Preghiera al Padre o a Yeshua?

ARIANNA
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Re: Preghiera al Padre o a Yeshua?

Messaggio da ARIANNA »

E poi perché gli apostoli dovevano pregare in un modo e i credenti in un'altro? Forse che le preghiere degli apostoli erano speciali?
“E voi, che un tempo eravate estranei e nemici a causa dei vostri pensieri e delle vostre opere malvagie, ora Dio vi ha riconciliati nel corpo della carne di lui, per mezzo della sua morte..." Qui è Paolo che parla e sia lui che i credenti ( di allora e di oggi) sono stati riconciliati con Dio. Prima gli erano estranei, com' erano estranei al corpo del Cristo. Erano anzi suoi nemici, come appariva dalle loro opere malvagie.

Un passo che non mi sembra molto chiaro è questo: “Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c’è chi lo annunzi?”(Rm 10:14) Il colui da invocare a chi si riferisce, a Yeshùa? e perché si parla di invocarlo?
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bgaluppi
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Re: Preghiera al Padre o a Yeshua?

Messaggio da bgaluppi »

Ciao Arianna, Mattia credo sia fuori sede nel weekend, allora intanto ti rispondo io.
Qual'è il significato di intercessore riferito a Yeshùa? Se lui è l'intercessore e le nostre preghiere le rivolgiamo direttamente a Dio, in cosa si esplica allora la sua intercessione?
L'intercessione riguarda la salvezza, non la preghiera. Se Dio è l'unico uditore di preghiera (Sl 65:2;66:19) ed è onnipotente, sarebbe assurdo che avesse bisogno di un mediatore per udire le preghiere ed esaudirle, secondo la Sua volontà. Il Cristo svolge funzione di mediatore per quanto riguarda il peccato e la salvezza che ci è concessa per grazia in virtù del sacrificio espiatorio che libera l'uomo dalla condizione di morte:

“Perciò egli può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio, dal momento che vive sempre per intercedere per loro.” (Eb 7:25)

“Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; e se qualcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto.” (1Gv 2:1)

“Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore.” (Rm 7:24,25
Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò
Gv 14:14 è un versetto dubbio, che contiene varianti (με, "mi") e non compare in alcuni manoscritti. L'omissione del versetto intero potrebbe essere dovuta ad una disattenzione degli occhi dello scriba, che saltano da ἐάν del v. 14 ad ἐάν del v. 15. Ma anche se fosse genuino, il με ("mi") è senz'altro un'aggiunta. Se tu chiedi qualcosa a qualcuno, non puoi farlo nel nome della stessa persona a cui chiedi, ma in nome di un'altra persona. Il pronome personale “mi” (με, me) è stato aggiunto al testo originale successivamente (infatti, non compare su tutti i manoscritti e in Gv 16:23 Yeshùa afferma che bisogna chiedere a Dio, non a lui). Se io ti dicessi: “in tuo nome, Arianna, ti chiedo di rispondere alla mia domanda”, non avrebbe alcun senso.
E poi perché gli apostoli dovevano pregare in un modo e i credenti in un'altro? Forse che le preghiere degli apostoli erano speciali?
Agli apostoli non dice come pregare, dice che Dio li ascolterà sempre. Quando Yeshùa insegna a pregare ai discepoli e a tutti gli ascoltatori venuti per udirlo (Lc 6:18), insegna a tutti allo stesso modo e non dice di farlo in suo nome: “voi pregate così”. Il verbo è προσεύχομαι (prosèukomai), e significa precisamente “offrire preghiere”. Quando dice ai dodici (i presenti alla cena) che qualunque cosa chiederanno sarà loro concessa, dice: “E quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio” (Gv 14:13). Il verbo è αἰτέω (aitèo), “richiedere”, “desiderare”, tipo chiedere che un malato guarisca; tali miracoli non venivano concessi tramite la preghiera, ma tramite autorità. Non si riferisce strettamente alla preghiera, ma al fatto che agli apostoli fu concessa autorità di “legare e sciogliere” (Mt 18:18); qual'era lo scopo dell'investimento di tale autorità? Che il Padre fosse glorificato nel figlio (Gv 14:13), ossia che la messianicità di Yeshùa fosse resa palese attraverso il realizzarsi di opere e miracoli, affinché la gente credesse in Yeshùa. Altrimenti, la gente avrebbe dovuto fidarsi di loro sulla parola, senza alcuna certezza, e difficilmente la fede e la chiesa avrebbero potuto nascere. La malattia di Lazzaro (questo è solo uno di molti esempi) servì affinché Yeshùa potesse manifestare la potenza di Dio e la gente credesse nella sua messianicità:

