Confidenziale

stella
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Re: Confidenziale

Messaggio da stella »

.Le seconde Tavole della Legge

Yom Kippur coincide con il momento in cui furono date per la seconda volta le Tavole della Legge.

Possiamo spiegare la connessione tra essi notando che il pentimento di Yom Kippur è superiore persino al pentimento più elevato, poiché segue il "pentimento più basso" del mese di elùl e dei giorni delle selichot, ma anche il "pentimento più elevato" proprio a Rosh Hashanà e ai Dieci Giorni del Pentimento.

Il "pentimento più elevato", come viene spesso spiegato, consiste nell’elevare l’anima fino a congiungerla alla sua fonte Divina, non a pentirsi per il peccato e corrisponde al versetto: Lo spirito tornerà a D-o che ne è origine.

Deriva dall’essenza dell’anima, la yechidà che è "unità alla Tua unicità".

Questo è il legame tra Yom Kippur e la Torà (le seconde Tavole della Legge), perché la Torà unisce D-o a Israele in modo da renderli un’entità unica, come è detto nell’espressione: "il popolo uno afferma la Tua Unicità...

buona notte ....
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stella
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Re: Confidenziale

Messaggio da stella »

buon giorno ...a tutti .

Continua ad affascinarmi ed anche a trovare spunti di riflessioni di meditazioni ....''la settimana di preparazione al YOM KIPPUR.. .

ci sarebbe tanto da imparare , tanti articoli e storie da descrivere ,ma oggi ho scelto il profeta GIONA ... ;)

mentre aspettando che sopra trovino un'accordo lggetevi ...Il Profeta Giona e la Teshuvà... ;)


La teshuvà (pentimento e ritorno a D-o) costituisce il tema principale del libro di Giona e quello del digiuno di Kippùr (il giorno dell’espiazione). Per questa ragione la storia di Giona viene letta come haftarà nella funzione pomeridiana di Minchà.

Il libro tratta un argomento profondo e coinvolgente concernente ogni ebreo, ne sia egli consapevole o no. La teshuvà è lo strumento che è stato donato a ogni uomo per consentirgli di unirsi a D-o, o, più esattamente, di riunirsi con Lui. L’uomo infatti può solo temporaneamente e superficialmente allontanarsi dalla sorgente divina. Nella vita di ogni ebreo prima o poi arriva il momento in cui si accende la scintilla interiore che pareva spenta e la persona riscopre il desiderio di ritornare alle proprie origini.

Se, al momento in cui si verifica, questa esigenza viene soffocata dalla paura di dover cambiare la propria vita, essa passerà senza aver avuto alcun effetto sulla persona. È però fondamentale non farsi ingannare da questi sentimenti: appena si accende la scintilla bisogna cogliere l’occasione di ritrovare la propria identità ebraica e di riscoprire le proprie radici e le tradizioni tramandate da secoli con sacrificio e difficoltà.

Se nei periodi più duri della storia, mettendo a rischio la vita, l’ebreo non ha mai desistito nell’osservanza delle mitzvòt (i precetti), a maggior ragione dovremmo farlo quando viviamo in un’era di prosperità e quando non rischiamo di essere perseguitati per il solo fatto di professare una fede piuttosto che un’altra.

La teshuvà non riguarda solo coloro che hanno mantenuto le distanze dall’ebraismo e coloro che desiderano pentirsi delle trasgressioni commesse. Bisogna infatti essere consapevoli del fatto che la vita dell’ebreo è una costante ascesa spirituale e un avvicinamento progressivo alla divinità; un percorso in salita, fatto di piccoli gradini, ognuno dei quali rappresenta una tappa fondamentale. In questa ottica, la teshuvà rappresenta il continuo miglioramento e il progresso.

Anche il più grande tzadìk, che non ha commesso gravi peccati da cui redimersi, fa teshuvà. Per tale ragione quello della teshuvà è un aspetto fondamentale dell’ebraismo e della vita quotidiana di ogni ebreo: essa è un potente strumento nelle mani dell’uomo, la forza che gli consente di crescere e di aderire al divino in un mondo effimero, che offre continue tentazioni materiali alle quali talvolta, per debolezza o per indifferenza, si finisce involontariamente per cedere.

