risposta a besàseà

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Gianni
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Re: risposta a besàseà

Messaggio da Gianni »

La solita sfilza dei soliti versetti, senza mai poter entrare in dettaglio.

Che i cattolici siano idolatri è una realtà.
L'agnostico
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Re: risposta a besàseà

Messaggio da L'agnostico »

Ma i cattolici adorano anche la statua (idolatria) di Gesù Cristo (idolatria).
Adorare un uomo è la peggiore delle idolatrie, ancora peggio della sua statua.
Besàseà perdonami...ma vorrei capire qual è la differenza tra ritenere sacro un uomo o una statua...e ritenere sacro un muro o un libro?

Stiamo parlando di idolatria?
Allora tutto ciò che è opera umana non può essere associata a Dio nemmeno la Bibbia stessa ne il muro ,al pari delle statue dei cattolici, dove gli ebrei si ritrovano a pregare
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emiliano
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Re: risposta a besàseà

Messaggio da emiliano »

Bhe è un dato di fatto. Tra i cattolici ormai Colui il Cui Nome sia benedetto sembra solamente un ricordo troppo lontano e quasi dimenticato se non ricordato come qualcosa da dover menzionare per imposta tradizione nelle omelie eucarastiche della domenica. Sostituito da figure che poco hanno da intercedere se si comprende già solo quale sia la condizione umana del morire descritta nelle Scritture. Onorare? Io vedo solo gente chiedere grazie a padre Pio e vari, inginocchiarsi davanti statue implorando buona fortuna(vedi Spinoza) e inneggiare alla salvezza che sembra possa arrivare..in un modo o nell'altro..solo da quella che nel medioevo fu definita madonna(senti Radio Maria).
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emiliano
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Re: risposta a besàseà

Messaggio da emiliano »

E mi permetto di dire..forse sbagliando..che il piegarsi davanti al muro che citi è segno di venerazione in direzione di quello che è ancora il luogo più vicino a quello che fu il luogo di manifestazione divina. Chi prega davanti al muro va ben oltre il muro..onora il Signore e non gli basta una statua di gesso piazzata in direzione del nulla.
Il SIGNORE è il mio pastore: nulla mi manca.
L'agnostico
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Re: risposta a besàseà

Messaggio da L'agnostico »

Chi prega davanti al muro va ben oltre il muro..onora il Signore e non gli basta una statua di gesso piazzata in direzione del nulla.
Emiliano io continuo a non vedere la differenza tra onorare il Signore cioè Dio davanti un muro o una statua o qualsiasi altro oggetto...se è idolatria fare ciò di fronte una statua lo è farlo di fronte qualsiasi altra cosa..
Inoltre ti chiedo dove è scritto nella Bibbia che per onorare Dio bisogna venerare un muro?

Io vedo solo gente chiedere grazie a padre Pio
Quindi se qualcuno ha ricevuto un qualsiasi "miracolo" da padre pio è un fesso se prega e ringrazia rispetto a chi si mette davanti a un muro a pregare e lasciare biglietti credendo così si realizzino le proprie preghiere?
L'agnostico
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Re: risposta a besàseà

Messaggio da L'agnostico »

Scusami emiliano, perché! chi prega davanti un santo, la preghiera non è indirizzata sempre a Dio? Il santo intercede per Dio, non per zeus.
Non era Mosè che parlava con Dio e intercedeva per il popolo di Israele? 
Tiger concordo sulla tua osservazione...
Ma vorrei aggiungere che tra l altro stiamo parlando di Mosè un uomo che storicamente è molto probabile che non sia nemmeno mai esistito...
Quindi non capisco da parte degli ebrei e altre confessioni cristiane questo astio verso i cattolici
noiman
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Re: risposta a besàseà

Messaggio da noiman »

Magari Besasea a quest’ora dorme, io sono ancora sveglio, colpa del mare mosso.

