Bibbia e... approcci.

Stefanotus
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Stefanotus »

Buongiorno a tutti.
Riprendo questa discussione e faccio le mie domande, sperando che qualcuno si degni a darmene risposta esaustiva senza giocare con le parole.

Gianni mi ha scritto:
Io sono assolutamente convinto dell’ispirazione della Sacra Scrittura. So anche che per capirla va interpretata con la Bibbia stessa, il che vuol dire entrare nel pensiero biblico e conoscere i suoi modi espressivi, che sono quelli tipicamente ebraici.
In parte sono d'accordo, in parte no. Ma questo non è ciò che chiedo in questa discussione.
E la tradizione orale? Personalmente non la equiparo alla Scrittura.
Ah bene. Mezza risposta. Finalmente.
All'atto pratico però vorrei poi capire cosa significa questa affermazione. Però lo vedremo più avanti insieme se ti va.
Vedo però che Yeshùa a volte la impiegò nelle sue discussioni con i farisei, per cui non la demonizzo né la esalto.
Ed è invece QUESTA affermazione che fai che mi ha spinto ad aprire questo topic. Siamo a pagina 12 e tu non mi hai ancora risposto: CHI ha detto che Gesù fece riferimento a questa o quella tradizione orale?
Dove è scritto? Vi sono chiari riferimenti oppure no?
Biblicamente non mi pare che vi siano riferimenti al fatto che Gesù abbia impiegato la tradizione orale nelle sue discussioni o spiegazioni.
La Bibbia dice per esempio che Gesù dicesse: "voi fate questo di sabato..." (come avete più volte fatto notare). E io vi sto dicendo da giorni che questa è una frase che letta in italiano significa semplicemente la constatazione di un dato di fatto! Niente di più e niente di meno. Non vi è un riferimento biblico esplicito alla tradizione orale. Glielo appiccicate voi.

Quando per esempio citate Gesù che dice:"...fate questo di sabato e non ne siete colpevoli...", arbitrariamente voi stabilite che Gesù si stia riferendo alla tradizione orale. Ma la Bibbia non lo dice. Ed io infatti, senza aver utilizzato alcuna tradizione orale ho dato delle spiegazioni "bibliche e letterali".
Quando l'ho fatto, Gianni ignorando la mia risposta e sottointendendo fosse sbagliata hai risposto: "la risposta giusta sta nella conoscenza della tradizione orale da parte di Gesù, che la cita".
Biblicamente non hai nessuna motivazione per dire questo.
Per me è come dire: "Gesù era un alieno e volando con il suo ufo su Marte, parlò con Dio e scoprì che Dio non li puniva perché li compativa". Sana invenzione personale.
Poi ovviamente mi si può dire: "ma sai esiste la tradizione orale che è stata scritta, quindi abbiamo le prove che al tempo di Gesù questa fosse conosciuta da tutti i rabbì". E io dirò (come ho detto) si comprensibile. Ma non è la Bibbia a dire che le cose stanno così, stiamo parlando di supposizioni. Possiamo basare quindi il credo biblico o la conoscenza biblica su supposizioni?
Inoltre perchè mai Dio, che ha ispirato il testo sacro, non ha menzionato assolutamente la tradizione orale?
Se Dio non l'ha menzionata nè ispirata... posso affermare che a lui di questa non gliene fregasse molto no? Se fosse andata perduta come avremmo compreso questi testi?
Ecco che torniamo alla domanda di prima: tu dici che non paragoni la tradizione orale alla Bibbia, ma all'atto pratico, se credi in modo assoluto che questa è necessaria per comprendere la Bibbia... in realtà nei fatti le stai mettendo allo stesso piano. Una non si può capire senza l'altra. Il paradosso è servito. :)
Stefanotus
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Stefanotus »

