Re: Confidenziale
Inviato: domenica 2 settembre 2018, 3:26
Sono toccanti e molto umane le vostre considerazioni sulla preghiera e sulla non preghiera. Ci dicono la nostra miseria e nel contempo ci mostrano che Dio non abbandona i suoi.
Riflettendoci ulteriormente mi è tornata alla mente un’esperienza che il grande pensatore ebraico A. J. Heschel racconta in una nota autobiografica. Egli si trovava in Germania, dove era andato a studiare filosofia per cercare le ragioni della fede. Una sera, racconta, era preso da tanti pensieri e non era nella disposizione di pregare; poi si accorse che il sole stava per tramontare e che si stava dimenticato di pregare. Quella presa di coscienza fu molto significativa.
Questo episodio mi fa venire in mente i vari e non pochi “devi” che Dio rivolge a Israele nella Bibbia. In questo terzo millennio, settimo per gli ebrei, l’uomo moderno non sopporta i “devi” perché li sente come un’imposizione. Già da bambini non si sopportano i “devi” dei genitori. Eppure, a rifletterci, quanto amore dietro i vari “devi mangiare” e “devi dormire” o simili.
I “devi” di Dio sono una grande salvaguardia. Personalmente considero i momenti di preghiera come degli appuntamenti con l’Altissimo. Quando l’ora dell’incontro si avvicina il cuore si emoziona nella consapevolezza di rendersi conto di fronte a Chi siamo.
Abbiamo orari stabiliti per mangiare, per dormire e per alzarci, per cento faccende quotidiane. E non dovremmo averne per i più importanti e sacri appuntamenti con Colui da cui dipende il mondo e noi stessi?
A volte, è vero, non siamo nella disposizione giusta. Accade allora una cosa meravigliosa. Paolo la spiega magnificamente in Rm 8:26,27: “Lo Spirito viene in aiuto della nostra debolezza, perché noi non sappiamo neppure come dobbiamo pregare, mentre lo Spirito stesso prega Dio per noi con sospiri che non si possono spiegare a parole. E Dio, che conosce i nostri cuori, conosce anche le intenzioni dello Spirito che prega per i credenti come Dio desidera”. – TILC.
In quei momenti è come, dice Paolo, se Dio accogliesse le preghiere che Gli rivolgeremmo se fossimo in grado pregare; è come se Dio usasse il suo santo spirito per interpretare le intenzioni che non riusciamo ad esprimere.
È, se vogliamo, come una mamma che vede il figlio imbronciato e passa oltre leggendo nel suo cuore e mostrando benevolenza.
Riflettendoci ulteriormente mi è tornata alla mente un’esperienza che il grande pensatore ebraico A. J. Heschel racconta in una nota autobiografica. Egli si trovava in Germania, dove era andato a studiare filosofia per cercare le ragioni della fede. Una sera, racconta, era preso da tanti pensieri e non era nella disposizione di pregare; poi si accorse che il sole stava per tramontare e che si stava dimenticato di pregare. Quella presa di coscienza fu molto significativa.
Questo episodio mi fa venire in mente i vari e non pochi “devi” che Dio rivolge a Israele nella Bibbia. In questo terzo millennio, settimo per gli ebrei, l’uomo moderno non sopporta i “devi” perché li sente come un’imposizione. Già da bambini non si sopportano i “devi” dei genitori. Eppure, a rifletterci, quanto amore dietro i vari “devi mangiare” e “devi dormire” o simili.
I “devi” di Dio sono una grande salvaguardia. Personalmente considero i momenti di preghiera come degli appuntamenti con l’Altissimo. Quando l’ora dell’incontro si avvicina il cuore si emoziona nella consapevolezza di rendersi conto di fronte a Chi siamo.
Abbiamo orari stabiliti per mangiare, per dormire e per alzarci, per cento faccende quotidiane. E non dovremmo averne per i più importanti e sacri appuntamenti con Colui da cui dipende il mondo e noi stessi?
A volte, è vero, non siamo nella disposizione giusta. Accade allora una cosa meravigliosa. Paolo la spiega magnificamente in Rm 8:26,27: “Lo Spirito viene in aiuto della nostra debolezza, perché noi non sappiamo neppure come dobbiamo pregare, mentre lo Spirito stesso prega Dio per noi con sospiri che non si possono spiegare a parole. E Dio, che conosce i nostri cuori, conosce anche le intenzioni dello Spirito che prega per i credenti come Dio desidera”. – TILC.
In quei momenti è come, dice Paolo, se Dio accogliesse le preghiere che Gli rivolgeremmo se fossimo in grado pregare; è come se Dio usasse il suo santo spirito per interpretare le intenzioni che non riusciamo ad esprimere.
È, se vogliamo, come una mamma che vede il figlio imbronciato e passa oltre leggendo nel suo cuore e mostrando benevolenza.