Peccato originale nell'ebraismo

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Michele
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Peccato originale nell'ebraismo

Messaggio da Michele »

Per altri motivi, sono capitato su dei forum cosiddetti di "consulenza ebraica per..." e ho letto che secondo certe versioni, di rabbini ecc. il peccato originale non fa parte delle convizioni ebree.
MI stavo chiedendo se corrisponde al vero!
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Gianni
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Re: Peccato originale nell'ebraismo

Messaggio da Gianni »

Biblicamente corrisponde perfettamente al vero.
In Gn 3 troviamo la descrizione di come la colpa si sia introdotta nell’umanità e come abbia portato con sé un deturpamento dell’immagine divina donata all’essere umano con la sua creazione. Adamo ed Eva vollero affermare la propria indipendenza e autosufficienza, usarono il libero arbitrio e la loro volontà non per amare Dio, ma per farsi pari a lui. La ribellione umana sta nel voler decidere per contro proprio, indipendentemente da Dio. Tutti peccati, al plurale, non sono altro che manifestazioni di questo peccato fondamentale. Rotta la giusta relazione con Dio, l’uomo ormai alienato da se stesso, va soggetto a tutte le altre alienazioni. Così, l’essere umano non percepisce più Dio e crede di essere arbitro del proprio destino.
Nell’Eden, dopo il peccato, ad Adamo e a Eva “si aprirono gli occhi ad entrambi e s'accorsero che erano nudi” (Gn 3:7) e così andarono a nascondersi (v. 10). Nella Scrittura la nudità non è collegata con la concupiscenza, ma piuttosto con la perdita del proprio onore, infatti, i due nostri progenitori non provavano vergogna tra di loro ma di fronte e Dio. Allo stesso modo, i vestiti indicano nella Bibbia la dignità: più uno è vestito fastosamente, più è considerato importante. Quando gli ammoniti rasero i peli agli ambasciatori del re Davide e li rimandarono denudati fino alle natiche (2Sam 10:4), fecero un affronto talmente grande che provocò la guerra: “Quando Davide udì questo, inviò contro di loro Ioab con tutto l'esercito degli uomini di valore” (v. 7). Adamo ed Eva cercarono di darsi un po’ d’onore con un perizoma di foglie di fico, ma il vero onore è dato solo da Dio che li ricopre con tuniche di pelle. - Gn 3:7,21.
Il peccato fa quindi perdere la dignità, per cui non si è più l’immagine viva di Dio. Da questo danno primordiale provengono tutte le altre conseguenze.
Impossibilità di una vita imperitura. L’immortalità compete solo a Dio (1Tm 6:16), per cui l’uomo aveva la possibilità di partecipare, per dono divino, alla vita eterna. Con l’ubbidienza a Dio, l’essere umano avrebbe potuto raggiungere una vecchiaia invidiabile dopo una lunghissima vita e passare poi a un’unione più viva con Dio mediante la trasformazione del suo essere, in modo conforme agli eletti che saranno trasformati al ritorno di Yeshùa senza passare per la morte: “Non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati” (1Cor 15:51). Con la ribellione divenne impossibile all’uomo elevarsi a Dio e partecipare alla sua immortalità. Cacciato dal’Eden, non poté mangiare dell’albero della vita. La Bibbia si apre con perduto giardino dell’Eden e si chiude con Gerusalemme che, per merito di Yeshùa, scende dal cielo e nella cui piazza c’è l’albero della vita che dà immortalità. – Ap 22.
Perdita della supremazia. L’uomo, quale rappresentante di Dio fatto a sua immagine, era destinato ad avere parte nel dominio di Dio, che è il creatore e il dominatore dell’universo. Dopo la colpa, da dominatore diventa schiavo. La donna sarà dominata dal maschio che la schiavizzerà (Gn 3:16) e lui, che doveva dominare il creato, dovrà guadagnarsi da vivere lavorando la terra (Gn 3:17 e sgg.). Questa è la storia e la realtà umana da allora a tutt’oggi.
Tendenza al male. Tale tendenza è descritta molto bene da Paolo in Rm 7, in cui presenta la propensione al male del peccatore. Gli esempi di malvagità che ci circondano, la nostra carenza di forza nel fare il bene che con la mancanza di allenamento ci debilita sempre di più, la Legge di Dio che ci mostra il bene senza darci l’energia per attuarlo, tutto ciò costituisce un continuo impulso verso il male.
La colpa di Adamo iniziò con la corruzione morale dell’umanità che andò sempre più deteriorandosi con tutta la sequela dei vari peccati personali. Ciò influì sulla psiche umana, dando inizio a una malefica reazione a catena. È come quando in un aereo scoppia una bomba: il colpevole è solo uno, il vile attentatore, ma tutti muoiono. Così per il peccato di Adamo. Di conseguenza i discendenti di Adamo non possono raggiungere con i propri sforzi la vita eterna, perché – più o meno presto – tutti diventano colpevoli di peccati personali ai quali tende la natura umana. Lo possono solo e unicamente tramite il secondo Adamo, Yeshùa, che può riscattare l’essere umano dalla sua miseria.

