Il Vero: Dio e vita eterna, 1Gv 5:20
Il Vero: Dio e vita eterna, 1Gv 5:20
Il versetto 5:20 di 1Gv è uno dei cavalli di battaglia dei trinitari a sostegno della divinità di Yeshùa. Ecco come lo rendono i principali traduttori italiani:
“Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere il vero Dio. E noi siamo nel vero Dio e nel Figlio suo Gesù Cristo: egli è il vero Dio e la vita eterna.” (C.E.I.)
“Sappiamo pure che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato intelligenza per conoscere colui che è il Vero; e noi siamo in colui che è il Vero, cioè, nel suo Figlio Gesù Cristo. Egli è il vero Dio e la vita eterna.” (NR)
“Ma noi sappiamo che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato intendimento, affinché conosciamo colui che è il Vero; e noi siamo nel Vero, nel suo Figlio Gesù Cristo; questo è il vero Dio e la vita eterna.” (ND)
“Sappiamo comunque che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato le capacità intellettive necessarie per conoscere colui che è vero. E noi siamo uniti a colui che è vero per mezzo di suo Figlio Gesù Cristo. Questo è il vero Dio e la vita eterna.” (TNM)
Un gran pasticcio!
Vediamo innanzitutto il testo greco (ed. critica Nestlè Aland NA28) e traduciamo letteralmente senza punteggiatura, visto che sul testo originale non compare:
οἴδαμεν δὲ ὅτι ὁ υἱὸς τοῦ θεοῦ ἥκει καὶ δέδωκεν ἡμῖν διάνοιαν, ἵνα γινώσκωμεν τὸν ἀληθινόν, καὶ ἐσμὲν ἐν τῷ ἀληθινῷ, ἐν τῷ υἱῷ αὐτοῦ Ἰησοῦ Χριστῷ. οὗτός ἐστιν ὁ ἀληθινὸς θεὸς καὶ ζωὴ αἰώνιος.
sappiamo che il figlio del Dio è giunto e ha dato a noi intendimento affinché possiamo conoscere il vero e siamo nel vero nel figlio di lui Gesù Cristo questo è il vero Dio e vita eterna
Inseriamo ora la punteggiatura, e per farlo è necessario esaminare innanzitutto una variante:
B2 Ψ 1739 Biz ς hanno γινώσκωμεν (congiuntivo presente di γινώσκω, “conosco”), sposato da Nestle Aland NA27/28 (ma non da Westcott & Hort e Nestle 1904); il B2 è una trascrizione del Codice Vaticano.
א A B hanno γινώσκομεν (presente indicativo di γινώσκω), sposato da Nestle 1904 e Westcott & Hort.
La versione Nestle Aland 27/28 è da preferirsi, in quanto la proposizione finale ἵνα regge il congiuntivo o l'ottativo, e non il presente indicativo. Ciò esclude che essa sia riferita anche al verbo ἐσμὲν (“siamo”), che è il presente indicativo (3 pers. plur.) di εἰμί (verbo “essere”), dunque è necessario inserire un punto e virgola o un punto dopo τὸν ἀληθινόν (“il vero”):
sappiamo che il figlio del Dio è giunto e ha dato a noi intendimento affinché possiamo conoscere [congiuntivo] il vero; e siamo [presente indicativo] nel vero nel figlio di lui Gesù Cristo
Ma ancora c'è qualcosa che non torna.
La prima parte del versetto spiega che il figlio di Dio, cioè il messia (“unto”, in greco christòs), ha consentito ai credenti di conoscere “il vero” (τὸν ἀληθινόν, aggettivo sostantivato); non ci sono dubbi che qui “il vero” sia riferito a Dio, poiché Gv 1:18 afferma che “Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito figlio, che è nel seno del Padre, è quello che l'ha fatto conoscere”.
La seconda parte del versetto dice che i credenti sono nel vero, ossia in Dio, poi aggiunge “nel figlio di lui Gesù Cristo”; il pronome personale αὐτοῦ (“di lui”) è al maschile e si riferisce Dio (il figlio “di Dio”), poiché il figlio “di lui” non può essere che il figlio di Dio. Ma che senso ha dire poi “e siamo nel vero nel figlio di lui”? Sarebbe come dire “siamo in Dio nel figlio di Dio”. Ciò non regge, sintatticamente e neppure logicamente. La CEI e la NR, per far tornare il discorso in italiano, aggiungono rispettivamente un “e” e un “cioè”, che non esistono sul testo greco.
