Rispondo intanto a Daminagor sulla creazione dell'uomo e della donna.
Il racconto genesiaco sulla creazione della donna tratta dall'uomo non va interpretato così letteralmente da trasformarlo in fantasia, ma esprime un significato profondo (anzi, parecchi significati, se vogliamo). Del resto, la Bibbia dice anche che il mondo fu creato in sei giorni. Questo è vero oppure è soltanto una rappresentazione che dipinge la settimana che termina con il sabato, che è il settimo giorno? Non ha importanza capire se il mondo fu veramente fatto in sei giorni o in seimila anni, come alcuni sostengono: ciò che conta è l'insegnamento che se ne trae. Dio crea tutto per l'uomo, appronta un habitat in cui lui possa vivere.
Il centro e lo scopo primo e ultimo della creazione è l'essere umano. Per il resto, lasciamo che sia la scienza a stabilire, se mai riuscirà a farlo; ma speriamo di si. E crea tutto in sette giorni (inclusa la creazione del sabato), e guardacaso la settimana biblica è fatta di sette giorni.
E il serpente — che secondo la tradizione aveva addirittura le gambe, prima che fosse costretto a strisciare
— è davvero un essere parlante oppure è una semplice rappresentazione concreta di qualche altra cosa, sia essa il satan o lo yetzer hara, o ambedue insieme? Anche qui, ciò che conta è l'insegnamento. La donna ascolta la propria concupiscenza e il proprio desiderio, invece di obbedire a Dio; e l'uomo fa lo stesso, perché “era con lei” (3:6). Qui ci sarebbe da chiedersi perché il serpente seduce la donna e non il maschio, e qui c'è un altro insegnamento. Ma tralasciamo.
Io, nel testo della creazione della donna, non ci leggo ingegneria genetica divina, ci leggo innanzitutto un significato: l'essere umano (adàm) è maschio e femmina insieme, non è che Dio lo fa ermafrodito per poi accorgersi che la cosa non va bene ("non è bene che sia solo") e allora rimedia traendo fuori geneticamente la donna.
L'essere umano è maschio e femmina, e i due sono parti uguali, diverse ed opposte dello stesso essere. La donna non nasce dall'uomo maschio, ma dall'adam (2:22), che rappresenta ambedue i sessi, l'essere umano come specie. Dunque, uomo e donna nascono insieme: “Dio creò l'essere umano [ha-adàm] a sua immagine; lo creò a immagine di Dio;
li creò maschio [zakar] e femmina [neqebah].” (Gn 1:27). In 2:23, poi, l'uomo maschio — ora consapevole — parla e dice che la donna è nata da lui; ma qui è il maschio cosciente (o incosciente) che fa questa valutazione errata, poiché al v.22 è scritto che la donna fu tratta dall'adàm, non dal maschio. Il maschio già stabilisce la sua superiorità, e non a caso il mondo susseguente è maschilista. Qui ho fatto una tabella sui termini
adàm (ànthropos) e
ysh (anèr, uomo maschio) per come compaiono sul testo:
http://www.biblistica.eu/phpbb/viewtopi ... ner#p15684" onclick="window.open(this.href);return false;
Dunque, niente ingegneria genetica:
l'uomo e la donna sono diversi psicologicamente e opposti sessualmente, ma uguali perché facenti parte dello stesso essere. Per questo si uniscono diventando uno (e qui la tradizione spiega che l'unione sta a significare il feto che nasce, ma io non sono d'accordo e adesso tralascio l'argomento, sennò c'è troppa carne al fuoco). Il testo insegna qualcosa di bello e profondo, sia biologicamente che psicologicamente che spiritualmente: la donna e l'uomo sono creati insieme, dunque sono uguali, ma opposti, perché il mondo è duale e l'essere umano non può essere "solo". “Non è bene che l'adam sia solo” (2:18); adàm, non ysh, che la LXX rende con ànthropos (essere umano), non con anèr (uomo maschio).
Per adesso mi fermo qui, poi provo a rispondere a Besasea. Stiamo attenti a non criticare Biglino per il modo in cui "costruisce" sopra al testo per poi fare esattamente come lui.