politica di Israele

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bgaluppi
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Re: politica di Israele

Messaggio da bgaluppi »

L'agnostico, è stata ovviamente una decisione delle Nazioni Unite a restituire la terra agli ebrei. Ma anche il diluvio fu una catastrofe globale determinata da cause naturali, magari un'intensa attività solare che produsse scioglimento dei ghiacci ed un innalzamento spropositato degli oceani (questo è ciò che crede Rashì). Tuttavia, nella Bibbia ogni evento viene presentato come originante da Dio, per un princìpio di causa-effetto che - a ritroso - porta fino alla causa prima di ogni cosa, che è Dio.
L'agnostico
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Re: politica di Israele

Messaggio da L'agnostico »

Tuttavia, nella Bibbia ogni evento viene presentato come originante da Dio, per un princìpio di causa-effetto che - a ritroso - porta fino alla causa prima di ogni cosa, che è Dio
Bgaluppi questa cosa non mi è chiara c'è una cartella dove ne avete discusso?
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bgaluppi
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Re: politica di Israele

Messaggio da bgaluppi »

Mattia, c'è da dire che l'archeologia non è affatto una scienza esatta, ma influenza la storia. Ad esempio, fino al ritrovamento di Gobekli Tepe si credeva che gli uomini avessero iniziato a praticare riti religiosi solo in seguito alla formazione di comunità, mentre adesso si sa che non è così. I libri di storia devono essere riscritti ogni volta che una scoperta mette in crisi una tesi precedentemente ritenuta "verità storica".

L'archeologo Eliat Mazar, nipote del pioniere dell'archeologia in terra di Israele Benjamin Mazar, ha riportato alla luce un grande muro, lungo più di 67 metri e alto più di 6, che sostiene essere il muro di cinta costruito da Salomone descritto in 1Re 3; la datazione radiometrica suffraga il periodo salomonico. Se ciò fosse vero, c'è da chiedersi come mai un piccolo villaggio avesse bisogno di mura tanto grandi, che dei semplici contadini allevatori non sarebbero stati in grado di costruire. All'interno della struttura sono stati trovati ben più che "cocci": sigilli di corte e una varietà di utensili in avorio intagliato, più manici di vasi con l'iscrizione "per il re". La struttura è ancora in larga parte nascosta, ne è stata portata alla luce circa un quarto.

Ora, se i suoi scavi porteranno alla luce altre prove che potrebbero suffragare l'esistenza di un regno e di una città fortificata risalente all'epoca salomonica, gli storici negazionisti di Davide e Salomone potrebbero dover rivedere le loro affermazioni. Insomma, credo che sia sbagliato prendere posizioni troppo forti in un senso o nell'altro.

Oltretutto, l'esistenza di Ezechia e del Regno di Giuda sono suffragate da ritrovamenti archeologici. Senza quei ritrovamenti, anche Ezechia e il suo regno avrebbero potuto essere frutto di fantasia. La stele di Tel Dan riporta inciso il nome di re Davide; non è molto, ma è un dato che non può essere ignorato. E se Davide è esistito e certi reperti lo citano, non c'è motivo di pensare che Salomone non sia esistito.

Per quanto riguarda la presenza degli israeliti in egitto e la loro fuga, non stupisce che non esistano geroglifici che la attestino. Il racconto è teologico-apologetico o reale? Se le cose andarono come descritte nella Bibbia, l'uscita degli israeliti sarebbe stata una grande sconfitta per il grande faraone re del mondo e gli egizi erano soliti riportare su pietra solo le vittorie e gli aspetti che esaltavano il regno e la grandezza del faraone, non quelli che lo sminuivano. Anche allora la storia la scrivevano i grandi e non i piccoli. Bisognerebbe che fosse rinvenuto l'archivio di Pi-Ramses, allora probabilmente molte informazioni che non conosciamo salterebbero fuori.
noiman
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Re: politica di Israele

Messaggio da noiman »