L’uomo non si rende forse neppure conto del potere della teshuvà, non sempre è consapevole che può salvare non solo il singolo ma anche la collettività, il popolo intero e tutta l’umanità. D-o accoglie in qualsiasi momento un ebreo che decide di tornare sulla retta via e di riavvicinarsi al creatore.

Vi sono però periodi dell’anno particolarmente favorevoli. Si tratta soprattutto dei giorni compresi tra la neomenia di elùl e Hosha’anà Rabbà (ultimo giorno di Sukkòt, la festa delle capanne), passando per il giorno di Kippùr. Rosh Hashanà (il capodanno) è il giorno in cui D-o giudica ogni uomo e ne decide il destino per l’anno a venire. Il giudizio viene sigillato, dapprima a Kippùr e poi a Hosha’anà Rabbà, sulla base del comportamento, delle preghiere e della teshuvà che sicuramente porteranno ognuno a essere giudicato favorevolmente, come si legge nel siddùr (il libro di preghiere): la teshuvà, la tefillà (preghiera) e la tzedakà (carità) cancellano il decreto negativo.

È chiaro che è indispensabile giungere al momento del giudizio spiritualmente preparati e purificati. Durante il periodo che precede questi giorni carichi di significato, l’uomo interroga se stesso, la propria coscienza e fa un bilancio dell’anno che sta volgendo al termine, valutando le mete raggiunte e gli scopi spirituali a cui è riuscito ad arrivare.

Lo shofàr (strumento rituale ricavato da un corno di ariete), che viene suonato a Rosh Hashanà e a Kippùr, è un richiamo all’esame di coscienza e un risveglio per coloro che, come li definisce Maimonide, “dormono spiritualmente”. Non si tratta solo di elencare e confessare a D-o i peccati commessi di cui ci si pente, bensì di condurre un dialogo con la propria coscienza, di dare una prova di onestà verso se stessi.

Parlare alla propria anima e parlare a D-o sono praticamente la medesima cosa, poiché D-o è dentro ciascuno di noi, l’anima divina è parte di noi. Egli ascolta e presta attenzione alle invocazioni e alle suppliche del cuore, e come dice il versetto: è tempo che si aprano le porte della misericordia divina.....

buona meditazione ...

.
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Re: Confidenziale

Messaggio da stella »

..Oggi ..il perdono ,che a volte a noi '''cosidetti cristiani '' ;) ...viene a mancare .

.Siamo perdonati in base a come noi perdoniamo ... :-( ..ma non solo come dice il psicologo il perdono fa prima bene a noi stessi ,e poi chi viene perdonato ;;) ..

leggevo ''il dono del perdono ....quindi mi fa pensare che non e' nostra capacita' ,no ci viene donato ,noi sappiamo che D-O. dona abbondantemente '' al di la di quanto noi chiediamo ...a volte chiedo saggezza nel parlare ...''dico a volte'' ...perche' purtroppo non lo faccio sempre :-( ...e quando non chiedo saggezza ,le parole escono a vanvera '''o anche lo scritto '''...ma se chiediamo saggezza LUI ci da' ...cosi oggi chiedo ...chiediamo ... IL DONO DEL PERDONO..

Il Dono del Perdono

Il risentimento è un acido che danneggia il proprio contenitore

Il perdono è il concetto principale di Yom Kippur: il giorno più santo dell’anno, il Sign-re ci perdona per le nostre trasgressioni, ed è necessario che noi perdoniamo noi stessi e gli altri. Chiedendo a D-o di perdonare le nostre debolezze ricordiamo due metafore che hanno a che fare con la famiglia: “Amaci come un genitore è compassionevole con il proprio figlio” e “Amaci come un marito che si avvicina a sua moglie ricordando la sua infatuazione con la sposa della sua giovinezza” .

