Gesù,cristianesimo delle origini,e ricerca storica.

Sir Ulrich
Messaggi: 70
Iscritto il: venerdì 21 aprile 2023, 15:37

Re: Gesù,cristianesimo delle origini,e ricerca storica.

Messaggio da Sir Ulrich »

Sì sì, lo avevo capito. :-)
Vorrei aggiungere un'ultima osservazione: il fatto che Q non parli della risurrezione é un chiaro segnale che quantomeno esistevano seguaci di Gesù (molto vicini a lui, forse proprio i giudeo-cristiani di Gerusalemme?!) che non vi credevano ancora fino a circa il 50 e.v. (o forse non sapevano fosse risorto?!). Perché il 50 e.v. (cioè circa 15/20 anni dopo la morte di Gesù)? Perché è questa la datazione più condivisa dagli specialisti. Quindi abbiamo dei "cristiani" (uso un termine anacronistico per intenderci) a Gerusalemme pochi anni dopo la morte di Gesù e questi non sanno nulla di risurrezione o apparizioni del risorto.

A queste osservazioni le risposte di un credente ostinato a giustificare la propria fede e quelle di un laico che non ha esigenze di questo tipo divergono profondamente.

Nella storia della cristianità c'è un evolversi di idee, credenze e teologie, ciò é testimoniato dal fatto che pure i gruppi che si rifacevano al Nazareno erano tanti e in opposizione tra di loro (vedi Paolo e la comunità di Gerusalemme), tant'è che recentemente molti esperti parlano di cristianesimi al plurale appunto (come si fa per i giudaismi del secondo tempio). Quello che oggi conosciamo come cristianesimo é il risultato di una tensione che si scioglierà solamente dopo la prima guerra giudaica fino al 73 e v. quando la prima e "vera" comunità gesuana di Gerusalemme con a capo Giacomo fu letteralmente spazzata via lasciando spazio alla fazione ortodossa (ciò che alcuni oggi definiscono, forse non senza buone motivazioni, "paolinismo").
Avatar utente
Marcelle
Messaggi: 111
Iscritto il: sabato 8 aprile 2023, 0:38

Re: Gesù,cristianesimo delle origini,e ricerca storica.

Messaggio da Marcelle »

Gianni ha scritto: domenica 18 giugno 2023, 7:28 ...
C’è qui una “prova interna” che non va sottovalutata: “Apparve a più di cinquecento fratelli in una volta, dei quali la maggior parte rimane ancora in vita”.
Ora, se leggo sul giornale che ieri un tizio è caduto in piedi dal terzo piano atterrando come se niente fosse, penso che sia una notizia inventata. Se però poi leggo che ci sono stati molti testimoni, rimango perplesso. Penso allora che Paolo non potesse chiamare in causa come testimoni 500 persone, molte delle quali ancora viventi: se essi non avessero assistito all’evento tutti insieme, avrebbero potuto sbugiardarlo. Ma poi noto anche che si tratta di “cinquecento fratelli”. Quindi testimoni di parte. Rimangono comunque 500: non è facile pensare ad un accordo collettivo. Nella prima chiesa vigeva l’onestà, per cui mi rimane difficile pensare ad un accordo per diffondere una menzogna. D’altra parte, a Paolo sarebbe bastato richiamare la testimonianza di Pietro e dei Dodici, per non parlare della sua stessa esperienza personale.
Sono cose su cui riflettere.
Ciao Gianni. Si, sono cose su cui riflettere. Ci si potrebbe domandare: E' accaduto davvero? Era opinione comune che fosse accaduto? Paolo è proprio l'unico che cita l'episodio. In entrambi i casi, di una tale esperienza religiosa, non troviamo traccia in nessuno dei Vangeli (come per altre apparizioni). Questo non implica che Paolo se lo fosse inventato di sana pianta. Può averlo ricavato da tradizioni circolanti all'epoca in seno alla comunità gesuana. Non è affatto da escludere. L'origine delle quali però è impossibile da ricostruire. Effettivamente, storicamente parlando, non si va molto lontano. Sono racconti di difficile valutazione.




