Trinita'

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bgaluppi
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Re: Trinita'

Messaggio da bgaluppi »

Michele, la Bibbia dice alcune cose che sono interpretabili, altre che non lo sono. Come Gianni ti ha fatto notare, Yeshùa non dice mai "io perdono i tuoi peccati", come, nel sermone del monte, non dice "Beati quelli che sono afflitti, perché io li consolerò", ma "saranno consolati"; non dice "Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché io li sazierò", ma "saranno saziati". Sempre al passivo, anzi al passivo divino. Chi, nella Bibbia, consola il cuore degli afflitti? Chi sazia gli affamati? Allo stesso modo, dice "i tuoi peccati sono perdonati". Chi perdona i peccati? Non lui, altrimenti avrebbe detto "io ti perdono", o "io ti ho salvato"; invece dice "la tua fede ti ha salvato". La fede in chi, o cosa? La fede – o meglio persuasione – che lui fosse il Cristo e dunque avesse autorità di compiere opere miracolose. Una delle prerogative del Messia è proprio quella di avere autorità divina di compiere miracoli.

Per i giudei del suo tempo, non era affatto strano che un uomo di Dio potesse compiere opere miracolose. Lui era acclamato da tutti come Messia per quale motivo, secondo te? Lo dice lui stesso che quelle opere servivano a manifestare la potenza di Dio affinché la gente credesse in lui. Ora, se le sue opere manifestavano (cioè rendevano visibile) la potenza di Dio, chi era ad operare? Yeshùa o Dio?

Approfitto per invitare tutti gli utenti a restare in tema, altrimenti poi dobbiamo spostare i messaggi e si fa una gran confusione. :-)
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Gianni
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Re: Trinita'

Messaggio da Gianni »

Avevo deciso di abbandonare questa discussione perché arrivano momenti in cui è bene lasciar perdere. Come più volte ribadito, questo non è un forum religioso. Qui non si vuole convincere nessuno, ma solo indagare insieme la Sacra Scrittura. A questo scopo servono, riducendo all’osso, tre cose: 1. Essere dotati della facoltà di ragionamento logico; 2. Mettere da parte tutte le dottrine religiose; 3. Entrare nel pensiero ebraico che permea l’intera Bibbia, il quale è orientale e non occidentale.

1. Tutti siamo più o meno intelligenti, ma non tutti usano il ragionamento e la logica.
2. Mettere da parte il retaggio religioso si rivela ogni volta sempre più difficile. Il danno mentale che ha fatto la Chiesa Cattolica Romana con le sue dottrine pagane è enorme: una vera e propria devastazione delle menti. Il protestantesimo non se ne è liberato e professa molte delle stesse dottrine pagane, tra cui la trinità.
3. Conoscere il modo di pensare di esprimersi della Bibbia richiede anni di studio (il passivo divino vi rientra).

Chi si appella alla guida dello “Spirito Santo” per capire la Bibbia è un religioso del tipo ingenuo-illuso, oltre che presuntuoso. E, alla fine, anche denigratore della santa energia di Dio, perché in nome dello “Spirito Santo” afferma cose contrarie a quanto affermato da altri che pure si sentono guidati dallo stesso “Spirito Santo”.

Detto ciò, perché riprendo a commentare in una discussione che avevo deciso di abbandonare? Sono stati due i particolari che mi hanno portato a dire a me stesso: No, non posso tacere di fronte a certi strafalcioni.

Qualcuno, richiamandosi Gv1:1, ha asserito che Yeshùa era “Colui che era col Padre”. Questo è un esempio di come si legge la Bibbia senza leggerla, di come si guarda senza vedere. Se è questa l’illuminazione di chi si sente presuntuosamente guidato dallo “Spirito Santo”, siamo messi male. Infatti, “Colui che era col Padre” non è un colui ma un qualcosa, e questo qualcosa era la parola di Dio. Basta leggere. Se si leggesse bene il testo e lo si capisse, si potrebbe poi indagare quale relazione intercorse tra la parola sapiente e creatrice di Dio e Yeshùa.
Ma fin qui avrei anche lasciato correre senza intervenire.

