Re: Confidenziale
Inviato: martedì 11 aprile 2023, 23:31
A parte le ricorrenze e i ricordi, credo che ci si ferma solo agli eventi. L'agnello è anche un simbolo ben preciso: rappresenta l'innocenza e la purezza. Benchè facesse parte del rituale espiatorio ebraico, nelle scritture lo ritroviamo la prima volta come sacrificio "eccellente" nella storia di Caino e Abele, reale o allegorica che sia. In ogni caso l'agnello è soprattutto un simbolo, oltre un animale sacrificale. I sacrifici, nell'antichità, erano praticati da tutte le popolazioni..ahimè non solo animali. Essi spesso venivano fatti per placare l'ira degli dèi, per ringraziamento, per chiedere favori, ecc.. Gli Ittiti nel II millennio a.E.V. immolavano l’agnello ogni qual volta necessitavano di una grazia o invocassero il perdono della divinità.Altri popoli nomadi sacrificavano l’agnello in corrispondenza della primavera per allontanare i cattivi spiriti e avere un buon raccolto.
Il testo biblico menziona varie occasioni dove è protagonista l'agnello: nella storia di Abramo ed Isacco (ariete/montone); con Mosè e la liberazione del popolo ebraico dall'Egitto, quindi nei rituali designati ed infine con Yeshùa.
La storia dell'uscita dall'Egitto non è solo una ricorrenza, un ricordo che riguarda solo il popolo ebraico. Nella realtà si, ma allegoricamente non solo. La liberazione (il passaggio) avviene esattamente all'inizio di primavera, la stagione della prosperità, nel periodo dell'equinozio, nel mese delle giovani spighe (Abib), delle primizie del raccolto. La primavera rappresenta la fine del freddo inverno (buio) e l'avvento della stagione luminosa e tra l'altro verso metà mese si ha la luna piena (massimo splendore della Luna). Abib poi viene chiamato Nisàn, dal nome babilonese in corrispondenza della costellazione dell'Ariete (coincidenza). La schiavitù può essere accostata alla condizione di morte e la liberazione alla condizione di vita. Queste sono anche tutte allegorìe, un senso riposto e allusivo.
Yeshùa rappresenta anche un taglio di ere, un compimento nella precedente. Pochi decenni dopo la sua passione, avviene la distruzione del Tempio e volente o nolente questo evento rappresenta la fine dei sacrifici nel tempio. Yeshùa rappresentò l'agnello sacrificale. Non più sacrifici, ma preghiere, pentimento, ritorno alla giustizia per ricevere il perdono, concetti già erano presenti nelle scritture. Per esempio, in periodi in cui non vi era il tempio, la Bibbia indica la preghiera ed il pentimento come mezzi di espiazione, anche in assenza di culti sacrificali, es. (1Re 8:46-50), (Osea 3:4;14:2).
I sacrifici descritti nella Bibbia, servono all’uomo. Benchè ordinati da Dio, i sacrifici erano considerati uno strumento per permettere all’uomo di raggiungere uno determinato stato interiore, la giusta predisposizione alla rinuncia ed alla comunione con Dio, ma occorreva comunque il ravvedimento ed il ritorno alla giustizia ((2Cronache 7:14); (Geremia 36:3); (Isaia 55:7)…
Anche se non si è ebrei, si ha comunque il significato allegorico e spirituale del passaggio dal buio alla luce, dalla morte alla vita... e ciò rappresenta il percorso interiore dell'essere umano. La legalità, la ritualità materiale senza tutto il resto, credo non servano a nulla.
Il testo biblico menziona varie occasioni dove è protagonista l'agnello: nella storia di Abramo ed Isacco (ariete/montone); con Mosè e la liberazione del popolo ebraico dall'Egitto, quindi nei rituali designati ed infine con Yeshùa.
La storia dell'uscita dall'Egitto non è solo una ricorrenza, un ricordo che riguarda solo il popolo ebraico. Nella realtà si, ma allegoricamente non solo. La liberazione (il passaggio) avviene esattamente all'inizio di primavera, la stagione della prosperità, nel periodo dell'equinozio, nel mese delle giovani spighe (Abib), delle primizie del raccolto. La primavera rappresenta la fine del freddo inverno (buio) e l'avvento della stagione luminosa e tra l'altro verso metà mese si ha la luna piena (massimo splendore della Luna). Abib poi viene chiamato Nisàn, dal nome babilonese in corrispondenza della costellazione dell'Ariete (coincidenza). La schiavitù può essere accostata alla condizione di morte e la liberazione alla condizione di vita. Queste sono anche tutte allegorìe, un senso riposto e allusivo.
Yeshùa rappresenta anche un taglio di ere, un compimento nella precedente. Pochi decenni dopo la sua passione, avviene la distruzione del Tempio e volente o nolente questo evento rappresenta la fine dei sacrifici nel tempio. Yeshùa rappresentò l'agnello sacrificale. Non più sacrifici, ma preghiere, pentimento, ritorno alla giustizia per ricevere il perdono, concetti già erano presenti nelle scritture. Per esempio, in periodi in cui non vi era il tempio, la Bibbia indica la preghiera ed il pentimento come mezzi di espiazione, anche in assenza di culti sacrificali, es. (1Re 8:46-50), (Osea 3:4;14:2).
I sacrifici descritti nella Bibbia, servono all’uomo. Benchè ordinati da Dio, i sacrifici erano considerati uno strumento per permettere all’uomo di raggiungere uno determinato stato interiore, la giusta predisposizione alla rinuncia ed alla comunione con Dio, ma occorreva comunque il ravvedimento ed il ritorno alla giustizia ((2Cronache 7:14); (Geremia 36:3); (Isaia 55:7)…
Anche se non si è ebrei, si ha comunque il significato allegorico e spirituale del passaggio dal buio alla luce, dalla morte alla vita... e ciò rappresenta il percorso interiore dell'essere umano. La legalità, la ritualità materiale senza tutto il resto, credo non servano a nulla.