Il peccato e la ricaduta in esso

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bgaluppi
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Re: Il peccato e la ricaduta in esso

Messaggio da bgaluppi »

Continuiamo pure qui, si parla di giustizia e di peccato, quindi non siamo OT. :-) Devo riflettere su questo versetto.
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bgaluppi
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Re: Il peccato e la ricaduta in esso

Messaggio da bgaluppi »

No, questo certamente no, poiché nessun uomo può presentarsi davanti a Dio confidando solo su se stesso. Ma ci sono persone che hanno una disposizione verso Dio, altre no; pensa soltanto al dono della fede: esso non è elargito a tutti gli uomini, ma a coloro che Dio reputa "giusti" per accettarlo. La Scrittura afferma che Dio "preconosce" gli eletti; Egli, come un padre conosce le attituini dei propri figli, conosce le attitudini dei suoi.

Noè fu salvato per la sua rettitudine. Abramo fu reputato giusto. Gli apostoli furono scelti da Yeshua stesso, su indicazione dello spirito di Dio. Tutti questi uomini sono "giusti", ma non significa che possono riscattarsi con le proprie forze. Ad assolvere il riscatto, infatti, ci pensa il Messia, che l'uomo Yeshua ha incarnato.

Comunque, creo che la tua intuizione sia giusta: è necessario analizzare il verbo "chiamare".
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bgaluppi
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Re: Il peccato e la ricaduta in esso

Messaggio da bgaluppi »

Il verbo καλέω (calèo) significa chiamare, ed è da intendersi nel senso di "Dio che chiama chi Lui vuole". Ma non credo che ci sia d'aiuto per inquadrare il significato delle parole di Yeshua in Mc 2:17. Piuttosto, dobbiamo identificare a chi sta rispondendo e vedere se ci sono concordanze con altre parti della Scrittura.

Il versetto di Mc 2:17 è inserito in un contesto dove si parla di pubblicani; Cristo aveva appena scelto Levi (Matteo), un pubblicano, e si reca a casa sua, dove erano presenti molti "pubblicani e peccatori". I pubblicani, ossia gli esattori delle imposte, erano considerati peccatori pubblici perché alleati con i romani ed erano particolarmente disprezzati per la loro vita sregolata e per gli abusi fiscali che praticavano. Gli scribi e i farisei si scandalizzano che un rabbi come Yeshua si mescoli con certa gentaglia. Ecco gli interlocutori: scribi e farisei, i "dottori" della legge, che "si reputano" giusti ma giudicano dei fratelli ebrei perché non obbediscono alla legge! E dov'è la loro giustizia, se giudicano e disprezzano altri fratelli che hanno smarrito la via? Andiamo avanti.

In Mt 9:13 abbiamo un dettaglio aggiuntivo: “Ora andate e imparate che cosa significhi: "Voglio misericordia e non sacrificio"; poiché io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori”. E Luca 5:32 aggiunge un altro dettaglio: “Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori a ravvedimento”.

In Lc 15:1-7 leggiamo la seguente parabola:

“Tutti i pubblicani e i peccatori si avvicinavano a lui per ascoltarlo. Ma i farisei e gli scribi mormoravano, dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, avendo cento pecore, se ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e non va dietro a quella perduta finché non la ritrova? E trovatala, tutto allegro se la mette sulle spalle; e giunto a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: "Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la mia pecora che era perduta". Vi dico che, allo stesso modo, ci sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si ravvede che per novantanove giusti che non hanno bisogno di ravvedimento»”.

Non dobbiamo dimenticare che quei pubblicani e peccatori erano tutti figli di Israele, e che il Messia viene per Israele innanzitutto. Allora, forse si capisce che Yeshua sta insegnando ai dottori della legge cosa significhi misericordia, e come essa ci renda "giusti" davanti a Dio molto piú di ogni sacrificio e della mera obbedienza a regole e precetti. Diciamo che, per chi appartiene ad Israele, nessuna delle due cose esclude l'altra. In Mt 23:23 leggiamo: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta, dell'aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia, e la fede. Queste sono le cose che bisognava fare, senza tralasciare le altre.”

Ecco dunque ciò che capisco da questo versetto: il Messia viene ad insegnare una dimensione spiritualmente profonda della Torah. E insegna: come si può pensare di essere giusti perché si obbedisce alla legge se poi non si comprende cosa significhi misericordia?