Ciò che mi colpisce e stupisce grandemente è invece questa domanda: “Questo passivo divino a chi è stato elargito?”. D’un tratto mi sono reso conto che si parla senza neppure sapere di cosa. Elargire un passivo divino?!? Sarebbe come elargire il modo verbale condizionale o, che so io, elargire l’uso del plurale o elargire una regola grammaticale o elargire un nodo di esprimersi. Siamo al totale fraintendimento.

È giunto il momento, quindi, di spiegare di che si tratta. Antonio ha già accennato qualcosa, ma non è stato colto. Vediamo di che si tratta.

C’è un aspetto dell’essere profondamente giudeo di Yeshùa che passa totalmente inosservato a chi non ha l’udito fine e non sa cogliere certi modi espressivi, forse perché neppure li conosce.
Si prendano questi passi biblici:
“Beati quelli che sono afflitti, perché saranno consolati”. – Mt 5:4.
“Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati”. – Mt 5:6.
“Rimanete in questa città, finché siate rivestiti di potenza dall'alto”. - Lc 24:49.
“Vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della potenza e venire sulle nubi del cielo”. - Mt 26:64, TNM.
“Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te” (parole che Yeshùa mette in bocca al figliol prodigo della nota parabola). - Lc 15:18.
“[Non giurate] ... né per Gerusalemme, perché è la città del gran Re”. - Mt 5:35.
“Chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato”. - Mt 10:40.

Tutte le frasi appena riportate furono pronunciate da Yeshùa. Leggendone, probabilmente molti non ci troveranno nulla di particolare. Anche se invitati a rileggerle meglio, non coglieranno un aspetto specifico che le accomuna. Si tratta di questo: Tutte menzionano Dio senza nominarlo.
Quando il cosiddetto figliol prodigo è alla fame dopo aver sperperato tutta l’eredità paterna, si prepara a dire al proprio padre da cui vuole tornare: “Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te”. Si noti la parola “cielo”: sostituisce la parola “Dio”. Similmente, quando Yeshùa dice ai suoi discepoli che riceveranno potenza “dall'alto”, “alto” sta per Dio. Quando Yeshùa dice che Gerusalemme “è la città del gran Re”, “gran Re” sta per Dio. Quando afferma che sederà “alla destra della potenza”, intende dire alla destra di Dio.
Questo modo particolare di riferirsi a Dio senza nominarlo era tipico dei giudei ed era dovuto al grande rispetto che avevano per Dio.
Nelle due beatitudini di Mt 5:4,6, le espressioni “saranno consolati” e “saranno saziati” fanno parte dello stesso espediente, con la differenza che qui non si usa un sostituto del tetragramma ma viene impiegato quello che i biblisti chiamano passivo divino. “Saranno consolati” sta per ‘Dio li consolerà’; “saranno saziati” sta per ‘Dio li sazierà’.
Al tempo di Yeshùa, i giudei erano abituati a riferirsi a Dio in alcuni modi caratteristici e particolari. Questi modi includevano espressioni tipiche o un uso particolare dei verbi. I nomi sostitutivi del tetragramma più frequenti erano:
● Hashamàym, “il Cielo”, “i Cieli”
● Hamaqòm, “il Luogo”
● “Il Trono”
● “Il Nome”
● “Il Santo”
● “Signore”
● “Re”; “Gran Re”
● “Padre che sei nei cieli”
● “Colui che”
● “La Potenza”
● “Alto”.

Yeshùa, da buon giudeo, si atteneva anche a questa pratica.

Il tetragramma divino è poi talvolta sostituito da un participio o da una perifrasi verbale. Così Yeshùa dice: “Chiunque riceve me riceve [anche] colui che mi ha mandato” (Lc 9:48). Adattandosi all’uso giudaico del tempo, Yeshùa si riferisce a Dio come a “Colui che” fa qualcosa. “Temete piuttosto colui che può distruggere sia l’anima che il corpo nella Geenna” (Mt 10:28). “Chi giura per il tempio giura per esso e per colui che vi abita, e chi giura per il cielo giura per il trono di Dio e per colui che vi siede sopra”. - Mt 23:21,22.
Ci sono altre due forme verbali sostitutive del tetragramma. Nel primo caso, invece di mettere il tetragramma divino, gli evangelisti omettono il soggetto della frase e mettono il verbo al plurale. Questa procedura risulta del tutto sconosciuta a chi non conosce bene la Bibbia. Il motivo è che il verbo al plurale che si trova nei testi originali suona male al nostro orecchio. Nelle traduzioni correnti si preferisce quindi evitarlo, sostituendolo con il passivo impersonale. Qualche esempio chiarirà il punto. In Lc 6:38 Yeshùa dice (stando alla traduzione): “Vi sarà versata in grembo una misura eccellente, pigiata, scossa e traboccante”. Si noti il passivo impersonale: “Vi sarà data”. In realtà Yeshùa si espresse diversamente. Ecco il testo originale: δώσουσιν (dòsusin), “daranno”. Il Lc 12:20 viene mantenuto il verbo al plurale, perché anche nella traduzione italiana suona bene; Yeshùa dice “Irragionevole, questa notte ti chiederanno la tua anima”. Chi richiede la vita dello stolto è indubbiamente Dio. Yeshùa, secondo l’uso dei giudei, evita la menzione di Dio e usa il verbo al plurale: “Ti chiederanno”.

