La preghiera
Inviato: mercoledì 2 aprile 2014, 16:28
Domandarci che cosa sia la preghiera apre a disquisizioni certamente interessanti. Tuttavia, è più proficuo domandarsi: Che cos’è la preghiera per me? Anzi: Che cosa dovrebbe essere la preghiera per me credente? Potremmo subito dire che la preghiera è il mezzo che ci mette in rapporto con Dio. Non bisogna mai dimenticare però che la causa principale che ci fa operare è Dio, “difatti, in lui viviamo, ci moviamo, e siamo” (At 17:28). Se la preghiera è solo monologo che rimane confinato nella nostra mente, non è preghiera ma semplice riflessione o meditazione. “Noi siamo infatti collaboratori di Dio” (1Cor 3:9). Paolo scrive: “Come collaboratori di Dio, vi esortiamo a non ricevere la grazia di Dio invano; poiché egli dice: «Ti ho esaudito nel tempo favorevole, e ti ho soccorso nel giorno della salvezza»” (2Cor 6:1,2; cfr. Is 49:8). Noi dobbiamo collaborare con Dio. Sarebbe ingrato ricevere la sua grazia solo come un semplice dono che cade dal cielo. È richiesta la nostra collaborazione perché la grazia cresca in noi e ci santifichi. La nostra preghiera è attesa quindi da Dio, ed è la nostra collaborazione fondamentale. Dio potrebbe di certo agire indipendentemente da noi, non ci sono dubbi che Dio non sia legato all’uomo; ma Dio ha deciso che la santificazione dipenda prima da lui e poi, secondariamente, dalla nostra collaborazione, che si esprime nella preghiera. Tutto dipende da Dio, eppure tutto dipende anche da noi. Ciò che dipende da noi vi dipende perché Dio lo ha reso possibile; non dipende solo da noi, perché “se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori” (Sl 127:1), ma una volta che il Signore ha dato il suo beneplacito tocca poi a noi erigere la casa.
Le nostre possibilità d’azione sono limitate, ma la preghiera non ha limiti: in preghiera l’essere umano sale oltre ogni limite fino a Dio. La nostra collaborazione con Dio è la preghiera. Dobbiamo essere anime in preghiera, in continua preghiera: “Non cessate mai di pregare” (1Ts 5:17). Yeshùa si adoperò con i suoi discepoli “per mostrare che dovevano pregare sempre e non stancarsi” (Lc 18:1). Come facciamo? Qui c’è del bello, perché la preghiera non è fatta solo di momenti particolari – che pur devono esserci - in cui ci isoliamo e ci raccogliamo in noi stessi davanti a Dio. “Quando mangiate o bevete o quando fate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio” (1Cor 10:31, PdS), “Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù ringraziando Dio Padre per mezzo di lui” (Col 3:17). Anche Pietro spiega come fare: “Se uno parla, lo faccia come si annunciano gli oracoli di Dio; se uno compie un servizio, lo faccia come si compie un servizio mediante la forza che Dio fornisce, affinché in ogni cosa sia glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo”. - 1Pt 4:11.
Vivere in preghiera è proprio questo. Avere Dio sempre in mente, consapevoli di essere sotto il suo sguardo, è già preghiera, rivolgendo a lui i nostri pensieri. Due innamorati non stanno sempre insieme, eppure anche da separati sono insieme pensandosi e amandosi, desiderando d’avere quanto prima un incontro personale. La preghiera può essere rivestita di una forma ma può anche spogliarsi di tutte le forme. Esistono anche preghiere silenziose, molto semplici e umili, segrete, che non traspaiono all’esterno. La preghiera, tra tutte le attività del credente, è quella più libera da condizionamenti esteriori.
L’occupazione del credente è la preghiera. Quale preghiera? La preghiera. Dio ci chiede nella Scrittura di vivere costantemente in preghiera, di essere costanti nella preghiera. Possiamo pregare in tanti modi. L’importante è pregare. Se smettiamo di pregare smettiamo di rispondere a Dio che ci chiama. Bisogna “pregare sempre e non stancarsi”. - Lc 18:1.
