Approccio e visione "emica" ed "etica"

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AEnim

Approccio e visione "emica" ed "etica"

Messaggio da AEnim »

La macrodistinzione nota fra gli antropologi è quella fra il punto di vista chiamato emico e il punto di vista chiamato etico.

Mentre il punto di vista emico tratta una visione dall'interno di una particolare tradizione e spiega i fenomeni antropici, religiosi, filosofici, etc. per mezzo della lente interna, la visione etica tratta tali tradizioni con una distanza di sicurezza che permette di effettuare un'analisi il più possibile oggettiva e storica intorno allo sviluppo di idee, fenomeni religiosi, culturali, antropici, etc. sviluppatisi nei secoli.

Per fare un esempio concreto:
mentre secondo diverse visioni emiche le dottrine religiose non sarebbero soggette a trasformazioni temporali e sarebbero da considerare come qualcosa di eterno, intangibile, immutabile, dando vita ad un approccio cosiddetto sincronico, secondo la visione etica invece è possibile - non senza difficoltà - tracciare una linea storico evolutiva in grado di affrontare questi temi in maniera - diciamo - meno romantica e più scientifica, senza per questo perdere o far perdere la passione per tali discipline, poichè, come recita un adagio tantrico indiano: naaraktò naaran jayéte, colui che è privo di passione non può appassionare.

Adottare una visione etica non vieta di impreziosire ed arricchire tale approccio per mezzo dei punti di vista emici, ed adottare una visione emica non vieta la consapevolezza dell'altra.



Fin qui un giovane indologo in un video da cui ho estrapolato.

Per mio conto la visione emica è necessaria per comprendere ed è necessario saperla apprezzare, poichè essa contiene alcuni particolari sentimenti che costituiscono le radici, che non si possono e devono recidere. La visione emica quindi comprende quelli che vengono chiamati 'miti', che in tal contesto è tutto trannè che un termine con valenze negative, poichè sono un veicolo comunicativo intergenerazione di, appunto, sentimenti.

Evidentemente, e proprio per questo motivo, chi adotta visione emica dall'esterno non potrà mai essere - diciamo - alla pari, di chi la possiede dall'interno che solo realmente la può padroneggiare.
E' chiaro il primo non salterà mai completamente dentro pur potendosi avvicinare molto e il secondo non salterà mai completamente fuori pur potendo riuscire a vederesi e guardarsi in qualche modo un po' più dall'esterno.

E siccome non è per niente facile assumere per la massima comprensione la visione emica, la quale custodisce e restituisce molti significati importanti, cioè rende significativa quella particolare tradizione, il primo ha per forza di cose sempre bisogno del secondo.
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Marcelle
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Re: Approccio e visione "emica" ed "etica"

Messaggio da Marcelle »

AEnim ha scritto: martedì 30 maggio 2023, 18:44

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Per mio conto la visione emica è necessaria per comprendere ed è necessario saperla apprezzare, poichè essa contiene alcuni particolari sentimenti che costituiscono le radici, che non si possono e devono recidere. La visione emica quindi comprende quelli che vengono chiamati 'miti', che in tal contesto è tutto trannè che un termine con valenze negative, poichè sono un veicolo comunicativo intergenerazione di, appunto, sentimenti.

Lo appuntava relativamente alla storia dell'Israele antico, anche J.Alberto Soggin, in "Israele in epoca biblica, Istituzioni, feste, cerimonie, rituali". Il richiamo alle origini "pure" è frequente nella storia dei popoli, e alla sua base vi è qualcosa di molto simile al mito dell'età dell'oro, situata nella preistoria o in una storia remota (i cui dettagli non sono ovviamente criticamente ricostruibili) che nella Bibbia è seguita da una progressiva decadenza dell'umanità intera (Caino e Abele,il peccato dell'epoca del Diluvio, la torre di Babele...)
e di Israele.
Allo stato attuale delle ricerche i racconti dei patriarchi, dell'esodo e dell'insediamento in Canaan, vengano equiparati a delle ricostruzioni ideologiche, dove tuttavia il termine "ideologico" va inteso in forma neutra, dunque senza implicare critica o lode.


Evidentemente, e proprio per questo motivo, chi adotta visione emica dall'esterno non potrà mai essere - diciamo - alla pari, di chi la possiede dall'interno che solo realmente la può padroneggiare.
E' chiaro il primo non salterà mai completamente dentro pur potendosi avvicinare molto e il secondo non salterà mai completamente fuori pur potendo riuscire a vederesi e guardarsi in qualche modo un po' più dall'esterno.
In quest'ultimo caso, penso agli accademici ebrei (anche ortodossi che vivono pienamente la loro cultura religiosa di riferimento) impegnati nella ricerca (letteratura rabbinica, storia dell'Israele antico, orgine del monoteismo ebraico ect). Visione emica ed etica vanno di pari passo.
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