Il peccato originale: storia della questione.
Il peccato originante di Adamo ed Eva ha influito sull’intera umanità così da renderla colpevole agli occhi di Dio, venendo a possedere un peccato originato?
Oggi la Chiesa Cattolica sostiene che con il pedobattesimo o anche col battesimo in età adulta venga rimosso il “peccato originale” che ciascuno avrebbe in sé sin dalla nascita. Eppure, prima di Agostino, proclamato “santo” dalla Chiesa, i bambini erano ritenuti “santi” anche senza battesimo (1Cor 7:14). Più anticamente, anche Tertulliano riteneva i bambini innocenti e incapaci, pertanto, del battesimo. Solamente Origène riteneva che le persone avessero una colpa antecedente alla nascita, forse per la presunta unione dell’anima con il corpo, secondo la confezione della filosofia platonica. Nel quarto secolo Agostino sostenne dapprima che non può esserci colpa senza un libero atto personale, ma poi attribuì ai neonati un peccato ereditato da Adamo, asserendo che i bambini morti senza battesimo erano condannati. Con questa sua credenza Agostino commise l’errore di ritenere la potenza malefica di Adamo più forte dell’efficacia salvifica di Yeshùa, andando contro ciò che Paolo scrisse sotto ispirazione in Rm 5:12-21. È opinione di molti studiosi, anche cattolici, che Agostino sia stato il vero inventore del peccato originale. A quanto pare, la falsa dottrina del limbo sorse per rispondere alle obiezioni che sarebbe stato troppo crudele condannare alle pene dell’inferno un neonato senza alcuna colpa personale.
L’idea agostiniana del peccato originale andò imponendosi nella teologia cattolica finché il Concilio di Trento la fece propria nel 1546. La teologia protestante luterana andò perfino oltre, asserendo che il peccato originale ha reso l’essere umano totalmente peccatore. Calvino insegnò che la natura umana è talmente pervertita che la condotta umana è spinta solo al male.
L’insegnamento biblico. Il pensiero biblico è molto diverso da quello sostenuto dai fautori del peccato originale. La Sacra Scrittura, infatti, non insegna l’esistenza di un peccato originale trasmesso tramite la generazione, che renderebbe il nuovo nato già colpevole prima di un suo peccato personale. La Bibbia insegna invece che le persone saranno giudicate esclusivamente per le colpe personali e che i bambini sono salvi anche senza battesimo.
Gli unici passi con cui ci cerca di sostenere il peccato originale sono due testi paolini. Vediamoli.
In Ef 2:3 Paolo afferma: “Eravamo per natura figli d'ira”. Paolo però non vuole insegnare che la natura umana, sin dalla nascita, sia sottoposta al peccato originale e quindi condannata alla pena eterna. Infatti, l’apostolo si sta rivolgendo a persone che in passato avevano commesso peccati personali: “Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l'andazzo di questo mondo” (vv. 1 e 2). Al massimo potremmo dire che qui Paolo stia parlando – e solo accennandovi - degli effetti del primo peccato sulla vita umana, tanto che venne a crearsi “l'andazzo di questo mondo”.
