Bruno ha scritto: ↑domenica 21 maggio 2023, 17:55
roberto ha scritto: ↑domenica 21 maggio 2023, 17:52
Sempre dal sito
www.Torah.it o trovato questo commento. Ciò che mi lascia perplesso è scritto alla fine della prima pagina, inizio seconda.
Non scarico mai allegati. Fammi uno screenshot o copiami qui il testo.
Parashat Bò 5758
La prima mizvà e il Tribunale Rabbinico
“E parlò il Signore a Moshè ed Aron nella terra d’Egitto dicendo: Questo mese è per voi il capo dei
mesi, primo esso è per voi tra i mesi dell’anno”. (Esodo XII,1)
Che cos’è la Torà? La domanda non è affatto banale. Fino alla Parashà di questa settimana abbiamo
letto un bel racconto. Bello, a tratti commovente, ma pur sempre una racconto.
Ma la Torà non è un libro di ‘storia’. Commentando il primo verso della Genesi, Rashì apre con una
domanda apparentemente assurda: Perché la Torà comincia dalla Genesi?
E da dove avrebbe dovuto cominciare se non dall’inizio della creazione? Una storia come si deve,
comincia dall’inizio!
Rashì, citando Rabbì Izchak (secondo i più suo padre), sostiene che in realtà la Torà sarebbe dovuta
cominciare dalla Parashà di Bo, e più precisamente dal verso che ho riportato all’inizio.
Perché? E perché allora la Torà comincia dalla Genesi? Lasciamo in sospeso queste domande e
cerchiamo di capire il contesto.
Il verso in questione segue l’annuncio dell’ultima delle piaghe, la morte dei primogeniti. Il testo
aggiunge che Moshè ed Aron avevano fatto tutto quello che il Signore aveva comandato e che
nonostante ciò il Signore aveva indurito il cuore del Faraone e quindi questi non aveva permesso al
popolo di partire. Cioè fin qui, nonostante tutte le nove piaghe precedenti, il popolo sarebbe rimasto
ancora ‘schiavo in terra d’Egitto’.
Praticamente tutti i commentatori sono d’accordo sul fatto che l’uccisione dei primogeniti egiziani,
portata a termine da D-o stesso, è l’elemento determinante per la liberazione di Israele. Con
l’annuncio della piaga definitiva termina il compito di Moshè ed Aron per quanto concerne la
liberazione fisica del popolo ebraico. Dar corso alla piaga è compito di D-o, Egli stesso (e non un
intermediario) porterà Israele fuori dall’Egitto. Tra questi due momenti si inserisce il passo con cui,
secondo Rashì doveva avere inizio della Torà.
Il brano in questione contiene la prima mizvà (comandamento) data al popolo ebraico, ossia il capomese. Al capo-mese vengono poi legate tutte le direttive per la notte in cui D-o avrebbe ucciso ogni
primogenito egiziano che sono la base delle regole della festa di Pesach.
Il popolo d’Israele non può uscire dall’Egitto se prima non entra nella dimensione delle mizvot.
Secondo i Maestri per l’osservanza di questa mizvà il popolo ha meritato di essere redento.
Possiamo allora capire che cosa intende Rashì: la Torà è un libro di Halachà (Legge). Come tale
sarebbe stato logico che iniziasse dalla prima legge. La legge sul tempo. La legge che permette di
stabilire il calendario sul quale si basano poi tutte le altre leggi. Al Bet Din (al Tribunale
Rabbinico), viene assegnato il compito e data l’autorità di stabilire, nell’incertezza
dell’avvistamento della luna nuova, il capo-mese e quindi il calendario
. D-o si regola in base al
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calendario stabilito dal Bet Din di Israele. Perché allora la Torà comincia dalla Genesi? Rashì dà
una risposta. “Se un giorno verranno da voi le nazioni del mondo dicendo che voi avete rubato la
Terra d’Israele (Rashì lo dice circa nel 1100 EV), potrete aprire la Torà e fargli vedere che D-o ha
creato tutto il mondo e quindi ha il diritto di assegnare la Terra d’Israele al popolo ebraico o a chi
Gli aggrada.”.
La notte di Pesach celebra la nascita del popolo ebraico. Il sacrificio pasquale è la manifestazione
della propria appartenenza al popolo. Il sangue del sacrificio sugli stipiti è la discriminante che
salva il primogenito ebreo rispetto al primogenito egizio. Chi mangia il sacrificio è colui che è nella
casa e che quindi appartiene al nucleo.
Chi appartiene al nucleo? Chi è ebreo secondo le regole. I non ebrei, anche se abitano dentro la
nostra casa e quindi si presume che abbiano dei forti sentimenti nei confronti dell’ebraismo e che si
identifichino nel popolo ebraico, non possono mangiare il sacrificio se non sono formalmente parte
del popolo. Per questa mizvà è INDISPENSABILE la milà. La legge non fa eccezioni. Per nessuno.
Persino i romani dicevano “La legge per quanto dura, è sempre legge”.
Il popolo d’Israele nasce con la promulgazione del suo codice legale. La Torà, ossia l’Halachà, è ciò
che distingue un ebreo da un non ebreo. È la Legge stessa che determina quali sono le regole per
poter diventare ebrei. Diventare ebrei poi, significa essere sottoposti alla Legge. Niente di più e
niente di meno. Non si diventa ebrei perché gli ebrei sono simpatici o perché si ama un ragazzo o
una ragazza ebrea. Si diventa ebrei per osservare una Legge.
Il miglior modo per dimostrare di essere intenzionati ad osservare la Legge è di adeguarsi a ciò che
essa prevede per entrare a far parte del popolo che ad essa è sottoposto.
Chi amministra queste regole è il Tribunale. La prima mizvà che troviamo nella Torà e l’autorità
che D-o dà al Tribunale di decidere sull’incerto avvistamento della luna nuova e quindi di
amministrare il calendario e con esso la Legge.
Nel Talmud è ricordato che quando gli angeli si presentarono da D-o per avere le date delle
Solennità Egli rispose: “Andate a vedere che cosa ha stabilito il Tribunale di Israele, Io mi adeguo
alle sue decisioni.”
Se si vuole far parte del popolo d’Israele la regola numero uno è aver rispetto per il Tribunale
Rabbinico. Se D-o stesso si adegua alle sue decisioni, possiamo farlo anche noi.
Shabbat Shalom,
Jonathan Pacifici