Antonio Bgaluppi mi scrive:
Stefanotus, mi ritirerò in disparte per la troppa confusione. Vi seguirò e interverrò se vedo che la conversazione procede bene.
Mi dispiace che tu ti ritiri, ma non voglio certo io obbligarti a partecipare. Anche perchè a me pare tutto abbastanza chiaro, non vedo questa confusione di cui parli. Basta leggere con attenzione.
Ma ti rispondo sull'episodio di Cornelio, perché ultimamente ho avuto occasione di meditare molto su di esso e mi sta particolarmente a cuore...
Cornelio, come i membri della sua famiglia, era un uomo pio e timorato di Dio che pregava assiduamente (At 10:2); è ovvio che non avesse ancora accettato il Messia, ma pregava il Dio di Israele ed era ben visto dai giudei; per questo motivo, è lecito pensare che non fosse totalmente estraneo alle loro tradizioni.
Nuovamente vedo che anche in questo tuo articolare ragionamenti usi il condizionale.
è lecito pensare che... non è sinonimo che le cose stessero realmente così. Ma andiamo avanti poco importa ai fini del nostro discorso. Ciò che credo sia importante di cosa hai scritto è questo:
Quindi, è proprio Dio in persona ad aprire le porte del regno ai pagani, nessun altro.
Antonio, perdonami ma questo discorso non è dei migliori. Le tue conclusioni sono troppo semplicistiche secondo me. Se dovessimo fare così per tutto, nessuno ha compiuto nulla, tutto fa Dio.

Isaia 26:12 dice: "SIGNORE, tu ci darai la pace; poiché ogni opera nostra la compi tu per noi."

Cosa vuol dire questo?
Se predico il Vangelo ad un pagano, è Dio che mi ha guidato. E' Dio che ha fatto in modo che lo incontrassi. E' Dio che tocca il cuore del pagano. Dio lo salverà. Eppure ciò non toglie che sia stato io a rendermi disponibile.

L'esempio che fai di Cornelio, atto a smentire quanto dicevo io segue lo stesso filone. Ovvio che in generale è Dio che apre le porte. La salvezza è aperta anche ai pagani perchè? Perchè Gesù è morto ed è risorto. Se così non fosse stato nessuno si sarebbe potuto salvare per grazia. Ma che c'entra questo?
Allora non dobbiamo predicare? non dobbiamo fare nulla perchè fa tutto Lui?
No di certo, Egli manda noi, e non sto a citarti gli innumerevoli versetti che lo spiegano e lo dimostrano.

Di conseguenza quindi, bella la tua meditazione su come Dio abbia fatto comprendere il suo volere ai suoi e in particolare a Pietro. Ma la conclusione che Lui abbia aperto ai pagani sulla base di questo è sbagliata. Soprattutto come risposta a quanto ti dicevo io.
Dio ha aperto la salvezza a tutta l'umanità mandando Gesù in croce e risuscitandolo il terzo giorno.
Da quel momento TUTTI avrebbero potuto ottenere salvezza.
Che poi questo sia stato compreso dagli apostoli prima o dopo, poco importa.
Ciò che era importante (ai fini della nostra discussione) è che Dio non ha aperto le porte ai gentili/pagani attraverso un'esposizione della mentalità ebraica a Cornelio. Non è scritto che solo quelli come Cornelio, e cioè mezzi praticanti, fossero stati scelti da Dio. Non è scritto che nessun apostolo predicò loro secondo paradigmi ebraici.
Quindi tutta questa dissertazione sul Dio dei miracoli che "miracolosamente" apre le porte a Cornelio posso considerarla edificante, piacevole e perchè no, corretta. Ma perdonami è tremendamente fuori tema.
Dio non ha salvato Cornelio perchè prima comprese i paradigmi ebraici. Ne glieli ha insegnati prima o miracolosamente. La Bibbia non dice niente di tutto ciò.
Quindi la mia domanda, che prima dicesti non avere senso, rimane ancora appesa:
La Bibbia espone esplicitamente che bisogna utilizzare questo approccio ebraico nell'interpretazione dei testi neotestamentari o della predicazione cristiana oppure no?
Stefanotus
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Stefanotus »