In Rm 5:12-21, i sostenitori del peccato originale insistono sul v. 12: “Come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato...”. Si notino i puntini sospensivi alla fine del versetto. Non sono un vezzo del traduttore, ma stanno ad indicare che siamo qui in presenza di un anacoluto: lo scriba che scriveva sotto dettatura di Paolo non ha completato il periodo e ha lasciato così un testo incompleto. Comunque, esaminiamo il passo. Intanto si può notare come la traduzione latina della Vulgata abbia accentuato il vincolo tra il peccato adamico e l’umanità posteriore inserendo sostituendo a “perché tutti hanno peccato”, “nel quale tutti peccarono”: “In quo omnes peccaverunt”. In ogni caso, Paolo dice che “tutti hanno peccato”, attribuendo il peccato a chi lo commette. I destinatari della sua lettera erano adulti personalmente colpevoli. Chi vuole leggere questo passo paolino per mostrare che tutti sono divenuti peccatori per colpa di Adamo, trascura che qui Paolo vuole piuttosto mostrare che tutti sono salvati in Yeshùa. Leggendo bene il passo si vede come in esso si dica che per colpa di Adamo il peccato fece il suo ingresso nell’umanità con la condanna a morte, che è fisica. Si iniziò così la serie dei molti peccati personali che rendono il mondo saturo di peccaminosità che rende più difficile vivere il bene. Non è detto però che l’attuale tendenza al male, di cui Paolo parla in Rm 7, sia già un peccato in sé; lo diviene solamente quando vi si acconsente con un’azione peccaminosa personale: “Il peccato, còlta l'occasione per mezzo del comandamento, mi trasse in inganno e, per mezzo di esso, mi uccise” (Rm 7:11). Paolo asserisce la signoria di Yeshùa sulla morte e sul male umano: da Adamo venne la morte fisica, da Yeshùa la vittoria sulla morte. Ta tanti peccati (non da uno solo), “perché tutti hanno peccato”, deriva il male attuale, ma su tutti dominò Yeshùa: “Dopo una sola trasgressione il giudizio è diventato condanna, mentre il dono diventa giustificazione dopo molte trasgressioni. Infatti, se per la trasgressione di uno solo la morte ha regnato a causa di quell'uno, tanto più quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo di quell'uno che è Gesù Cristo” - Rm 5:16,17.
Spesso si ingigantisce il peccato di Adamo e si dimentica che in questo modo si diminuisce l’efficacia del dono divino e la grande vittoriani Yeshùa, che è molto più sovrabbondante del male causato dal primo uomo.
L’dea di una condanna dell’uomo per il peccato di Adamo è contraddetta da molti passi biblici in cui si parla del giudizio finale, che sarà individuale e non collettivo. Il giudizio alla fine dei tempi riguarderà i peccati personali, non quelli altrui, fosse anche Adamo. “Noi tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la retribuzione di ciò che ha fatto quando era nel corpo” (2Cor 5:10). “Ciascuno di noi renderà conto di se stesso a Dio” (Rm 14:12). “Il mare restituì i morti che erano in esso; la morte e l'Ades restituirono i loro morti; ed essi furono giudicati, ciascuno secondo le sue opere” (Ap 20:13). Secondo la Bibbia è il nostro comportamento quello che conta, non la disubbidienza di Adamo. Lui fu responsabile delle sue azioni, noi lo siamo delle nostre. Perciò non siamo costituiti peccatori dal suo peccato, ma solo dalle nostre azioni personali compiute durante la nostra vita. Dio ci ritiene responsabili delle nostre azioni, non di quelle altrui. È in Yeshùa, “l’ultimo Adamo” (1Cor 15:45), che avremo la vittoria sulla morte e la salvezza dai nostri peccati personali, purché ravveduti e ubbidienti con fede ai Comandamenti di Dio. Questo concetto è già presente in germe in un passo della Genesi, che viene per questo definito “protovangelo”: “Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno”. - Gn 3:15.0
I teologi, sia cattolici sia protestanti, avrebbe dovuto capire già da tempo che è del tutto assurdo attribuire a un bambino o ad una bambina che nasce un peccato che non hanno mai commesso nonché uno stato morale privo di Dio. I bambini appena nati non hanno ancora avuto occasione di prendere posizione per o contro Dio. Non possiamo definirli né giusti né colpevoli. La Bibbia parla validamente solo degli adulti, ai quali soltanto si possono applicare le categorie morali. In ogni caso, Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1Tm 2:4). Dio, dunque, vuole salvare anche i bambini.
