Interpretazione delle Scritture Ebraiche

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bgaluppi
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

Molto interessante e molto vero, Noiman. Sapessi quanto mi capita, anche all'interno delle sole Scritture Greche! Ed è verissimo che è necessario inciampare, per poter comprendere. In realtà, le cose più importanti che ho compreso (eventualmente trascritte su carta) sono originate sempre da profonde incomprensioni.
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Sostituisco alcuni miei interventi nel passato cancellati con altri piccoli studi sull’interpretazione ebraica delle scritture.

ואתחנן אל יהוה בעת ההוא לאמר אדני יהוה אתה ההלת להראות את עבדך את גדלך ואת ידך החזקה אשר מ אל בשמים ובארץ אשר יעשה כמעשיך וכגבורתך

“E in quel tempo supplicai il Signore dicendo Signore Dio, tu hai cominciato a mostrare al tuo servo la tua grandezza e la tua mano forte , quale altro Dio, infatti , in cielo o in terra può fare opere potenti come te”

(Dvarim- vaethchannan 3/23-24) ( Deuteronomio)
Moshè rivolge una supplica a D-o, che è di più di una preghiera è una :”techinnà” la supplica e questa richiesta non viene esaudita.
La supplica non è una preghiera ma una specie di scorciatoia che prevede che l’esito sia affidato alla “ grazia del Signore” come è scritto in shmot :ותנותי את אשר אחן “ vechanotì et asher achòn” “E grazierò colui che grazierò”.

E proprio nel libro di shmot che secondo la tradizione viene data a Israele l’istruzione su come pregare, questo avviene quando Moshè chiede al Signore di poter vedere la sua Gloria e la risposta è particolare,: “Farò passare dinnanzi a te tutta la mia Bontà” Cercando di evitare ogni antropormismo quale significato celano queste parole, Moshè chiede di vedere la sua Gloria e il Santo gli risponde che gli farà scorrere i suoi attributi di bontà. L’interpretazione che da Rashi è questa:

Farò passare dinnanzi a te- E giunto il momento in cui tu puoi vedere quello che ti consentirò di vedere, perché Io voglio e debbo insegnarti un formulario di preghiera. Quando tu ha bisogno implorare la Mia misericordia per Israele, ricorda a Me i meriti dei loro Padri, perché come ben sai, se sono esauriti i meriti dei Patriarchi, non c’è più speranza. Io, dunque, farò passare tutta la mia bontà dinnanzi a te, mentre tu ti trovi nella grotta” […….] “Proclamerò dinnanzi a te il nome”- Rashi :” Per insegnarti la formula per implorare misericordia anche se fossero esauriti i meriti dei Patriarchi, e nella stessa maniera in cui Mi vedi, cioè avvolto nel” talled” e proclamando i Tredici Attributi Divini. Voleva insegnare ad Israele a fare così e, quando avessero ricordato gli Attributi divini, essi sarebbero stati esauditi, perché la Sua misericordia è inesauribile” (Rashi- Commento all’esodo).

Shalom
Noiman
Ultima modifica di noiman il domenica 2 luglio 2017, 11:27, modificato 2 volte in totale.
stella
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da stella »

GRAZIE NOIMAN :-) ...
tutto la spiegazione e' interessante ,come sempre detto ci trasporti ''mi trasporti'' in una dimensione ''' ;;)

Ma una piccola parte della tua risposta l'ho ''trasportata'' nel mio salotto ...e' li che vorrei approfondire da sola se ci riesco ... ;;)
SHALOM :-)
stella
l,anima mia. ha sete del Dio vivente
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

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Se un uomo che viola lo shabbat : “ trasgredisca lo shabbat uno shabbat per salvare una persona in pericolo, affinché entrambi possano osservare insieme molti shabbatot
La stessa Torah sigilla questo pensiero dove è scritto :
E' osserverete dunque le mie leggi e i miei statuti, attuando i quali l’uomo vivrà con loro”, non è scritto morirà con loro.

