Re: Confidenziale
Inviato: venerdì 24 agosto 2018, 12:16
Certo, ma la Casa di Israele, proprio perché è dispersa, non è più identificabile. Per questo era necessario aprire alla totalità degli stranieri, in tutto il mondo. Naturalmente, entrano quelli che vogliono entrare, perché il messia li chiama. Un pagano che venera altri dèi o uno che non venera nulla che non accetta il messaggio del Vangelo, non è una pecora, perché non riconosce la voce del pastore. Ma era necessario che il Vangelo fosse predicato a tutte le genti, per assicurarsi che entrassero tutte le pecore perdute.
“Un indurimento si è prodotto in una parte d'Israele, finché non sia entrata la totalità degli stranieri; e tutto Israele sarà salvato” - Rm 11:25-26
La parte di Israele indurita è la Casa di Israele, ora dispersa tra gli stranieri e non più identificabile; è necessario che il Vangelo sia predicato “a tutte le genti”, alla “totalità degli stranieri”, perché (καὶ οὕτως, “e così”) tutto Israele sia salvato, ossia la Casa di Giuda (che è ancora popolo di Dio) e la Casa di Israele (che non era più popolo di Dio).
Per cui, per rispondere a Stella più brevemente, se gli stranieri che credono nel messia rappresentano la Casa di Israele che viene innestata di nuovo in Israele, il popolo di Dio, è ovvio che devono obbedire alla legge di Israele a cui obbedì anche Yeshùa, che è solo una: la Torah. Yeshùa non era legalista, ma ciò non significa che non obbedisse alla Torah. Il legalismo era proprio dei farisei, che con i loro molti precetti (takanot, "riforme") avevano riformato la Torah (queste erano le accuse mosse da Yeshùa nei loro confronti). Yeshùa non obbediva a quelle riforme, ma ciò non significa che non obbedisse alla Torah. Infatti, dopo aver guarito un lebbroso, gli dice: “va', mostrati al sacerdote e fa' l'offerta che Mosè ha prescritto” (Mt 8:4).
“Un indurimento si è prodotto in una parte d'Israele, finché non sia entrata la totalità degli stranieri; e tutto Israele sarà salvato” - Rm 11:25-26
La parte di Israele indurita è la Casa di Israele, ora dispersa tra gli stranieri e non più identificabile; è necessario che il Vangelo sia predicato “a tutte le genti”, alla “totalità degli stranieri”, perché (καὶ οὕτως, “e così”) tutto Israele sia salvato, ossia la Casa di Giuda (che è ancora popolo di Dio) e la Casa di Israele (che non era più popolo di Dio).
Per cui, per rispondere a Stella più brevemente, se gli stranieri che credono nel messia rappresentano la Casa di Israele che viene innestata di nuovo in Israele, il popolo di Dio, è ovvio che devono obbedire alla legge di Israele a cui obbedì anche Yeshùa, che è solo una: la Torah. Yeshùa non era legalista, ma ciò non significa che non obbedisse alla Torah. Il legalismo era proprio dei farisei, che con i loro molti precetti (takanot, "riforme") avevano riformato la Torah (queste erano le accuse mosse da Yeshùa nei loro confronti). Yeshùa non obbediva a quelle riforme, ma ciò non significa che non obbedisse alla Torah. Infatti, dopo aver guarito un lebbroso, gli dice: “va', mostrati al sacerdote e fa' l'offerta che Mosè ha prescritto” (Mt 8:4).