La preghiera non ci dispensa dal compiere tutti i nostri doveri. Ma tali doveri non ci dispensano neppure dal pregare. Ciò significa che, come dice Paolo (Col 3:17), trasformiamo ogni cosa in preghiera.
Dio ha bisogno dell’essere umano. La nostra collaborazione non è certo indispensabile a Dio, eppure senza di essa Dio non si fa presente. Quando diciamo “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà anche in terra” (Mt 6:9,10), rendiamo Dio presente.
Avere, per così dire, degli appuntamenti fissi con Dio, ci è di valido aiuto per essere regolali e fedeli, mantenendoci nella pratica della preghiera. Se desideriamo predisporre un programma di preghiera, ci domandiamo innanzitutto se la Bibbia ci dà indicazioni. Scopriamo allora che sì, la Scrittura ci dà delle tracce certe. I devoti ebrei avevano tre tappe quotidiane di preghiera, indicate nella Bibbia: “La sera, la mattina e a mezzogiorno mi lamenterò e gemerò” (Sl 55:17); il profeta Daniele “tenendo le finestre della sua camera superiore aperte verso Gerusalemme, tre volte al giorno si metteva in ginocchio, pregava e ringraziava il suo Dio come era solito fare”. - Dn 6:10.
La preghiera del mattino è attestata nella Bibbia: “Mi sono alzato di buon’ora al crepuscolo del mattino, per invocare soccorso” (Sl 119:147, TNM). Yeshùa stesso seguì questa pratica: “La mattina di buon’ora, mentre era ancora buio, si alzò e, uscito fuori, si recò in un luogo solitario, e là pregava”. - Mr 1:35, TNM.
La preghiera di mezzodì è pure attestata: “Pietro salì sulla terrazza verso la sesta ora [circa mezzogiorno, contando dal sorgere del sole] a pregare”. - At 10:9, TNM.
Anche la preghiera della sera è testimoniata nella Bibbia: “La mia preghiera sia incenso che sale fino a te; siano offerta della sera le mie mani alzate”. – Sl 141:2, PdS.
Possiamo quindi dire che la preghiera del mattino, di mezzodì e della sera siano senza dubbio appropriate. A queste tre preghiere gli ebrei danno il none di:
• Shachrìt (שחרית), la preghiera mattutina.
• Minkhàh (מנחה), la preghiera pomeridiana.
• Arvìt (ערבית), la preghiera serale.
Ciascuno può pregare ovviamente quando desidera, tuttavia sarebbe opportuno rispettare questi tre momenti, magari aggiungendone degli altri.
La nostra vita dipende dai nostri pensieri, i quali orientano la nostra volontà e condizionano l’impegno del nostro amore.
“Vigila sui tuoi pensieri: la tua vita dipende da come pensi”. – Pr 4:23, PdS.
La preghiera raffina i nostri pensieri e li orienta a Dio. La preghiera ci fa bene.
“Scrutami e conosci il mio cuore, o Dio.
Mettimi alla prova e scopri i miei pensieri.
Vedi se seguo la via del male
e guidami sulla tua via di sempre”.
- Sl 139:23,24, PdS.
Le nostre possibilità d’azione sono limitate, ma la preghiera non ha limiti: in preghiera l’essere umano sale oltre ogni limite fino a Dio. La nostra collaborazione con Dio è la preghiera. Dobbiamo essere anime in preghiera, in continua preghiera: “Non cessate mai di pregare” (1Ts 5:17). Yeshùa si adoperò con i suoi discepoli “per mostrare che dovevano pregare sempre e non stancarsi” (Lc 18:1). Come facciamo? Qui c’è del bello, perché la preghiera non è fatta solo di momenti particolari – che pur devono esserci - in cui ci isoliamo e ci raccogliamo in noi stessi davanti a Dio. “Quando mangiate o bevete o quando fate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio” (1Cor 10:31, PdS), “Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù ringraziando Dio Padre per mezzo di lui” (Col 3:17). Anche Pietro spiega come fare: “Se uno parla, lo faccia come si annunciano gli oracoli di Dio; se uno compie un servizio, lo faccia come si compie un servizio mediante la forza che Dio fornisce, affinché in ogni cosa sia glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo”. - 1Pt 4:11.