Questo passo costituisce una prova storica? No. E non sono neppure così sicuro che servirebbe a molto affidarsi ad altri generi di ricerche, antropologiche/filosofiche, che esulano dalla ricerca storica. E quindi? Chi (come me) ha fede ci crede, chi si limita a studiare (ma seriamente), si limita ad analizzare e a fare tutte le considerazioni.
Ho letto di credenti che hanno trovato giovamento nell'approfondire il senso della loro fede affidandosi a studi di antropologia della religione o filosofia della religione. Ed altri che li vedono come fumo negli occhi.
Avatar utente
Gianni
Site Admin
Messaggi: 10120
Iscritto il: giovedì 12 marzo 2009, 10:16
Località: Viareggio
Contatta:

Re: Gesù,cristianesimo delle origini,e ricerca storica.

Messaggio da Gianni »

Buongiorno, cara Marcelle (ma quanto è bella l’immagine che hai scelto per accompagnare il tuo soprannome? È stupenda!). Tu parli “di credenti che hanno trovato giovamento nell'approfondire il senso della loro fede affidandosi a studi di antropologia della religione o filosofia della religione”, aggiungendo che “altri che li vedono come fumo negli occhi”. Io certamente non sono tra questi ultimi. Anche se il nome “religione” non mi piace, la filosofia della religione è interessantissima. Personalmente sono stato conquistato dal rabbino Abraham Joshua Heschel, filosofo della religione. Le sue trattazioni sono così profonde che continuo a rileggerle. Il suo bellissimo e affascinante modo di scrivere invoglia la lettura, quasi stregando.

Per me vale questo principio biblico: “Esaminate ogni cosa e tenete ciò che è buono” (1Ts 5:21, TILC). Qui Paolo sta parlando di tutto ciò che non è Bibbia, perché nella Scrittura tutto è già buono.

Gli studi che dici sono interessantissimi e arricchenti dentro. Vi aggiungerei anche la psicologia della fede (biblica).

Passa una bella giornata, Mercelle. :-)
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: Gesù,cristianesimo delle origini,e ricerca storica.

Messaggio da bgaluppi »

Vorrei riportare la discussione sulla 2Cor 11:1-15 in questa cartella, rispondendo a Gianni, perché credo sia interessante esaminarla più a fondo da un punto di vista storico-critico, premettendo che siamo qui a formulare ipotesi, perché di certezze non ne abbiamo.

Al v. 4, Paolo critica i Corinti per aver accettato di buon grado una predicazione diversa da quella già ricevuta da lui. Si può supporre, dunque, che questi altri predicatori 1. conoscevano le vicende su Gesù e 2. mettono in crisi Paolo di fronte alla comunità.

Cosa possono aver detto tali predicatori non possiamo saperlo con certezza, ma lo possiamo supporre a grandi linee: hanno annunciato Gesù come figura diversa rispetto a quella annunciata da Paolo e hanno riferito una storia e un insegnamento di Gesù diversi da quelli annunciati da Paolo. Questo ce lo dice lo stesso Paolo e ci conferma anche che attorno al 55 E.V. circolavano vangeli e storie su Gesù diverse. Quindi, possiamo affermare che Paolo non fosse l'unico giudeo a predicare su Gesù e non necessariamente ciò che lui predicava doveva essere “più vero” di ciò che altri predicavano. Bisognerebbe conoscere anche l'insegnamento degli altri, per fare un confronto, ma purtroppo non è giunto fino a noi o forse, per provare a fare delle ipotesi, potremmo esaminare altri testi antichi non selezionati per il Canone, come, ad esempio, il Vangelo di Tommaso che una parte della critica tende a spostare indietro nel tempo rispetto alla datazione comunemente accettata fino ad oggi.

