Provo a rispondere ad alcune questioni.
come mai una cosa cosi abominevole per la scrittura...non viene affrontata in maniera pratica da Gesù nei vangeli!?
Essendo l'omosessualità condannata dalla Torah, è lecito pensare che tale comandamento fosse stato dato vista la frequenza di tale pratica nel mondo antico. Daminagor ha messo in rilievo questo aspetto. I riti misterici e della fertilità prevedevano pratiche sessuali che riguardavano anche lo stesso sesso. Certe pratiche erano legate a divinità quali Baal e Astarte. L'omosessualità rientra nel peccato di pornèia, tradotto comunemente con fornicazione. I Vangeli non affrontano la questione perché essi sono resoconti che si incentrano sulla figura di Yeshùa, cosa fece e cosa insegnò; invece, negli scritti degli apostoli la condanna è chiara, poiché tali scritti contengono anche insegnamenti dottrinali rivolti ai credenti, che — vivendo in una società dove certe pratiche erano comuni — vengono ammoniti a prendere distanze da esse.
perchè anche la norma riguardante il "non giacere con un uomo come con una donna" non può essere vista come una delle tante norme (umane) figlie del contesto storico dell'epoca? Nello stesso Levitico si dice chiaro che "chi percuote un uomo a morte dovrà essere messo a morte" ma pochi passi più sotto si legge che presero un bestemmiatore e lo lapidarono a morte.
Qui, è ovvio che si parli di percuotere un uomo innocente. Mentre il bestemmiatore viene lapidato (non percosso) perché non è innocente. Dunque, bisogna distinguere le motivazioni dietro certi atti, altrimenti non dovrebbe essere mai messo a morte nessuno, in quanto il comandamento ordina di non uccidere. Anzi, "non assassinare", che è diverso. Le guerre di sterminio devono essere inquadrate all'interno del costume vigente dello chèrem (anatema), pratica diffusa già antecedentemente e comune tra le nazioni teocratiche. Risulta naturale che il comandamento esprima un valore in senso assoluto, non relativo, altrimenti Mosè non avrebbe potuto sterminare popoli (Dt 7:2). Inoltre, noi valutiamo la morte secondo i parametri umani, che non sono quelli di Dio; in Dio la morte non esiste proprio.
Con la rivelazione progressiva, Yeshùa insegna a perdonare il proprio nemico, e a non reagire con violenza alla violenza. Gli apostoli insegnano la stessa cosa. Difficilmente un apostolo si sarebbe lasciato coinvolgere in una guerra in cui avrebbe dovuto uccidere degli uomini.
Ma l'omosessualità resta un abominio, che impedisce l'ingresso nel Regno di Dio: “Non v'illudete; né fornicatori, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio.” (1Cor 6:9-11).
Per quanto mi riguarda, e in base a ciò che insegna la Scrittura, l'omosessualità non è migliore né peggiore della sodomia eterosessuale, anch'essa condannata (in quanto la sodomia non è soltanto concernente il rapporto omosessuale maschile, ma riguarda anche quello eterosessuale e persino i rapporti con gli animali). Stessa cosa vale per l'idolatria. Tutte queste pratiche sono proibite nella Torah e punite severamente, e restano proibite nelle Scritture Greche.
Dunque, il discorso è breve: se sono pratiche in odio a Dio, chi crede in Dio non le pratica.