Antonio Bgaluppi scrive ancora:
Stefanotus ha detto: la Bibbia espone al suo interno delle modalità interpretative oppure no?
Come si presenta la Bibbia al lettore? Offre dei metodi di interpretazione? Offre delle chiavi di lettura?
La tua domanda non ha alcun senso logico.
E qui mi stai dando dell'insensato, ma va beh... fa niente. Basta che poi non fai il permaloso con me e mi censuri le frasi... :P
Nessun testo letterario espone anche le modalitá secondo cui deve essere interpretato.
Qui in pratica mi stai rispondendo di no. Secondo te la Bibbia non espone alcuna modalità di interpretazione. Tu stabilisci che NESSUN testo letterario espone le modalità interpretative da utilizzarsi per comprenderlo.
Personalmente non sono d'accordo. Esistono testi che espongono le modalità interpretative da utilizzarsi.
Nella Bibbia vi sono molti elementi che mostrano come essa vada interpretata. Alcuni ve li ho pure condivisi. Quindi secondo me qui ti stai semplicemente sbagliando, basterebbe però che studiassi un pò in merito.
Il testo letterario espone se stesso, e dall'esterno si stabiliscono le modalità di interpretazione.
Guarda qui lascio perdere perchè il discorso è così ampio che non basterebbero 3 forum per accordarci.
La Bibbia, dunque, non dice "interpretatemi cosí".
Quindi alla domanda "insensata" che avevo posto, alla fine hai risposto.
Perdonami ma dissento. La Bibbia dice a più riprese come va interpretata. Abbiamo veri e propri esempi anche all'interno. Ma va beh, capisco che abbiamo due preparazioni diverse.
Sai cosa mi sarebbe piaciuto? Che tu dicessi: "secondo me la Bibbia non dice....". Un secondo me ti avrebbe reso più umile e mio pari. Invece ti poni sempre al di sopra di me, come se tu ne sapessi di più di tutti e non ti possa sbagliare. Questa cosa ti fa perdere tanta stima da parte mia.
Se però si pretende di interpretare la Bibbia con metodologie che non appartengono al contesto storico-culturale da cui essa origina, si parte subito col piede sbagliato. Le giuste chiavi di lettura sono quindi da ricercarsi nella cultura che l'ha partorita. Questo vale anche per la Scrittura Greca, che, pur essendo in greco, è scritta da ebrei.
Sai benissimo che per me queste affermazioni sono ridicole vero?
Ti avevo già esposto molto esplicitamente tutti gli errori ermeneutici che queste affermazioni espongono. Ma vedo che non ti interessa proprio il confronto, ti interessa soltanto insegnare che le cose stanno così e basta.
Leggi bene. Cosa chiede di fare, Yeshúa? Chiede forse di andare ad insegnare ai pagani la cultura e il pensiero ebraico? No.
Ah! Bella questa! Bellissima. Una cosa su cui siamo d'accordo. WOW. Bene.
Dai che forse iniziamo a capirci.
Quindi Gesù non chiese di insegnare "NEL MONDO" la cultura e il pensiero ebraico.
Bada bene, che Gesù non ha detto "ai pagani", Gesù ha detto "Gerusalemme, Giudea, Samaria, estremità della terra". E fino a prova contraria Gerusalemme, Giudea, Samaria sono zone a prevalenza ebraica. Quindi anche agli ebrei bisognava testimoniare di Gesù. Ma va beh, un dettaglio.
Chiede agli apostoli di testimoniare di lui. Gli apostoli portarono a termine questo ruolo.
Ehm... non mi pare che gli apostoli arrivarono mai alle estremità della terra.
Se parlavano a giudei, non era necessario spiegare prima il loro stesso pensiero; se parlavano a pagani che poi, grazie al loro predicare, accettavano il Messia, stava ai pagani conformarsi allo stile di vita insegnato da Cristo e dagli apostoli, tutti ebrei. Ebrei non si diventa, lo si nasce. Naturalmente, non essendo ebrei, essi sarebbero stati esclusi dall'osservazione di alcuni precetti specifici. Ma ciò non significa che non potessero imitare gli apostoli, ebrei, e conformarsi al loro modo di vivere la fede. Infatti, il popolo di Dio non nasce con i "cristiani", ma con gli ebrei; chi accetta Yeshúa non entra a far parte di un popolo nuovo che elimina il vecchio, ma viene innestato in quello già preesistente e voluto da Dio.
Qui in poche righe hai esposto tanta di quella tua confusa dottrina che evito di entrare nel merito...
Permettimi di dirti che sei molto confuso caro Antonio.
Tu forse sottovaluti il fatto che i capostipiti del "nuovo" popolo di Dio, i Dodici, colonne portanti della Gerusalemme celeste, erano tutti ebrei perché sono l'anello di passaggio tra Israele e il popolo nato dal nuovo patto, come dodici erano i figli di Giacobbe, capostipiti delle Dodici tribú di Israele, a cui fu promesso il Regno Messianico.
Mamma mia... #:-S #:-S #:-S
Davvero non saprei da dove cominciare con te per tirarti fuori da sto baratro.
Yeshúa era ebreo. Gli apostoli erano ebrei. Lo abbiamo già detto centinaia di volte, lo so. Ma tu pensi che gli apostoli smisero di essere ebrei, avendo accettato il Messia in Yeshúa?
Io penso che questa risposta non è biblica.
Gesù era ebreo. Gli apostoli erano ebrei e allora?
Mi pare che un giorno iniziarono ad esser chiamati cristiani o sbaglio? (Atti 11:6)
Forse si iniziò a notare che qualcuno iniziò a mettere sottosopra il mondo! (Atti 17:6)
E chi lo diceva se non quelli che rimasero ebrei? (Atti 17:13)