“Questa malattia non è per la morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio sia glorificato” (Gv 11:4).

Altro episodio significativo. Pietro e Giovanni guariscono uno storpio nei pressi del Tempio e tutti sono pieni di meraviglia come se i due possedessero poteri divini; Pietro dice: “Uomini d'Israele, perché vi meravigliate di questa guarigione? Voi ci guardate come se fossimo stati noi a far camminare quest'uomo, noi con le nostre forze e con le nostre preghiere. Invece è stato Dio, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio dei nostri padri. Con questa guarigione Dio ha manifestato il glorioso potere di Gesù, suo servo.” (At 3:12,13, TILC)

Yeshùa e gli apostoli non guarivano pregando, ma dicedo semplicemente “alzati e cammina”; gli apostoli lo facevano “in nome di Yeshùa”, in virtù della sua messianicià. Gli apostoli (= "inviati") ricevettero l'autorità direttamente da Dio nel giorno della Pentecoste, e furono scelti da Yeshùa per far nascere la fede e dare vita alla chiesa. Per questo, loro potevano chiedere qualsiasi cosa, e per questo Giovanni, autore del Vangelo, afferma nella sua prima lettera rivolta ai credenti che ogni cosa è concessa ai credenti “secondo la volontà di Dio”, e non a prescindere (1Gv 5:14); mentre nel Vangelo, Yeshùa dice ai dodici che ogni cosa da loro chiesta sarà concessa; ma lui parla agli apostoli, appunto, non ai credenti. Il fatto che Giovanni, nella lettera ai credenti, affermi che le loro preghiere vengono esaudite “secondo la volontà di Dio”, è un altro discorso, che nulla c'entra con le istruzioni rivolte ai dodici durante l'ultima cena condivisa con il Maestro.
AKRAGAS
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Re: Preghiera al Padre o a Yeshua?

Messaggio da AKRAGAS »

Ciao, amici.
Mi trovo d'accordo con Antonio.
Non posso aggiungere niente in più perché ha detto molto e bene, come sempre.
Non posso che ribadire che la preghiera è rivolta unicamente ad Hashem.
Quello che va studiato è il significato e senso del dire " in nome di" .
Come ha detto Gianni, non è una formula magica e, aggiungo io, non è nemmeno un ritornello né una firma posta in calce.
Si tratta piuttosto di una consapevolezza, una certezza di essere stati resi idonei , dopo essersi riconosciuti peccatori, ad avvicinarsi a D-o mediante il sommo sacerdote Yeshúa. (Cfr Eb 12: 18-24).
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bgaluppi
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Re: Preghiera al Padre o a Yeshua?

Messaggio da bgaluppi »

Grazie Akragas (e ben ritrovato!) e Mattia. Vedo che pian piano stiamo facendo sempre più chiarezza. :-)
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Gianni
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Re: Preghiera al Padre o a Yeshua?

Messaggio da Gianni »