Tratto da “Informazione corretta

Qualcuno ha segnalato l’articolo di ieri del quotidiano “Repubblica” in cui si cerca di sostenere con grande enfasi che l’archeologia avrebbe smentito i racconti della Bibbia. L’autrice è la femminista settantenne Vanna Vannuccini, poco competente in materia e che solitamente si concentra sulla sessualità degli anziani. L’articolo si basa sulla nota opinione -la ripete dal 1999- dell’archeologo Zeev Herzog, professore alla Facoltà di archeologia di Tel Aviv.
Innanzitutto occorre premettere che chi pensa di screditare l’Antico Testamento prendendolo alla lettera cade nella stessa imbarazzante situazione dei creazionisti protestanti. Non si tratta di un’opera storica e non è un volume scientifico, non è stato scritto con questi scopi: i suoi obiettivi sono rivelare verità morali, l’istruzione morale del popolo di Israele da parte dei profeti. Tuttavia, per raggiungere questi obiettivi, è stato usato un contesto storico, altre volte immaginario, per questo i libri che compongono l’Antico Testamento sono da secoli un materiale di studio per storici e archeologici. E’ stato ricordato infatti che «La Parola di Dio rivelata, opera ed è presente nel testo biblico, nonostante le contraddizioni storiche, i punti critici e le incongruenze. Una Parola che incide la nostra coscienza, che inquieta e nel contempo dona pace». Qualche anno fa proprio “Repubblica” riconosceva infatti: «Molti studiosi ritengono che la Bibbia, pur basandosi in parte su fatti realmente accaduti, ne distorca lo svolgimento, aggiungendo personaggi e situazioni di fantasia. Quasi tutti concordano sulla veridicità del racconto biblico della storia del popolo di Israele a partire dall’epoca di Davide in poi, dato che esistono altre fonti a corroborare gli eventi». L’opinione di Herzog è comunque controversa: andiamo ad analizzare le sue argomentazioni.

