ma gli egiziani ci perseguitarono e ci afflissero e ci sottomisero a una dura schiavitù
(Giuntina)
“Il testo ebraico impegna la parola וירעו vayareu, la cui radice רע “ràh” è il “male” , la polisemia dell’ebraico suggerisce una ulteriore interpretazione.
לא תקם ולאתטר את בני עמך ואהבת לרעך כמוך אני יהוה

E furono malvagi con noi, gli egiziani e ci umiliarono e posero su di noi una servitù dura”” (dvarim 26/6). (deuteronomio).

Ed amareggiarono la loro vita con duro lavoro, con malta e con mattoni e con ogni lavoro del campo e ogni altra specie di lavori che li fiaccavano”(Shmot 1/14)(Esodo), l’espressione בפרך “befarèch” è un lavoro progettato per umiliare e fiaccare l’anima “che essi non avranno più la possibilità di seguire parole ingannatrici” le parole ingannatrici sono la richiesta di Moshè di andare con il popolo a offrire per tre giorni sacrifici a H.
E se cadeva un uomo e moriva non se ne curavano, ma se cadeva un mattone si sedevano e piangevano e dicevano “Ohi a noi, quando ne salirà uno al suo posto ?”

Midràsh e Haggadà sono di supporto al testo di Shmòt e forniscono interessanti spunti di osservazioni che in genere sfuggono nella semplice lettura.
Il midràsh commenta , la colpa del faraone non fu quella di rendere schiavi gli ebrei, secondo la profezia dai tempi di Avrahàm , ma di essersi macchiato le mani con l’assassinio dei figli maschi degli ebrei, il tentativo di annientare il futuro di Israele.
E disse il re d’Egitto alle levatrici ebree, delle quali l’una aveva il nome Shifra e il nome della seconda e Puà. E disse : “Quando farete partorire le Ebree, osserverete sopra la seggiola: se è un maschio, lo farete morire; e se è una femmina , la lascerete vivere,” E temettero Iddio le levatrici, e non fecero quanto aveva detto loro parlato il re d’Egitto, ma fecero vivere i bambini. E chiamò il re d’Egitto le levatrici e disse loro: “perché avete fatto questa cosa, ed avete fatto vivere i bambini?” E dissero le levatrici al faraone: “parchè non sono come le donne egiziane le ebree! Perché sono vigorose! Prima che venga loro la levatrice hanno già partorito” (Shmot 1:15/19) (esodo).

