Osare e volare alto

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Gianni
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Osare e volare alto

Messaggio da Gianni »

Un aereo è pronto. Ha appena ricevuto dalla torre di controllo il permesso di rullare e si avvia alla pista di decollo. Si arresta nella parte iniziale della pista: vengono azionati i freni e i motori aumentano la potenza. Quando i motori hanno raggiunto la spinta necessaria, i freni vengono rilasciati. L’aereo scivola via sempre più veloce sulla pista ... si invola, staccandosi da terra. Inizia il volo. Tutto va bene: il pilota è esperto, sa cosa deve fare. L’aereo è solido, vince la forza di gravità; con la sua potenza decolla conto vento, perché il vento vuole vincerlo governandosi, non esserne in balìa.
Ma cosa accadrebbe se il pilota non fosse sicuro di sé e, giunto ormai a fine pista, avesse paura di decollare? Sarebbe il disastro.
Una simile eventualità è impensabile. Eppure, succede spesso nella nostra vita che non riusciamo a sollevarci da terra. Il desiderio lo abbiamo, eccome. A volte siamo già sulla pista, abbiamo perfino i nostri motori al massimo e siamo quasi pronti a mollare i freni per spiccare il volo. Ce la faremo? Meglio aspettare di averne il coraggio, ci dice una vocina interiore.
Jonathan Livingston è un gabbiano, il protagonista del romanzo breve Jonathan Livingston Seagull (Il gabbiano Jonathan Livingston, 1970) di Richard Bach. Jonathan ama il volo e vuole dedicarsi a volare in modo perfetto. Tutti gli altri gabbiani, che pensano solo a sopravvivere, lo biasimano; i suoi genitori lo rimproverano. Ma il suo desiderio di volare è talmente forte in lui che arriva a compiere acrobazie incredibili che nessun altro uccello ha mai osato. I suoi compagni gabbiani continuano a considerarlo un pazzo e il Consiglio degli Anziani lo condanna all’esilio. Solo e abbandonato, Jonathan conduce la sua vita presso delle scogliere solitarie, ma intanto continua a perfezionandosi sempre di più nel volo, fino al giorno in cui, dopo una lunga vita, giunge l'ora della sua morte. Gli appaiono allora due splendidi e candidi gabbiani che sanno volare armoniosi ed eleganti persino più di lui. Questi chiedono a Jonathan di seguirli: lo porteranno in un posto dove potrà volare molto meglio. Jonathan accetta, diventa anche lui bianco e splendente e vola via con loro. Arrivato in quel luogo, crede essere in paradiso. Lì ci sono altri gabbiani per i quali, come per lui, la cosa più importante è volare. Un gabbiano di nome Sullivan gli spiega che quello non è il vero Paradiso, ma un livello di esistenza superiore a quello terrestre; gli spiega anche che quello non è l’unico livello superiore, ma che transitando per quello si passa poi ad altro ancora più in alto, per migliorare nel volo. L’ultimo livello sarà quello della perfezione. Jonathan diventa sempre più bravo, poi si rende conto che per quanto si voli veloci, c’è sempre un limite: non ci si può trovare in un posto nel momento esatto in cui lo si desidera. Chiede allora a Ciang, il gabbiano più anziano, di insegnargli a volare alla velocità del pensiero, superando il limite del "qui ed ora", per spostarsi liberamente nel tempo e nello spazio semplicemente pensandolo, cosa che solamente il vecchio Ciang sa fare. Jonathan ci riesce e impara a volare con il pensiero. Ciang, a quel punto, gli spiega che la perfezione consiste nell'arrivare a comprendere il segreto della bontà e dell'amore. Il resto della storia va scoperto leggendo il libro, che può essere letto gratuitamente in rete qui: http://digilander.libero.it/RJ04/eBook/ ... ngston.pdf" onclick="window.open(this.href);return false;.
La morale del libro è nella sua dedica iniziale: “Al vero gabbiamo Jonathan che vive nel profondo di noi tutti”.