In questo caso, la spiegazione è semplice e non è necessario aggiungere nulla neppure in italiano: la preposizione ἐν seguita da dativo (τῷ υἱῷ, “il figlio”) è da intendersi in senso strumentale: “tramite”, “per mezzo di”, come accade in molti altri casi nelle Scritture Greche. Avremo dunque la seguente traduzione:
“sappiamo che il figlio del Dio è giunto e ha dato a noi intendimento affinché possiamo conoscere il vero; e siamo nel vero mediante il figlio di lui, Gesù Cristo”
Ciò significa che i credenti sono in Dio (ossia conoscono Dio) grazie al messia, il figlio di Dio, tramite il figlio di Dio; ciò spiega quanto detto prima, che il figlio ha consentito ai credenti di conoscere “il vero”, ossia Dio, come abbiamo dimostrato. Il figlio è il mezzo attraverso il quale i credenti hanno conosciuto Dio e sono in Dio.
La parte finale del versetto dice letteralmente “questo è il vero Dio e vita eterna”. I traduttori NR e C.E.I. rendono tendenziosamente con “egli” ciò che non è un pronome personale, ma un dimostrativo. οὗτος non è “egli”, ma “questo” (traducono meglio ND e TNM). Il pronome dimostrativo può riferirsi a ciò che precede o a ciò che segue. Se si riferisse a ciò che precede, si riferirebbe al figlio, dunque avremmo:
Questo [il Cristo] è il vero Dio [ὁ ἀληθινὸς Θεὸς] e vita eterna [καὶ ζωὴ αἰώνιος].
Ma sorgono dei problemi con questa lettura. “il vero Dio” ha l'articolo, mentre “vita eterna” non lo ha, per cui avremmo un soggetto (questo, riferito al figlio) senza articolo e due predicati nominali (il vero Dio, vita eterna), uno con articolo e uno senza. E ciò è alquanto strano. Per avvalorare questa lettura, manoscritti posteriori aggiungono l'articolo mancante e riportano:
ἡ ζωὴ αἰώνιος (ς)
ἡ ζωὴ ἡ αἰώνιος K L P (049) 69 81 614 630 945 1505 (1881) Bizpt
In tal modo, il testo potrebbe essere correttamente tradotto “questo (il figlio) è IL vero Dio e LA vita eterna”, anche se resterebbe il problema che il soggetto (“questo”) sarebbe senza articolo e i predicati nominali avrebbero l'articolo, e ciò è grammaticalmente inusuale. Oltretutto, la traduzione sarebbe:
“sappiamo che il figlio del Dio è giunto e ha dato a noi intendimento affinché possiamo conoscere il vero; e siamo nel vero mediante il figlio di lui, Gesù Cristo; questo è il vero Dio e vita eterna”
Ammesso e non concesso che Giovanni si sia dimenticato di aggiungere un articolo a “vita eterna”, che senso ha dire che i credenti sono in Dio per mezzo di Cristo, per poi dire che Cristo è Dio e vita eterna? Dunque i credenti sarebbero in Dio non per mezzo di Cristo (grazie a Cristo), ma sarebbero in Dio per mezzo di Dio e della vita eterna... Ma queste sono tutte considerazioni inutili, poiché il testo più antico, come accettato unanimemente dalle edizioni critiche NA e WH, ha ζωὴ senza articolo:
οὗτός ἐστιν ὁ ἀληθινὸς θεὸς καὶ ζωὴ αἰώνιος
La corretta lettura grammaticale rivela il giusto senso del testo:
“Questo è il vero: Dio e vita eterna” (trad. letterale).
In questo caso, abbiamo il soggetto ὁ ἀληθινὸς (il vero) e il predicato nominale anticipato da οὗτός con valore prolettico (riferentesi a ciò che segue, θεὸς καὶ ζωὴ αἰώνιος predicato nominale entrambi senza articolo). Soggetto con articolo e predicati nominali senza articolo. E ciò è corretto, oltre ad esprimere senso compiuto in armonia con ciò che è detto prima.