Dalla mia prospettiva di terapista famigliare trovo che il tesoro più grande della nostra Torà è proprio il precetto che ci comanda di liberarci di ira e risentimento, in particolar modo quando si tratta di rapporti con persone a noi vicine. Vi sono numerevoli fonti nei vari insegnamenti ebraici di ammonimento sul fatto che l’ira prolungata è proibita, distruttiva e perfino irrazionale. L’ingiunzione Biblica si trova nel libro di Levitico, 19:17-19; “Non odierai tuo fratello nel tuo cuore...non ti vendicherai e non serberai rancore”.

Il Talmud nota che “chiunque abbandona la vendetta merita che il Sign-re gli perdoni tutti i peccati”. E menziona il fatto che il Sign-re ama una persona “che non si arrabbia...e che non insiste ad essere nel giusto”. Maimonide dà un’importanza ulteriore esigendo che “si cancelli il torto dal suo cuore, interamente, senza ricordarlo per nulla”. Per parafrasare in termini psicologici moderni, “la sfida di rinunciare all’ira rappresenta un’ottima opportunità di crescita personale”.

Tutto ciò significa che bisogna essere vittime passive nel caso di abuso? Assolutamente no! Lo stesso verso Biblico sopra citato ci ingiunge anche di affrontare verbalmente chiunque ci abbia fatto un torto, per evitare di odiarlo nel proprio cuore. È necessario farlo direttamente e chiaramente, ma senza odio e senza distruggere il rapporto. Analogmente, abbiamo un obbligo di proteggerci e di non metterci in una posizione vulnerabile in cui il torto potrebbe essere eventualmente ripetuto. Allo stesso tempo bisogna farlo senza parlare in toni ostili, senza vendetta e senza ritirarsi in un silenzio freddo e critico.

Molti terapisti famigliari parlano di un tragico scenario che si ripete spesso in varie forme: un uomo mantiene una distanza irata da un parente per anni, sia esso un genitore, un figlio oppure un fratello. D’un tratto il parente muore e l’amore dell’uomo, a lungo nascosto dalla facciata dell’ira, fuoriesce ed egli è torturato dal rammarico e dal senso di colpa: “come ho potuto sprecare tutti questi anni quando avrei potuto…?”

La filosofia ebraica in generale e Yom Kippur in particolare ci proteggono da tali tragedie. In poche parole la Torà dice:

1. non credere di non avere la capacità di perdono… è tuo il compito di ottenere il perdono; 2. cerca di comprendere che l’ira e il risentimento trovano sostegno in pensieri irrazionali... se esamini la fonte della tua ira, potrai individuare ed identificare queste distorsioni cognitive; 3 esiste una forza negativa nel mondo che cerca di distruggere le sensazioni positive di vicinanza, e questa è la fonte dei pensieri irrazionali; 4 nei rapporti personali, l’ira nasconde il dolore, la paura e, ancora più importante, la necessità di amare e di essere amati.

Usa l'opportunità di Yom Kippur per estendere la tua mano con amore e perdono al tuo prossimo. Per merito della tua azione, che il Sign-re estenda la Sua mano, concedendoci il dono più grande, quello dell’avvento dell’era Messianica.


Dr. Yisroel Susskind è un psicoterapeuta a Monsey, NY. Per gentile concessione di Chabad.org

..a voi tutti @};- l'augurio di una giornata benedetta ,
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Armageddon
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Re: Confidenziale

Messaggio da Armageddon »

Stella a parole il perdono è facile ma nei fatti?
:-J
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bgaluppi
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Re: Confidenziale

Messaggio da bgaluppi »

Il perdono esiste solo nei fatti, non nelle parole.
Armageddon
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Re: Confidenziale

Messaggio da Armageddon »

Il perdono esiste solo nei fatti, non nelle parole
Bgaluppi questo lo so ma cosa significa personare?
stella
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Re: Confidenziale

Messaggio da stella »

.Mymimattio diciamo ''mattia''piu' semplice . :-) ..,mi fa piacere che trovi utili i miei scarni pensieri emozioni e ''se cosi posso dire'' .... averti trasmesso il sentimento che ho provato nel profondo ....