Spiegateci voi i simbolismi e come immaginate D-o, ;) senza essere banali, aspetto ancora la vostra risposta alla magnifica affermazione: “
Si deduce anche che Gesù non è ebreo ma figlio di Dio, ed essendo che Dio non è ebreo quindi Gesù essendo suo figlio non è ebreo”
Tiger :-O

scrivete
Uno studio attento (non certo uno studio letterale, la lettera uccide) della Bibbia, carpirà i simboli reconditi del messaggio che realmente vuole trasmettere per la salvezza, cioè il rientro in Eden.
Tiger


Trovo ottimo gli accostamenti: “letterale” con “lettera morta “ e la lettera uccide !
Rientro in Eden ? Dove pescate queste cose! :)) :)) :)) :))

Senza rancore Tiger&, hai ancora qualche speranza

Matchil bi-gnut u-msayyem be-shevach”Si cominciano le cose deplorevoli e si finisce con quelle lodevoli” (Misnàh).
Noiman
noiman
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Re: risposta a besàseà

Messaggio da noiman »

Shalom Tiger, :YMHUG: pace per tutti noi, in questo momento non dobbiamo scontrarci, condividiamo le stesse esperienze e rivelazioni, D-o non è ebreo ne cristiano ma è il D-o di tutti coloro che lo ricercano e studiano attraverso quello che sanno e possono comprendere , nessun rancore e polemica, non voglio più polemizzare con te e con nessuno in questa “casa di studio”, chiudiamo con questa cartella e rinfranchiamoci con una preghiera per questo mondo infranto.
Ciao Tiger
Noiman
amos74
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Re: risposta a besàseà

Messaggio da amos74 »

Ciao a tutti,

Ho dato un’occhiata a questa discussione, e vorrei esprimere alcune mie riflessioni.

Devo dire innanzitutto di essere molto dispiaciuto nel vedere che il dibattito si sia ad un certo punto indirizzato verso una polemica violenta e piena di reciproche accuse: io credo che tutti noi dovremmo cercare di esporre le nostre idee cercando anche di comprendere quelle altrui, senza naturalmente rinunciare alla propria identità di pensiero, ma evitando il più possibile posizioni assolutistiche e che rifiutino il dialogo.
Personalmente, come è noto a chi abbia letto i miei interventi sul forum, sono un noachide profondamente legato al Tanakh ed alla tradizione dei Rabbanim d’Israel, e considero Yeshua ha Notzri un grande maestro ebreo, il cui insegnamento a mio parere esalta l’aspetto filantropico, umanitario ed universale della Torà.
Vedo in Gesù un uomo a tutti gli effetti, e non credo che sia il Messia di cui parlano le Scritture, semplicemente perché non ritengo che alla sua venuta si siano verificati quegli eventi che i Profeti hanno enunciato accadranno all'arrivo dell’Era Messianica. Penso tuttavia che il Nazareno, pur non essendo “il” Messia, sia “un” messia, in quanto grazie al suo insegnamento, alla sua condotta di vita ed al suo martirio le sterminate masse del mondo greco-romano sono venute alla conoscenza (che ritengo in parte deformata ma non per responsabilità di Gesù) di HaShem e dei Suoi comandamenti ed insegnamenti, evento che non considero frutto del caso ma scaturente da un preciso progetto elaborato dall’Onnipotente. Ho il massimo rispetto per coloro che vedono in Gesù l’incarnazione di HaShem ed in generale, pur non rinunciando alle mie idee, ho rapporti di affetto e stima con persone di ogni genere dal punto di vista religioso: cattolici, cristiano-ortodossi, evangelici, ebrei, islamici, induisti, agnostici, atei…Su un punto sono totalmente d’accordo: l’Onnipotente non è ebreo,cristiano,musulmano , indù…. Il Creatore è al di sopra di tutto ciò, Egli è il Potere Supremo che regna su tutta l’umanità e su tutto l’universo.

Scusatemi per la pedante premessa, ma era necessaria. Vengo al nodo centrale della discussione: la questione se il culto trinitario ed i rituali devozionali (con correlato uso di statue ed immagini cultuali) verso Maria, gli angeli ed i santi costituiscano o meno idolatria. Ora, sviluppo le mie argomentazioni su un piano afferente al mero studio, perché sine dubio gli amici cattolici non hanno bisogno, sotto l’aspetto fideistico e pratico, delle mie riflessioni sul tema: essi vanno per la loro strada ed è giusto che sia così, perché è pienamente legittimo che facciano ciò in cui credono, senza bisogno che qualcuno dia un “nulla-osta” alla loro fede ed alle loro pratiche.Intendo quindi solo dare un contributo al dibattito, che spero sia fruttuoso.

Sono del parere che il culto trinitario sia erroneo perché in contrasto con quanto insegnato da Deuteronomio 6,4:

“Ascolta, o Israel: HaShem è il nostro Signore Supremo: HaShem è uno”.