La traduzione del v. 20 che propongo è questa:
“Sappiamo che il figlio di Dio è giunto e ci ha dato intendimento affinché possiamo conoscere il Vero; e siamo nel Vero mediante il figlio di Dio, Gesù Cristo. Il Vero è questo: Dio e vita eterna”
“Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere il vero Dio. E noi siamo nel vero Dio e nel Figlio suo Gesù Cristo: egli è il vero Dio e la vita eterna.” (C.E.I.)
“Sappiamo pure che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato intelligenza per conoscere colui che è il Vero; e noi siamo in colui che è il Vero, cioè, nel suo Figlio Gesù Cristo. Egli è il vero Dio e la vita eterna.” (NR)
“Ma noi sappiamo che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato intendimento, affinché conosciamo colui che è il Vero; e noi siamo nel Vero, nel suo Figlio Gesù Cristo; questo è il vero Dio e la vita eterna.” (ND)
“Sappiamo comunque che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato le capacità intellettive necessarie per conoscere colui che è vero. E noi siamo uniti a colui che è vero per mezzo di suo Figlio Gesù Cristo. Questo è il vero Dio e la vita eterna.” (TNM)
Un gran pasticcio!
Vediamo innanzitutto il testo greco (ed. critica Nestlè Aland NA28) e traduciamo letteralmente senza punteggiatura, visto che sul testo originale non compare:
οἴδαμεν δὲ ὅτι ὁ υἱὸς τοῦ θεοῦ ἥκει καὶ δέδωκεν ἡμῖν διάνοιαν, ἵνα γινώσκωμεν τὸν ἀληθινόν, καὶ ἐσμὲν ἐν τῷ ἀληθινῷ, ἐν τῷ υἱῷ αὐτοῦ Ἰησοῦ Χριστῷ. οὗτός ἐστιν ὁ ἀληθινὸς θεὸς καὶ ζωὴ αἰώνιος.
sappiamo che il figlio del Dio è giunto e ha dato a noi intendimento affinché possiamo conoscere il vero e siamo nel vero nel figlio di lui Gesù Cristo questo è il vero Dio e vita eterna
Inseriamo ora la punteggiatura, e per farlo è necessario esaminare innanzitutto una variante:
B2 Ψ 1739 Biz ς hanno γινώσκωμεν (congiuntivo presente di γινώσκω, “conosco”), sposato da Nestle Aland NA27/28 (ma non da Westcott & Hort e Nestle 1904); il B2 è una trascrizione del Codice Vaticano.
א A B hanno γινώσκομεν (presente indicativo di γινώσκω), sposato da Nestle 1904 e Westcott & Hort.
La versione Nestle Aland 27/28 è da preferirsi, in quanto la proposizione finale ἵνα regge il congiuntivo o l'ottativo, e non il presente indicativo. Ciò esclude che essa sia riferita anche al verbo ἐσμὲν (“siamo”), che è il presente indicativo (3 pers. plur.) di εἰμί (verbo “essere”), dunque è necessario inserire un punto e virgola o un punto dopo τὸν ἀληθινόν (“il vero”):
sappiamo che il figlio del Dio è giunto e ha dato a noi intendimento affinché possiamo conoscere [congiuntivo] il vero; e siamo [presente indicativo] nel vero nel figlio di lui Gesù Cristo
Ma ancora c'è qualcosa che non torna.
La prima parte del versetto spiega che il figlio di Dio, cioè il messia (“unto”, in greco christòs), ha consentito ai credenti di conoscere “il vero” (τὸν ἀληθινόν, aggettivo sostantivato); non ci sono dubbi che qui “il vero” sia riferito a Dio, poiché Gv 1:18 afferma che “Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito figlio, che è nel seno del Padre, è quello che l'ha fatto conoscere”.
