Non corregge perché non c'è nulla da correggere, si tratta di un'esclamazione di stupore. Nessuna blasfemia a nominare o invocare il nome di Dio. Il terzo comandamento, infatti, non dice "invano" ma "per una falsità":il soggetto della risposta è Yeshùa e quest'ultimo non disse nulla per correggere la presunta blasfemia.
“Non alzerai il nome di Yhvh, Dio tuo, per una falsità”. – Es 20:7.
Praticamente dice che non si deve mentire nominando il nome di Dio. La Bibbia sarebbe piena di blasfemie, se non si potesse invocare il nome di Dio "invano"... Inoltre, Dt 6:13 comanda: “Temerai il Signore, il tuo Dio, lo servirai e giurerai nel suo nome”. Ma non si deve giurare mentendo e usando il nome di Dio: “Non giurerete il falso, usando il mio nome; perché profanereste il nome del vostro Dio” (Lv 19:12); ciò richiama il comandamento. Yeshùa invita i giudei a non giurare alla leggera, “per il cielo” (trono di Dio), “per la terra” (sgabello per i Suoi piedi), “per Gerusalemme” (città del Gran Re) e "per la propria testa", perché giurare alla leggera su qualsiasi di queste cose significa giurare in nome di Dio, poiché Dio possiede tutte queste cose (Gia 5:12).
Non è una risposta, perché non c'è domanda; infatti, è un'esclamazione a sé stante, non preceduta da domanda né seguita da verbo e complemento oggetto. Incompleta e a se stante. Quindi se tu ti trovi in una situazione di stupore estrema perché vedi davanti a te una persona che non ti saresti mai aspettato di rivedere e dici: “mammamia!”, significa che stai rispondendo e che quella persona è tua mamma? Stessa cosa, se resti spaventato (è un po' anche il caso di Tommaso) e dici "Oddio!", significa che la cosa o la persona che ti spaventa è Dio perché ce l'hai davanti?Davanti a lui c'era Yeshùa e non avrebbe avuto senso rispondere a Dio
In 1Re 3:7 e in molti altri casi si usa la stessa espressione, Signore mio Dio, con la differenza che qui Tommaso, non invocando solamente ma esclamando stupore (resta senza parole), esprime un'esclamazione: Signore mio Dio! La concordanza ci mostra che tutti i casi in cui kurios è abbinato a theos è sempre riferito a Dio. Inoltre, mai neppure una sola volta in tutte le Scritture Greche Yeshùa viene chiamato "mio Dio", o associato a Dio; il fatto che per gli ebrei invocare Dio con "Signore mio Dio" fosse molto comune, non lascia dubbi che l'espressione, in questo caso di stupore, sia rivolta a Dio.
Ciò lo si capisce anche dal fatto che mai il Messia è considerato Dio in tutta la Scrittura, e mai Yeshùa equipara se stesso o è equiparato a Dio. Anzi, Yeshùa è il primo di molti fratelli (i credenti) e si sottometterà a Dio dopo che avrà consegnato il Regno. Non esistono casi in cui i discepoli dimostrino di identificare Yeshùa con Dio; anzi, quando lui chiede loro "chi credete che io sia", Pietro non risponde "Dio", ma "il Cristo", "il Messia", "il figlio di Dio", ossia il re di Israele.