Lella cara, in crociera ti ho pensato: c’era un nutrito gruppo di croceristi provenienti da Nettuno; è stato bello ricordare con loro i luoghi che tanto ho amato nella mia infanzia.
Ora veniamo alle tue obiezioni. Vediamole.
Dici che non sta scritto da nessuna parte che i discepoli di Yeshùa non sono sotto i Comandamenti? Leggi qui: “Questo è l'amore di Dio:
che osserviamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi”. - 1Gv 5:3.
Dici che non sta scritto da nessuna parte che i discepoli osservavano il sabato? Considera quanto segue.
Dopo tre interi giorni che Yeshùa era morto, all’albeggiare del primo giorno della settimana (per noi la domenica), alcune sue discepole si recarono alla sua tomba. Il racconto dice: “Il sabato, naturalmente, si riposarono secondo il comandamento. Il primo giorno della settimana, andarono molto presto alla tomba” (Lc 23:56;24:1). Chi scrive è Luca, un gentile (Col 4:10,11,14), e scrive queste cose verso il 56-58 della nostra èra, ovvero dopo più di venticinque anni dopo la morte di Yeshùa. Non dovrebbe preoccuparsi di giustificare il riposo sabatico magari spiegando che ai quei tempi ancora vigeva, se questo non fosse stato più praticato? Non solo non lo fa, ma si preoccupa di specificare che le donne ubbidirono “secondo il comandamento”. Si noti però il suo commento: “Naturalmente, si riposarono secondo il comandamento”.
Durante il terzo viaggio di Paolo (siamo ben oltre il 50 della nostra èra), poco più di due decenni dopo la morte di Yeshùa, Paolo rispetta il sabato con altri discepoli gentili. Vediamo l’episodio. Luca narra: “Il primo giorno della settimana [la nostra domenica], quando eravamo radunati per prendere un pasto, Paolo discorreva con loro [con i discepoli di Troas, una città portuale dell’Asia Minore, l’attuale Turchia], poiché sarebbe partito il giorno seguente; e prolungò il suo discorso fino a mezzanotte. E c’erano parecchie lampade” (At 20:7,8). Il “prendere un pasto” si riferiva alla cena (pasto serale), dato che Luca specifica che “c’erano parecchie lampade”; oltretutto dice che Paolo “prolungò il suo discorso fino a mezzanotte”. Era quindi sera, dopo il tramonto. Va ricordato che per gli ebrei il giorno terminava al tramonto e dopo il tramonto ne iniziava uno nuovo. Luca specifica che era “il primo giorno della settimana”. Era quindi appena trascorso il sabato quando si misero a tavola e c’erano molte lampade. Paolo parlava con i fratelli di Troas e si dilungò fino a mezzanotte. Ora vediamo cosa fecero i compagni di Paolo mentre lui si attardava a Troas: “Ora noi [Luca, che scrive, e altri compagni di Paolo], andati avanti sulla nave, salpammo per Asso, dove intendevamo prendere a bordo Paolo, poiché, dopo aver dato istruzioni in tal senso, egli stesso intendeva andare a piedi” (At 20:13). In pratica accadde questo: Paolo e i suoi compagni trascorsero il sabato con i credenti di Troas. Poi la sera, terminato il settimo giorno (sabato) e iniziato ormai il primo (nostra domenica, per loro giorno feriale e lavorativo), si misero a tavola e pranzarono e poi, secondo le istruzioni di Paolo, i suoi compagni partirono per nave alla volta di Asso e lui si trattenne a Troas per raggiungerli poi a piedi ad Asso. Tutti, di sabato, si erano fermati per il riposo.
Altri riferimenti all’osservanza del sabato:
“Essi [Paolo e i suoi compagni], entrati nella sinagoga in giorno di sabato, si misero a sedere. […] Or quando uscivano, la gente supplicava di parlare loro di queste cose il sabato seguente. […] Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per udire la parola”. - At 13:14, 42,44.
“Il giorno di sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove pensavamo ci fosse un luogo di preghiera”. - At 16:13.
Dopo essere giunto a Corinto, Paolo conosce Aquila e Priscilla, sua moglie. “E andò da loro e siccome erano dello stesso mestiere restò nella casa, e lavoravano, […], comunque, ogni sabato pronunciava un discorso nella sinagoga”. - At 18:2-4.
“Secondo la sua abitudine, Paolo entrò da loro e per tre sabati ragionò con loro dalla Scritture”. - At 17:2.
Tutta la chiesa di Yeshùa osservò sempre la Legge. Come poteva essere diversamente? Parlando di sé e di Dio, Yeshùa disse che “il Figlio non può da se stesso fare cosa alcuna, se non la vede fare dal Padre; perché le cose che il Padre fa, anche il Figlio le fa ugualmente” (Gv 5:19). L’atteggiamento di Yeshùa verso la Legge di Dio (che i suoi discepoli devono imitare) era quindi quello stesso di Dio. E “il Signore si è compiaciuto, per amore della sua giustizia, di rendere la sua legge grande e magnifica”. - Is 42:21.
Se per te la profezia ha valore, leggi qui: “Lo straniero che si è unito al Signore non dica: ‘Certo, il Signore mi escluderà dal suo popolo!’” (Is 56:3); “Anche gli stranieri che si saranno uniti al Signore per servirlo, per amare il nome del Signore, per essere suoi servi, tutti quelli che osserveranno il sabato astenendosi dal profanarlo e si atterranno al mio patto, io li condurrò sul mio monte santo e li rallegrerò nella mia casa di preghiera; i loro olocausti e i loro sacrifici saranno graditi sul mio altare, perché la mia casa sarà chiamata una casa di preghiera per tutti i popoli” (Is 56:6,7). Tutto questo accade ora, perché il versetto 1 di Is 56 afferma: “La mia salvezza sta per venire e la mia giustizia per essere rivelata.” E Paolo dice: “Ecco, ora è il giorno della salvezza”. - 2Cor 6:2.
Se hai altri passi da esaminare, Lella, presentali. Ma,
ti prego, uno solo per volta. Vedi, infatti, come ho dovuto scrivere lungamente per trattare diverse cose insieme. Grazie.