La seconda parte del versetto dice che i credenti sono nel vero, ossia in Dio, poi aggiunge “nel figlio di lui Gesù Cristo”; il pronome personale αὐτοῦ (“di lui”) è al maschile e si riferisce Dio (il figlio “di Dio”), poiché il figlio “di lui” non può essere che il figlio di Dio. Ma che senso ha dire poi “e siamo nel vero nel figlio di lui”? Sarebbe come dire “siamo in Dio nel figlio di Dio”. Ciò non regge, sintatticamente e neppure logicamente. La CEI e la NR, per far tornare il discorso in italiano, aggiungono rispettivamente un “e” e un “cioè”, che non esistono sul testo greco.
In questo caso, la spiegazione è semplice e non è necessario aggiungere nulla neppure in italiano: la preposizione ἐν seguita da dativo (τῷ υἱῷ, “il figlio”) è da intendersi in senso strumentale: “tramite”, “per mezzo di”, come accade in molti altri casi nelle Scritture Greche. Avremo dunque la seguente traduzione:
“sappiamo che il figlio del Dio è giunto e ha dato a noi intendimento affinché possiamo conoscere il vero; e siamo nel vero mediante il figlio di lui, Gesù Cristo”
Ciò significa che i credenti sono in Dio (ossia conoscono Dio) grazie al messia, il figlio di Dio, tramite il figlio di Dio; ciò spiega quanto detto prima, che il figlio ha consentito ai credenti di conoscere “il vero”, ossia Dio, come abbiamo dimostrato. Il figlio è il mezzo attraverso il quale i credenti hanno conosciuto Dio e sono in Dio.
La parte finale del versetto dice letteralmente “questo è il vero Dio e vita eterna”. I traduttori NR e C.E.I. rendono tendenziosamente con “egli” ciò che non è un pronome personale, ma un dimostrativo. οὗτος non è “egli”, ma “questo” (traducono meglio ND e TNM). Il pronome dimostrativo può riferirsi a ciò che precede o a ciò che segue. Se si riferisse a ciò che precede, si riferirebbe al figlio, dunque avremmo:
Questo [il Cristo] è il vero Dio [ὁ ἀληθινὸς Θεὸς] e vita eterna [καὶ ζωὴ αἰώνιος].
Ma sorgono dei problemi con questa lettura. “il vero Dio” ha l'articolo, mentre “vita eterna” non lo ha, per cui avremmo un soggetto (questo, riferito al figlio) senza articolo e due predicati nominali (il vero Dio, vita eterna), uno con articolo e uno senza. E ciò è alquanto strano. Per avvalorare questa lettura, manoscritti posteriori aggiungono l'articolo mancante e riportano:
ἡ ζωὴ αἰώνιος (ς)
ἡ ζωὴ ἡ αἰώνιος K L P (049) 69 81 614 630 945 1505 (1881) Bizpt
In tal modo, il testo potrebbe essere correttamente tradotto “questo (il figlio) è IL vero Dio e LA vita eterna”, anche se resterebbe il problema che il soggetto (“questo”) sarebbe senza articolo e i predicati nominali avrebbero l'articolo, e ciò è grammaticalmente inusuale. Oltretutto, la traduzione sarebbe:
“sappiamo che il figlio del Dio è giunto e ha dato a noi intendimento affinché possiamo conoscere il vero; e siamo nel vero mediante il figlio di lui, Gesù Cristo; questo è il vero Dio e vita eterna”
Ammesso e non concesso che Giovanni si sia dimenticato di aggiungere un articolo a “vita eterna”, che senso ha dire che i credenti sono in Dio per mezzo di Cristo, per poi dire che Cristo è Dio e vita eterna? Dunque i credenti sarebbero in Dio non per mezzo di Cristo (grazie a Cristo), ma sarebbero in Dio per mezzo di Dio e della vita eterna... Ma queste sono tutte considerazioni inutili, poiché il testo più antico, come accettato unanimemente dalle edizioni critiche NA e WH, ha ζωὴ senza articolo:
οὗτός ἐστιν ὁ ἀληθινὸς θεὸς καὶ ζωὴ αἰώνιος
La corretta lettura grammaticale rivela il giusto senso del testo:
“Questo è il vero: Dio e vita eterna” (trad. letterale).