Yeshùa ebbe una vera e propria predilezione per i bambini. Li abbracciava (Mr 10:16) e li poneva come esempio da imitare, volendo che i suoi discepoli divenissero simili a loro per potersi salvare: “Egli, chiamato a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli»” (Mt 18:2,3). Ora, se si deve divenire simili a loro, è segno che essi sono già con Yeshùa, e ciò fino a quando non si staccheranno da lui con un peccato personale. I bambini non vanno disprezzati: “Guardatevi dal disprezzare uno di questi piccoli; perché vi dico che gli angeli [che sono “spiriti al servizio di Dio”, Eb 1:14] loro, nei cieli, vedono continuamente la faccia del Padre mio che è nei cieli” (Mt 18:10). “Il Padre vostro che è nei cieli vuole che neppure uno di questi piccoli perisca” (Mt 18:14). Yeshùa stesso si identifica con i bambini: “Chiunque riceve un bambino come questo nel nome mio, riceve me” (Mt 18:5). Siccome l’esempio non può essere inferiore a chi lo deve imitare, ciò comporta che Yeshùa ritiene i bambini nella condizione ideale e quindi senza alcun peccato che avrebbero ricevuto solo per il fatto di nascere.
È del tutto logico, quindi, affermare che i piccini, prima di una loro colpa personale, sono nel pieno favore di Dio, e ciò è dovuto a loro stessi per come sono e non certo per il pedobattesimo che, tra l’altro, la Bibbia vieta. Se così non fosse, dovremmo dire che la potenza malefica di Adamo sarebbe più forte alla potenza salvatrice di Yeshùa , il che è inconcepibile. Accogliendo l’assurda dottrina cattolica, Adamo renderebbe i bambini tutti peccatori alla loro stessa nascita, mentre Yeshùa ne salverebbe solo pochi ovvero quei bambini (e sono una minoranza) che si innesterebbero in lui con un battesimo che subiscono a loro insaputa. Così, nella visuale cattolica, tutti i bambini morti in passato e anche oggi (la mortalità infantile è molto diffusa nei paesi poveri e non “cristiani”) sarebbero condannati per colpa di Adamo e senza che Yeshùa sia capace di salvarli. Questa idea inammissibile e illogica non è biblica ed è esattamente il contrario di ciò che afferma Paolo, per il quale la potenza salvatrice di Yeshùa è di gran lunga superiore al danno causato da Adamo.
Possiamo quindi affermare che proprio come i bambini provengono da Adamo, senza saperlo e volerlo, e sono introdotti in un mondo malvagio, allo stesso modo partecipano inconsciamente dei benefici che derivano da Yeshùa per la stessa volontà divina che vuole tutti salvi (1Tm 2:4). È solo quando il bambino, in seguito e diventato adulto, commette un peccato personale che rompe la sua relazione con Yeshùa. Solo allora dovrà ristabilire di propria volontà la comunione con Dio, tramite Yeshùa, ravvedendosi e battezzandosi.
L’espressione “peccato originale” è in sé corretta perché significa peccato delle origini. Tuttavia tale espressione ha perso il suo significato linguistico per assumere il senso che le viene attribuito dalla folle dottrina cattolica, pure accolta dai protestanti. È perciò bene evitarla in quanto equivoca, sostituendola con primo peccato o peccato di Adamo. In tal modo non si rischia di richiamare un’idea che è del tutto contraria alla Sacra Scrittura.
stella
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Re: Peccato originale nell'ebraismo