Un altro modo usato dai giudei per evitare la menzione di Dio è quello che potremmo chiamare il “passivo divino”. Dato il grandissimo rispetto che gli ebrei avevano per Dio, evitavano perfino di nominarlo. Ancora oggi, se capita di leggere la saggistica di ebrei ortodossi tradotta in italiano, si troverà spesso questa forma: “D-o”. Non osano neppure scrivere “Dio”! I giudei del tempo di Yeshùa usavano la parola “Dio”, e Yeshùa stesso la usò, sebbene mai il tetragramma. Ma ogni volta che potevano, evitavano perfino di dire “Dio”. Le nostre traduzioni delle Scritture Greche di solito conservano il “passivo divino”. Si veda Mt 5:4: “Felici quelli che fanno cordoglio, poiché saranno confortati”. Qui il passivo “saranno consolati” significa “Dio li consolerà”.
Questo tipo di passivo, in sostituzione della menzione di Dio, nei soli quattro vangeli ricorre un centinaio di volte. Il lettore occidentale che ha scarsa o nessuna conoscenza di cultura biblica, non se ne accorge neppure. “Felici i misericordiosi, poiché sarà loro mostrata misericordia” (Mt 5:7): Dio sarà misericordioso con loro. “Col giudizio col quale giudicate, sarete giudicati” (Mt 7:2): Dio vi giudicherà. “Continuate a chiedere, e vi sarà dato” (Mt 7:7): Dio vi darà.
Questo era il normale modo di esprimersi di Yeshùa, che era poi quello di tutti i giudei del suo tempo. Sebbene Yeshùa contestasse diverse tradizioni sbagliate che i giudei avevano, su questo non solo non ebbe da ridire ma lo adottò lui pure.
Si noti Mr 2:5-7: “Quando Gesù vide la loro fede disse al paralitico: ‘Figlio, i tuoi peccati ti sono perdonati’. Ora erano là seduti degli scribi, che ragionavano nei loro cuori: ‘Perché costui parla in questa maniera? Egli bestemmia. Chi può perdonare i peccati se non uno solo, Dio?’”. Qui Yeshùa rende noto al paralitico che Dio lo perdona. Può farlo perché “il Figlio dell’uomo ha autorità di perdonare i peccati sulla terra” (v. 10), ma è sempre Dio che concede il perdono. Yeshùa è così riguardoso che non nomina Dio e usa il solito passivo: “I tuoi peccati ti sono perdonati”. Nella loro reazione gli scribi usano invece la parola “Dio”. Questo contesto illustra bene l’uso attento che si faceva della parola “Dio”. Yeshùa, data la situazione, usa il passivo. Gli scribi, orgogliosi di esaltare Dio, lo menzionano.

In Mr 2:10, come abbiamo appena visto, Yeshùa dichiarò: “Sappiate che il Figlio dell'uomo ha sulla terra autorità di perdonare i peccati”, e la folla rimase stupita. Tuttavia, nel passo parallelo di Mt 9:8, troviamo una modifica: “La folla fu presa da timore e glorificò Dio, che aveva dato tale autorità agli uomini”.