Una delle accuse che i gentili fanno agli ebrei è che l’osservanza del precetto uccide il significato del precetto stesso, il rischio che nella estrema attenzione a non infrangere le regole dello shabbat crei un mostro intellettuale che sacrifica ogni cosa, il rigore cieco che rende la vita dell’uomo impossibile.
La Torah stessa che in più occasioni riporta il comandamento se interpretata correttamente riporta nel vero senso l’applicazione della mizvà.
Prendiamo esempio da shmot
ויאמר יהוה אל-משה לאמר:ואתה דבר אל-בני ישראל לאמר אך את-שבתתי תשמרו כי אות הוא ביני וביניכם לדרתיכם לדעת כי אני יהוה מקדשכם.
(שמות- כי תשא )
E parlò il Signore a Moshè dicendo: tu parla ai figli di Israele dicendo: Ma i miei sabati osserverete poiché esso è tra me e voi un segno per le generazioni, per conoscere chi Io sono il Signore santificante

La traduzione è letterale delle parole contenute nel testo ebraico, ma sicuramente trovate disponibile una versione leggermente diversa :
“E l’Eterno parlò ancora a Mosè dicendo:Quanto a te parla ai figlioli di Israele e di’ loro:”Badate bene a osservare i miei sabati, perche il sabato è un segno fra me e voi per tutte le vostre generazioni, affinché conosciate che io so L’Eterno che vi santifica”(Esodo 31/12)
(Luzzi).
Osserva un maestro “Ogni volta che nel testo della Torah ricorre la parolina אך “traducibile come “ma” essa conferisce un valore limitativo alla portata dell’espressione, il versetto citato alluderebbe al fatto che l’obbligo di osservare Shabbat ha delle eccezioni. Una di queste è il caso di pericolo di vita (piqquach nèfesh) in cui siamo autorizzati a sospendere lo Shabbat per salvare la persona a rischio “
Questo è il caso delle partorienti, il passo tratto dallo Shulkan ‘ Arukh dove è scritto:
La donna in procinto di partorire è come un ammalato in pericolo (choleh she-yesh bo sakkanah) e per lei si profana lo Shabbat per garantirle tutto ciò che ha bisogno

shalom
Noiman
Ultima modifica di noiman il domenica 2 luglio 2017, 18:19, modificato 2 volte in totale.
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Paràh Adumàh un studio su impurità e purità.

Il Signore parlò a Moshé e ad Aronne dicendo:
"Questo è lo statuto della legge che il Signore ha comandato. Dì ai figli di Israele che ti prendano una vacca rossa perfetta, che non abbia alcun difetto e sulla quale non sia stato messo giogo… Ciò sia per i vostri figli da osservare per fare dell’acqua purificatrice, è un Chattàt (Bemidbar 19, 1-9).(Numeri)
Il testo originale riporta:
זאת חקת התורה אשר- צוה יהוה לאמר דבר אל-בני ישראל ויקחו אליך פרה אדמה תמימה אשר אין-בה מום אשר לא-עלה עליח על
"Questa è una norma di Torah(legge) che il Signore ordinò dicendo: “parla ai figli di Israele affinché prendano per te un vacca rossa, integra che in essa non c’è macchia e che non le sia salito giogo

Il precetto è cosi misterioso che esso è entra nel gruppo delle mizvòt , i kukim per le quali non esiste una spiegazione razionale .
E’ curioso che questa חקת kukkat entri come norma nella Torah piuttosto che nelle regole dell’impurità.
Rashi interpreta le parole “ lo statuto della legge di Torah” come l’affermazione che sigilla questa mizvà perché proviene direttamente dalla volontà divina e anche se non viene compresa, è legge e applicazione.
L’incomprensione di questa norma ha sollecitato commenti e studi rabbinici per molto tempo e ha ispirato intere generazioni di studiosi, ebrei e non ebrei.
Questa mizvà è assai simile a quello del divieto di mischiare lana con lino e latte con carne.