Messaggio da stella »

CARO GIANNI ,,,

SI A VOLTE SEI UN PO' LUNGHETTO , :( ,MA SAI COSA HO FATTO :?:

BENE HO FOTOCOPIATO ,,COSI FACCIO UNA CARTELLA , ;) , E ME LI PORTO CON ME' IN FERIE ,,,LI HO TEMPO DI CONCENTRARMI E MEDITARE :)
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Michele
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Re: Peccato originale nell'ebraismo

Messaggio da Michele »

Bene, quindi il primo peccato pregiudica soltanto chi lo ha commesso. I bambini nascono "tabularasa", ma se non hanno peccati, al contempo non possono avere "meriti".
Una cosa che mi lascia perplesso è il fatto del giudizio finale. Perché ci sarebbe bisogno di un giudizio individuale, quando già si sa in vita (secondo quanto viene scritto sopra e che non condivido) chi sarà salvo, mediante l'adesione a Gesù Cristo, formalmente attraverso un tipo di battesimo?
Su Adamo poi, mi risulta che un essere creato perfetto, non possa sbagliare. Se invece sbagliò è evidente che perfetto non lo era. A questo punto l'errore di chi sarebbe? La perfezione di Adamo sarebbe stata tale, se avesse superato quella prova, infatti di prova si tratta. Dato che non la superò, è chiaro che non si trattava di un essere ancora perfetto (sto parlando di perfezione relativa al suo stato)
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Gianni
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Re: Peccato originale nell'ebraismo

Messaggio da Gianni »

Michele, Yeshùa spiegò: “Se uno ode le mie parole e non le osserva, io non lo giudico; perché io non sono venuto a giudicare il mondo, ma a salvare il mondo. Chi mi respinge e non riceve le mie parole, ha chi lo giudica; la parola che ho annunciata è quella che lo giudicherà nell'ultimo giorno”. - Gv 12:47,48.
Riguardo alla perfezione, che Adamo lo fosse è una leggenda religiosa. Che vuol dire “perfetto”? Il senso attribuito alla parola dalle religioni non è biblico. Infatti, Adamo peccò. Dio richiede la perfezione anche oggi. È scritto nella Toràh: “Tu sarai irreprensibile verso il Signore tuo Dio” (Dt 18:13). E Yeshùa confermò: “Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste”. - Mt 5:48.
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Michele
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Re: Peccato originale nell'ebraismo

Messaggio da Michele »

Gianni ha scritto:Michele, Yeshùa spiegò: “Se uno ode le mie parole e non le osserva, io non lo giudico; perché io non sono venuto a giudicare il mondo, ma a salvare il mondo. Chi mi respinge e non riceve le mie parole, ha chi lo giudica; la parola che ho annunciata è quella che lo giudicherà nell'ultimo giorno”. - Gv 12:47,48.
E così Gianni mi fai un grande favore, veramente non per scherzo. Io infatti, sono dell'idea che osservare le parole di Gesù sia la cosa più importante, seconda solo all'amore per il Padre, ma che poi entrambe sarebbe la stessa cosa. Quindi è proprio in virtù di quello che Gesù ha detto e di quello che non ha detto, che posso fondare la mia Fede. Quindi il mio lavoro attualmente è quello di capire in profondità cosa ha detto Gesù e cosa significa veramente quello che ha detto. Tutto il resto non è che non mi interessa, ma lo metto in una posizione secondaria rispetto alla parola di Gesù. Questo lo dico, per specificare che la mia contrarietà, che a volte si riscontra nei post, è dovuta a questa caratteristica, quando capisco che si sta interpretando un passo al contrario di quanto ha detto Gesù, non posso far altro che dissentire. Ora lo faccio in un modo molto più pacato, ma il significato resta. Ti ringrazio quindi, che mi hai dato attraverso questo post, l'opportunità di spiegarmi meglio
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Maryam Bat Hagar
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Re: Peccato originale nell'ebraismo