In questo caso, abbiamo il soggetto ὁ ἀληθινὸς (il vero) e il predicato nominale anticipato da οὗτός con valore prolettico (riferentesi a ciò che segue, θεὸς καὶ ζωὴ αἰώνιος predicato nominale entrambi senza articolo). Soggetto con articolo e predicati nominali senza articolo. E ciò è corretto, oltre ad esprimere senso compiuto in armonia con ciò che è detto prima.
La traduzione del v. 20 che propongo è questa:
“Sappiamo che il figlio di Dio è giunto e ci ha dato intendimento affinché possiamo conoscere il Vero; e siamo nel Vero mediante il figlio di Dio, Gesù Cristo. Il Vero è questo: Dio e vita eterna”
Re: Il Vero: Dio e vita eterna, 1Gv 5:20
Perché non dice “questo è Dio: Dio e vita eterna”... Dice cosa è il vero di cui ha parlato. Usa “il vero” in stile poetico, e alla fine dichiara esplicitamente cosa è “il vero”. Il vero si riferisce a Dio (per cui, parlando del vero, dice “il figlio di Lui” pensando a Dio e perché ha appena nominato il figlio “di Dio” all'inizio del versetto), ma non è “ho theòs”: essere “nel vero”, significa avere conoscenza di Dio e vita eterna, e tutto ciò è garantito attraverso il figlio. L'agiografo conclude il v. 20(c) ribadendo ciò che ha già anticipato ai vv. 10-11 e 20ab, in cui parla della testimonianza che Dio ha reso tramite il figlio:
“E la testimonianza è questa: Dio ci ha dato la vita eterna, e questa vita è nel Figlio suo.” (v. 11).
La struttura di questo versetto anticipa quella del v. 20c, sia nella costruzione che nel significato.
Prima parla della testimonianza, e poi dichiara: αὕτη ἐστὶν ἡ μαρτυρία, la testimonianza è questa... Prima parla del “vero”, e poi dichiara: οὗτός ἐστιν ὁ ἀληθινὸς, il vero è questo... Stranamente, i traduttori traducono correttamente il v. 11 ma "interpretano" il v. 20, che ha la stessa identica struttura con il pronome dimostrativo prolettico, come ho spiegato. Chissà perché?
Qual'è la testimonianza? “Dio ci ha dato la vita eterna, e questa vita è nel suo Figlio”. Cos''è “il vero”, in cui siamo mediante il figlio? “Dio e vita eterna”. Il vero è la conoscenza di Dio e la salvezza, le quali giungono tramite il figlio, che le rivela. Chi crede nel figlio è “nel vero”, ossia “in Dio”. Questa è la testimonianza di cui è detto al v. 11. E al v. 20 amplia e ribadisce lo stesso concetto: “Sappiamo che il figlio di Dio è giunto e ci ha dato intendimento affinché possiamo conoscere il Vero” (conoscenza di Dio); “e noi siamo nel vero tramite il figlio di Lui, Gesù Cristo” (conoscenza, da cui salvezza, vita eterna, per cui Cristo è il tramite)”; per cui conclude: “il vero è [dunque] questo: [conoscenza di] Dio e vita eterna”.
Più che una lettera, 1Gv sembra quasi un'omelia.
PS. Ho modificato la traduzione, sostituendo “figlio di Lui” con “figlio di Dio”. Così è più chiaro.
“E la testimonianza è questa: Dio ci ha dato la vita eterna, e questa vita è nel Figlio suo.” (v. 11).
La struttura di questo versetto anticipa quella del v. 20c, sia nella costruzione che nel significato.
Prima parla della testimonianza, e poi dichiara: αὕτη ἐστὶν ἡ μαρτυρία, la testimonianza è questa... Prima parla del “vero”, e poi dichiara: οὗτός ἐστιν ὁ ἀληθινὸς, il vero è questo... Stranamente, i traduttori traducono correttamente il v. 11 ma "interpretano" il v. 20, che ha la stessa identica struttura con il pronome dimostrativo prolettico, come ho spiegato. Chissà perché?
