Saremmo tutti condannati, allora!
Non è proprio così, perché la Torah non vieta il desiderio in generale - che è insito nell'uomo (lo yetzer hara, il serpente) - ma l'azione peccaminosa prodotta a causa di quel desiderio. Nel caso specifico, vieta di desiderare (חָמַד chamad) la donna d'altri (non la donna libera), ma non tanto per il fatto di guardarla e apprezzarla, ma per volerla per sé. Vieta anche di non adorare altro dio. Per cui, desiderare di avere una donna sposata è proibito, adorare altri dèi è proibito, desiderare una donna non sposata non è proibito.
Quello che tu provi nell'esempio è solo un desiderio perfettamente umano, dettato da impulsi che sono del tutto naturali. La "siepe alla Torah" che Yeshùa insegna in questi versetti serve proprio a controllare il desiderio e l'impulso che causa concupiscenza, che porta al peccato, ossia andare veramente a letto con quella donna, oppure a desiderare una donna sposata. Giacomo spiega questo meccanismo:
“Ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce. Poi la concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato; e il peccato, quando è compiuto, produce la morte” - Gc 1:14-15
Il desiderio non è peccato, ma conduce alla concupiscenza che
produce il peccato. Yeshùa spiega poi come controllare il desiderio nei versetti successivi:
“Se dunque il tuo occhio destro ti fa cadere in peccato, cavalo e gettalo via da te; poiché è meglio per te che uno dei tuoi membri perisca, piuttosto che vada nella geenna tutto il tuo corpo. E se la tua mano destra ti fa cadere in peccato, tagliala e gettala via da te; poiché è meglio per te che uno dei tuoi membri perisca, piuttosto che vada nella geenna tutto il tuo corpo.” (vv. 29-30).
Il desiderio origina dai sensi, in primis quello della vista: “La donna
osservò che l'albero era buono per nutrirsi, che era
bello da vedere e che l'albero era
desiderabile per acquistare conoscenza” (Gn 3:6). Guardare una donna (sposata) con desiderio fa commettere adulterio nella mente; questo adulterio mentale porta all'adulterio reale, che è l'atto fisico. Per evitare di peccare, è necessario "cavarsi l'occhio e gettarlo via", ossia non guardare una donna sposata con desiderio, ricordandosi che facendolo si crea l'adulterio nella mente e si rischia di commetterlo veramente. Ecco la "siepe": nel momento in cui uno si trova a guardare una donna sposata "per desiderarla" (πρὸς τὸ ἐπιθυμῆσαι αὐτὴν), si ricordi che sta commettendo un adulterio nella sua mente e troverà la forza di non commettere adulterio. Ovviamente, non c'è niente di male a guardare una donna non sposata per desiderarla.
“Mosè ricevette la Torah dal Sinai e la trasmise a Giosuè, Giosuè agli Anziani e gli Anziani ai Profeti, e i Profeti la trasmisero agli uomini della Grande Assemblea. Questi dicevano tre cose: 'Siate cauti nel giudzio, educate molti discepoli,
fate una siepe attorno alla Toràh” - Pirkè Avot 1,1