Un’ultima osservazione. Qualcuno ha ipotizzato: “Ma ammettiamo per un momento che Yeoshu'a è soltanto un uomo …”. A parte il fatto che Yeshùa non era “soltanto un uomo”, ma un uomo del tutto speciale, io ipotizzo: Ammettiamo per un momento che Yeshùa fosse Dio (e chiedo perdono al Cielo per l’irriguardevole ipotesi) … ebbene, Chi pregava Yeshùa quando pregava Dio? A Chi si rivolgeva quando trascorreva la notte in preghiera? Da Chi si sentì abbandonato sulla croce e a Chi rivolse il suo ultimo pensiero? Chi ringraziava quando ringraziava Dio? E di Chi parlava quando diceva che faceva la volontà di Dio? Di se stesso?! E quando morì, morì Dio? E mentre era morto, era morto anche Dio? E quando fu risuscitato, si resuscitò da solo?
Beh, per queste cose non serve neppure una gran intelligenza. Basta il buon senso.
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francesco.ragazzi
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Re: Trinita'

Messaggio da francesco.ragazzi »

Un immenso grazie a Gianni che ha avuto la pazienza di spiegare un qualcosa che sconoscevamo al fine di farci intendere la Parola di Dio nel modo migliore !!!
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Gianni
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Re: Trinita'

Messaggio da Gianni »

Grazie, Francesco. Resto a disposizione ... :-)
Luigi
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Re: Trinita'

Messaggio da Luigi »

Ciao Gianni
Interessante il tuo resoconto "rispettosamente parlando "
Ora io certo non voglio fare il professore con te; non potrei, e tantomeno sono presuntuoso come mi hai apostrofato,
ma da una attenta lettura, che anche uno con poco studio come me , sa fare, ed ha una sua valutazione.
E' ben scritto che quando parliamo del Figlio di Dio , non parliamo di Gesù di Nazaret, che è nato da Maria, poichè è ben scritto che, Dio nella pienezza...dei tempi, manda il Suo Figlio ,IN una carne simile alla nostra; quindi come ho scritto, il Figlio Suo è Colui che è IN quella carne simile alla nostra; carne partorita da Maria.

Romani 8, 1 Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. 2 Poiché la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. 3 Infatti ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e in vista del peccato, ..

Poi se Yoshua , fosse solo uomo nato di donna, la scrittura non dovrebbe porre un velo di mistero ,e scrivere di Lui:
Matteo 11, 27 Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
Quindi bisognerebbe spiegare "senza contraddire le scritture", chi è Colui che la scrittura dice essere Il Figlio di Dio, e che Dio manda in "dentro" quella carne..
Chi è Costui che i discepoli invocano come il Padre, si prostrano come al Padre, hanno comunione come col Padre, lodano ,glorificano come il Padre e divide la Gloria Sua.
Ora se ti sembro presuntuoso e ,come ad altri , anche tu vuoi pormi in un libro nero perchè , ho posto commenti che non sono in armonia ,con la tua chiave di lettura, non so che dirti.
Ciao
Janira
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Re: Trinita'

Messaggio da Janira »

In attesa di una risposta più esauriente da chi ne sa di più, commento ciò che hai scritto con quel poco che ho capito: questa separazione tra un corpo umano (Gesù)e uno spirito/anima/Dio(il Figlio) non è un concetto che un ebreo può concepire.Se Gesù fosse nato in Grecia, avresti tutte le ragioni di dire così, un corpo corruttibile che contiene un'anima divina... Yeshua era però un uomo ebreo, come anche Paolo dice più volte, glorificato da Dio nella sua resurrezione.
Luigi
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Re: Trinita'

Messaggio da Luigi »

Ciao janira
Se Gesù fosse solo uomo, la scrittura non reciterebbe di Lui questo:

Ap.5, 7 E l'Agnello giunse e prese il libro dalla destra di Colui che era seduto sul trono. 8 E quando l'ebbe preso, i quattro esseri viventi e i ventiquattro vegliardi si prostrarono davanti all'Agnello, avendo ciascuno un'arpa e coppe d'oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi. 9 Cantavano un canto nuovo:
«Tu sei degno di prendere il libro

e di aprirne i sigilli,
perché sei stato immolato
e hai riscattato per Dio con il tuo sangue
uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione
10 e li hai costituiti per il nostro Dio
un regno di sacerdoti
e regneranno sopra la terra».
11 Durante la visione poi intesi voci di molti angeli intorno al trono e agli esseri viventi e ai vegliardi. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia 12 e dicevano a gran voce:
«L'Agnello che fu immolato
è degno di ricevere potenza e ricchezza,
sapienza e forza,
onore, gloria e benedizione».
13 Tutte le creature del cielo "Angeli..." e della terra, sotto la terra e nel mare e tutte le cose ivi contenute, udii che dicevano:
«A Colui che siede sul trono e all'Agnello
lode, onore, gloria e potenza,
nei secoli dei secoli».