Hai tergiversato ma non hai risposto. E sai perchè? Perchè biblicamente parlando la tua è un'assunzione personale, una scelta interpretativa arbitraria che tu hai condiviso. Ma non è biblicamente accettabile.
La Bibbia, il libro ispirato da Dio (e non gli scrittori come hai detto tu leggi 2 Timoteo 3:16) non giustifica il tuo modo di interpretarla. Non vi sono appigli scritturali. Quindi è una decisione arbitraria, condivisibile, sensata, razionale.... ma non biblica.
E i discepoli non ebrei non ascoltavano e non si conformavano, forse, a degli ebrei osservanti? Puoi dimostrare che gli apostoli rivoluzionarono l'osservanza e che insegnarono a non rispettare i comandamenti tutti?
Si posso, biblicamente posso. Qualche verso te l'ho lanciato sopra. Ma ovviamente la Bibbia ne espone molti di più e molto più chiari.
Il loro stesso esempio costituiva spiegazione di come osservare e mettere in pratica il messaggio. Se Dio non si fosse curato dell'osservanza da parte dei credenti nel Messia, perché mai creare il popolo di Israele e da esso far nascere il Cristo? Se non dobbiamo conformarci a un Messia ebreo osservante e a degli apostoli ebrei altrettanto osservanti, a chi dobbiamo conformarci e da chi dobbiamo imparare? Dai pagani? :-??
Qui stai delirando... ahahahah
=))
Stefanotus, ma come mai tutti i "cristiani" che conosco fanno di tutto per distinguersi dagli ebrei e non capiscono che, se oggi esistono, è proprio grazie a loro? E non capiscono che sono loro ad essere innestati nel popolo di Dio, già preesistente e mai abbandonato? Avvicinarsi alla cultura ebraica e al modo di pensare loro proprio, ci rende davvero partecipi della linfa dell'olivo domestico.
Sei di molto off topic caro Antonio, io vorrei parlare di Bibbia. Non mi interessa parlare dei cristiani che conosci o di altro che non sia biblico. Perdonami ma non mi va ne di divagare, ne di giudicare gli altri.