A volte ci viene il desiderio di prendere il volo e andarcele lontano dai problemi. Lo provò anche il salmista biblico, che scrisse:
“Paura e tremito m'invadono,
e sono preso dal panico;
e io dico: «Oh, avessi ali come di colomba,
per volare via e trovare riposo!
Ecco, fuggirei lontano,
andrei ad abitare nel deserto”. - Sl 55:5-2.

Il salmista era però anche consapevole che Dio non lo avrebbe abbandonato: “Se prendessi le ali dell’aurora, per risiedere nel mare più remoto, anche là la tua propria mano mi guiderebbe e la tua destra mi afferrerebbe”. - Sl 139:9,10, TNM.
Volar via per avere momentaneo sollievo si può fare, anche con la fantasia. Ma c’è un altro modo per imparare a volare: osare. Osare e volare alto, come le aquile, i cui “occhi continuano a guardare lontano” (Gb 39:29, TNM). Volare alto, vedere ogni cosa dall’alto, spaziare con lo sguardo. Dio può portarci davvero in alto. Agli ebrei disse: “Voi avete visto quello che ho fatto agli Egiziani e come vi ho portato sopra ali d'aquila e vi ho condotti a me”. - Es 19:4.
La Sacra Scrittura, parola di Dio, garantisce: “Quelli che sperano nel Signore acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile”. - Is 40:31.
Nella vita, per alzarsi in volo occorre averne il coraggio. Ma il coraggio viene da sé quando troviamo qualcosa di eccitante; allora ci buttiamo a capofitto e osiamo ciò che mai abbiamo osato prima. Ci sentiamo come il gabbiamo Jonathan che si libra alto nei cieli.

Chi vince la paura di volare in aereo, il coraggio lo trova a bordo. Anche nella vita, vinta la paura ci si tiene in quota. Abbiamo un cielo immenso a disposizione. E ci è stato fatto dono della vita, non solo della vita in sé, ma anche del tempo per viverla. Dobbiamo essere grati.

“Benedici il Signore, anima mia:
dal profondo del cuore loda il Dio santo.
Benedici il Signore, anima mia:
non dimenticare tutti i suoi doni”.
- Sl 103:1,2, TILC.

La fede ci fa osare e ci fa volare alto.
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Giorgia
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Re: Osare e volare alto

Messaggio da Giorgia »

Grazie Gianni!
Avevo bisogno di queste parole stamattina...

Mi hai commosso :YMHUG:
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Gianni
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Re: Osare e volare alto

Messaggio da Gianni »

Cara Giorgia, leggi il libro: ti appassionerà! :-)
Lucrezia
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Re: Osare e volare alto

Messaggio da Lucrezia »

Si parte dal commento di un bel libro e si parla di Dio, di fede pura che arriva fino al cuore. Bello! Grazie
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Gianni
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Re: Osare e volare alto

Messaggio da Gianni »

:-)
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Israel75
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Re: Osare e volare alto

Messaggio da Israel75 »

Conivido.Non c'è molto da dire.

Aggiungerei solo che a volte nella vita ci si sente talmente affranti che non si vuole andare più avanti, la stanchezza mentale diventa come un macigno.
A volte in queste occasioni mi vengono in mente le parole di quel Nazareno , maestro riconosciuto:

(Mt 6:28) 28 Ed intorno al vestire, perchè siete con ansietà solleciti? considerate come crescono i gigli della campagna; essi non faticano, e non filano; 29 e pure io vi dico che Salomone stesso, con tutta la sua gloria, non fu vestito al pari dell'un di loro. 30 Or se Iddio riveste in questa maniera l'erba de' campi, che oggi è, e domani è gettata nel forno, non vestirà egli molto più voi, o uomini di poca fede? 31 Non siate adunque con ansietà solleciti, dicendo: Che mangeremo, o che berremo, o di che saremo vestiti? 32 Poichè i pagani son quelli che procacciano tutte queste cose; perciocchè il Padre vostro celeste sa che voi avete bisogno di tutte queste cose. 33 Anzi, cercate in prima il regno di Dio, e la sua giustizia; e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte. 34 Non siate adunque con ansietà solleciti del giorno di domani; perciocchè il giorno di domani sarà sollecito delle cose sue; basta a ciascun giorno il suo male. [Diodati]
Shalom
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
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