Messaggio da Maryam Bat Hagar »

grazie Michele e Gianni di aver trattato questo tema adesso ho le idee un po piu chiare.sinceramente anche quando ero cattolica questa dottrina richiedeva una bella torsione mentale...tra l'altro ulteriore riprova che questa dottrina sia fasulla è che hanno dovuto integrare questo concetto con l'esistenza di"un limbo"(che x me è assolutamente anti-scritturale)
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Michele
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Re: Peccato originale nell'ebraismo

Messaggio da Michele »

Vedi Daniel (scusa il nome ma ricordavo questo), invece il concetto del limbo non lo trovo male, forse è proposto in maniera sbagliata. Fermo restando che il peccato originale sia "primo peccato", è anche chiaro che un bambino che muore in tenera età, non abbia avuto la possibilità di conoscere Dio. Dio lo ha conosciuto ma il bambino non si è ancora reso conto. E qui nasce il problema, come fare per poter elevare questo bambino morto prematuramente, e per dargli al possibilità di scegliere Dio per l'eternità?
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Gianni
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Re: Peccato originale nell'ebraismo

Messaggio da Gianni »

Bene, Michele, siamo arrivati ad un punto in comune, ma non solo. Siamo arrivati a molto di più: all’essenza della fede stessa, tanto che potremmo prendere come motto dei credenti questa tua frase: “È proprio in virtù di quello che Gesù ha detto e di quello che non ha detto, che posso fondare la mia Fede”.
Affermi poi due cose importanti. La prima è che dovremmo preoccuparci di capire in profondità cosa ha detto Gesù e cosa significa veramente quello che ha detto. Ciò è indispensabile, perché non possiamo fondare la nostra fede su qualcosa che non capiamo. Ma proprio qui sta il rischio maggiore: se lo capiamo male ci allontaneremo dalla sua parola anziché accoglierla. Ti faccio un esempio. Origène alessandrino, considerato uno dei massimi teologi cristiani dei primi tre secoli, si fece evirare, e sai perché? Perché così aveva inteso le parole di Yeshùa di tagliarsi una mano o un piede se ci facevano peccare. Nel suo zelo fuori posto Origène non capì che con tali iperbole orientali Yeshùa non prescriveva alla lettera i cambiamenti che dobbiamo operare nella nostra vita. E qui veniamo alla seconda cosa che dici parlando di tua contrarietà quando capisci che si sta interpretando un passo al contrario di quanto ha detto Gesù. Il punto è: sei sempre così sicuro di interpretarlo tu nel modo corretto? Se si sbagliò un grande teologo come Origène, non potresti sbagliarti tu e a maggior ragione con la scarsa conoscenza biblica che hai?
Qual è la soluzione, allora? Quella che tu stesso hai indicato: dovremmo preoccuparci di capire in profondità cosa ha detto Gesù e cosa significa veramente quello che ha detto.
Se mi permetti di dirtelo, Michele, per conoscere in profondità la parola di Yeshùa, che era esattamente parola di Dio, occorre affidarsi alla Sacra Scrittura e abbandonare idee proprie. Un esempio di idea propria lo dai rispondendo a Maryam per dirle che trovi il concetto di limbo niente male. Se conoscessi la Scrittura lo respingeresti completamente. Ma se ti affidi al tuo pensiero, incorri in gravi errori interpretativi.
La strada giusta ma difficile è: prima di tutto sbarazzarsi di idee proprie derivate dalle religioni, poi indagare la Scrittura attraverso la Scrittura.
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Maryam Bat Hagar
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Re: Peccato originale nell'ebraismo

Messaggio da Maryam Bat Hagar »

Michele ha scritto:Vedi Daniel come fare per poter elevare questo bambino morto prematuramente, e per dargli al possibilità di scegliere Dio per l'eternità?
capisco quello che vuoi dire e nn ci trovo nulla di male se non che nn lo trovo"scritturale" abbraccio in Cristo
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