Faccio una mia riflessione ad alta voce … ops, per iscritto :-). E parto dall’espressione “formula in nome di Yeshùa". La parola “formula” è corretta, perché di formula si tratta, tuttavia la parola potrebbe evocare un chissacché di magico. E qui faccio una considerazione di carattere psicologico. Chi è abituato ad usarla sempre, ad ogni preghiera, proverebbe forte disagio interiore a non usarla. Chi non la usa, non per questo non riconosce il ruolo mediatore di Yeshùa, ruolo che non viene certo meno e che certo non dipende dalle nostre parole.
Su una cosa mi pare che siamo tutti d’accordo: la preghiera va rivolta solo e unicamente a Dio. Ora, la preghiera è qualcosa di grandioso e di semplice al contempo. Possiamo pregare a letto, coricati, passeggiando, stando seduti, o in ginocchio, secondo le circostanze. Ma non dovremmo mai dimenticare di fronte a Chi siamo.
Rivolendoci ad un sovrano, se fossimo in una monarchia, ci inchineremmo; probabilmente in tutta la nostra vita non avremmo neppure mai occasione di parlare ad un re. L’Altissimo è ben più che un re o un imperatore. Eppure possiamo rivolgerci a Lui quando vogliamo. La Bibbia Lo definisce “Uditore di preghiere”. Già ascoltava le preghiere dei suoi fedeli ancor prima che il Messia nascesse. Egli rimane però l’Altissimo. E non dovremmo mai dimenticare di fronte a Chi siamo.
Più che dell’uso di formule, credo che dovremmo parlare di preghiera e approfondire questo importante e prezioso risvolto della nostra vita di credenti.
chelaveritàtrionfi
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Re: Preghiera al Padre o a Yeshua?

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Anche analizzando la traduzione del testo biblico e considerando usi e costumi di un popolo oltre che i vari periodi storici in cui vengono narrate le storie, possiamo cercare di capire il senso di alcune espressioni.
Anche i romani usavano dire "in nome di Cesare". Ma anche oggi per esempio .. la polizia usa "in nome della legge ti dichiaro in arresto". Come per dire " per il potere che la legge ci conferisce, nel rispetto della legge che hai infranto ecc...".

Nel testo biblico leggiamo spesso l'espressione :nel nome di YHVH (tradotto con Signore).
Per esempio:

Deuteronomio 6:13 Temerai il SIGNORE, il tuo Dio, lo servirai e giurerai nel suo nome.

Deuteronomio 16:2 Celebrerai la Pasqua al SIGNORE tuo Dio, sacrificando vittime delle tue greggi e dei tuoi armenti, nel luogo che il SIGNORE avrà scelto come dimora del suo nome.

1Cronache 16:2 Quando Davide ebbe finito di offrire gli olocausti e i sacrifici di riconoscenza, benedisse il popolo nel nome del SIGNORE;

1Re 22:16 Il re gli disse: «Quante volte dovrò scongiurarti di non dirmi altro che la verità nel nome del SIGNORE?»


Salmi 118:26 Benedetto colui che viene nel nome del SIGNORE.
Noi vi benediciamo dalla casa del SIGNORE.

Geremia 26:9 Perché hai profetizzato nel nome del SIGNORE, dicendo: "Questa casa sarà come Silo e questa città sarà devastata, e priva di abitanti"?» Tutto il popolo si radunò contro Geremia nella casa del SIGNORE.

Geremia 44:16 «Quanto alla parola che ci hai detta nel nome del SIGNORE, noi non ti ubbidiremo..


Dai versetti riportati mi pare di capire che il termine nei “nel nome di YHVH, vuol dire riconoscendo l’autorità di YHVH, operare per YHVH, appartenere a YHVH ecc…


Oltre a questo c'è da considerare il significato che gli ebrei attribuivano ad un nome. In Ebraico nome è shem, in greco onoma.
Il “nome” nella bibbia racchiude l’essenza della persona e non solo. Quindi ogni nome ha un significato a differenza di oggi che si assegnano dei nomi a piacimento.
Per esempio il nome Abraham significa "padre di molti".
Considerando il significato che un nome porta con se, il nome Yeshùa vuol dire “yah salverà.
Quando agli apostoli viene detto di chiedere le cose nel nome di Yeshùa, vuol dire con l’autorità che è stata data loro da Yeshùa, riconoscendo Yeshùa . Dio salva attraverso Yeshùa. Gli apostoli dovevano compiere miracoli ecc.. così come aveva fatto il loro maestro testimoniando che ciò che facevano era opera di Dio e che il Cristo era la salvezza.