La predicazione dei “superapostoli”, diversa da quella paolina, deve aver generato dubbi nei Corinti per quanto riguardava l'attendibilità di Paolo come apostolo, poiché egli non aveva mai conosciuto Gesù e il fatto che avesse ricevuto il vangelo da Gesù stesso dopo la sua morte era qualcosa di totalmente autoreferenziale (di questo possiamo discutere a parte) di fronte a chi, magari, si presentava come inviato diretto di Gesù e lo aveva conosciuto in vita. Infatti, al v. 5 egli li attacca chiamandoli sarcasticamente “superapostoli” (nell'ottima traduzione CEI) ma allo stesso tempo difende la propria autorità affermando di ritenere di non essere da meno rispetto a loro.

Questo deve farci riflettere. Se quei “superapostoli” che predicano un messaggio ed annunciano un Gesù diversi fossero veramente “falsi apostoli, operai fraudolenti”, come lui li definisce al v. 13, qui Paolo starebbe dicendo che lui non è da meno di falsi apostoli! Cioè, quelli sono falsi, ma lui ritiene di non essere inferiore a loro in nulla. Direi che dovrebbe essere scontato che un VERO apostolo non sia inferiore in nulla a dei FALSI apostoli!

Ma allora perché accusarli di essere dei truffatori? Si potrebbe pensare che Paolo dicesse il vero senza timore che gli altri avrebbero potuto sbugiardarlo, ma in realtà – a pensarci – questa idea non è così scontata. Al tempo di Paolo non si poteva inviare via fax o e-mail la scannerizzazione di un certificato di apostolato con documento d'identità allegato... E i Corinti della comunità non avrebbero potuto andare facilmente a Gerusalemme a verificare di persona... Perdonate la battuta poco seria, ma la questione qui è in termini di “parola di Paolo” contro “parola degli apostoli”, niente di più. Quindi, Paolo poteva tranquillamente accusarli davanti ai Corinti di essere degli impostori senza timore di essere smentito da nessuno, e lo stesso valeva per gli altri.

Detto questo, cosa ci dice Paolo sull'identità di questi che chiama ironicamente “superapostoli”? Ci dice abbastanza per poterci consentire di formulare delle ipotesi. Ai vv. 22-23 afferma:

“Sono Ebrei? Lo sono anch'io. Sono Israeliti? Lo sono anch'io. Sono discendenza di Abraamo? Lo sono anch'io. Sono servitori di Cristo? Io (parlo come uno fuori di sé) lo sono più di loro”.

“Io lo sono più di loro” presuppone che anche loro fossero apostoli.

Da queste parole, risulta ovvio che quei superapostoli fossero 1. ebrei (come Paolo), 2. israeliti (come Paolo), 3. discendenti di Abraamo (come Paolo) e 4. servitori di Cristo (come Paolo). In qualità di israeliti servitori di Cristo, dovevano appartenere quantomeno ad una comunità di discepoli di Cristo. Considerando che la lettera è datata attorno al 55 E.V., i “superapostoli” sarebbero appartenuti alla comunità primitiva di giudei discepoli di Gesù.

La mia ipotesi è che Paolo, non potendo negare che quelli fossero apostoli di Cristo (e infatti lo ammette al v. 23) perché evidentemente conoscevano molto su di lui, li accusa di essere in realtà dei truffatori, affermando di fatto che tra gli apostoli di Cristo ebrei ne esistevano alcuni che andavano in giro predicando un falso vangelo e annunciando una figura di Gesù diversa da quella che lui annunciava nel mondo greco-romano. Sostanzialmente, Paolo li accuserebbe di tradimento, e infatti li definisce servitori di Satana.