Tuttavia, non considero affatto il culto trinitario idolatrico, e questo per una semplice ragione: il trinitario non intende adorare tre dèi ma l’unico Potere Supremo, HaShem, che egli però ritiene abbia una “sostanza” comune alle tre “persone” del Padre, Figlio e Spirito Santo:una concezione che, ripeto, io considero in conflitto il principio dell’unità di HaShem presente in Deuteronomio 6:4, ma non in contrasto con quello che ritengo essere il precetto architrave del divieto toraitico e noachide contro l'idolatria, ed esattamente

Esodo 20,3:
“Non riconoscerai altri poteri (letteralmente "non avrai altri elohim") al Mio cospetto”

Il trinitario non crede affatto che esistano poteri autonomi dalla assoluta signoria dell’Altissimo, ma è convinto che Quest’Ultimo si “articoli” in tre “persone” :io non vedo alcuna idolatria in ciò, ma soltanto un errore di natura teologica, in base al predetto passo di Deuteronomio 6:4.Quando il trinitario adora “Nostro Signore Gesù Cristo” egli non intende adorare l’uomo Gesù, questo sì che sarebbe manifesta idolatria, ma Hashem Onnipotente, che il trinitario è pienamente convinto si sia incarnato nel Nazareno. Padre, Figlio e Spirito Santo: una forma di triteismo? Certo non nelle intenzioni e nella concezione dei trinitari. Pensiamo invece, ad esempio, al pagano greco di duemila anni fa: egli adorava i vari dèi ritenendo che ciascuno di essi avesse un proprio potere autonomo ed indipendente rispetto alle altre divinità: questa è per me la vera idolatria, non pensare che vi sia un solo Potere Supremo comune a tre ipostasi.

Veniamo al culto devozionale tributato dai cattolici e dai cristiano-ortodossi alle figure di Maria, degli angeli e dei santi, con ampio utilizzo di immagini e di statue cultuali (queste ultime, a dire la verità, abbastanza rare tra le chiese ortodosse, dove però è forte la venerazione verso le “icone”).Ora, io conosco la distinzione che l’insegnamento cattolico fa tra “latria” ( adorazione, riservata solo all’Onnipotente), “dulia” (devozione verso angeli e santi) ed “iperdulia” (speciale devozione verso Maria), ed effettivamente secondo il magistero della Chiesa Maria,gli angeli ed i santi sono solo intercessori presso HaShem in favore dei fedeli, e restano in toto subordinati alla sovrana volontà dell’Altissimo,non disponendo costoro di poteri autonomi dalla signoria del Creatore: anche in tale caso non vedo un contrasto con il già citato Esodo 20:3;tuttavia considero tali rituali di fatto pericolosi in quanto favoriscono il diffondersi, tra i credenti, di convinzioni secondo le quali le statue, le immagini e le “reliquie” possano aver poteri soprannaturali, una concezione che sfocia non di rado in credenze magiche e superstiziose, sovente attraversate da venature idolatriche. Io sono di Catania, e la mia città ha come patrona la famosa sant’Agata: la sua festa, che si celebra il 5 febbraio ( non quest’anno a causa del Covid) è notoriamente tra le più affollate al mondo, vedendo la partecipazione di centinaia di migliaia di fedeli; ebbene, vi assicuro che si assiste a tantissime manifestazioni di fanatismo devozionale verso il fercolo della santa, con condotte esasperate e quasi isteriche, le quali fanno apparire questa festa come una celebrazione di una vera e propria divinità, alla stregua di una Iside o di una Atena. Ciò è gravemente pericoloso per la pura fede monoteistica: ripeto, anche se ufficialmente si onora una intermediaria tra il Creatore ed il mondo, vi sono moltissime persone che la adorano come una dèa, e parlo per mia testimonianza oculare. E che dire del culto verso San Padre Pio? Qui a Catania si é arrivati all’assurdo, dallo stesso punto di vista cattolico, di vedere non pochi esercizi commerciali nei quali troneggia l’immagine del santo, ma manca quella di Gesù! La Chiesa è arrivata addirittura all'incredibile decisione di dissotterare la salma di Padre Pio, esposta alla devozione dei fedeli: credete che l’apostolo Giovanni o Paolo di Tarso redivivi potrebbero mai approvare la venerazione di un cadavere? Io non credo proprio.Per tali ragioni ritengo molto saggio che le chiese nate dalla Riforma abbiano abolito l’uso di immagini e statue cultuali, ed anche i riti devozionali verso Maria, angeli e santi: esiste questo importante insegnamento nella Mishnà (Pirkè Avòt 1:1): “costruite un recinto di protezione intorno alla Torà". La tradizione ebraica insegna che occorre adottare condotte, leggi e statuti che abbiano come obiettivo quello di proteggere l’osservanza dei comandamenti da pratiche di per sé non illecite secondo la Torà, ma pericolose per l’integrità della Torà stessa; ecco, io penso che le chiese evangeliche abbiano “eretto un recinto di protezione” intorno ai comandamenti attraverso le soppressioni sopra citate. Tuttavia, ribadisco quanto ho detto in precedenza: neanche tali rituali infrangono di per sé, a mio parere, il divieto di idolatria, nonostante la loro pericolosità.

