Salve a tutti ,..
SE nessuno ha detto niente allora mi sa che i conti sono giusti ..
Ringraziando ''Barbara de Munari Editore che ha tradotto dall'inglese ...''''.. vi riporto ''copio e incollo ''

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.L'OFFERTA DI RINGRAZIAMENTO - TZAV ..(da Rav Jonathan Sacks)..
..Tra i sacrifici descritti nella Parasha di questa settimana c'è il korban todah, l'offerta di ringraziamento:
Se lo offre [il sacrificio] come offerta di ringraziamento, allora insieme a questa offerta di ringraziamento dovrà offrire pani azzimi impastati con olio, schiacciate azzime spalmate con olio e focacce di fior di farina ben impastata e impastata con olio.
Lev. 7:12
Sebbene siamo stati senza sacrifici per quasi duemila anni, una traccia dell'offerta di ringraziamento sopravvive ancora oggi, nella forma della benedizione nota come Hagomel: "Colui che dà cose buone agli indegni", recitata nella sinagoga, al momento della lettura della Torah, da chi è sopravvissuto a una situazione pericolosa.
Che cosa costituisce una situazione pericolosa? I Saggi (Berachot 54b) trovarono la risposta nel Salmo 107, un canto sul tema del ringraziamento, che inizia con le parole più note di gratitudine religiosa nell'ebraismo, Hodu la-Shem ki tov, ki le-olam chasdo, "Rendete grazie al Signore, perché la sua misericordia è eterna" (Salmo 107).
Il salmo stesso descrive quattro situazioni specifiche:
-1. Attraversare il mare:
Alcuni solcarono il mare su navi;
erano mercanti sulle acque possenti...
Salirono fino al cielo e scesero negli abissi;
nel pericolo il loro coraggio si sciolse...
Allora gridarono al Signore nella loro angoscia,
ed egli li trasse fuori dalla loro angoscia.
Dominò la tempesta in un sussurro;
si placarono le onde del mare.
2. Attraversare il deserto:
Alcuni vagavano per le terre desolate del deserto,
senza trovare la strada per una città dove stabilirsi.
Erano affamati e assetati,
e le loro vite si esaurirono.
Allora gridarono al Signore nella loro angoscia,
ed egli li liberò dalla loro angoscia.
3. Guarigione da una grave malattia:
Detestavano ogni cibo
e si avvicinavano alle porte della morte.
Allora gridarono al Signore nella loro angoscia,
ed egli li salvò dalla loro angoscia.
Mandò la sua parola e li guarì;
li liberò dalla tomba.
-4. Liberazione dalla prigionia:
Alcuni sedevano nelle tenebre e nell'oscurità più profonda,
prigionieri che soffrivano in catene di ferro...
Allora gridarono al Signore nella loro angoscia,
ed egli li salvò dalla loro angoscia.
Li fece uscire dall'oscurità e dall'oscurità più profonda
e spezzò le loro catene (Berachot 54b). Ancora oggi, queste sono le situazioni di pericolo (molte delle quali, al giorno d'oggi, includono sia i viaggi aerei sia quelli marittimi) in cui pronunciamo Hagomel quando le superiamo sane e salve.
Nel suo libro "A Rumour of Angels", il sociologo americano Peter Berger descrive quelli che definisce "segnali di trascendenza": fenomeni all'interno della situazione umana che indicano qualcosa di oltre. Tra questi, include l'umorismo e la speranza. Non c'è nulla in natura che spieghi la nostra capacità di riformulare situazioni dolorose in modo tale da poterne ridere; né c'è nulla che possa spiegare la capacità umana di trovare un significato anche nel profondo della sofferenza.
Queste non sono, nel senso classico, prove dell'esistenza di Dio, ma prove esperienziali. Ci dicono che non siamo concatenazioni casuali di geni egoisti che si riproducono ciecamente. I nostri corpi possono essere prodotti della natura ("polvere sei, e in polvere tornerai"), ma la nostra mente, i nostri pensieri, le nostre emozioni - tutto ciò che si intende con la parola "anima" - non lo sono. C'è qualcosa dentro di noi che si protende verso qualcosa che ci trascende: l'anima dell'universo, il "Tu" Divino a cui ci rivolgiamo in preghiera e a cui i nostri antenati, quando il Tempio esisteva, facevano le loro offerte.
Sebbene Berger non lo includa, uno dei "segnali di trascendenza" è sicuramente l'istintivo desiderio umano di ringraziare. Spesso è semplicemente umano. Qualcuno ci ha fatto un favore, ci ha fatto un dono, ci ha confortato nel dolore o ci ha salvato da un pericolo. Sentiamo di dovergli qualcosa. Quel "qualcosa" è todah, la parola ebraica che significa sia "riconoscimento" sia "grazie"
.Ma spesso percepiamo qualcosa di più. Non è solo il pilota che vogliamo ringraziare quando atterriamo sani e salvi dopo un volo pericoloso; non solo il chirurgo, quando sopravviviamo a un'operazione; non solo il giudice o il politico quando veniamo liberati dalla prigione o dalla prigionia. È come se una forza superiore fosse all'opera, come se la mano che muove i pezzi sulla scacchiera umana stesse pensando a noi; come se il cielo stesso si fosse chinato e fosse venuto in nostro aiuto.
Dio è nella buona novella, nella sopravvivenza miracolosa, nella fuga dalla catastrofe. Quell'istinto – offrire grazie a una forza, a una presenza, di là dalle circostanze naturali e dell'intervento umano – è di per sé un segnale di trascendenza. Questo è ciò che un tempo veniva espresso nell'offerta di ringraziamento, e lo è ancora, nella preghiera dell'Hagomel. Ma non è solo recitando l'Hagomel che esprimiamo il nostro ringraziamento.
Essere ebrei significa offrire grazie.
È il significato del nostro nome e il gesto costitutivo della nostra fede.
Ci furono ebrei che, dopo l'Olocausto, cercarono di definire l'identità ebraica in termini di sofferenza, vittimismo, sopravvivenza. Un teologo parlò di un 614° comandamento: Non darai a Hitler una vittoria postuma. Lo storico Salo Baron definì questa una lettura "lacrimosa" della storia: una storia scritta tra le lacrime. Io, personalmente, non posso essere d'accordo. Sì, c'è sofferenza ebraica. Eppure, se fosse stato solo questo, gli ebrei non avrebbero fatto ciò che in realtà la maggior parte ha fatto: trasmettere la propria identità ai figli come la loro eredità più preziosa.
Essere ebrei significa provare un senso di gratitudine; vedere la vita stessa come un dono; essere in grado di vivere la sofferenza senza esserne definiti; dare alla speranza la vittoria sulla paura. Essere ebrei significa offrire gratitudine.
--Dio salva l'uomo da ogni pericolo
dal Salmo 107 Alleluia.
Celebrate il Signore perché è buono,
perché eterna è la sua misericordia.
2 Lo dicano i riscattati del Signore,
che egli liberò dalla mano del nemico
3 e radunò da tutti i paesi,
dall'oriente e dall'occidente,
dal settentrione e dal mezzogiorno. ...ecc..ecc...
bel salmo DIO e'' misericordioso ,salva e guarisce ancora oggi ...ALLELUIA ..
-Vehi she'amda lavotenu, velanu
She lo echad bilvad amad alenu l'chalotenu
Ela sheb'chol dor vador
omdim alenu lechalotenu.
V'HaKadosh Baruch Hu matzilanu miyadam)