Il fatto che Paolo sia stato convocato a Gerusalemme sulla questione del suo apostolato è un indizio del fatto che la comunità di Giacomo non fosse concorde con lui e che forse, quei “superapostoli”, provenivano proprio dalla comunità di Gerusalemme. Il Libro di Atti degli Apostoli ci racconta di come la questione fosse stata risolta a favore di Paolo; tuttavia, il libro è databile attorno a 25-30 anni dopo la Seconda Lettera ai Corinzi e persino gli studiosi credenti della Bibbia TOB rilevano che “La concordanza del pensiero degli Atti con quello delle lettere di Paolo resta perlomeno problematica in certi punti, per di più importanti, come, per esempio, la nozione di apostolato oppure il ruolo della legge” (Bibbia TOB, Elle Di Ci Leumann, 1997, pp. 2484-2485).
Avatar utente
Gianni
Site Admin
Messaggi: 10120
Iscritto il: giovedì 12 marzo 2009, 10:16
Località: Viareggio
Contatta:

Re: Gesù,cristianesimo delle origini,e ricerca storica.

Messaggio da Gianni »

Grazie per il tuo commento, Antonio. Personalmente non credo proprio che si debba ricorrere ai Vangeli apocrifi. Ho appena terminato il mio ultimo libro che contiene l'esegesi della prima lettera di Pietro, che pubblicherò a breve. È impressionante notare quanto il pensiero petrino sia conforme a quello di Paolo! Presentano entrambi la stessa identica teologia. Non è poi affatto vero che Paolo sia stato convocato a Gerusalemme sulla questione del suo apostolato, come sostieni. Il tutto nacque ad Antiochia di Siria quando, durante la predicazione di Paolo, giunsero dalla Giudea dei discepoli che volevano imporre – a differenza di Paolo – la circoncisione ai nuovi convertiti. Così si stabilì che Paolo, Barnaba e alcuni altri andassero a Gerusalemme per presentare la questione agli apostoli e agli anziani. Alla riunione Pietro difese Paolo. E Giacomo, che la presiedeva, diede ragione a Paolo. Lì ad Antiochia, Paolo aveva affrontato Pietro, rimproverandolo, e aveva tenuto testa ai giacobiti, per cui è significativo che sia Pietro che Giacomo alla fine appoggiarono Paolo. Se andarono a Gerusalemme, fu perché la questione era sorta da lì. E vi andarono per presentare la questione che alcuni giacobiti avevano sollevato, e non perché Paolo sia stato convocato a Gerusalemme sulla questione del suo apostolato!
Avatar utente
Maria Grazia Lazzara
Messaggi: 1264
Iscritto il: sabato 1 ottobre 2022, 5:38

Re: Gesù,cristianesimo delle origini,e ricerca storica.

Messaggio da Maria Grazia Lazzara »

Buona sera Gianni e a tutti ,
Gianni apro una parentesi , tu scrivi che Pietro e Paolo presentano entrambi la stessa teologia . Quindi la figura del teologo già la troviamo contemplata nelle Sacre Scritture .
Esperto studioso , scrittore dal greco theologìa , scienza ( dal verbo lèghein ) discorrere delle cose concernenti Dio. ( Theos )
Dignitario che spiegava e dava significato alle Sacre Scritture.
Allora Jeshùa quando spiegava ai suoi discepoli le scritture ebraiche fungeva da teologo .
Esdra similmente non solo era un esperto copista dei testi sacri ma anche teologo in quanto dava significato ad essi , per esempio quandò convocò il popolo .
Paolo , Pietro e tutti gli apostoli si occupavano di questa scienza .
A mio parere questa figura è importantissima anche oggi perché il teologo dà significato , direi dà vita alle scritture .
Mi piace fare degli esempi , ne faccio uno , quando leggevo il Manzoni alle superiori non è che mi piacesse tanto anzi non mi piaceva proprio , ma quando lo spiegava il mio prof.
d'italiano rimanevo rapita , quelle pagine s'aprivano e prendevano vita , prendevo appunti e scrivevo i termini ch usava lui , poi quando mi interrogava facevo uso proprio di quei termini e prendevo un ottimo voto. E mi perdonava , che cosa ? Non ve lo dico , lo dirò quando mi trovo nella camera dove si studia il greco .
Tornando al discorso , con ciò cosa voglio dire , che a mio parere la figura del teologo è importantissima anche oggi tanto quanto lo studioso che si occupa della storicità del testo
o di critica testuale insomma dovrebbe far parte della squadra .
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: Gesù,cristianesimo delle origini,e ricerca storica.