Naturalmente quanto ho sopra esposto è la mia opinione personale, ma ritengo che la stessa trovi delle basi anche in seno alla tradizione ebraica.
Mi sento di intervenire su questo aspetto poiché Bèsasèà, figlio d’Israel, è intervenuto sostenendo tout court la natura idolatrica, da un punto di vista ebraico, del culto cattolico. Ora, io ho sopra espresso le mie precise critiche; tuttavia sento il dovere di precisare che la posizione di Bèsasèà è certamente ancorata alla tradizione ebraica, ma non è l’unica valutazione possibile in base a tale tradizione. Si tratta infatti di una concezione che trova il suo sostenitore più autorevole nel celebre Mosè Maimonide (1135-1204 e.v., conosciuto anche con l’acronimo di Rambam), certamente uno dei più grandi Rabbanim nella millenaria storia di Israel: Rambam afferma chiaramente (vedi Mishnè Torà- Avodat Kochavim 9:4 e Commento a Mishnà -Avodah Zarah 1:3-4), che i cristiani sono da qualificare come idolatri. Ora, considerata l’epoca in cui è vissuto Maimonide egli si riferiva alla chiesa cattolica ed alle chiese ortodosse, e non sappiamo che cosa avrebbe pensato del culto praticato dalla chiese nate dalla successiva Riforma: tuttavia, la sua posizione ha ampiamente influenzato la generale visione ebraica del cristianesimo, considerata la grande autorevolezza di questo maestro; tale concezione a mio avviso sorge dal fatto che Rambam abbia una visione unitaria dell’idolatria, nel senso che per lui ogni condotta che per gli Ebrei costituisce idolatria è tale anche per i Gentili, senza alcun tipo di distinzione. Ora, per posizione unanime della Halakhah (Legge Ebraica) costituisce idolatria per gli Ebrei il culto prestato ad ogni realtà diversa da HaShem, ivi compresa la venerazione di immagini raffiguranti lo stesso Altissimo, e ciò in base a ciò che la Torà dice in Esodo 20,1-6:

“Allora l’Onnipotente pronunziò tutte queste parole, dicendo: «Io sono HaShem, il tuo Signore Supremo, che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla casa di schiavitù. Non riconoscerai altri poteri al Mio cospetto. Non ti farai scultura né immagine alcuna delle cose che sono lassù nei cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non le servirai, perché io, HaShem, il tuo Signore Supremo, sono un Potere esclusivo che punisce l'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, ma uso benignità sino alla millesima generazione verso quelli che Mi amano e osservano i Miei comandamenti”.

Pertanto, se si aderisce alla concezione di quei maestri d’Israel secondo cui l’idolatria per i Gentili non si distingue dall’idolatria per gli Ebrei, i Goym cristiani sono idolatri, forse con l’eccezione degli evangelici.
Se poi si ritiene che il culto trinitario sia in sé idolatria, la quasi totalità dei cristiani rientrerebbe nella categoria degli idolatri. Che diversi Rabbanim d'Israel considerino la trinità una forma di paganesimo è certamente vero, ma non è vero, a parer mio, che ciò sia l’ obbligata interpretazione halachica della fattispecie.Infatti, come detto in precedenza, il culto trinitario non viola Esodo 20:3,ma il principio della unità di HaShem stabilito da Deuteronomio 6:4;tuttavia,nessuna fonte halachica afferma che il precetto sulla unità dell'Altissimo faccia parte della Legge Noachide,cioè del coacervo di precetti della Torà che la tradizione ebraica ritiene vincolanti anche per i non Ebrei ;che tale comandamento sia ben distinto da quello contro la idolatria lo afferma lo stesso Maimonide nel suo "Sefer HaMitzvot", una concisa ma efficace illustrazione dei 613 precetti della Torà, in seno alla quale Deuteronomio 6:4 è elencato come il secondo comandamento positivo, distinto quindi dalle mitzvot sul culto idolatrico. Se i Gentili non sono obbligati a credere nella unità di HaShem, sul piano halachico non possono che essere di fatto legittimati a ritenere che l'Onnipotente sia al contempo uno e trino, anche se io personalmente dissento (v. sopra).