14 E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen». E i vegliardi si prostrarono in adorazione.


Ecco tutte le creature si prostrano , danno lode, gloria.. all'agnello ,nella stessa misura del Padre, e non lo si trova trova tra le creature ....
Questo per molti appare di poco conto :-(
ciao
Ultima modifica di Luigi il martedì 15 gennaio 2019, 18:11, modificato 1 volta in totale.
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Gianni
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Re: Trinita'

Messaggio da Gianni »

Caro Luigi, qui nessuno è né tantomeno (spero) vuole fare il professore.

Si può apparire tuttavia presuntuosi quando – non essendo biblisti – invece di fare domande, si fanno affermazioni.

Prima di commentare i passi biblici che hai citato, permettimi di chiarire una volta di più questa storia dell’essere biblisti. Già altre volte lo dissi, ma mi pare il caso di ripeterlo.

La Bibbia è un libro antichissimo, la cui stesura fu iniziata almeno tre millenni e mezzo fa e terminata quasi due millenni fa. Oltre alla difficoltà di entrare nell’antica civiltà di allora per conoscerne il modo di pensare e di vivere, c’è anche la questione delle lingue antiche in cui fu scritta da decine e decine di persone che a quella cultura appartenevano. Come se non bastasse, stiamo parlando di una cultura orientale e antica. Leggere la Bibbia con cultura moderna e occidentale è l’errore più classico in cui cade subito il principiante.

Il biblista è uno studioso che si occupa di Sacra Scrittura. Per diventare biblisti occorrono almeno sette anni di studi approfonditi. Tra le conoscenze di un biblista ci sono: conoscenze dell’ebraico, dell’aramaico e del greco antichi; conoscenza della storia del mondo antico; conoscenza della geografia e perfino del clima del Medio Oriente; conoscenza della storia dei popoli limitrofi a Israele, dei loro culti e delle loro civiltà. Questo è il minimo. Poi ancora: conoscenza dell’antropologia biblica; conoscenza del senso di vocaboli-chiave, che è diverso dal loro significato (per questo basta il vocabolario); ottima conoscenza dei topici biblici e tanto altro ancora. Solo dopo lunghissimi studi si può pervenire all’ermeneutica biblica, perché questa non può essere stabilita a priori ma solo dopo aver studiato a fondo il testo sacro.

E che fa poi un biblista? Ce ne sono, secondo me, di due tipi. C’è chi è preparatissimo e può spiegarti la Bibbia per filo e per segno (non proprio tutta ma buona parte); costui non è detto che sia un credente, ma rimane tuttavia un conoscitore della Bibbia. Ci sono poi i biblisti credenti; questi sono per lo più anche teologi e, come tali, hanno un’appartenenza religiosa. Personalmente rifuggo da ogni religione e sono un convinto credente.

E ora, siccome mi sto dilungando, ne approfitto per raccontarti un’esperienza che ho vissuto in vacanza lo scorso dicembre. Spero possa essere utile per spiegare cosa sto cercando di dire.
Mi trovai per caso a conversare con una coppia di coniugi molto cortesi e di compagnia. Chissà come, ad un certo punto lui nomina l’apostolo Paolo. E io prendo la palla al balzo e gli domando come mai conosce l’apostolo Paolo. Ti riporto il botta e risposta, che è illuminante:
Lui: “Io sono un Testimone di Geova. Sono uno studioso della Bibbia”.
Io: “Studioso è una parola forte e molto impegnativa”.
“Sì, io sono uno studioso”.
“E, mi dica, per la parte greca della Bibbia utilizza il testo critico di Westcott e Hort oppure preferisce quello di Nestle-Aland?”.
“Noi non critichiamo la Bibbia”.
“Amico mio, lei non sa neppure cosa sia un testo critico. Lei non è uno studioso della Bibbia. Le dico anzi di più: lei non è neppure uno studente biblico, al massimo è uno studente dei libri della sua religione”.

