Il portico di Salomone, assieme a tutti gli altri, fu distrutto dai Romani e mai più ricostruito. Poco dopo la morte di Erode il Grande (Antichità Giudaiche Libro XVII par. 254/264), per la Pentecoste ebraica del 4 a.C. scoppiò una violenta rivolta in Gerusalemme contro il Procuratore romano Tizio Sabino (divamperà poi in una guerra allargata anche alla Galilea) cui aderirono Giudei, Galilei e Idumei. Nel corso dei combattimenti:
“... i ribelli montarono sui portici che circondano il cortile esterno del Tempio … allora i Romani, trovandosi in una situazione disperata, diedero fuoco ai portici … e il tetto, saturo di pece e cera si arrese alle fiamme e quell'opera grandiosa e magnifica fu completamente distrutta”
I colonnati del Tempio iniziarono ad essere ricostruiti nel 42 d.C. da Re Erode Agrippa che riuscì ad ultimarne due, il Portico Occidentale ed il Portico Reale. Mentre il Portico di Salomone non verrà più edificato per l'eccessivo costo (Ant. XX 220-222). Ignaro di ciò, Giovanni evangelista, apostolo prediletto al seguito di Gesù, così testimonia le Sue mirabilia nel vangelo:
"Ricorreva a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d'inverno. Gesù passeggiava nel Tempio sotto il portico di Salomone" (Gv 10,23).
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Vediamo innanzitutto cos'altro dice Flavio in merito a questo portico. In Antichità Giudaiche, XX, 219-222 parla precisamente dei lavori di ricostruzione del tempio: “Questo portico [quello orientale, XX,220] era parte del lato esterno del tempio e dava su di una valle profonda; aveva mura di quattrocento cubiti di lunghezza ed era costruito con pietre quadrate, completamente bianche, ognuna di esse aveva la lunghezza di venti cubiti e sei cubiti di altezza. Questa era un'opera del re Salomone, che per primo eresse tutto il tempio. Il re, al quale Claudio Cesare aveva affidato la cura del tempio, pensava che è sempre facile demolire una struttura, ma difficile erigerne un'altra e ancor più nel caso di questo portico, in quanto il lavoro avrebbe richiesto tempo e notevole quantità di denaro, respinse perciò la loro richiesta, ma non vietò la pavimentazione della città con pietre bianche.” (XX,221,222)
Noto subito un problema. In questi paragrafi si narra in modo specifico della ricostruzione del tempio, non della città; Flavio dice che questo portico era "costruito con pietre quadrate, completamente bianche"; poi, dopo, dice che il porticato non fu più eretto per il costo eccessivo ma "non vietò la pavimentazione della città con pietre bianche". Che c'entra la città? Non sta forse parlando del portico? Qui sorge un mio primo dubbio, poiché sarebbe più logico che parlasse della pavimentazione del portico, di cui sta trattando, piuttosto che di quella della città. Dunque bisognerebbe verificare il testo originale e vedere se Flavio non stia dicendo che la pavimentazione del portico fu ricostruita. Comunque si tratta solo di una curiosità, poco utile ai fini del discorso.
Invece, ciò che è assai importante notare è che Flavio non parla affatto di "portico di Salomone", ma di “portici che circondano il cortile esterno del tempio” (tutto il perimetro del tempio, XVII, 259) e di un portico sul lato orientale (XX, 220), che fu opera di Salomone, che fece costruire tutto il tempio (XX, 221). Tutti i portici erano "di Salomone", visto che l'intero tempio era "di Salomone". Flavio non dice che una parte specifica si chiamasse "portico di Salomone", ma parla di portici perimetrali completamente distrutti dai romani e di un portico sul lato est mai ricostruito. Quindi, è possibilissimo che l'appellativo "portico di Salomone" usato dagli apostoli non si riferisca precisamente a quella parte del tempio distrutta e mai ricostruita di cui ci parla Flavio, ma ad un'altra (rimasta in piedi o ricostruita) che ai tempi di Yeshùa poteva essere comunemente chiamata in quel modo. In ogni caso, le argomentazioni di Salsi basate sul racconto di Flavio non sono sufficienti per dimostrare che il cosiddetto "portico di Salomone" di cui parlano le Scritture Greche fosse proprio quella parte mai ricostruita.
Altra cosa importante. Il Ellicott's Commentary spiega, relativamente al portico di Salomone di cui parla Giovanni: “Era piuttosto un chiostro o un portico che noi normalmente chiamiamo veranda. Si dice che fosse ubicato sul lato est del tempio e fosse il rimanente della struttura originale che sopravvisse le distruzioni e ricostruzioni.”. Secondo il Caspari, il portico dove Yeshùa camminava in inverno durante la festa della Dedicazione era piuttosto il corridoio (arcata) sottostante il luogo dove sorgeva il portico originale, luogo che esiste ancora oggi.
A sostegno di questa ipotesi, consultare questa interessante ricerca, molto dettagliata con tanto di fotografie e piantine:
http://templemountlocation.com/triplegate.html" onclick="window.open(this.href);return false;
Non bisogna mai prendere per scontate certe teorie negazioniste, ma verificare bene le informazioni e ragionare.