LE MURA DI GERICO
Nell’intervista Herzog utilizza come “prova regina” della falsità storica della Bibbia la vicenda delle mura di Gerico, assumendo però una posizione che viene respinta perfino dagli studiosi che, in linea generale, concordano con lui. Secondo lui, al contrario di quanto è scritto nel Libro di Giosuè, non furono gli israeliti a far crollare le mura attorno al 1400 a.C, e «le città di Canaan non erano “grandi”, come si legge nella Bibbia, non erano fortificate, non avevano mura “che si levavano alte fino al cielo”. E perciò l’eroismo dei conquistatori, che erano pochi contro i tanti canaaniti ma erano sorretti dall’aiuto di Dio che combatteva per la sua gente, non è che una ricostruzione teologica priva di qualsiasi base fattuale».
Ovviamente né lui né la femminista Vannucchi hanno accennato al fatto che la comunità scientifica respinge questa descrizione e, sopratutto, al fatto che esiste come sempre un confronto di opinioni diverse: dopo gli scavi di Charles Warren e di Ernst Sellin e Carl Watzinger, il primo scavo realizzato con una metodologia moderna è stato quello dell’archeologo John Garstang, il quale nel 1930-1936, ha datato la doppia parete della città crollata al tardo 15° e ai primi del 14° secolo a.C., rilevando che la città venne completamente distrutta in un incendio violento attorno al 1400 a.C.. Ha attribuito la distruzione all’invasione di Israele: «Sintetizzando, la caduta di Gerico ha avuto luogo come descritto nella narrazione biblica. La nostra manifestazione è limitata, però, a osservazioni di rilievo: le mura caddero apparentemente scosse da un terremoto e la città fu distrutta da un incendio, circa nel 1400 a.C. Questi sono i fatti fondamentali risultanti dalle nostre indagini. Il collegamento con Giosuè e gli Israeliti è solo circostanziale, ma sembra essere solido e senza difetto» (J. Garstang, “Jericho and the Biblical Story”, p.1222).
Dopo alcuni anni, Kathleen Kenyon (1952-1958) ha messo in discussione queste conclusioni: Gerico venne distrutta verso la metà del 16° secolo a.C., fu occupata per tutta l’Età del Bronzo ad eccezione di una piccola area occupata per un breve periodo nel 14° secolo a.C. Anche lui, comunque, rilevò la fortificazione delle mura e «pareti e pavimenti erano anneriti o arrossati dal fuoco» (“Excavations at Jericho”, British School of Archaeology in Jerusalem, 1981). Trascorsi oltre vent’anni, Bryant Wood, nel frattempo divenuto uno dei maggiori esperti sull’archeologia di Gerico (nonché direttore dell’Associazione per le Ricerche Bibliche), ha dato nuovamente ragione a Garstang. Riprendendo in mano i documenti prodotti dall’equipe di Garstang e da quella di Kenyon ha trovato diversi errori metodologici in quest’ultimo, rilevando tre argomentazioni a sostegno delle conclusioni di Garstang. 1) ritrovamenti in ceramica di stile cipriota, «uno dei principali indicatori diagnostici per l’occupazione di Gerico nel periodo del Bronzo Tardo, 1550-1200 a.C.»; 2) considerazioni sulle 20 fasi architettoniche trovate: «Se fosse vero quel che sostiene Kenyon, cioè che Gerico incontrò la sua distruzione finale alla fine del Bronzo Medio (ca. 1550 aC), queste 20 fasi avrebbero dovuto essere concentrate in soli 100 anni, attività poco probabile»; 3) la serie continua degli scarabei trovati, dal 18° secolo a.C. al 14° secolo a.C.: «La natura continua della serie degli scarabeo suggerisce che il cimitero era in uso attivo fino alla fine del periodo del Bronzo Tardo, contraddicendo l’affermazione di Kenyon che la città fu abbandonata dopo il 1550 a.C.». Concludendo la lunga e complessa argomentazione, il prof. Wood ha sostenuto nel 2008 che «la correlazione tra le testimonianze archeologiche e la narrazione biblica è sostanziale: “La città era fortificata” (Giosuè 2:5,7,15, 6:5,20); “L’attacco è avvenuto poco dopo il raccolto nel tempo in primavera” (Giosuè 2 :. 6, 03:15, 05:10); “Gli abitanti non hanno avuto la possibilità di fuggire con i loro prodotti alimentari” (Giosuè 6:01); “L’assedio è stato breve” (Giosuè 6:15); “Le pareti erano state livellate da un terremoto” (Giosuè 6:20); “La città non fu saccheggiata” (Giosuè 6:17-18); “La città fu bruciata” (Giosuè 6:20)». Un approfondimento anche qui, qui e qui.
Al di là delle diverse conclusioni a cui sono arrivati i diversi studiosi, si può osservare che tutti smentiscono la descrizione di Gerico fatta dal prof. Herzog, anche chi concorda con lui in linea generale (Kenyon e altri). Occorre anche ricordare che lo stesso frate Pietro Kaswalder, docente di geografia presso Studium Franciscanum di Gerusalemme, ha ricordato che «il racconto biblico oggi non viene più ritenuto come la cronaca fedele della conquista della città. Piuttosto è una rielaborazione tardiva, orientata a spiegare in che modo il possesso del paese dei cananei sia stato opera esclusiva dell’intervento divino. Le trombe, l’arca e i leviti sono il simbolo dell’azione miracolosa di Dio che consegna a Israele la prima città del Canaan». Dunque, anche se avesse ragione Herzog, non ci sarebbe alcuna contraddizione o “smentita”.
L’ESODO.