Messaggio da bgaluppi »

Ciao Maria Grazia, le due figure sono entrambe importanti ma fungono a scopi diversi. Lo storico cerca di ricostruire il passato tramite l'uso di tutte le fonti a disposizione: più sono le fonti, più sono indipendenti, più sono concordi e più un fatto raccontato sarà probabilmente (non certamente) vero. Quando le fonti sono scarse, non indipendenti e magari discordanti, è molto probabile che un fatto raccontato non sia vero.

Il teologo si occupa di “ragionare intorno a Dio”, e un ottimo esempio di teologia lo troviamo nell'incipit del vangelo di Giovanni. Altri ottimi esempi li troviamo nelle lettere paoline. La teologia è un ambito appassionante e, in molti casi, edificante; tuttavia è soggetta alle credenze personali. Un teologo cattolico interpreterà e spiegherà certe cose in modo diverso da un teologo ortodosso, pur trovandosi entrambi all'interno della stessa denominazione cristiana e della stessa fede. Si può essere anche teologi senza essere credenti e le interpretazioni saranno ancora diverse.

Quindi, la verità non la si troverà né con l'aiuto dello storico, né con l'aiuto del teologo. La verità la si troverà cercando, dentro noi stessi, e leggendo, studiando, osservando, ascoltando.
Avatar utente
Marcelle
Messaggi: 111
Iscritto il: sabato 8 aprile 2023, 0:38

Re: Gesù,cristianesimo delle origini,e ricerca storica.

Messaggio da Marcelle »

Ciao Maria Grazia. Noi tutti sappiamo che i Vangeli non sono opere di storia come comunemente oggi li intendiamo. Non sono stati composti per narrarci la biografia di Yeshua, nè in modo completo, nè in breve.
Gli autori del Nuovo Testamento, scrivono per proclamare e a rafforzare la fede in Gesù, nel messaggio della sua predicazione. Sono principalmente testimonianze di fede, frammentarie, tramandate dapprima oralmente, rielaborate e selezionate ... che ogni autore ha organizzato adeguandole alla propria visione teologica.
Spetta ai ricercatori, agli storici ad esempio, presentare la ricostruzione di eventi e idee del passato (le visioni teologiche e gli argomenti dottrinali) attraverso l'analisi critica delle fonti.

Per farti un esempio pratico, leggevo una pubblicazione, in merito a Paolo, del prof.Gabriele Boccaccini, tante volte menzionate in questo forum. Boccaccini è storico dell'ebraismo del II Tempio e delle origini del cristianesimo, e ci descrive in che modo la teologia di Paolo, sia diversa da quella espressa da Giovanni (che scrive alla fine del I secolo), circa la divinità di Gesù.
Nel vangelo di Giovanni si afferma che il Cristo e' increato e il concetto di incarnazione. Ma Paolo non applica mai il termine theos a Gesu'. In Colossesi si parla del Cristo come l'immagine del Dio invisibile. La lettera agli Ebrei insiste che Gesu' e' superiore agli angeli. Una affermazione inutile e superflua se Gesu' fosse considerato "Dio".

Allo storico del cristianesimo diciamo che spetta indagare e ricostruire storicamente lo sviluppo di questa credenza, ovvero, quando e' che i cristiani cominciarono ad affermare che Gesu' fosse increato?
In ogni caso si tratterebbe di un lungo processo a tappe.
E siccome la ricerca è alimentata da dibattiti, è sempre un piacere per me consultare le pubblicazioni, su queste tematiche e leggere ipotesi di lavoro più o meno plausibili a riguardo.
Si studia, ci si informa, si cresce...
chelaveritàtrionfi
Messaggi: 4130
Iscritto il: venerdì 11 aprile 2014, 23:31
Località: Italia

Re: Gesù,cristianesimo delle origini,e ricerca storica.