Questa parte di Shmòt richiede un approfondimento, perché il faraone ordina di uccidere solo i maschi lasciando le femmine in vita? La richiesta fatta alle levatrici ebree è un’altra stranezza, se fossero state egiziane la cosa poteva avere un senso, , perché menzionare il nome delle levatrici, che significato può avere? una sottolineatura, למילדת העברית “lamejaldòt haivriòt “ può significare “ levatrici ebree o le levatrici delle ebree.”
Ovviamente la tradizione sostiene che esse erano egiziane dedotto che fu lo stesso faraone a convocarle per impartire l’ordine di sopprimere i figli degli ebrei, forse un strattagemma letterario per sottolineare il diniego a eseguire un ordine di un re malvagio, il libro di Shmòt è molto parsimonioso nel citare i nomi, forse questo è il caso che la sottolineatura e un modo riconoscere il merito e assicura loro una grande discendenza.
שפרה פועה “Shifrà e Puà “ è un suggerimento testuale , la radice del nome potrebbe provenire dalla radice שפר “sfr” migliorare e accudire, rendere bello “ ,in questo caso è possibile che sia un attributo collettivo per migliaia di levatrici dell’Egitto che avevano compiti diversi nei confronti delle partorienti, chi aiutava nel parto e chi si occupava del neonato.
Questo parte del racconto è impegnativo e capiamo che il compositore del libro di Shmòt ha usato molti stratagemmi per caricare il testo di suggerimenti per l’interpretazione, noi facciamo fatica a ricostruire utilizzando i nostri vocabolari che riportano spesso solo un significato lessicale che spesso può essere diverso dal significato contestuale. Questo è un esempio.
ותאמרן המילדת אל-פרעה כי לא כנשים המצרים העברית
כי-חיות הנה בטרם תבוא אלהן המילדת וילדו
E dissero le levatrici al faraone, poiché non sono come le donne egiziane le ebree, poichè sono vitali, prima che arrivi a loro la levatrice, hanno già partorito”(shmot 1/19). La parola חיות tradotta come “piene di vitalità” nella funzione di aggettivo, deriva dalla radice חיי “vita” che può generare più forme verbali e aggettivali e anche sostantivo , in questo caso la traduzione potrebbe essere che le partorienti sono paragonate agli animali selvatici, Rashi che conosceva questa possibilità semantica commenta: ”I nostri maestri spiegano la parola nel senso di haiòt=animali , dove sono paragonate agli animali? Nei versi “Giuda è un leoncello”, Beniamino è un toro primogenito” (Rashi-Commento al libro di Esodo).
Il libro di Shmòt è il libro dei nomi e dei simboli, le levatrici fallirono nell’impresa il re d’Egitto cambia strategia e lo fa attraverso un ordine collettivo, se prima la cosa era selettiva con questa decisione tutto l’Egitto è implicato in un omicidio di stato, questo ricorda molto la storia già vissuta
Allora il faraone dette quest’ordine a tutto il popolo: “ogni maschio neonato ebreo sia gettato nel Nilo, e ogni femmina sia lasciata in vita”(Shmot 1/22) (esodo), è la prima volta che viene menzionato il fiume Nilo, è forse intenzionale?
Il Nilo il padre dell’Egitto testimone della distruzione di un altro popolo.
Vedremo…
Noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Il talmud commenta:
“Dove è andato ? rav. Judà ben Zevinà dice: “ E andato secondo il consiglio di sua figlia. Amram era il più grande della generazione ( e tutti ascoltavano le sue parole, Rashì). Avendo visto che il Faraone aveva disposto” ogni maschio nato gettatelo nel Nilo, ha detto:” Ci affatichiamo per nulla”. Si è alzato ed ha ripudiato la moglie. Si sono alzati tutti e hanno ripudiato le loro mogli. Gli ha detto sua figlia: Padre! Il tuo decreto è peggiore di quello del faraone giacché il faraone non ha decretato altro che per i maschi e tu hai decretato per maschi e femmine; il faraone non ha decretato altro che in questo mondo e tu hai decretato in questo mondo e in quello a venire; per il malvagio faraone è in dubbio se le sue parole si mantengono oppure no, ma tu sei giusto e sicuramente le tue parole si mantengono, come è detto (il giusto) pronuncia un decreto e la cosa avviene: Allora si è alzato ed ha ripristinato sua moglie, si sono alzati tutti ed hanno ripristinato le loro mogli”(talmud TBSotà 12a).