L’archeologo citato da “Repubblica” sostiene inoltre che «nei tanti documenti egiziani per esempio non c’è traccia dell’esodo, vi si parla invece dell’abitudine di pastori nomadi di entrare in Egitto nei periodi di siccità e accamparsi sulle rive del Nilo. Al massimo l’esodo può aver riguardato qualche famiglia, la cui storia era stata poi allargata e nazionalizzata per ragioni teologiche».
Ancora una volta affermazioni eccessivamente nette, lontane dal dibattito scientifico in corso, che tradiscono gli intenti apologetici di Herzog. Oltre alle importanti riflessioni del biblista e paleografo Leone Tondelli sull’Enciclopedia Treccani, occorre prendere in considerazione la Stele di Merneptah e il Papiro di Ipuwer e diverse altre “prove” discusse a sostegno della storicità dell’Esodo. E’ interessante anche valutare le conclusioni dell’archeologo ebreo
REGNO DI DAVIDE E SALOMONE Emanuele Anati.
Gli argomenti di Herzog si concludono con il regno di Davide e Salomone, criticandone l’imponenza descritta dalle Scritture, così come la grandezza di Gerusalemme con un tempio centrale e un palazzo reale. Secondo lui, infatti, «Davide e Salomone erano capi di regni tribali che controllavano piccole aree, David a Hebron e Salomone a Gerusalemme».
In questo caso Herzog non soltanto non cita l’esistenza di un dibattito scientifico, ma si dimostra impreparato. Nel 2003 infatti uno studio ha trovato a Tel Rehov i segni di una società urbana del 10° secolo a.C. che può essere confrontata con reperti provenienti da altri siti in Israele, come Megiddo, Hazor e Ghezer, attribuiti al regno della Monarchia israelita guidata da re Davide e Salomone. Nel 2012, inoltre, il team di archeologi guidati dal prof. Yosef Garfinkel, docente presso l’Istituto di Archeologia dell’Università ebraica di Gerusalemme, ha scoperto diversi santuari e una città fortificata in Giudea al tempo di re Davide, concludendo che «le ipotesi di chi nega la tradizione biblica per quanto riguarda Davide e sostiene che egli era una figura mitologica, o un semplice capo di una piccola tribù, vengono ora dimostrate essere errate». I reperti di Khirbet Qeiyafa indicano, inoltre, che uno stile architettonico elaborato si era sviluppato fin dal tempo del re David, così come la formazione di uno stato e la creazione di una élite, con un certo livello sociale e urbanistico. Per quanto riguarda la grandezza di Gerusalemme, uno studio del prof. Avi Ofer condotto nelle colline della Giudea, ha dimostrato che nel periodo di re Davide (XI-X° secolo a.C.), la popolazione della Giudea è quasi raddoppiata rispetto al periodo precedente e un forte centro della popolazione esisteva sul bordo della regione. Gerusalemme è la candidata più probabile per questo grande centro abitativo, tanto da essere citata in documenti egiziani.
Rispetto a re Salomone, nel 2012 Eilat Mazar dell’Università di Gerusalemme, ha scoperto un’antica muraglia della città di Gerusalemme risalente al X secolo a.C., lunga 70 metri e alta 6, confermando il racconto che la Bibbia fa delle gesta di Salomone. Nella stessa area sono stati scoperti un corpo di guardia interno per l’accesso al quartiere reale della città, una struttura reale adiacente al corpo di guardia e una torre d’angolo che si affaccia su una considerevole sezione della vicina valle Kidron. «Il muro dell’antica città che è stato scoperto», ha detto Mazar, «testimonia una presenza dominante. La forza e la forma della sua costruzione indicano un alto livello di ingegneria. Un confronto tra questi ultimi reperti e le mura e le porte della città del periodo del Primo Tempio, oltre al vasellame trovato sul sito, ci permette di stabilire con un alto grado di certezza che il muro appena scoperto è quello che fu costruito da re Salomone a Gerusalemme nella seconda parte del X secolo a.C. È la prima volta che viene trovata una struttura di quell’epoca che può essere messa in correlazione con le descrizioni per iscritto delle costruzioni di Salomone a Gerusalemme». Oltre alla torre è stato scoperto il palazzo reale di Gerusalemme, proprio quello negato da Herzog. Qui un approfondimento.
In conclusione di questa risposta al prof. Herzog, possiamo oggettivamente rilevare che in alcuni casi le sue affermazioni sono viziate dall’ideologia, tanto da censurare la complessità delle posizioni in campo e limitando la sua tesi a tre argomenti, dimenticando tutte le ulteriori scoperte dell’archeologia biblica. In altri casi, le sue dichiarazioni sono semplicemente false e chiaramente smentite dalle scoperte. «L’archeologia è alleata della fede, nel senso che dà consistenza al nostro rapporto con Dio», ha spiegato Simone Venturini, biblista e scrittore, ricercatore dell’Archivio Segreto Vaticano e docente di Scienze Bibliche alla Pontificia Università della Santa Croce. Lo aveva certamente intuito Werner Keller, divulgatore scientifico e autore del celebre volume “La Bibbia aveva ragione“, bestseller sulle scoperte dell’archeologia biblica, tradotto in 24 lingue, adottato nelle scuole e venduto in milioni di copie in tutto il mondo.
Un saluto
Noiman
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bgaluppi
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Re: politica di Israele