Un idolatra domandò a rabbi Yochanan ben Zakkai: «Quello che voi fate con la vacca sembrano stregonerie! Voi prendete una vacca, la bruciate, la sminuzzate, prendete la sua cenere e quando uno di voi si rende impuro a causa di un morto, gli spruzzate due o tre gocce e gli dite: sei puro».
Gli domandò a sua volta rabbi Yochanan ben Zakkai: "Non ti è mai capitato che uno spirito maligno si sia impossessato di te?"."No!" rispose l’altro. Gli chiese: "Hai mai visto una persona posseduta da uno spirito maligno?".Gli disse: "Si".Gli domandò ancora: "Voi cosa gli fate?".
Gli rispose: "Si prendono delle radici, le si bruciano, si spruzza contro lo spirito un po’ d’acqua ed esso fugge".
Gli disse: "Che le tue orecchie sentano ciò che la tua bocca ha pronunciato".
Così questo spirito (della persona impura) è impuro come è scritto: eliminerò dalla terra i falsi profeti e ogni spirito impuro (Zaccaria 13, 2); gli si spruzza quindi un po’ di acqua pura ed esso fugge.
Quando l’idolatra uscì, gli dissero gli allievi: "Maestro, lui lo hai liquidato facilmente, ma a noi cosa rispondi?".
Rispose loro: "Non è il morto che rende impuri e non sono le acque che purificano, ma disse D-o: una legge ho stabilito, un decreto ho decretato e tu non hai la facoltà di trasgredire il mio decreto!"
(Bemidbàr Rabà 8).

Una seconda versione :

"Un pagano domandò a Rabban Jochannan: “Queste cose che voi fate sembrano atti di magia! Prendete una vacca, la macellate, la bruciate, la riducete in polvere, poi ne prendete la cenere, e a quello di voi, che si sia reso impuro per aver toccato un morto, spruzzate addosso due o tre gocce di acqua con la cenere della vacca e gli dite: ora sei puro». Gli chiese allora R. Jochanna: «Non hai mai visto nessuno che fosse colto da un'improvvisa pazzia? E che gli fate in questi casi? Il pagano rispose: «Si prendono radici aromatiche, si bruciano e si fa salire il fumo sotto di lui, poi si versa dell'acqua e lo spirito della pazzia fugge via». Disse R. Jochannan: «E le tue orecchie non sentono ciò che la tua bocca dice? Nel nostro caso è lo spirito dell'impurità che fugge via!» Dopo che il pagano se ne andò, i discepoli chiesero al rabbino: «Maestro, lui lo hai mandato via con poco, ma a noi cosa rispondi?». Disse loro: «Per la vostra vita, vi assicuro che il morto non rende impuri, né l'acqua purifica; questa non è altro che una legge del Santo Benedetto, che così ha detto: una legge ho stabilito, e un decreto ho emanato, e a te non è lecito trasgredirli. “ (Pesiktà de-Rav Kahane, Parà; Bemidbar Rabbà 8).

Questo è un racconto stupendo. Il pagano vuole mostrare che anche nella Torah vi sono atti magici esattamente come nel mondo circostante, egli ritiene che il sacrificio della paràh adumàh sia un esorcismo, il rituale destinato a scacciare uno spirito maligno, per il pagano un dato di fatto da non mettere in dubbio.
Quando R. Jochannan gli spiega che l'aspersione delle ceneri della vacca è simile a un esorcismo, il pagano se ne va soddisfatto della spiegazione. Ma ai suoi discepoli R. Jochannàn rivela la sua vera idea e afferma che il rito dell'aspersione delle ceneri della vacca non ha alcun significato al di là di quello di essere, appunto, un rito. Il sacrificio di per se non purifica, quello che purifica è l’intenzione.
fine prima parte
Noiman
Ultima modifica di noiman il domenica 2 luglio 2017, 18:26, modificato 3 volte in totale.
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Gianni
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

(Io, sebbene non commenti, conservo tutte le riflessioni di Noiman. E le pubblico. Perché c’è molto da imparare. L’ultima pubblicazione la trovate qui, a pag. 20: http://www.biblistica.it/wordpress/wp-c ... e-2017.pdf" onclick="window.open(this.href);return false;).
Grazie, Noiman!
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Israel75
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Israel75 »