Vivere in preghiera è proprio questo. Avere Dio sempre in mente, consapevoli di essere sotto il suo sguardo, è già preghiera, rivolgendo a lui i nostri pensieri. Due innamorati non stanno sempre insieme, eppure anche da separati sono insieme pensandosi e amandosi, desiderando d’avere quanto prima un incontro personale. La preghiera può essere rivestita di una forma ma può anche spogliarsi di tutte le forme. Esistono anche preghiere silenziose, molto semplici e umili, segrete, che non traspaiono all’esterno. La preghiera, tra tutte le attività del credente, è quella più libera da condizionamenti esteriori.
L’occupazione del credente è la preghiera. Quale preghiera? La preghiera. Dio ci chiede nella Scrittura di vivere costantemente in preghiera, di essere costanti nella preghiera. Possiamo pregare in tanti modi. L’importante è pregare. Se smettiamo di pregare smettiamo di rispondere a Dio che ci chiama. Bisogna “pregare sempre e non stancarsi”. - Lc 18:1.
La preghiera non ci dispensa dal compiere tutti i nostri doveri. Ma tali doveri non ci dispensano neppure dal pregare. Ciò significa che, come dice Paolo (Col 3:17), trasformiamo ogni cosa in preghiera.
Dio ha bisogno dell’essere umano. La nostra collaborazione non è certo indispensabile a Dio, eppure senza di essa Dio non si fa presente. Quando diciamo “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà anche in terra” (Mt 6:9,10), rendiamo Dio presente.
Avere, per così dire, degli appuntamenti fissi con Dio, ci è di valido aiuto per essere regolali e fedeli, mantenendoci nella pratica della preghiera. Se desideriamo predisporre un programma di preghiera, ci domandiamo innanzitutto se la Bibbia ci dà indicazioni. Scopriamo allora che sì, la Scrittura ci dà delle tracce certe. I devoti ebrei avevano tre tappe quotidiane di preghiera, indicate nella Bibbia: “La sera, la mattina e a mezzogiorno mi lamenterò e gemerò” (Sl 55:17); il profeta Daniele “tenendo le finestre della sua camera superiore aperte verso Gerusalemme, tre volte al giorno si metteva in ginocchio, pregava e ringraziava il suo Dio come era solito fare”. - Dn 6:10.
La preghiera del mattino è attestata nella Bibbia: “Mi sono alzato di buon’ora al crepuscolo del mattino, per invocare soccorso” (Sl 119:147, TNM). Yeshùa stesso seguì questa pratica: “La mattina di buon’ora, mentre era ancora buio, si alzò e, uscito fuori, si recò in un luogo solitario, e là pregava”. - Mr 1:35, TNM.
La preghiera di mezzodì è pure attestata: “Pietro salì sulla terrazza verso la sesta ora [circa mezzogiorno, contando dal sorgere del sole] a pregare”. - At 10:9, TNM.
Anche la preghiera della sera è testimoniata nella Bibbia: “La mia preghiera sia incenso che sale fino a te; siano offerta della sera le mie mani alzate”. – Sl 141:2, PdS.
Possiamo quindi dire che la preghiera del mattino, di mezzodì e della sera siano senza dubbio appropriate. A queste tre preghiere gli ebrei danno il none di:
• Shachrìt (שחרית), la preghiera mattutina.
• Minkhàh (מנחה), la preghiera pomeridiana.
• Arvìt (ערבית), la preghiera serale.
Ciascuno può pregare ovviamente quando desidera, tuttavia sarebbe opportuno rispettare questi tre momenti, magari aggiungendone degli altri.
La nostra vita dipende dai nostri pensieri, i quali orientano la nostra volontà e condizionano l’impegno del nostro amore.
“Vigila sui tuoi pensieri: la tua vita dipende da come pensi”. – Pr 4:23, PdS.
La preghiera raffina i nostri pensieri e li orienta a Dio. La preghiera ci fa bene.
“Scrutami e conosci il mio cuore, o Dio.
Mettimi alla prova e scopri i miei pensieri.
Vedi se seguo la via del male
e guidami sulla tua via di sempre”.
- Sl 139:23,24, PdS.