Esistono in generale, nella tradizione ebraica, opinioni differenti sul tema idolatria per i Gentili rispetto a Maimonide? La risposta è: sì esistono, e provengono da grandi Rabbanim.

Uno su tutti: Rav Moshè ben Nachman (1194-1269 e.v.), conosciuto anche come Nachmanide o con l’acronimo di Ramban (non Rambam, quello è Maimonide). Nachmanide ha scritto tante importanti opere, tra le quali un celebre e molto autorevole commento alla Torà: ebbene, in tema di idolatria egli ivi sostiene come l’espressione di Esodo 20:6 “Io sono un “El qanna”, (generalmente tradotto con “Dio geloso”, ma che io preferisco rendere con “Potere esclusivo”) stabilisca una relazione esclusiva tra HaShem ed il popolo d’Israel, in forza della quale agli Ebrei è proibito il culto verso tutto ciò che non sia l'Onnipotente. Per Nachmanide tuttavia tale esclusività non è un comandamento esteso alla altre Nazioni del mondo, ma obbligatorio solo per Israel. Ramban prosegue il suo ragionamento analizzando il passo di Deuteronomio 4,12-19:

“Ed HaShem vi parlò dal mezzo del fuoco; voi udiste il suono delle parole, ma non vedeste alcuna figura; udiste solo una voce. Così Egli vi promulgò il Suo patto, che vi comandò di osservare, cioè il Decalogo, e li scrisse su due tavole di pietra. E a me, in quel tempo, HaShem ordinò d'insegnarvi statuti e decreti, perché li mettiate in pratica nel paese in cui state per entrare per prendere possesso. Poiché dunque non vedeste alcuna figura il giorno che HaShem vi parlò in Horeb dal mezzo del fuoco, vegliate diligentemente sulle anime vostre, perché non vi corrompiate e vi facciate qualche immagine scolpita, nella forma di qualche figura: la rappresentazione di un uomo o di una donna, la rappresentazione di un animale che è sulla terra, la rappresentazione di un uccello che vola nel cielo, la rappresentazione di ogni cosa che striscia sul suolo, la rappresentazione di un pesce che è nelle acque sotto la terra; perché alzando gli occhi al cielo e vedendo il sole, la luna, le stelle, tutto cioè l'esercito celeste, tu non sia attirato a prostrarti davanti a queste cose e a servirle, cose che HaShem, il tuo Signore Supremo, ha assegnato a tutti i popoli che sono sotto tutti i cieli””

Nachmanide ritiene che il sole, la luna, le stelle ed i pianeti siano le manifestazioni fisiche degli “intelletti separati”, cioè di coloro che egli chiama “malachim”, letteralmente messaggeri e generalmente tradotto con “angeli” (anche se a me tale traduzione non piace): con “malachim” si individuano le forze della natura di cui HaShem si serve per governare l’universo;ebbene, Nachmanide ritiene di poter affermare,in base specificatamente a Deuteronomio 4:19 (“cose che HaShem, il tuo Signore Supremo, ha assegnato a tutti i popoli che sono sotto tutti i cieli” ), che il Creatore abbia costituito questi “malachim” quali Suoi “governatori” presso le Nazioni del mondo, con l’esclusione di Israel che invece è soggetto al diretto ed unico governo del solo HaShem; pertanto, i Gentili sono legittimati a prestare culto a questi “malachim”, la cui rappresentazione fisica per Nachmanide è ,come detto in precedenza, costituita dalle stelle, dal sole, dalla luna e dai pianeti, purché i Gentili riconoscano che tali poteri sono soggetti ed in toto subordinati al Potere Supremo: HaShem.In altre parole, Nachmanide ritiene perfettamente lecito che i non Ebrei prestino culto ad esseri ritenuti intermediari tra l’Altissimo ed il mondo,poiché ciò è conforme all’ordine cosmico voluto dal Creatore,ripeto sempre che il dominio assoluto di HaShem non sia messo in discussione.Questo grande maestro sostiene che non a caso tali “malachim” sono spesso definiti nel Tanakh “elohim”, in quanto sono effettivamente dei “poteri” ,per quanto subordinati e sottomessi all’Altissimo.