Lettura consigliata... la Bibbia intera!
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Gianni
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Gianni »

Stefanotus, lo ripeto: non so se sei tu a non voler capire oppure io che non so spiegarmi.
In ogni caso mi attribuisci pensieri che non ho né tantomeno ho espresso. Dici, ad esempio, che metto sullo stesso piano la tradizione orale ebraica e la Scrittura, attribuendomi di credere in modo assoluto che la tradizione orale sia necessaria per comprendere la Bibbia.

Sto notando che sei troppo dicotomico. Per te può essere solo bianco o nero. Se puoi, cerca di vedere anche a colori, perché il mondo è anche un po’ fuxia e di tanti altri colori.

E ti faccio un esempio terra terra. La geografica è indispensabile per capire la Bibbia? Di certo è utile, ma a volte può essere perfino indispensabile. Quando leggiamo che Yeshùa scese a Cafarnao e salì a Gerusalemme, non potremmo assolutamente capire senza la conoscenza della geografia biblica.

Così è per la tradizione orale. Non è indispensabile conoscerla, ma di certo è utile. Anche qui un esempio. Si prenda questa espressione di Yeshùa: “Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato” (Mr 2:27). Chi non conosce la tradizione ebraica potrebbe erroneamente pensare che siamo di fronte ad un cambiamento apportato da Yeshùa; ci sono perfino gruppi religiosi che citato questo passo per sostenere che Yeshùa trattava il sabato come tutti gli altri giorni! Ebbene, le parole dette da Yeshùa non erano sue, ma prese dalla tradizione rabbinica: sono le stesse identiche parole del saggio giudeo Rabbi Simeone ben Menasya; “Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato”. - Cfr. Enciclopedia Giudaica e Mechiltà di Rabbi Yishmaèl su Es 31:3.

E ora una domandina per te. Paolo afferma che “tutti [gli ebrei nel deserto] bevvero la stessa bevanda spirituale. Poiché bevevano al masso di roccia spirituale che li seguiva, e quel masso di roccia significava il Cristo”. – 1Cor 10:4, TNM.
Domanda: da dove mai Paolo prese questa idea?

Comunque, per tentare di porre fine a questa discussione (almeno da parte mia), ti suggerirei di ignorare la tradizione ebraica, se ritieni non sia utile conoscerla. In fondo, è cosa da biblisti. Un semplice credente non ne ha bisogno.
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Stefanotus »

Stefanotus, lo ripeto: non so se sei tu a non voler capire oppure io che non so spiegarmi.
Beh prima dovremmo capire se tu vuoi davvero rispondere per farmi capire, oppure no.
A quel punto poi potremmo capire se io voglio ascoltare oppure no.
Giusto?
Nella comunicazione tu mi insegni che vi sono "il trasmettitore, il canale e il ricevitore". I problemi possono essere in uno dei tre elementi e distorcere il messaggio al punto da non farlo capire. Concordi?