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Marcelle ha scritto: martedì 20 giugno 2023, 0:15 ..
Gli autori del Nuovo Testamento, scrivono per proclamare e a rafforzare la fede in Gesù, nel messaggio della sua predicazione. Sono principalmente testimonianze di fede, frammentarie, tramandate dapprima oralmente, rielaborate e selezionate ... che ogni autore ha organizzato adeguandole alla propria visione teologica.
Spetta ai ricercatori, agli storici ad esempio, presentare la ricostruzione di eventi e idee del passato (le visioni teologiche e gli argomenti dottrinali) attraverso l'analisi critica delle fonti.
Diciamo che in realtà non sappiamo con estrema certezza, anche utilizzando il metodo storico/critico, il motivo per il quale gli autori dei testi antichi abbiano scritto le loro opere (non solo il nuovo testamento, ma il vecchio e tutti i testi definiti religiosi), ma possiamo dire che i critici storici indagano sui testi antichi con l'obiettivo di ricostruire la situazione storica e l'ambiente culturale dell'autore, chi sono i destinatari del testo, quel poteva essere il significato originario, il genere letterario, ecc.. anche mediante comparazione con altri scritti risalenti allo stesso periodo, la rivelazione di eventuali artefatti ecc..

La ricerca si basa sempre su campioni di dati e non sulla totalità dei dati, per cui molte conclusioni possono ritenersi molto probabili, più o meno probabili o incerte. La ricerca può evidenziare molte caratteristiche degli scritti ma difficilmente potrà stabilire con certezza le motivazioni che hanno indotto gli autori a scrivere. Secondo una visione neutrale, analizzando i testi definiti "religiosi" come un qualunque testo antico, si possono evidenziare certamente testimonianze di fede, frammentarie, tramandate dapprima oralmente, anche rielaborate, selezionate ed organizzate secondo la propria visione [teologica, dottrinale, culturale, iniziatica].

Allo storico del cristianesimo diciamo che spetta indagare e ricostruire storicamente lo sviluppo di questa credenza, ovvero, quando e' che i cristiani cominciarono ad affermare che Gesu' fosse increato?
In ogni caso si tratterebbe di un lungo processo a tappe.
E siccome la ricerca è alimentata da dibattiti, è sempre un piacere per me consultare le pubblicazioni, su queste tematiche e leggere ipotesi di lavoro più o meno plausibili a riguardo.
Si studia, ci si informa, si cresce...


Questo ambiente, nonostante sia anch'esso caratterizzato da dibattiti ed opinioni discordanti, va sicuramente considerato. Ciò che ho potuto notare è che le vie intraprese dai ricercatori e le loro conclusioni, sono comunque influenzate anche dal loro percorso personale.

Per fare un esempio, prendo uno degli studiosi citati in questo topic. Ad esempio, Bart Denton Ehrman, filologo e biblista statunitense( presso Moody Bible Institute) dapprima membro della Chiesa Episcopale degli Stati Uniti d'America, poi Cristiano evangelico Born again, ha ribaltato la sua iniziale visione fondamentalista della Bibbia secondo l'idea di un'ispirazione verbale assoluta, contribuendo a diffondere l'idea che i testi originali del Nuovo Testamento siano stati alterati dagli scribi nel corso dei secoli per vari motivi, e che queste alterazioni abbiano influenzato e influenzino l'interpretazione del testo biblico ancora oggi.