È molto interessante notare come Nachmanide non consideri quindi le mitzvot di Esodo 20:4 e 20:5 come facenti parte del divieto noachide contro la idolatria, che invece per i non Ebrei si fonda sostanzialmente sul solo divieto di Esodo 20:3, e ciò in netto dissenso con la posizione di Maimonide.

Sulla stessa posizione è anche un altro grande maestro d’Israel, Rav Shlomo ben Aderet (1235-1310 e.v.), conosciuto anche con l’acronimo Rashba, allievo di Nachmanide, il quale paragona il culto prestato dai Gentili verso tali intermediari all’ordine che un re dà ai propri sudditi di prestare obbedienza e tributare ogni onore ai governatori nominati dal re medesimo: onorare ed ubbidire ai governatori del re è onorare ed ubbidire allo stesso re.E’ singolare come Rashba utilizzi la stessa immagine di cui si serve Maimonide in Mishnè Torà,Avodat Kochavim 1:1, dove Rambam afferma che l’inizio della deviazione idolatrica avvenne al tempo di Enosh, quando gli uomini ritennero erroneamente che HaShem avesse loro ordinato di adorare gli astri quali “ministri” del Creatore:Maimonide ritiene ciò un errore ed una forma di idolatria; Rashba, e Nachmanide prima di lui, ritengo tale culto legittimo per i non Ebrei. Su questo punto è curioso che lo stesso Maimonide, pur considerando tale pratica idolatrica, debba riconoscere come il culto verso gli intermediari non sia di per sé, sempre per i Gentili ,un’offesa verso HaShem :
Rambam infatti ammette, sempre in Avodat Kochavim 1:1,che:

“In effetti, farlo (cioè onorare i servitori del re) è un'espressione d'onore per il re”.

Nachmanide e Rashba sono due importanti Rabbanim (Nachmanide in particolare è considerato un gigante del pensiero d'Israel) della tradizione ebraica, sefardita nello specifico; ma anche il filone askhenazita esprime un grande maestro con idee simili sul tema: Rav Yaacov Emden (1697-1776 e.v.), conosciuto anche con l’acronimo di Yaavetz , autore tra le tue innumerevoli opere anche di molti responsa, tra cui rileva quello contenuto in She'eilas Yaavetz 1:41,presso il quale ad un certo punto così Rav Emden si esprime sui cristiani:

“E sicuramente (abbiamo una visione favorevole) di queste nazioni, che sono persone di religione e legge. Credono nel Creatore del mondo che lo governa e premia e punisce, ed affermano i principi fondamentali (…) Anche se hanno cercato molti “elohim” (espressione talmudica sullo shittuf, cioè l’associare ad HaShem altre realtà, n.d.r.), non sono comandati su questo, come dissero i Saggi, "Ai Gentili non è proibito lo shittuf” (…) perché sembra che un (gentile) il quale associ (HaShem) a qualcos'altro (cioè, uno che si impegna in shittuf) è uno che lascia intatto l'onore verso il Potere Supremo unitario ma pone intermediari tra Lui e il mondo inferiore , e li associa alla Sua adorazione partendo dal presupposto che Egli li vuole adorati poiché il servo del re è come il re”.

Yaavetz concorda con Nachmanide e con Rashba: i Gentili sono halachicamente legittimati a prestare culto anche ad intermdediari tra HaShem ed il mondo, purchè riconoscano nell’Altissimo il Potere Supremo.

Un’ultima considerazione sulla realizzazione di statue ed immagini cultuali tipica dei cattolici e dei cristiani ortodossi: pratica per me pericolosa (v. sopra), ma a mio avviso difficilmente contestabile sul piano della Legge Noachide: la fabbricazione di tali manufatti costituisce il secondo precetto negativo della Torà ( v. sempre il Sefer HaMitzvot di Maimonide), il quale è nettamente distinto dalla proibizione contro l’idolatria, tanto è vero che se un ebreo realizza una statua cultuale è reo per la Torà della sola fustigazione,mentre il reato di idolatria prevede la condanna capitale ( in presenza di tutte le rigorose condizioni prevista dalla Halakhah: intenzione dolosa,presenza di due testimoni oculari del fatto che abbiano viepiù preliminarmente avvertito il reo del fatto di stare per compiere un atto punito con la morte):orbene, se la realizzazione di statue destinate al culto non costituisce di per sé idolatria è di conseguenza un’attività consentita ai Gentili, che quindi possono servirsene nell’attività cultuale vera e propria; e se è lecito per i Gentili venerare soggetti ritenuti intermediari tra HaShem ed il mondo, che tale culto avvenga tramite l’utilizzo di statue ed immagini non è di per sé contro la Halakhah, seppur si tratta di pratiche che per me andrebbero soppresse come hanno fatto le chiese evangeliche ( v. le mie motivazioni sopra esposte).