Andiamo a noi.
In ogni caso mi attribuisci pensieri che non ho né tantomeno ho espresso. Dici, ad esempio, che metto sullo stesso piano la tradizione orale ebraica e la Scrittura, attribuendomi di credere in modo assoluto che la tradizione orale sia necessaria per comprendere la Bibbia.
Tu non l'hai espresso a parole è vero. Ma io nei fatti lo vedo e l'esempio te l'ho fatto.
Quando tu attribuisci a Gesù determinate azioni, come per esempio citare questa o quella tradizione ebraica, sulla base di cosa lo fai se la Bibbia (ispirata da Dio) non lo fa? Lo fai sulla base di una tua conoscenza personale della tradizione ebraica ed una serie di altre considerazioni ragionevoli.
Ma volendo, qualcun'altro potrebbe per esempio dire che Gesù, visse tutta la propria infanzia tra gli esseni e che tutta la sua cultura fosse essenica. E lo sai meglio di me che alcuni lo pensano sul serio.
Altri potrebbero invece dire che Gesù fosse uno zelota e che volesse la guerra contro i romani e reinterpretare quindi ogni sua parola con questa "premessa" ermeneutica. E tu sai che alcuni lo fanno già sul serio.
Ecco di conseguenza la mia domanda che al contrario di come pensi tu, non è personale o a te diretta. Ma è generale: esistono o no scritturalmente, biblicamente appigli che giustificano una o l'altra premessa?
A me pare che non ve ne sono. Di conseguenza si tratta di scelte arbitrarie. Sei d'accordo o no?
Sulle scelte arbitrarie quindi, ognuno può discuterne e dire la propria. Sia chi vuole un Cristo zelota, chi lo vuole esseno e chi lo vuole giudaizzante. Ma si tratta di diverse letture, di pari valore. Mi capisci?
Sto notando che sei troppo dicotomico. Per te può essere solo bianco o nero. Se puoi, cerca di vedere anche a colori, perché il mondo è anche un po’ fuxia e di tanti altri colori.

Sai a cosa corrisponde il fuxia nell'ambito della psicologia e della cromo-terapia?
:P
E ti faccio un esempio terra terra. La geografica è indispensabile per capire la Bibbia? Di certo è utile, ma a volte può essere perfino indispensabile. Quando leggiamo che Yeshùa scese a Cafarnao e salì a Gerusalemme, non potremmo assolutamente capire senza la conoscenza della geografia biblica.
Ma la conoscenza geografica generalmente non influenza l'interpretazione del messaggio biblico. A meno che tu non inizi a dire: "Gesù rispose così perchè era stanco morto dopo aver fatto tutti quei km e quindi dimostra di essere un uomo capace di mandare al diavolo la gente per la stanchezza o per la fame".
Anche in questo caso io... direi che si sta dando alla geografia un valore maggiore di quello che il testo stesso dice.
Così è per la tradizione orale. Non è indispensabile conoscerla, ma di certo è utile. Anche qui un esempio. Si prenda questa espressione di Yeshùa: “Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato” (Mr 2:27). Chi non conosce la tradizione ebraica potrebbe erroneamente pensare che siamo di fronte ad un cambiamento apportato da Yeshùa; ci sono perfino gruppi religiosi che citato questo passo per sostenere che Yeshùa trattava il sabato come tutti gli altri giorni! Ebbene, le parole dette da Yeshùa non erano sue, ma prese dalla tradizione rabbinica: sono le stesse identiche parole del saggio giudeo Rabbi Simeone ben Menasya; “Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato”. - Cfr. Enciclopedia Giudaica e Mechiltà di Rabbi Yishmaèl su Es 31:3.
Ti getto una provocazione caro Gianni. Vediamo se la cogli nel modo giusto.
Dio ha ispirato la Bibbia o l'enciclopedia Giudaica etc etc...?
Consideri il testo della tradizione orale a te pervenuta attendibile al punto da dire che Gesù stava citando la tradizione orale?
Non può questa essere stata manipolata nel corso dei secoli e questa frase essere stata aggiunta dopo?
E ora una domandina per te. Paolo afferma che “tutti [gli ebrei nel deserto] bevvero la stessa bevanda spirituale. Poiché bevevano al masso di roccia spirituale che li seguiva, e quel masso di roccia significava il Cristo”. – 1Cor 10:4, TNM.
Domanda: da dove mai Paolo prese questa idea?
Ascoltami Gianni.
Paolo dice anche: "Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto." - 1 Corinzi 13:12

Cosa significa? Che forse era un esperto di specchi? Era un mastro costruttore? Aveva un amico artigiano?
Se trovassi uno scritto o un'iscrizione tra i resti della citta di Corinto che parla di specchi, avrebbe senso che dicessi che Paolo si ispirò a questa?