Qual'è la testimonianza? “Dio ci ha dato la vita eterna, e questa vita è nel suo Figlio”. Cos''è “il vero”, in cui siamo mediante il figlio? “Dio e vita eterna”. Il vero è la conoscenza di Dio e la salvezza, le quali giungono tramite il figlio, che le rivela. Chi crede nel figlio è “nel vero”, ossia “in Dio”. Questa è la testimonianza di cui è detto al v. 11. E al v. 20 amplia e ribadisce lo stesso concetto: “Sappiamo che il figlio di Dio è giunto e ci ha dato intendimento affinché possiamo conoscere il Vero” (conoscenza di Dio); “e noi siamo nel vero tramite il figlio di Lui, Gesù Cristo” (conoscenza, da cui salvezza, vita eterna, per cui Cristo è il tramite)”; per cui conclude: “il vero è [dunque] questo: [conoscenza di] Dio e vita eterna”.
Più che una lettera, 1Gv sembra quasi un'omelia.
PS. Ho modificato la traduzione, sostituendo “figlio di Lui” con “figlio di Dio”. Così è più chiaro.
Re: Il Vero: Dio e vita eterna, 1Gv 5:20
Non era chiaro neppure ciò che ho scritto e che hai citato: “non ci sono dubbi che qui "il vero" sia Dio”. Allora, per chiarezza, ho cambiato in “sia riferito a Dio”.
Re: Il Vero: Dio e vita eterna, 1Gv 5:20
Scusa, la faccio sempre più complicata di quello che è...
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Re: Il Vero: Dio e vita eterna, 1Gv 5:20
Ora, supponiamo che mia nonna legge questo versetto.
“Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere il vero Dio. E noi siamo nel vero Dio e nel Figlio suo Gesù Cristo: egli è il vero Dio e la vita eterna.” (C.E.I.)
Supponiamo che mia nonna si ricorda ancora un pò di grammatica italiana.
persone:
il figlio di Dio (Gesù)
il vero Dio: Dio
Allora . Il figlio di Dio è venuto e ci ha dato intelligenza per conoscere il vero Dio. Noi siamo nel vero Dio (cioè Dio Padre) e nel suo figlio. Se il vero Dio è il padre, si domanderebbe mia nonna, il figlio al massimo è il vero figlio. Egli , riferito al padre, è il vero Dio e la vita eterna. Sappiamo questo per mezzo del figlio.
“Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere il vero Dio. E noi siamo nel vero Dio e nel Figlio suo Gesù Cristo: egli è il vero Dio e la vita eterna.” (C.E.I.)
Supponiamo che mia nonna si ricorda ancora un pò di grammatica italiana.
persone:
il figlio di Dio (Gesù)
il vero Dio: Dio
Allora . Il figlio di Dio è venuto e ci ha dato intelligenza per conoscere il vero Dio. Noi siamo nel vero Dio (cioè Dio Padre) e nel suo figlio. Se il vero Dio è il padre, si domanderebbe mia nonna, il figlio al massimo è il vero figlio. Egli , riferito al padre, è il vero Dio e la vita eterna. Sappiamo questo per mezzo del figlio.
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
Re: Il Vero: Dio e vita eterna, 1Gv 5:20
È giusto, Naza, ma il testo non dice "egli", dice "questo": “il vero è questo”, non “egli è il vero Dio” come traduce CEI. “Questo” è solo un pronome dimostrativo prolettico, che anticipa ciò che segue. Come al v. 11: “E la testimonianza è questa...” (qui CEI traduce bene).
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Re: Il Vero: Dio e vita eterna, 1Gv 5:20
Ancora meglio. Mia nonna però questo non lo sapeva. Lo sa adesso perchè qualcuno glielo ha fatto notare. Ha semplicemente notato che qualcosa non andava nella lettura normale di quelle traduzioni, senza fare i salti mortali (mia nonna essendo molto anziana ha le articolazioni deboli.. non le conviene saltare).
Se avesse avuto le orecchie da mercante magari a quest'ora avrebbe avuto le ossa rotte o prima o poi se le sarebbe rotte.
Se avesse avuto le orecchie da mercante magari a quest'ora avrebbe avuto le ossa rotte o prima o poi se le sarebbe rotte.
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
- Gianni
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Re: Il Vero: Dio e vita eterna, 1Gv 5:20
Antonio, sei un ottimo analista.
Re: Il Vero: Dio e vita eterna, 1Gv 5:20
Sono un uomo, la mia mente è analitica e razionale...