I religiosi allora fanno doppio errore.
1. si attaccano alla formula magica mettendo solo un nome alla fine della preghiera
2. Mettendo anche un nome che in realtà non è quello vero del maestro che si chiamava Yeshùa e non Gesù. Ricordiamoci che lo stesso nome Yeshùa è tradotto in italiano sia con Giosuè che con Gesù.

Ne aggiungo un terzo. Come evideniziato dai ragazzi , Yeshùa sta parlando agli apostoli . Lui li ha scelti per testimoniare la salvezza di Dio tramite lui. A parte i 12 Yeshùa designò altri 70 apostoli per portare il vangelo in tutto il mondo. Non di certo sono le persone che vagano di casa in casa di oggi oppure i predicatori della domenica :-)
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
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Alen.chorbah
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Re: Preghiera al Padre o a Yeshua?

Messaggio da Alen.chorbah »

Gianni ha scritto: Chi è abituato ad usarla sempre, ad ogni preghiera, proverebbe forte disagio interiore a non usarla. Chi non la usa, non per questo non riconosce il ruolo mediatore di Yeshùa, ruolo che non viene certo meno e che certo non dipende dalle nostre parole.
Confermo Gianni. Da noi si usa di più finire le preghiere "mediante il sacrificio di tuo figlio cristo gesu". E devo dire che dopo vent'anni che si dice sempre la stessa cosa ad oggi nonostante abbia capito come non abbia senso pregare così mi viene difficile non terminare cosi una preghiera. È come se fosse incompleta e a volte mi viene automatica.
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bgaluppi
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Re: Preghiera al Padre o a Yeshua?

Messaggio da bgaluppi »

Concordo con le vostre considerazioni. Il concetto che Mattia vuole esprimere, mi pare, è che Yeshùa e gli apostoli non insegnano a pregare in nome del messia come se ciò costituisse una formula imprescindibile, pena l'inefficacia della preghiera. Mi pare invece che molti religiosi la pensino così (basta ascoltare Radio Evangelo, per rendersene conto). Per cui, le parole “in nome di Yeshùa”, o “in nome di Cristo”, diventano una "formula magica", come ben la definisce Gianni, senza la quale la preghiera non verrebbe ascoltata. Ciò a causa di una errata comprensione del testo, per cui quando Yeshùa dice ai dodici di "chiedere" in suo nome, si pensa automaticamente alla preghiera e alla necessità di pregare in suo nome. Ma Yeshùa non dice loro di pregare in suo nome, dice che tutto ciò che chiederanno a Dio in suo nome, ossia in virtù del suo potere o di ciò che egli rappresenta, sarà loro concesso. Dalla Scrittura si evince che la "formla" veniva pronunciata in concomitanza del battesimo, ad esempio, o di opere miracolose, “in virtù del potere di Cristo” e di ciò che lui rappresenta.

“E comandò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo” - At 10:48
“Io ti ordino, nel nome di Gesù Cristo, che tu esca da costei” - At 16:18

Ma si parla anche di ringraziare “continuamente per ogni cosa Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo” (Ef 5:20). Ciò non significa che ogni qualvolta si ringrazia Dio dobbiamo pronunciare la frase “in nome di Cristo”, altrimenti Dio non accetta il ringraziamento.
chelaveritàtrionfi
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Re: Preghiera al Padre o a Yeshua?

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Ciao Mattia. Hai ragione. Quei passi non c'entrano con la preghiera. Ma mostrano come si usa in alcuni contesti l'espressione nel nome di qualcuno. Non credi? :-)
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
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bgaluppi
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Re: Preghiera al Padre o a Yeshua?

Messaggio da bgaluppi »

Ciò che dà forza alla preghiera è la disposizione e la purezza del nostro cuore, non certo il pronunciare delle parole precise. Yeshùa, attraverso il "Padre nostro", non insegna a ripetere delle parole a pappagallo, ma insegna come si deve pregare. Infatti, non dice "dite questo", ma οὕτως οὖν προσεύχεσθε ὑμεῖς, "pregate dunque in questo modo". Che cosa emozionante deve essere stata il vederlo e sentirlo pronunciare quelle parole! Heschel insiste molto sul modo in cui si deve pregare, e afferma che Dio ascolta i gemiti inesprimibili del nostro cuore.
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