Paolo disse anche: "Io quindi corro così; non in modo incerto; lotto al pugilato, ma non come chi batte l'aria"; - 1 Corinzi 9:26
Paolo realmente correva? Realmente lottava al pugilato?
Conosceva tutte le regole olimpioniche dei giochi olimpici greci?
Paolo amava il pugilato? Lo giustificava come sport?

Insomma è lecito gestire in modo così preponderante interpretazioni di testi biblici sulla base di contenuti extra biblici?
Secondo me non è così esplicito un tale modo di fare nel testo biblico. Anzi credo di avere motivazioni valide per smentirlo.
Esistono infatti più di un testo che dimostra come analisi scientifiche, scoperte storiche di stampo archeologico avessero contraddetto la Bibbia per poi, una volta smentite, aver dato ragione alla Bibbia.
Esistono alcuni che ritengono che sulla base dei manoscritti in nostro possesso, gli evangelisti che noi conosciamo non siano i veri autori del testo biblico ma dei loro successori che usarono il loro nome. Ad esempio...
Alcuni studiosi ritenevano che le città bibliche esposte in alcuni testi della tanakh non fossero mai esistite... quindi il testo andava interpretato in modo allegorico. Falsi smentiti in una decina d'anni quando poi furono fatti i ritrovamenti di queste città.
Insomma, vi sono più prove a sfavore di questa modalità interpretativa che a favore.

Ma ovviamente non voglio discutere sul fatto che uno decida di usare un modo anzichè l'altro. Piuttosto mi interessava sapere solo se la Bibbia supporta una o l'altra modalità interpretativa. A me, non pare.
Un esempio?
Gesù interpretando i testi della tanakh non cita mai la tradizione orale.
Gesù interpretando la torah (a giudei come a pagani) non spiega mai il contesto ebraico di 1500 anni prima.
E potrei continuare con altri esempi.
Comunque, per tentare di porre fine a questa discussione (almeno da parte mia), ti suggerirei di ignorare la tradizione ebraica, se ritieni non sia utile conoscerla. In fondo, è cosa da biblisti. Un semplice credente non ne ha bisogno.
Ti ringrazio per "il semplice credente".
Vorrei però capire meglio cosa sia un biblista, visto che la tradizione orale non fa parte della Bibbia.
Magari apri una discussione apposta?
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Gianni »

Oltre al trasmettitore, al canale e al ricevitore, ci sono anche i disturbi, che possono essere anche interni (sia nel trasmettitore che nel ricevitore).

Yeshùa non era giudaizzante. Era giudeo davvero.

La tradizione orale ebraica manipolata nel corso dei secoli? Per farle dire ciò che Yeshùa disse sul sabato? Suvvia, siamo seri.

Paolo realmente correva? Realmente lottava al pugilato? Di certo conosceva quei giochi sportivi, perché è da lì che trae quelle sue immagini.

Per capire cosa sia un biblista non serve aprire una discussione. Biblista è chi ha studiato Scienze Bibliche. Se poi vuoi conoscere le materie di studio proprie della biblistica, posso fare un elenco esemplificativo.
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Stefanotus »

Fattosta che non hai risposto: è la Bibbia (parola di Dio ispirata da Lui) a suggerire questa metodologia di interpretazione, oppure questa metodologia nasce da scelte arbitrarie?

Ps. Io sono laureato in scienze bibliche.
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Gianni »

La Bibbia non suggerisce alcun metodo interpretativo. L'ermeneutica nasce solo dopo aver studiato la Scrittura. E per capire certe parole bibliche, certe immagini e certe figure non basta neppure l'ermeneutica ma occorre la letteratura comparata, compresa quella ebraica extrabiblica.
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Stefanotus »

E se io non fossi d'accordo a quanto dici tu e anzi, utilizzando pure le tue dispense ti dimostrassi che ti sbagli?
Cambieresti idea caro Gianni, per amore della Verità?
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Re: Bibbia e... approcci.

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Di fronte alle evidenze provate, io certamente sì. E tu?
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