Un ultimo passaggio che ritengo importante: che le posizioni espresse da Nachmanide,Rashba e Yaavetz non siano tanto isolate nel mondo ebraico ortodosso è testimoniato da una elevata autorità dell'Ebraismo ortodosso, il Gran Rabbinato D’Israele, il quale ha partecipato ad importanti incontri con la delegazione delle comunità induiste nel 2007,2008 e 2009 ,alla presenza anche del celebre Rav David Rosen.

Sono state sottoscritte diverse dichiarazioni congiunte tra i rappresentanti delle due delegazioni, tra le quali
quella a conclusione del secondo di questi incontri, svoltosi a Gerusalemme tra il 17 ed il 20 febbraio 2008 (il primo è stato a New Delhi);la dichiarazione è stata sottoscritta per la parte ebraica da Rav Shlomo Moshe Amar e da Rav Yona Metzger, allora rispettivamente Rabbino Capo Sefardita e Rabbino Capo Ashkenazita d'Israele.

Trascrivo di seguito un passo fondamentale di tale documento (punto 2):

È riconosciuto che un Essere Supremo nei suoi aspetti informi e manifesti è da millenni adorato dagli Induisti . L' induista si riferisce all'unico Essere Supremo quando prega verso una particolare manifestazione (di D*o). Ciò non significa che gli indù adorino gli "idoli". Gli Induisti adorano i "devata", che sono manifestazioni dell'Unico Essere Supremo.


In effetti i Veda, che costituiscono le Scritture più autorevoli della tradizione induista, affermano chiaramente che l'immenso numero di 33 milioni (sic) di "dèi" (in sanscrito "devata" ) esistenti nell'universo sono manifestazioni dell'unico Essere Supremo, chiamato in diversi modi ( Brahman, Atman, Parabrahman ). Il Gran Rabbinato d'Israele ha emesso il suo autorevole responso halachico sulla natura monoteistica dell'Induismo, nonostante le credenze e le pratiche apparentemente votate ad un accentuato politeismo. In questo contesto il culto, con tanto di offerte di doni, cibo, incenso ecc. ecc., prestato dai fedeli alle numerosissime statue ed immagini dei "devata" che affollano i templi induisti non è evidentemente visto dal Gran Rabbinato d'Israele come condotta idolatrica , altrimenti sarebbe stato impossibile per Rav Shlomo Moshe Amar e Rav Yona Metzger sottoscrivere il documento allegato, ma come una particolare modalità cultuale attraverso la quale gli induisti estrinsecano la loro adorazione verso l'unico Essere Supremo , che nella loro tradizione si "manifesta" in una miriade di apparizioni e sembianze .

L’Induismo adora una miriade di “manifestazioni” dell’Altissimo, tutte raffigurate da statue cultuali oggetto di offerte e devozione rituali: ma ciò per il Gran Rabbinato d'Israele NON è idolatria, prova oggettiva che la posizione di Maimonide in tale caso è stata superata dall’intepretazione di Nachmanide,Rashba e Yaavetz.

Certo è ,almeno a mio avviso, che questa innovativa e coraggiosa rilettura in chiave monoteistica e non idolatrica (probabilmente facilitata dal millenario rispetto che le comunità ebraiche d'India hanno sperimentato in quella nazione)che il Gran Rabbinato d'Israele ha sviluppato verso le dottrine e le pratiche dell'Induismo potrebbe forse porre le basi per una futura chiave di lettura in senso analogo del culto cattolico, che certo non presenta un complesso ( dottrinale ed iconografico) di intermediari tra HaShem ed il mondo più esteso di quello induista ( quest'ultimo veramente immenso).


