Allora, riprendo le domande di Besasea:
1) Dove il nuovo testamento parla di ritorno degli israeliti nella loro terra promessa?
2) Dove presenta che il popolo di Israel è un popolo eterno, che non sarà mai distrutto?
3) Dove si parla di riedificazione delle vecchie rovine della terra di Israel nel nuovo testamento?
La risposta riguarda tutte e tre le domande. Innanzitutto, qual'è lo scopo dei Vangeli e degli scritti greci? I Vangeli servono a rendere testimonianza di ciò che accadde: “mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio” (Gv 15:27); stessa cosa in Mt 10:18, in cui Yeshùa annuncia ai discepoli: “sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per servire di testimonianza davanti a loro e ai pagani.”. In Mt 24:14: “E questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti”. Etc.
Dunque, i Dodici furono inviati da Yeshùa a rendergli testimonianza, altrimenti nessuno ne avrebbe neppure sentito parlare. Il termine
ἀπόστολος (Strong 652, apòstolos) deriva da
ἀποστέλλω (Strong 649, apostèllo), che significa "inviare", "commissionare", "mandare" qualcuno con un messaggio o una missione. Nel greco classico, il termine apostolo ha il significato di “spedizione navale" (cfr. Platone, Ep. 7, 346a). Il termine biblico apostolo significa propriamente "messaggero", "delegato", "inviato", "uno commissionato da un altro per rappresentarlo in qualche modo" (Strong). Il primo grande apostolo per eccellenza, se vogliamo, è Yeshùa stesso, poiché è "l'inviato di Dio" che reca agli uomini la buona novella del Regno e la salvezza: "Guardate attentamente Gesù: egli è l'inviato [τὸν ἀπόστολον, ton apòstolon] di Dio e il sommo sacerdote della fede che professiamo" (Eb 3:1). Nella LXX il termine traduce l'ebraico
shalùach (participio passato di ָשׁ ַלח , shalach), che significa "inviato divino" (Nm 16:28; Is 6:8). Il Sinedrio spesso inviava messi incaricati di portare a termine mandati particolari, come ad esempio raccogliere denaro per il tempio, e questi inviati erano chiamati apostoli (
sheluchîn, in aramaico), ed utilizzavano l'imposizione delle mani per ufficializzare il loro mandato.
Le Lettere costituiscono, se vogliamo, un corpus didattico, gli insegnamenti che gli apostoli trasmisero ai credenti delle varie comunità “sia con la parola, sia con una nostra lettera.” (2Tes 2:15).
Dunque, perché mai i Vangeli e gli scritti apostolici avrebbero dovuto rimarcare ciò che fu già stabilito e predetto da Dio nel Tanach? La salvezza di Israele è certa, come rimarca anche Paolo (Rm 11:2; 11:26). La Parola di Dio non è stata annullata in vista di una "nuova rivelazione", ma è stata confermata e "resa colma e traboccante": “Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento.”. Il "portare a compimento" è piuttosto il "rendere traboccante", e potrebbe essere tradotto con "perfezionare". Ora, come potrebbe la Torah essere "perfezionata" se è già perfetta? Yeshùa non si riferisce al testo in sé, o all'insegnamento e i precetti che contiene, ma al modo di obbedire alle mitzvot, che deve essere attuato con la purezza delle intenzioni.
Le Scritture Greche testimoniano di Yeshùa e trasmettono i suoi insegnamenti. Ciò che riguarda il destino di Israele è già stato stabilito nel Tanach e non può certo essere cambiato. Sul tempio, la questione è più complessa; con la distruzione del Tempio, il sacrificio animale è stato abolito e sostituito per sempre da un sacrificio unico e più grande. Però mi rendo conto che questo argomento esula dalla discussione e dovrebbe essere trattato a parte.