Grazie fratello Noiman ti seguo con interesse. :-)
Shalom
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

seconda parte

Il morto rende impuri perché così è stabilito dalla normativa giuridica, ma questa impurità non ha alcun potere in quanto tale, l'acqua che purifica ha poteri magici: è una “mitzvà”, in virtù della “mitzvà “ il morto ci rende impuri e l'acqua purifica.
E’ veramente paradossale che questo rituale destinato a rendere puro attraverso le ceneri della parah adumàh mischiate all’acqua rendano puro chi è stato in contatto con un morto, mentre il Cohen che l’asperge rimane impuro.
Ci si può chiedere quali sono i rapporti e le connessioni tra puro e l’impuro e come dall’impuro può scaturire il puro, è più facile purificare l’acqua o renderla impura?
E singolare che per realizzare questa mitzvà chi ne prende parte rimane impuro, andando contro il concetto acquisito che chi si prodiga per raggiungere la purità deve essere puro , o in alternativa crescere nei livelli di purezza attraverso le azioni destinate allo stato di purità.

Perché , “la giovenca rossa “ e nessun altro animale ?
Forse solo perché è veramente difficile trovare un animale che sia perfetto, con il mantello di colore “rosso”?
Rashi conferma che anche solo la presenza di un pelo di un altro colore rendeva la giumenta non adatta, (Sifre Zuta).
Il midrash haggadàh si occupa di indagare gli aspetti narrativi del testo, tratto dal commento all’opera di Rashi è interessante apprendere che la giovenca rossa era :“E’ simile al figlio di una serva che aveva sporcato il palazzo del re. Dissero: ”Venga sua madre e spazzi via gli escrementi !” Qui si dice “venga la giovenca e copra l’espiazione per il peccato del vitello!”. Ora la giovenca è rossa con riferimento a:…..”Anche i vostri peccati fossero rossi come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve”(da Commento al libro dei Numeri di Rashi de Troyes)
Sappiamo che era quasi impossibile, la difficoltà fu tale che questo rituale fu celebrato solo 8 volte in tutta la storia ebraica, le ceneri venivano conservate per molti anni mentre si ricercava un’altra “paràh adumàh”.
Nella preparazione del rito è fondamentale la cenere dell’animale, la regola era che tutte le sue parti dovevano essere bruciate, senza esclusione delle feci. Il sangue dell’animale ucciso doveva essere asperso per sette volte vero l’ingresso della tenda.
Ma solo la cenere dopo un complesso rituale è la destinazione finale.
La parola “cenere “ compare in Bemidbar- Chuccath in 19/9, scritta come אפר è scritto:
”Un uomo puro raccolga la cenere della giovenca rossa” ritroviamo la stessa espressione in 19/17 dove compare עפר “di cenere del sacrificio”(מעפר) , riguardo le norme per l’utilizzo.
In realtà solo אפר è traducibile come cenere, עפר , significa polvere. Le parole hanno un suono simile, se non vocalizzate quasi identico. Quale insegnamento possiamo trarre ?
Il traduttore ha preferito evitare di complicarsi la vita fornendo la stessa traduzione per due parole con significato diverso?

La prima volta che ritroviamo nella Torah la parola עפר è in Bereshit dove leggiamo: יהוה אלהים את האדם עפר מן האדמהייצרו , “Il Signore Dio formò l’uomo di polvere della terra” la polvere è per noi meno della terra, la polvere d’argilla crediamo che fosse “rossa” , le tre lettere che generano questa radice si rianimano e formano un’altra parola אדם “adòm” rosso e il primo uomo è definito come אדם adam.
Le cenere a questo punto diventa polvere per la rinascita che passa dalla impurità e ritorna alle origini, il richiamo tra l’episodio della formazione del primo uomo, poi la degenerazione del vitello d’oro e subito dopo il rito della “parah adumàh” è fortissimo.
Parole, segni e assonanze non sono li poste a caso, i chachamin sapevano questo e ci invitano nello studio di tutti i kukkim.
Noiman
Ultima modifica di noiman il domenica 2 luglio 2017, 18:38, modificato 2 volte in totale.
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Commento al libro di shmòt 12/16 (esodo) Aggiunto il 14 agosto2017

Cosa s’intende con l’espressione “fra le due sere”?