"Il suo desiderio di conoscere il testo biblico originale lo ha indotto ad iscriversi al Moody Bible Institute, dove ha studiato non solo le lingue antiche, ma anche le tecniche di critica testuale. Tuttavia, l'approfondimento dei suoi studi di biblistica ed esegesi biblica lo ha convinto della necessità e dell'opportunità di iniziare a conclamare le discrepanze fra i manoscritti biblici piuttosto che compiere infruttuosi e inopportuni sforzi di attenuarne (e addirittura armonizzarne) le incongruenze.
Ehrman ha lasciato quindi l'evangelicalismo ed è tornato alla Chiesa Episcopale, rimanendo cristiano per quindici anni; poi, scontrandosi insanabilmente con il problema del male e della sofferenza, ha optato per una posizione agnostica".

https://it.wikipedia.org/wiki/Bart_Ehrm ... ote-JInt-2

Come ogni autore (critico letterario ecc..),anch'egli ha i suoi oppositori:

Ehrman ha subito numerose e vivaci critiche dagli studiosi evangelici americani, sostenitori dell'infallibilità e inerranza della Bibbia. I teologi evangelici Andreas Köstenberger, Darrell L. Bock e Josh Chatraw hanno accusato Ehrman di «definire il consenso accademico in base agli studiosi che sono concordi con le sue opinioni, escludendo gli altri».[9] Il libro How Jesus Became God (pubblicato in italiano come E Gesù diventò Dio dalla casa editrice Nessun Dogma) ha ricevuto durissime critiche dagli studiosi evangelici e cattolici conservatori: gli studiosi evangelici Michael Bird, Craig Evans e Simon Gathercole hanno scritto un libro in risposta, intitolato How God Became Jesus, in cui definiscono le opere di Ehrman come «confuse, basate su letture errate dei testi e finzioni accademiche».
https://it.wikipedia.org/wiki/Bart_Ehrm ... ote-JInt-2

Nonostante tutto sia lui che altri autori, meritano certamente si essere presi in considerazione seguendo il metodo storico - critico che è prioritario in questo topic. A tal motivo prendo come riferimento la seguente descrizione per approfondimento:


La critica storica , nota anche come metodo storico-critico o critica superiore , è una branca della critica che indaga le origini dei testi antichi per comprendere "il mondo dietro il testo". [1] Sebbene spesso discussa in termini di scritti ebraici e cristiani dei tempi antichi, la critica storica è stata applicata anche ad altri scritti religiosi e secolari di varie parti del mondo e periodi della storia.

L'obiettivo primario della critica storica è scoprire il significato primitivo o originario del testo nel suo contesto storico originario e nel suo senso letterale o sensus literalis historicus . L'obiettivo secondario cerca di stabilire una ricostruzione della situazione storica dell'autore e dei destinatari del testo. Ciò può essere realizzato ricostruendo la vera natura degli eventi che il testo descrive. Un testo antico può anche servire come documento, registrazione o fonte per ricostruire il passato antico, che può anche servire come principale interesse per il critico storico

Metodi
I metodi storico-critici sono le procedure specifiche [1] utilizzate per esaminare le origini storiche del testo, come il tempo e il luogo in cui il testo è stato scritto, le sue fonti e gli eventi, le date, le persone, i luoghi, le cose e i costumi che sono menzionati o impliciti nel testo. [2]

Applicazione
Applicazione del metodo storico-critico, negli studi biblici , indaga i libri della Bibbia ebraica così come il Nuovo Testamento . I critici storici confrontano i testi con qualsiasi artefatto testuale contemporaneo esistente, cioè altri testi scritti nello stesso periodo. Un esempio è che la moderna borsa di studio biblica ha tentato di comprendere il Libro dell'Apocalisse nel suo contesto storico del I secolo identificando il suo genere letterario con la letteratura apocalittica ebraica e cristiana .