E vale la pena rammentare in cosa consista l'insegnamento di Dio:

“Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: Ama il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti”. — Mt 22:37-40
AKRAGAS
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Re: Il peccato e la ricaduta in esso

Messaggio da AKRAGAS »

In Mr 2.17 Yeshùa usa delle analogie : malato=peccatore , sano= giusto, medico= maestro. La frase è costituita da due parti parallele.
Il tema vuole sottolineare non tanto l'esistenza dei giusti e dei malvagi(peccatori) . In questo caso, il detto del maestro è una risposta a quei maestri che a lui rivolti chiedono spiegazioni sul motivo del suo avvicinamento a persone che essi ritengono impure. Infatti, alcuni di loro ritenevano, secondo la loro tradizione, di incorrere a stato di impurità venendo a contatto con un peccatore.
Yeshùa spiega loro che, come un buon medico si prende cura dei malati pure un maestro si occupa di chi ha bisogno di correzione.
In questo modo Yeshùa mostra uno degli attributi del Padre: la misericordia.
Pure nella parabola della pecora smarrita e del buon pastore abbiamo lo stesso tema.
E anche qua, l'obiettivo della parabola non è quello di capire chi sono le 99 pecore rimaste a brucare l'erba mentre il buon pastore corre alla ricerca di quella smarrita. :-)
Ecco, ancora una volta Yeshùa , con logica rabbinica, va compreso da parte nostra senza avere l'ardore di spingerci oltre l'insegnamento che vuole essere trasmesso.
In questo modo, la lettura delle Scritture non contraddice altri passi apparentemente contrapposti ad un occhio " occidentale"come il nostro se non si impara dalla lettura comparata.

Saluti
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bgaluppi
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Re: Il peccato e la ricaduta in esso

Messaggio da bgaluppi »

Giustissimo Akragas!
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bgaluppi
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Re: Il peccato e la ricaduta in esso

Messaggio da bgaluppi »

Antonio, non credo Yeshua si riferisse ad alcuno in particolare.
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bgaluppi
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Re: Il peccato e la ricaduta in esso

Messaggio da bgaluppi »

Antonio, ma è anche scritto:

“Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete fare nulla.” — Gv 15:5

E anche:

“Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.” — Gv 14:6

Nessun uomo è davvero giusto in senso assoluto davanti a Dio. Tutti hanno bisogno del Messia; chi crede in lui è giustificato.

“Io, io, sono colui che per amor di me stesso cancello le tue trasgressioni e non mi ricorderò più dei tuoi peccati.” — Is 43:25
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bgaluppi
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Re: Il peccato e la ricaduta in esso

Messaggio da bgaluppi »

Infatti quando degli stranieri, che non hanno legge, adempiono per natura le cose richieste dalla legge, essi, che non hanno legge, sono legge a se stessi — Rm 2:14
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bgaluppi
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Re: Il peccato e la ricaduta in esso

Messaggio da bgaluppi »

Ho capito il discorso che fai. :-) Chi è "giusto", è colui che "cammina con Dio" (Gn 6:9). Ma nessun uomo è giusto in senso assoluto. Nonostante ciò, pur essendo peccatori, ci sono uomini che vuoi "per natura" (disposizione naturale), vuoi per obbedienza, vivono secondo princípi morali giusti, ossia "approvati da Dio". Uno di questi era Simeone: “Vi era in Gerusalemme un uomo di nome Simeone; quest'uomo era giusto e timorato di Dio” (Lc 2:25). Ma ciò non significa che questi uomini "giusti" non abbiano bisogno del Messia. Infatti, Yeshua è venuto per tutti gli uomini, poiché il suo sacrificio è per tutti. Allora, in che senso non è venuto per i giusti ma per i peccatori?

Questo discorso è da inquadrarsi nel contesto; egli, con queste parole, risponde ad una provocazione fatta nei suoi confronti e insegna una lezione a coloro che, dall'alto della loro presunta giustizia, lo accusano. "Voglio misericordia, non sacrificio". Se fossero giusti, riconoscerebbero l'atto di misericordia e di amore incondizionato nel suo comportamento. Il Messia viene per riportare le pecore smarrite all'ovile; lui è la luce per chi cammina nelle tenebre. Lui sta vicino ai deboli, agli oppressi, ai reietti; questo fa, durante la sua vita umana. Poiché Dio è vicino agli oppressi, agli umili, non a chi, dall'alto, giudica i propri fratelli.

“il popolo che stava nelle tenebre, ha visto una gran luce; su quelli che erano nella contrada e nell'ombra della morte una luce si è levata.” — Mt 4:16 (Is 9:1)
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Re: Il peccato e la ricaduta in esso

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Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto,
salva gli umili di spirito. — Sl 34:18

Il SIGNORE è buono e giusto; perciò insegnerà la via ai peccatori. — Sl 25:8

Insegnerò le tue vie ai colpevoli, e i peccatori si convertiranno a te. — Sl 51:13

Tu infatti non desideri sacrifici, altrimenti li offrirei, né gradisci olocausto. Sacrificio gradito a Dio è uno spirito afflitto; tu, Dio, non disprezzi un cuore abbattuto e umiliato. — Sl 51:16-17
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