Per gli israeliti il giorno andava da tramonto a tramonto. Perciò il giorno di Pasqua iniziava al tramonto, alla fine del 13° giorno di abib (nissan). L’animale si doveva uccidere “fra le due sere”. (Esodo 12:6) Ci sono opinioni diverse circa l’esatto significato di questa espressione.

Alcune interpretazioni cristiane pongono in modo diverso lo spazio temporale di queste parole con implicazioni importanti su quando gli ebrei di allora o di oggi dovrebbero celebrare la Pasqua ebraica.
Alcuni sono giunti a conclusioni possibiliste che modificano il significato di questa espressione
Cosa intendeva spiegare il redattore del libro di Esodo quando scrisse queste parole oggi così oscure.
Non dobbiamo però dimenticare che quando fu scritto il libro di Shemòt il significato era assolutamente chiaro per chi leggeva il testo originale, queste parole sono state lette o menzionate milioni di volte durante Nissan, pronunciate nelle lunghe notti nel deserto accanto al fuoco e venivano intese nei suoni e nel significato originale, senza necessità di interpreti e speculazioni semantiche.
Siamo noi oggi a essere claudicanti, non gli ebrei che vissero la rivelazione.

Il testo di Esodo 12 è disponibile in traduzione adattata e addomesticata , lo scopo di rendere comprensibile il messaggio fondamentale che introduce l’insegnamento di come e quando inizia la mizvà di osservare la pasqua ebraica.

Moshè certamente non prevedeva che queste parole facessero venire mal di pancia a qualche contemporaneo e forse oggi il Santo avrebbe riscritto il testo pensando a tutti coloro che cavillano sul singolo termine , trascurano il testo nella sua semplicità si perdono nelle secrezioni e confondono il senso della lettura ,non distinguendo neanche il” pesat” il senso letterale semplice , la base portante su cui si può successivamente iniziare a sviluppare altri significati come “daràsh”, “remèz” e “sòd” , il mistero.

Ma per il passo di Shmot 12/6 non è il caso in questione.
Iniziamo dal testo ebraico e poi vediamo cosa riusciamo a tirare fuori analizzando le parole e i significati.
והיה לכם למשמרת עד ארבעה עשר יום לחדש הזה ושחטו אתו כל קהל עדת-ישראל בין הערבים
Le traduzioni disponibili di questo passo sono più o meno quasi tutte simili:
Le più comuni differiscono solo nella traduzione delle parole בין הערבים.


Le traduzioni più comuni riportano:

“Lo terrete di riserva fino al quattordicesimo giorno di questo mese e allora tutta la comunità di Israele insieme lo scannerà nel pomeriggio” , troviamo anche scritto :

Si deve custodire presso di voi fino al quattordicesimo giorno di questo mese e l’intera assemblea d’Israele la dovrà scannare tra le due sere” (in questo caso il soggetto è al femminile)
Ancora :

Lo serberete fino al quattordicesimo giorno di questo mese, e tutta la radunanza d’Israele, congregata, lo immolerà sull’imbrunire”

Lo dovete tenere in serbo fino al quattordicesimo giorno di questo mese, e tutta l’assemblea riunita di Israele lo immolerà tra le due sere

Ora vediamo una traduzione secondo l’effettiva presenza delle parole in ebraico:
e sarà a voi in custodia fino a quattro dieci giorno in questo mese e l’immoleranno in tutta l’assemblea di Israele tra le sere due”.

Chi tradusse il testo sapeva benissimo il significato della espressione” tra le due sere”, ma per evitare complicazioni fu scelto di utilizzare termini quasi sinonimi come , tramonto, imbrunire , pomeriggio.
Dunque per chiarire il vero significato bisogna decifrare il semitismo della espressione בין הערבים , come lo facciamo?

