Grazie Gianni, ho letto quasi tutto degli studi che hai indicato. Ti devo onestamente dire che a volte faccio fatica a seguire i tuoi studi
(e non solo i tuoi). Ma é solo un mio limite. Sei analitico a volte in modo esasperato... e li io poi mi perdo e non riesco più a seguire. Ma come detto é un mio limite, riconosco l'importanza che vi sia chi sa essere analitico e condivida poi i suoi studi con tutti come magnificamente hai scelto di fare tu, pubblicando tutto gratuitamente sul sito "
http://www.biblistica.it". Vado molto spesso a sbirciare e a cercare studi su argomenti che sto trattando. Ti ringrazio quindi per la tua grande disponibilità.
Ma in merito alla mia domanda su 1° Corinzi 11, fu questo un tema che molti anni fa mi scosse quando in vacanza nel sud italia, feci un tour con un amico fratello, tra le diverse comunità cristiane associate alle chiese delle ADI. E vidi la pratica in queste chiese di imporre il velo alle done, ed inoltre le sale erano divise in due. Da una parte sedevano gli uomini, dall'altra le donne. Per me questa pratica era totalmente nuova, venivo da una chiesa pentecostale di stampo Svizzero-tedesco, in cui vi sono anche donne pastore, concetto questo che all'epoca nelle ADI non accettavano... Non so se oggi questa idea sia cambiata. Comunque, ero ancora un giovane credente, con una limitatissima conoscenza biblica, e feci la domanda ad un fratello che conobbi in una di queste chiese, del perché di questa pratica. E in pronta risposta mi fu detto di leggere 1° Corinzi 11. Rimasi sorpreso di ciò che lessi, era un passo che non conoscevo, e rimasi stupito di come questa pratica da noi non venisse rispettata dal momento che la Bibbia lo insegna. A fine vacanza, rientrari in Svizzera e condivisi la cosa con pastore e anziani della mia comunità... successe il finimondo. Venni severamente sgridato, e mi fu chiesto di non trattare questi argomenti in comunità, non essendo parte delle linee guida del movimento pentecostale Svizzero.
Insomma, non mi venne data una brillante spiegazione del perché un insegnamento della Bibbia che L'Apostolo Paolo rivolge alla chiesa, da noi non non venisse praticato. Per me fu scioccante e frustrante, anche perché l'esperienza avuta in queste chiese fu molto edificante. Incontrai un ambiente molto amichevole e amorevole, e non vedevo la donna soffrire nella pratica di questi insegnamenti. Ma tentare di appliccari in questa cultura Svizzero-tedesca, fu come cercare di togliere l'osso dalla bocca di un cane.
Mi volli documentare, e andai a cercare l'argomento Corinto in una enciclopedia biblica che possedevo (ora si trova imballata in un container in attesa che sistemo coasa), e feci la stessa cosa andando a vedere cosa il Dizionario Biblico di René Pache raccontava di questa comunità del Peloponneso. In entrambi i casi, il focus veniva messo sugli usi e costumi dell'epoca. Di come la città di Corinto era imprignata dall'influenza idolatrica verso la dea Afrodite. Questa pratica contaminò gli usi e i costumi del luogo, con pratiche di devozione verso colei considerata la dea dell'amore e della fertilità. Si praticava il culto alla divinità con atti osceni: orge, omosessualità. E sembra essere proprio questa pratica che condusse l'uomo dell'epoca a atteggiamenti affemminati, e a sottomettersi alla donna che dominava sull'uomo.
Se l'Apostolo Paolo di fatto si trovò confrontato con questa situazione, posso capire quanto gli fu difficile riportare un ordine nella chiesa locale, ristabilendo il principio divino del ruolo dell'uomo e della donna nella famiglia. Riportare una dignità della personalità di entrambi, riconducendo gli usi e i costumi ad una linea di condotta stabilita da Dio per un ordine comune.
Mi convinsi di questo, di quanto avove imparato da autodidatta, cosa che mi dispiaque, il fatto che mi dovetti documentare da solo, in quanto un giovane credente non lo si lascia nell'ignoranza chiedendogli semplicemente di tenere la bocca chiusa su un argomento che infastidisce, senza educarlo a scoprire la Parola di Dio con sani insegnamenti da persone che coprivano un ruolo di guide. E non osai più trattare l'argomento in chiesa, sia da una parte che dall'altra. Ma questa scoperta mi accompagnò nel prosequio della mia crescita da credente, non avendo pregiudizi sul ministerio delle donne, tanté che conobbi una splendida donna, molto attiva in chiesa, anche se all'epoca aveva ruoli secondari. Ma passò poi dal diaconato a ministerio di anziana, fino a giungere ad essere nominata pastore.
Il motivo per cui oggi ho ritirato fuori l'argomento, é stato leggendo il titolo di questa sezione. Mi é venuto alla mente quella esperienza... argomento che non riuscii mai a chiarire in quella comunità, che ormai ho lasciato già da diversi anni.
Gianni, ho letto nei studi che mi hai proposto che tocchi l'argomento usi e costumi, ma ti sei focalizzato più sulla traduzione del testo che non sulla contaminazione della cultura dell'epoca. Questo perché non ti risulta che fosse così, o vi sono altri motivi?
Un caro saluto