Chiudo questo lungo intervento indicando le principali fonti da me utilizzate:

Per Maimonide
Mishnè Torà nella traduzione inglese di Rav Eliyahu Touger
Sefer ha Mitzvot nella traduzione inglese di Rav Berel Bell
Entrambi consultabili presso il sito http://www.chabad.org" onclick="window.open(this.href);return false;

Per Nachmanide e Rashba
L’opera “Same God, Other god: Judaism, Hinduism, and the Problem of Idolatry, scritta da Rav Alon Goshen-Gottstein

Per Yaavetz

Traduzione inglese, dall’originale ebraico, del citato passo di She'eilas Yaavetz 1:41 ad opera di Rav Prof David Berger, per gentile concessione dello stesso

Per gli incontri indù-ebraici v. ad esempio:

http://www.millenniumpeacesummit.org/2n ... ration.pdf
Janira
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Re: risposta a besàseà

Messaggio da Janira »

Is 44:1 «Ora ascolta, Giacobbe, mio servo,
o Israele, che io ho scelto!
2 Così parla il SIGNORE che ti ha fatto,
che ti ha formato fin dal seno materno,
colui che ti soccorre:
"Non temere, Giacobbe mio servo,
o Iesurun che io ho scelto!"
3 Io infatti spanderò le acque sul suolo assetato
e i ruscelli sull'arida terra;
spanderò il mio Spirito sulla tua discendenza
e la mia benedizione sui tuoi rampolli;
4 essi germoglieranno come in mezzo all'erba,
come salici in riva a correnti d'acque.
5 L'uno dirà: "Io sono del SIGNORE",
l'altro si chiamerà Giacobbe,
e un altro scriverà sulla sua mano: "Del SIGNORE",
e si onorerà di portare il nome d'Israele.

Is 43:8-13 (Sl 135:15-18; Is 46:1-8; Gr 10:1-16; 2:26-28)
6 Così parla il SIGNORE, re d'Israele e suo redentore,
il SIGNORE degli eserciti:
"Io sono il primo e sono l'ultimo,
e fuori di me non c'è Dio.
7 Chi, come me, proclama l'avvenire
fin da quando fondai questo popolo antico?
Che egli lo dichiari e me lo provi!
Lo annuncino essi l'avvenire, e quanto avverrà!
8 Non vi spaventate, non temete!
Non te l'ho io annunciato e dichiarato da tempo?
Voi me ne siete testimoni.
C'è forse un Dio fuori di me?
Non c'è altra Rocca; io non ne conosco nessuna"».
9 Quelli che fabbricano immagini scolpite sono tutti vanità;
i loro idoli più cari non giovano a nulla;
i loro testimoni non vedono,
non capiscono nulla,
perché essi siano coperti di vergogna.
10 Chi fabbrica un dio o fonde un'immagine
che non gli serva a nulla?
11 Ecco, tutti quelli che vi lavorano saranno coperti di vergogna,
e gli artefici stessi non sono che uomini!
Si radunino tutti, si presentino!...
Saranno spaventati e coperti di vergogna tutti insieme.
12 Il fabbro lima il ferro,
lo mette nel fuoco,
forma l'idolo a colpi di martello
e lo lavora con braccio vigoroso;
soffre perfino la fame e la forza gli vien meno;
non beve acqua e si affatica.
13 Il falegname stende la sua corda,
disegna l'idolo con la matita,
lo lavora con lo scalpello,
lo misura con il compasso,
ne fa una figura umana,
una bella forma d'uomo,
perché abiti una casa.
14 Si tagliano dei cedri,
si prendono degli elci, delle querce,
si fa la scelta fra gli alberi della foresta,
si piantano dei pini
che la pioggia fa crescere.
15 Poi tutto questo serve all'uomo per fare fuoco,
ed egli ne prende per riscaldarsi,
ne accende anche il forno per cuocere il pane;
e ne fa pure un dio e lo adora,
ne scolpisce un'immagine, davanti alla quale si inginocchia.
16 Ne brucia la metà nel fuoco,
con l'altra metà prepara la carne,
la fa arrostire, e si sazia.
Poi si scalda e dice: «Ah!
mi riscaldo, godo a veder questa fiamma!»
17 Con l'avanzo si fa un dio, il suo idolo,
gli si prostra davanti, lo adora, lo prega
e gli dice: «Salvami,
perché tu sei il mio dio!»
18 Non sanno nulla, non capiscono nulla;
hanno impiastrato loro gli occhi perché non vedano,
e il cuore perché non comprendano.
19 Nessuno rientra in se stesso
e ha conoscimento e intelletto per dire:
«Ne ho bruciato la metà nel fuoco,
sui suoi carboni ho fatto cuocere il pane,
vi ho arrostito la carne che ho mangiata;
con il resto farei un idolo abominevole?
Mi inginocchierei davanti a un pezzo di legno?»
20 Un tal uomo si pasce di cenere,
il suo cuore sviato lo inganna
al punto che non può liberarsene e dire:
«Ciò che stringo nella mia destra non è forse una menzogna?»

Perché la parola di Hashem non basta mai all'uomo?
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