Il proseguo impegna un po’ di mentalità semitica insieme a un po’ di grammatica ebraica , più qualche ulteriore osservazione sul testo originale, per fare questo non occorre nessun erudito, per la parte linguistica è anche solo sufficiente chiedere a qualche boscaiolo israeliano che in questo momento in cui vi scrivo torna a casa da Haifa dopo aver spento qualche incendio sul Carmel
Iniziamo dall’espressione למשמרת “lemismeret” significa sorvegliare , la radice שמר ha un significato molto diverso di custodire come si custodiscono le bistecche in frigorifero, il significato è più impegnativo, sorvegliare anche attraverso il pensiero e l’intenzione, l’offerta deve essere mantenuta adatta , perché è la migliore tra le possibilità, deve essere senza difetto, questo implica che l’animale doveva essere mantenuto puro nella osservanza del precetto, esattamente come per le mazzòt si deve sorvegliare che la farina non lieviti e diventi non adatta a diventare mazzà.

Ora affrontiamo l’espressione בין הערבים, tradotta comunemente “ tra le due sere”. Innanzitutto il termine non è plurale ma duale, nell’ ebraico soprattutto biblico la differenza è importante.
Per capire una parola che ci sembra testualmente difficile occorre principalmente fare due cose, la prima è indagare la sua radice, poi cercare dove altre volte compare la stessa parola o espressione, esaminare il contesto, sforzandosi di non isolarla mai dal senso della frase. Le parole non si citano, si comprendono nel situazione semantica del testo.
La nostra radice è trilettera come lo sono la maggior parte delle radici ebraiche, ערב che significa principalmente “sera” , ma la stessa radice genera anche il termine ערבוביה “irbuvia” che significa “confusione”.

Se non siete mai stati in un deserto non potete comprendere la differenza del tramonto dei climi temperati come in Italia, nel deserto della Giudea quando il sole cala e le ombre si allungano , tutto intorno a voi sembra perdere contorni e definizione, il cielo sembra più alto, è subito è percepibile la differenza di temperatura , persino i suoni sembrano diversi, avete la sensazione che intorno a voi la terra respiri.
Il tramonto era talmente speciale che il pensiero antico lo ha definito attraverso due significati complementari, allora scopriamo che la stessa radice genera anche la parola לעבל “le’arbèl , miscelare e anche להתערבב, “lehit’arbev” mischiarsi , nel binian hitpa’el.

Nel deserto di Erez Israel il tramonto è molto diverso da quello di altri luoghi dal clima temperato, l’aria più rarefatta permette una visone superiore ad altri luoghi , il disco del sole quando cala sembra farsi immenso e quando scompare dietro a una montagna o sul mare verso ma’aràv, occidente le forme e i colori sembrano mischiarsi fino a perdere ogni confine prima di fondersi nel un buio, la comparsa delle stelle è improvvisa perché il cielo è subito nero come la pece e quando c’è luna piena sembra cosi grande da poterla toccare.
Nel mese di nissan questo poteva avvenire verso le 17, 30 circa.
Dunque l’espressione tra le “due sere” è un semitismo che equivale al nostro termine tramonto, crepuscolo che ha la stessa origine.
Questo spazio temporale inizia quando il sole che scompare dietro la terra e termina quando la luce viene sostituita dal buio completo e vi si possono distinguere almeno tre stelle, vi posso garantire che questa fase può durare secondo del luogo e della stagione più o meno circa 30/40 minuti.
Che senso aveva di chiedere al popolo di sacrificare l’agnello in questo spazio temporale ?
E stato così voluto perché questa è l’unica la fase temporale era di una giornata facilmente identificabile da tutti , circoscritta nel tempo , la garanzia che non ci sarebbe stata una uccisione qualsiasi, ma un sacrificio collettivo per tutto il popolo ovunque esso dimorasse.
Dove ritroviamo ancora le stesse parole?, in shmot 29/39 dove è scritto
את הכבש האחד תעשה בבקר ואת הכבש השני תעשה בין הערבים
Offrirai un agnello al mattino, il secondo tra le due sere
Poi in vaykrà 23/5 (levitico).
בחדש הראשון בארבעה עשר לחדש בין הערבים
Il primo mese, al quattordicesimo giorno, tra le due sere sarà la pasqua del Signore”

Ora a questo punto bisogna identificare in quale giorno avviene questo, il testo afferma senza alcun dubbio il 14 di nissan, che inizia subito dopo alla fine del בין הערבים “tra le due sere” del giorno precedente, il 13 di nissan , il punto 0 dove inizia il giorno successivo.