Grazie anche a te ...''anche tu hai lavorato molto dietro le quinte :-) vedi in una famiglia ,ognuno da quello che puo' :-) ...

Cosa rispondere ad ARMAGEDDON :-\ ...cosa significa perdonare ... ;;) non voglio risponderti con difinizioni di vocabolario e ne da psicologa' :d ...

Comunque scherzi a parte ,non e' facile bisogna lavorarci sopa o detto con fede chiedere a D-O che ci liberi da risentimenti da amarezze ecc..ecc.. e credimi e' come un'influenza ;;) un bel mattino ti svegli e ti senti ''GUARITO''... :-)
certo se siamo fragili possiamo ricadere e sara' piu' dura poi ,ma se sviluppiamo gli anticorpi ne veniamo protetti ...

Come sviluppare gli anticorpi ... ;;) ..(( con la persistenza del bene a tutti )) :-)

Comunque ...
la saggezza viene dalla parola di D-O ...il Talmut e' saggio e io ti trascrivo un'altro racconto per dartene un'idea ;)

La Speranza e il Perdono.
Trentanove giorni dopo aver ricevuto i Dieci Comandamenti, i Benè Israel scolpirono il vitello d’oro. Durante novanta giorni Mosè implorò Hashèm di concedere grazia al Suo popolo. La trasgressione era grave, eppure Moshè era fiducioso in un esito positivo alle sue pressanti suppliche. Qual è il misterioso ingrediente che ci rende tanto sicuri di beneficiare del proscioglimento delle nostre colpe?

La risposta la fornisce appunto Yom Kippùr, giorno in cui Moshè rivelò il segreto di D-o: c’è sempre una porta aperta, una possibilità di redimersi, di Teshuvà -ritorno e pentimento. Ma sta all’uomo prendere l’iniziativa di ricollegarsi al Sig-re. Il primo Yom Kippùr, inoltre, fu introdotto un altro elemento importante: la speranza. La speranza di essere migliori, in un’umanità migliore e di venire accolti di nuovo con magnanimità dal Creatore.

Tuttavia, Egli ci assolve dai nostri peccati a condizione di dimostrarGli la nostra capacità a perdonare il prossimo e a chiedergli perdono. In ebraico, Mechillà (perdono) deriva dalla parola Machlùl (cerchio). Ognuno di noi è stato programmato per tracciare, vita natural durante, un cerchio, una figura geometrica perfetta tramite buone azioni da compiere costantemente, in moto perpetuo. Purtroppo, le delusioni della vita e le vessazioni subite dai nostri simili spezzano il cerchio della fede. Se, però, scusiamo il prossimo con facilità, il giro non si ferma.

Non basta perdonare chi ci ha ferito ma bisogna saper anche perdonare se stessi, perdonare D-o e perdonare la vita con le sue svolte impreviste e le sue incomprensibili crudeltà. L’indulgenza necessita sforzi ma soprattutto la buona volontà di ricollegarsi col Creatore. Ecco perchè Mosè insistette instancabilmente nel chiedere venia ad Hashèm durante novanta giorni, molti di più dei quaranta che gli occorsero per udire la Torà. La consapevolezza di essere - dal momento della nascita, dal primo vagito - una creatura unica, irripetibile, insostituibile nonchè essenziale all’insieme del creato ci permetterà di elevarci al di sopra del livello del dolore arrecatoci dalla momentanea cattiveria altrui e trovare l’amore e la capacità di scusare sia gli altri che se stessi.

La clemenza è una caratteristica Divina, è il prodotto dell’aspettativa che nacque il primo Yom Kippùr, quando D-o fece apparire un nuovo spiraglio e ci diede i mezzi per trascendere i parametri umani e i limiti imposti dalla natura che obbediscono ad una logica di causa ed effetto. Quando la speranza genera il perdono, abbiamo ricostruito il cerchio infinito che non dà peso alle vicissitudini transitorie di una vita fatta di alti e bassi.