E il Signore indurì il cuore del faraone” oppure : “Indurirò il cuore del faraone” le traduzioni più comuni, varia solo la temporalità dell’azione verbale, in realtà il testo originale restituisce il significato attraverso diverse espressioni che mitigano il senso assoluto. ואני אחזק “Io renderò tenace”(Shmot 4/21- 9/12) (esodo) nella forma transitiva del verbo ,rendere forte, saldo) , nella forma intransitiva (farsi forte, irrigidirsi) di Shmot 7/13, viene anche usato il verbo כבד “ kavèd” pesante, grave, nella forma intransitiva o causativa ( Shmot-vaerà 7/14) (9/7) (esodo) אקשה in (Shmot7/3) .
Il cuore non è un organo ma la fonte dei pensieri dell’uomo che è fatto di carne , basar è la carne non deve diventare “pietra”.
L’autore di Shmòt cerca di fornire dei messaggi attraverso un sapiente uso delle parole, dieci volte il testo nomina il cuore del faraone , le prime cinque volte è il faraone a indurire il suo cuore, per le ultime cinque piaghe è invece D-o ha rendere duro il suo cuore, l’azione è causativa a seguito del suo atteggiamento incapace di qualsiasi cedimento e sottomissione genera una azione nefasta, il suo è un castigo penoso (Dante Lattes), la perdita della facoltà di scegliere come l’ineluttabile insistenza nella via del male, una specie di gioco che rende perennemente artificialmente il Re d’Egitto sordo a qualsiasi richiamo, con lo scopo di dare pubblica dimostrazione della potenza di D-o.
D-o non sembra mostrare pietà e perdono, “indurire il cuore di un uomo” per rendere estremo il suo castigo ci affligge, il faraone è il padrone dell’Egitto, questo costituisce la disgrazia di quelli che la parte narrativa suggerisce erano innocenti, vittime a loro volta, l’insegnamento traversale è che chi è responsabile del potere ha come conseguenza la sorte di quelli che non c’è l’hanno, questa è una lettura moderna che però sembra estranea allo scrittore biblico che avrebbe potuto scrivere una storia migliore a lieto fine dove il D-o di Israele si mostrava in tutto il suo splendore e gloria al re dell’Egitto, scrive Guido Marengo ” la situazione appare contraddittoria, a giustizia divina dovrebbe avere una precisione balistica infallibile e colpire i veri colpevoli e risparmiare chi è coinvolto in modo relativo, al contrario D-o “ colpisce i figli perché i padri intendano, ma in questo caso il padre non può intendere perché lo stesso D-o ha reso insensibile e immodificabile il suo cuore “(Guido Marenco).
La morale è questa ?
D-o impedisce al Faraone di liberare gli ebrei e lo punisce per non averlo fatto, questo per noi è sconvolgente, ma è considerato in qualche modo sostenibile dall’autore biblico in generale, non è raro assistere che D-o punisce impedendo a qualcuno di pentirsi (Rambam), ma l’insegnamento più profondo che questa storia vuole comunicare è che la colpa del faraone è cosi grande che non essendo perdonabile la punizione deve essere applicata, se D-o avesse voluto che il faraone facesse teshuvà lo avrebbe consentito e come conseguenza gli ebrei sarebbero stati liberati e la storia riscritta, ma questo non avrebbe reso giustizia al male intenzionale fatto a Israel e perpetuato per molto tempo.
ויאמר אל-עמו הנה עם בני ישראל רב ועעום ממנו , הנה נתחכמה לו פן-ירבה והיה כי- תקראנה מלחמה ונוסף גם- הוא על- שנאינו ונלחם- בנו ועלה מן- הארץ
“E disse al suo popolo[ il faraone] Ecco il popolo di Israele è più numeroso e forte di noi Orsu! Prendiamo provvedimenti verso di lui affinché non si moltiplichi, altrimenti in caso di guerra anche lui si aggiungerà ai nostri nemici e lascerà la terra” נתחכמה tradotta “provvediamo”deriva dalla radice חכם che riassume il concetto di “ saggio, accorto, astuto” una decisione pianificata in un palazzo del potere e quindi premeditato, un piano concepito per la soppressione di una intera generazione, qualche cosa che anticipa la storia.
Nessun monarca avrebbe potuto sopportare le piaghe che D-o inflisse all’Egitto, solo indurendo il cuore del faraone lo rese in grado di sopportare quello che nessuno avrebbe potuto reggere.
Ma D-o fece che questo non accadesse e il resto della narrazione lo conferma,

Durante la prima intervista rilasciata da Menachem Begin al giornalista tedesco Hans-Joachim Schilde, che si svolse a Gerusalemme il 3 novembre 1978, al primo ministro fu chiesto: «Ma dopo Auschwitz lei riesce ancora a credere in Dio?». Rispose: «Sì, ci riesco, perché Auschwitz è la nostra offerta per la giustizia di Dio in questo mondo. Credo nella direzione di Dio nella politica. Se Hitler non avesse sterminato gli ebrei, avrebbe forse vinto la guerra. Se non ci fosse la divina provvidenza, Hitler avrebbe costruito per primo la bomba atomica... e in tal caso il nostro mondo sarebbe un unico immenso carcere. Sarebbe cominciata l'era delle tenebre... In questa lotta per la sopravvivenza dell'umanità, noi ebrei abbiamo offerto il sacrificio maggiore... Forse era il prezzo da pagare per non far vincere Hitler». (Pinchas Lapide)

Noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Dopo tutte queste cose scritte bisogna considerare che il testo biblico, di presunta provenienza celeste, ispirato o meno, è un contenitore che racchiude una storia lunga circa tremila anni, il racconto non riguarda solo gli aspetti della religione di un popolo, La Bibbia è un’opera letteraria che si pone in uno spazio temporale prossimo a quello dei Veda che esprimono in un’altra parte dell’oriente un mondo spirituale molto complesso , l’esperienza vedica è totalmente diversa perché la sua principale risorsa nella comunicazione è la poesia epica non paragonabile ai testi del Tanach che narrano una storia molto terrestre, ricca di informazioni sulla vita quotidiana e dei comportamentali sociali , dimenticavo ! Il rapporto burrascoso con i D-o di Israele.
Tutto li ? direi ….. di no! ;)

Nelle pagine precedenti ho cercato di approfondire alcune parti nei libri di Bereshit e di Shmòt, sottolineando alcune parti in cui il testo fornisce spunti per osservazioni alternative alla lettura comune.
Sarà anche interessante analizzare altri elementi definiti come anomalie testuali riscontrabili solo nei testi originali , l’ermeneutica li considera dei propri segnali per orientare il lettore attento a una lettura trasversale con aspetti ermeneutici inediti , un vero e proprio progetto di comunicazione che sembra intenzionale, un testo nel testo.

Sarà questo che vi racconterò nelle prossime pagine.


Le lettere si susseguono dando senso alla narrazione lasciando sempre una possibilità di lettura verticale carica di significati che sollecitano il lettore, il testo è come un fluido che mostra diversa densità come la salinità dei liquidi, i significanti diventano significati in attesa che una lettura infinita apra nuove strade alla ricerca di un punto alfa dove significante e significato coincidono, qualche cosa di simile ai numeri che confluiscono nella sua unità perfetta, il numero uno, l’unico codice di se stesso.
Il midrash fantastica, la Torah era un mucchio di lettere che giacevano in modo caotico di fronte a D-o, e D-o non sapeva cosa farne, allora Adamo peccò affinché D-o potesse scrivere la sua storia della sua redenzione e permettere di esistere a frasi come queste “ Questi sono i figli di Rachele, nati da Giacobbe, in tutto quattordici”, oppure “Quando avrà finito di espiare per il Santuario e la tenda di riunione”, “ E ti conterai sette anni sette volte”. (ispirato dal libro “Il libro di tutti i libri, di Roberto Calasso).
Mezuzhòt, i tefillim , tashmishè mitzwàh, lulavim, lo shofar, i tallit
Dio sta nel dettaglio e la natura è una serie di infiniti dettagli, nel salmo 104,20/21 è scritto” Stendi le tenebre e viene la notte e vagano tutte le bestie della foresta e ruggiscono i leoncelli in cerca di preda e chiedono a Dio il loro cibo” .
Gli alberi chiedono a D-o la pioggia, ci vuole il vino per fare il Kiddùsh e la farina per fare le matzòt, la Torah si è vestita di materialità.

Fatte queste considerazioni bisogna rientrare nella realtà, il Libro non è solo argomento di studio, fede e ricerca di identità, ma diviene un potente dispositivo pedagogico, Heinrich Héine , la definì una patria portatile individuale per il singolo, ma collettivo per Israele, libro che non è stato solo conservato per una lettura ma proclamato attraverso il tempo. Lo shabbat con la sua lettura è stato il motore di questa trasmissione, anno dopo anno, secolo dopo secolo, millennio dopo millennio, la ritualità e lo studio non hanno solo mantenuto la relazione con la macchina cosmica, ma sono divenuti il libretto di istruzioni della stessa macchina che non “spiega come vanno i cieli” se non ci si accosta a mani piene .

Quanto deve essere lungo un libro? Chi lo ha stabilito ? Forse corto come quello contenuto nel sefer di Bereshit quando leggiamo “ze séfer toledòt adàm” (Bereshit 5/1) che ci induce a pensare che questo sia un libro nel libro, un vero libro scritto o il proseguo di Bereshit, perché al versetto successivo leggiamo: “Quando Dio creò l’uomo lo fece a somiglianza di D-o”, solamente il titolo di una opera orale che non conosciamo?



Noiman
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