Per quanto riguarda i Vangeli , la critica più alta si occupa del problema sinottico , dei rapporti tra Matteo , Marco e Luca . In alcuni casi, come con diverse epistole paoline , la critica più alta può confermare o sfidare la comprensione tradizionale o ricevuta della paternità. [ citazione necessaria ] La critica superiore intende i testi del Nuovo Testamento in un contesto storico: cioè che non sono adamantino ma scritti che esprimono la traditio (ciò che viene tramandato). La verità sta nel contesto storico.


[1] Soulen, Richard N.; Soulen, R. Kendall (2001). Manuale di critica biblica(3a ed., Rev. E ampliata. Ed.). Louisville, Kentucky: Westminster John Knox Press. P. 78.ISBN 0-664-22314-1.

[2] Soulen, Richard N. (2001). Manuale di critica biblica. Giovanni Knox. P. 79.


https://en.wikipedia.org/wiki/Historical_criticism
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: Gesù,cristianesimo delle origini,e ricerca storica.

Messaggio da bgaluppi »

Gianni ha scritto: lunedì 19 giugno 2023, 18:24 Il tutto nacque ad Antiochia di Siria quando, durante la predicazione di Paolo, giunsero dalla Giudea dei discepoli che volevano imporre – a differenza di Paolo – la circoncisione ai nuovi convertiti. Così si stabilì che Paolo, Barnaba e alcuni altri andassero a Gerusalemme per presentare la questione agli apostoli e agli anziani. Alla riunione Pietro difese Paolo. E Giacomo, che la presiedeva, diede ragione a Paolo.
Caro Gianni, grazie a te della risposta. Attendo la pubblicazione per leggerla volentieri (intanto sto leggendo il lungo lavoro sul lògos).

Hai ragione quando fai questa puntualizzazione, tuttavia questa non è necessariamente verità storica, ma piuttosto ciò che dice il libro di Atti degli Apostoli. Che è certamente un documento storico, ma non per questo necessariamente testimone di verità storica (ricordiamo come Tucidide, parlando della metodologia dello storico, dichiari quanto l'oggettività sia corrotta dalla memoria e dall'opinione personale dell'autore). Tutti i documenti antichi sono testimonianze storiche del tempo in cui furono scritti, ma non necessariamente riportano sempre verità storiche. Quindi, occorrono più fonti indipendenti e concordi per accettare un episodio come probabilmente vero.

Atti degli Apostoli dice che il concilio gerosolimitano decise a favore di Paolo, che dunque conquistò il benestare della comunità di Gerusalemme. Tuttavia, leggendo Paolo (ad es. la 2Cor, di cui ho parlato), si capisce che la sua figura di apostolo era controversa e osteggiata ancora a distanza di anni dal concilio (su cui non abbiamo testimonianze, oltre ad Atti, ma che sarebbe collocato nel 49). In Gal 2 Paolo afferma certamente di aver ricevuto il benestare per la predicazione agli incirconcisi direttamente da Giacomo, Pietro e Giovanni (v. 9, ma non parla di concilio) e rivela anche che Pietro non amava farsi vedere dai giudei assieme agli stranieri, soprattutto in presenza di “alcuni da parte di Giacomo” che erano stati inviati ad Antiochia (v. 12). È certamente possibile che Giacomo, Pietro e Giovanni avessero dato a Paolo il benestare (ma dopo la data del concilio, perché leggendo Galati e facendo due calcoli, questa stretta di mano ci sarebbe stata dopo il 49) – anche perché penso che il Gesù storico ritenesse che il regno di Dio sarebbe stato aperto anche agli stranieri – tuttavia scorgo una certa tensione tra Paolo e Giacomo, capo della comunità di Gerusalemme e detto "il Giusto". Ritengo che Paolo fosse lasciato libero di predicare agli stranieri ma fosse monitorato e sembra strano che nelle sue lettere non citi il famoso concilio nei termini descritti in Atti, cosa che avrebbe dato sostegno alla sua posizione davanti ai destinatari.

PS. Gianni, in che data ti risulta che Paolo abbia avuto l'evento sulla via di Damasco? A me risulterebbe attorno al 34.
Rispondi