E veniamo ora alle tue citazioni bibliche e ai tuoi commenti. Tu osservi che “è ben scritto che quando parliamo del Figlio di Dio, non parliamo di Gesù di Nazaret, che è nato da Maria, poiché è ben scritto che Dio nella pienezza ... dei tempi, manda il Suo Figlio in una carne simile alla nostra; quindi come ho scritto, il Figlio Suo è Colui che è in quella carne simile alla nostra, carne partorita da Maria”.

Caro Luigi, su ciò ti ha già risposto Janira, la quale ti ha fatto giustamente notare che questa tua idea è un concetto che un ebreo biblico non poteva neppure concepire. La tua idea, ti fa notare Janira, avrebbe un senso solo se “Gesù fosse nato in Grecia”. E io aggiungo: lì sarebbe stato chiamato semidio. E aggiungo ancora: se togli il “semi” ti rimane dio, che è proprio il “progresso” che i trinitari hanno fatto dall’antico paganesimo al paganesimo della loro dottrina.
Al di là di queste opportune osservazioni, ti rispondo biblicamente.
Paolo dice di Yeshùa: “Nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, dichiarato Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santità mediante la risurrezione dai morti” (Rm 1:3,4). Nota bene, Luigi: “Nato … secondo la carne”, non trasferito nella carne o simili. Nota soprattutto: “Dichiarato Figlio di Dio … mediante la risurrezione dai morti”. Yeshùa divenne Figlio di Dio con la resurrezione, non con la nascita. Ciò è conforme a quanto aveva annunciato l’angelo Gabriele all’ebrea Miryàm: “Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo” (Lc 1:31,32). E nota bene il futuro: “Sarà chiamato Figlio”, in futuro. Non nacque Figlio ma lo diventò.
Come spiegare allora il passo che hai citato - “Quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge” (Gal 4:4)? Si tratta di una prolessi.
Ma allora quando fu che Yeshùa fu proclamato figlio di Dio? Alla nascita? Al battesimo? Alla trasfigurazione? Alla resurrezione? Solo la concezione relazionale può spiegarlo. Infatti, dal momento che Yeshùa è legato in modo particolare a Dio, ogni tappa decisiva della sua esistenza è un nuovo modo di entrare in rapporto con Dio. Tutto questo sarebbe inconcepibile affermando una staticità della sostanza di Yeshùa, che sarebbe identicamente sempre quella dalla nascita alla resurrezione. Yeshùa, invece, entrò progressivamente in una relazione sempre più intima con Dio, essendo ubbidiente e fedele fino alla suprema prova della morte. Ma, per capirlo, occorre sapere il senso che la parola "figlio" ha nella Bibbia.

E veniamo a Matteo 11:27 “Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio”. E dove mai ci vedi qui una prova che Yeshùa era Dio?! Il passo dice tutto il contrario: Padre e Figlio sono ben separati e il Padre è superiore al Figlio perché è Lui che gli ha dato tutto. Detto diversamente, se non glielo avesse dato sarebbe rimasto un “figlio di Dio” come tutti. Ma, pur avendo ricevuto tutto da Dio, rimane Figlio.

Tra parentesi: Yeshùa non si è mai definito “figlio di Dio”, ma ha preferito presentare se stesso come “figlio dell’uomo”.
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Gianni
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Re: Trinita'

Messaggio da Gianni »

Luigi, leggo ora la tua aggiunta. Non mettere troppa carne al fuoco. Comincia a digerire ciò che ho scritto. :-)
Janira
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Re: Trinita'

Messaggio da Janira »

Il fatto che le creature dicano :
«A Colui che siede sul trono e all'Agnello
lode, onore, gloria e potenza,
nei secoli dei secoli».
non indica implicitamente che la lode, l'onore, la gloria e potenza dei due sia identica, né che Yeshua non sia una creatura. Dio ha glorificato il suo messia, perché ha obbedito fino alla fine.
1cor 15:27
Difatti, Dio ha posto ogni cosa sotto i suoi piedi; ma quando dice che ogni cosa gli è sottoposta, è chiaro che colui che gli ha sottoposto ogni cosa, ne è eccettuato. 28 Quando ogni cosa gli sarà stata sottoposta, allora anche il Figlio stesso sarà sottoposto a colui che gli ha sottoposto ogni cosa, affinché Dio sia tutto in tutti.
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