Messaggio da bgaluppi »

Wow, Noiman, non sapevo tu fossi così preparato sull'argomento. Grazie, perché hai messo in evidenza quello che cercavo di dire, e cioè che le campane vanno sentite tutte prima di prendere una pisizione. Purtroppo, esistono fazioni di studiosi pro e contro la Bibbia; gli uni sono ossessionati dal dimostrare che ogni parola della Scrittura corrisponde a verità, gli altri si accaniscono per smontare e ridicolizzare il testo biblico. Anche queste sono tipi di sette religiose. ;)
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bgaluppi
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Re: politica di Israele

Messaggio da bgaluppi »

Ho cancellato il commento, la discussione non porterebbe a nulla
Perché, Mattia? Come vedi, Noiman ci ha dato molte informazioni su cui discutere.
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matteo97
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Re: politica di Israele

Messaggio da matteo97 »

Hai scritto un papiro! Sarebbe interessante se si potesse intavolare un dibattito con l'autrice dell'articolo magari mandando tale articolo confutatorio direttamente a La Repubblica.
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Gianni
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Re: politica di Israele

Messaggio da Gianni »

Ringrazio anch’io Noiman.

Sull’archeologia ho scritto qualcosa anch’io, qui:
http://www.biblistica.it/wordpress/wp-c ... ologia.pdf" onclick="window.open(this.href);return false;

Quanto alle mura di Gerico, il racconto biblico potrebbe essere meglio valutato tenendo conto della parola ebraica khomàh. Anche di ciò tratto nel mio studio indicato sopra.
noiman
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Re: politica di Israele

Messaggio da noiman »

Tratto da “Informazione corretta” un articolo pubblicato dalla Stampa il 16 luglio che aggiunge altre informazioni alla questione che riguarda i tentativi di degiudarizzare Ia terra di Israele.