Il messaggio del giorno più sacro dell’anno è quello di non rassegnarsi mai, di mantenere viva la speranza negli altri, in noi stessi e in Hashèm. E ad ogni Yom Kippùr si ripresenta l’opportunità di rinfrescare le nostre vite e di ricominciare il percorso, ovvero il cerchio, con buone intenzioni....
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Re: Confidenziale

Messaggio da Armageddon »

La Speranza e il Perdono.
Trentanove giorni dopo aver ricevuto i Dieci Comandamenti, i Benè Israel scolpirono il vitello d’oro. Durante novanta giorni Mosè implorò Hashèm di concedere grazia al Suo popolo. La trasgressione era grave, eppure Moshè era fiducioso in un esito positivo alle sue pressanti suppliche
Cara Stella...tralasciando il discorso se sia accaduto o meno ciò che viene descritto in questo racconto biblico..
Mi domando per quale motivo un uomo debba perdonare il nemico o colui che gli fa del male?
Provare rabbia e rancore ci fa stare male è vero...ma qui si fa un discorso superficiale e semplicistico trascurando la realtà che viviamo ogni giorno!
Secondo ciò che leggo,io ad esempio,dovrei perdonare colui che ha ammazzato(in nome di Dio tra le altre cose)la persona che amavo di più al mondo?
E perché spiegami?Cosi starei meglio?
Non ho nemmeno modo di vendicarmi visto che si è fatto esplodere quell'uomo!E non certo mi sono mai sognato di fare altrettanto per vendetta!Piuttosto è impossibile non provare rabbia per chi ti ammazza come una bestia la persona che ami e te la porta via per sempre!
Perdonare un essere del genere?E perché vorrei saperlo...
Dimenticare?impossibile!
A parole siamo tutti bravi a parlare ma vorrei vedere quanti saprebbero perdonare in queste situazioni!
Un uomo che violenta una ragazza(ad esempio) non lo si può perdonare...per la gravità del gesto prevarrà sempre il naturale istinto della rabbia!

Saluti
Armageddon
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Re: Confidenziale

Messaggio da Armageddon »

.. vorrei vedere...

Ho visto e conosco. C'è chi ha fatto ciò.
Conosci qualcuno che ha perdonato l assasino di suo padre?
Quindo significa che ha dimenticato..che riesce a guardare negli occhi questa persona...e che lo tratterà come nulla fosse accaduto?

:-?
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Re: Confidenziale

Messaggio da stella »

Caro Armageddon ...leggendoti la prima reazione che ho provato era quella di abbracciarti :YMHUG: non potendo farlo ti giunge il mio :YMHUG: virtuale .
Non posso dirti ti capisco ,ti comprendo ;) ..no ,ogni situazione bisogna viverla per comprenderla :-( ...non voglio entrare nei dettagli ,ma purtroppo in vari modi succedono questi tristi eventi ,il mio pensiero va subito alle famiglie in particolare alle mamme :-( ai padri ...poi a volte mi chiedo se è più triste essere la mamma della vittima o la mamma del colpevole :-( ...non so perché credo sia molto triste essere la madre di un colpevole "" non so se mi spiego ciò che voglio dire "" ...conosco famiglie ,anzi dove io abito una famiglia che ha subito qualcosa del genere ,..eppure riescono ad essere sereni ...non vedo in loro ira ecc..ecc..io sono sicura che tu anche se avresti potuto non ti saresti vendicato ...è normale la rabbia ...a volte proviamo amarezza per cose non così gravi ..quindi comprendo la tua rabbia ,ma credo che la rabbia sia dovuta più ad un "" perché"" ...a non trovare risposta ...
La rabbia l'odio credo sia tutt'altra cosa ...e tu non la provi ...hai amarezza e ti comprendo ...no non si può dimenticare ,infatti perdonare non vuol dire dimenticare ,ma forse diciamo non vendetta ...un giorno proverai solo pietà per la persona che ti ha fatto soffrire ..
Dio ti benedica ...ti consoli e riempia il tuo vuoto . :YMHUG: stella
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