L’agnello veniva immolato alla sera del 14 giorno “tra le due sere”, il tramonto di quel giorno, con le stelle iniziava la notte e veniva poi cotto e consumato nel giorno del 15 di nissan.
Pesàch inizia il 14 nissan e viene celebrato in tutte le comunità ebraiche del mondo in questa sera , ma dopo il tramonto per il calendario ebraico è già il 15 di nissan e quindi , il” seder” , di Pesàch viene di fatto celebrato il 15, anche se per il calendario è ancora 14, solo il sacrificio cadeva nel 14 di nissan, oggi non ci sono più sacrifici, a Pesàch la presenza del korban diviene simbolica con la sola presenza di una zampa di agnello, in certe comunità anche solo una zampa di gallina.
Nonostante questo il passo critico rimane scritto nel libro di Smot e l’espressione tra le due sere è incompiuta , ma il precetto non può essere annullato per l’incapacità dell’uomo di osservarlo, la garanzia rimane che il korban rimane sacrificato nell’immaginario collettivo di Israel sempre e per sempre il 14 di nissan, non prima e non dopo.

Riassumendo nella diaspora , in Italia l’entrata di mo’ed è il 14 di Nissan circa alle ore 18 circa preceduto dal divieto di cibarsi di chametz alle ore 10,50 circa, il primo dei sedarim ” è di fatto celebrato il 15 per il calendario ebraico, un secondo “seder” il 16 il sera.
fine prima parte
Noiman
Ultima modifica di noiman il lunedì 14 agosto 2017, 19:19, modificato 2 volte in totale.
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

seconda parte:
aggiunta 14 agosto 2017).

Per approfondire voglio fare ancora alcune considerazione su Pesàch e il relativo sacrificio
Nel libro di bemidbar nella parashat di Be- ha’alotechà (numeri 9/3) siamo temporalmente nel secondo anno dall’uscita dall’Egitto e di nuovo D-o si rivolge a Moshè :
Nel quattordicesimo di questo mese nel pomeriggio lo farete a suo tempo, secondo tutti i suoi statuti e secondo tutte le sue prescrizioni lo dovete fare”

Il testo ebraico riporta:
כארבעה עשר-יום בחדש הזה בין הערבים תעשו אתו במעדו ככל-חקתיו וככל-משפטיו תעשו אתו

"Nel giorno quattordicesimo, in questo mese tra le due sere farete in una radunanza , , secondo le norme e secondo i giudizi “
Il termine tra le due sere compare ancora una volta e in aggiunta vengono indicate le prescrizioni che regolano il sacrificio rendendolo speciale, l’espressione במועדו “be-mo’adò “ significa nel “suo tempo”, il significato è aggiunto alle parole “tra le due sere”.
Il testo fa alcune ripetizioni prima viene detto a Moshè, poi leggiamo che Moshè trasmette il comando a Israele , infine leggiamo che i figli di Israele eseguono quanto è stato ordinato loro.
E’ scritto che fecero quanto gli era stato detto.

Abbiamo di nuovo le stesse parole, l’espressione “be-mo’adò”assume nel contesto due significati, il primo temporale il secondo è riferito a una festa, l’insegnamento è che l’osservanza del precetto è associato un momento in cui ci si rallegra della liberazione dall’Egitto.
Un noto studioso fa notare che la parola “be-mo’adò” poteva essere facilmente sostituita con " bi-zmannò”, ma no avrebbe avuto il doppio significato.
Noiman
Ultima modifica di noiman il lunedì 14 agosto 2017, 19:23, modificato 3 volte in totale.
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