"L'antica strada dei pellegrini per salire verso il Tempio di Gerusalemme riappare dalle viscere della città e consente di immergersi in ciò che vi avveniva oltre 2000 anni fa. Il sottosuolo di Gerusalemme conserva intatte le tracce della genesi del monoteismo e quelle dei pellegrini iniziano ad affiorare, quasi per caso, in una giornata del 2004 quando salta una tubatura nel quartiere di Silwan, a sud-est della Città Vecchia.
Il Comune fa intervenire un team di operai per riparare il guasto e, come avviene sempre in simili occasioni, vengono accompagnati da alcuni archeologi. Gli uni e gli altri scavano assieme, imbattendosi in una scalinata lunga una dozzina di metri proprio sopra l'antica piscina di Shiloah dove i pellegrini ebrei si immergevano per i bagni rituali prima di ascendere al Tempio di Gerusalemme, distrutto dai romani di Tito nell'anno 70. Gli archeologi riconoscono gli scalini perché sono simili a quelli delle Porte di Hulda, l'accesso al Monte del Tempio lungo la parete Sud bloccata da quando nell'anno 705 viene costruita la moschea di Al Aqsa.
La scoperta della piscina di Shiloach fa ritrovare anche un canale sotterraneo di drenaggio dell'acqua che serviva l'antica Gerusalemme: percorrendolo in circa 45 minuti si arriva all'interno della Città Vecchia. Fu uno degli ultimi nascondigli per gli ebrei in fuga dai legionari di Tito durante la fase più cruenta della distruzione del Tempio.
Ma la vera sorpresa arriva da ciò che viene scoperto sopra il canale idrico ovvero il pavimento della «Strada dei pellegrini». Si tratta di un percorso in pietra levigata, largo circa 7 metri e lungo 600, che parte dalla piscina di Shiloah ed arriva fino al Monte del Tempio. A percorrerlo duemila anni fa erano milioni di pellegrini ebrei in occasione di tre festività annuali - Pesach, Shavuot e Sukkot - che ancora oggi segnano il calendario ebraico. I pellegrini si immergevano a Shiloah come in altre piscine laterali, per il bagno di purificazione, risalivano la strada ed arrivavano al Tempio per le preghiere ed i sacrifici offerti a Dio.
Lo storico Giuseppe Flavio scrive che durante i pellegrinaggi circa 2,7 milioni di ebrei arrivavano a Gerusalemme, celebrando 256 mila sacrifici. Percorrendo il pavimento biancastro della strada dei pellegrini scoperta dagli archeologi di Ronny Reich ed Eli Shukron ci si immerge nel mondo di allora. Sulla sinistra una piccola scultura in tre gradini ha le esatte fattezze descritte dal Talmud per il luogo dove venivano lasciati gli oggetti perduti affinché venissero restituiti ai legittimi proprietari, i lati della strada - che misura al millimetro la larghezza indicata dalla Mishnà - sono segnati da piccoli blocchi di marmo che si interrompono dove sorgevano le botteghe che offrivano ai viandanti ogni sorta di oggetti, cibi, bevande.
Procedendo negli scavi gli archeologi hanno trovato monete dell'epoca - con la scritta «Libera Sion» coniata per sfidare gli occupanti romani - resti di palme, ossa umane ed animali, spade di legionari ed «anche molta cenere» come affermano i volontari che scavano nel sottosuolo. Saranno gli esami scientifici a dire se si tratta dei resti dell'incendio che distrusse il Secondo Tempio nell'anno 70 ma il percorso sotterraneo evoca in ogni dettaglio «il cuore del popolo ebraico» come riassume Doron Spielman, vicepresidente della Fondazione Ir David (Città di David) che finanzia gli scavi. Un esempio viene dalla discussione nel Talmud fra Hillel e Shammai - due importanti figure rabbiniche del Primo Secolo - su quale età doveva avere un figlio per essere obbligato a seguire il padre nel pellegrinaggio: Shammai, il più severo, sosteneva che il figlio doveva essere incluso se era in grado di stare seduto sulle spalle del padre mentre Hillel ribatteva che la condizione era di riuscire a salire da solo per 750 metri, ovvero percorrere da solo la Strada dei pellegrini. Fino ad ora a molti studiosi tale discussione era sembrata incomprensibile ma ora, davanti ai gradini ritrovati, diventa improvvisamente logica.
Il percorso finora scavato è di circa 250 metri e un tratto arriva fin sotto le mura della Città Vecchia dove gli archeologi israeliani raccolgono ed esaminano con estrema cura e le tecnologie più avanzate ogni frammento di oggetto, ispezionando il terreno palmo a palmo. Prima di loro qui hanno scavato i britannici Frederick Bliss e Archibald Dickey, inviati dalla Regina Vittoria fra il 1894 ed il 1897, e Kathleen Kenyon a metà degli anni Sessanta, concentrandosi però solo - e invano - nella ricerca di mitici tesori. Furono proprio i britannici ad individuare la pianta di una chiesa bizantina costruita sulla Strada dei pellegrini - che quasi certamente anche Gesù percorse - che ora è viene strappata ai detriti secolari. Guardando il terreno, colpisce la stratificazione per ere storiche di una città che dopo i romani è stata occupata da bizantini, crociati, arabi e turchi.
Questi scavi fanno parte del «Piano Shalem» approvato dal governo israeliano nel 2017 per riportare alla luce l'antica Gerusalemme: includono la Città di David, dove si trovava il palazzo reale, ed anche l'area adiacente della fonte di Ghihon, il luogo dei gevusei da cui la città ebbe inizio 3000 anni fa. Yisrael Hasson, direttore dell'Autorità israeliana per le Antichità, spiega che «il progetto consentirà di far tornare alla luce la vita che la città aveva durante il Secondo Tempio». Ad illustrarlo con chiarezza è la mappa che archeologi e scavatori hanno portato nel sottosuolo: mostra il percorso della Strada dei Pellegrini da Shiloah fino all'Arco di Robinson, costruito da Erode, lasciando comprendere come a Sud-Est dell'attuale Città Vecchia vi fosse un grande polmone di vita ebraica dovuto ai tre pellegrinaggi annuali.
È in questo angolo sotterraneo di Gerusalemme che l'ambasciatore Usa, David Friedman, è venuto ad aprire a colpi di martello un varco lungo la Strada dei Pellegrini per rendere omaggio alle «scoperta delle radici del passato» ma sollevando le ire dell'Autorità nazionale palestinese che con Saeb Erakat lo ha paragonato ad un «colono estremista israeliano» affermando: «Gli scavi mettono a rischio il quartiere arabo di Silwan al fine di giudaizzare la città che è invece destinata ad essere la nostra capitale». È la una tesi che nasce da quanto Yasser Arafat, leader dell'Olp, disse di persona a Bill Clinton nel summit di Camp David del 2000 lasciandolo di stucco: «Il Tempio di Salomone non si è mai trovato a Gerusalemme perché era a Nablus». Per Gabriel Barkay, archeologo israeliano sopravvissuto alla distruzione del ghetto di Budapest durante la Seconda Guerra Mondiale, «la negazione del Tempio di Gerusalemme è peggiore del negazionismo sulla Shoah perché vuole rescindere il legame stesso fra terra e popolo d'Israele». Anche per questo l'ambasciatore Friedman ribatte così Erakat: «Rinunciare alla Strada dei pellegrini per Israele sarebbe come per l'America privarsi della Statua della Libertà». Le polemiche, specchio del perdurante contenzioso territoriale fra israeliani e palestinesi, coesistono con i progressi degli scavi.

Un saluto
Noiman
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Gianni
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Re: politica di Israele

Messaggio da Gianni »

Mi viene in mente ciò che diceva e scriveva Oriana Fallaci: "La gente pensa che esistano musulmani buoni e musulmani cattivi. La gente sbaglia. Non esistono musulmani buoni".
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