Interpretazione dei significati alternativi delle scritture

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Gianni
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Re: Interpretazione dei significati alternativi delle scritture

Messaggio da Gianni »

Gualtiero che non vuoi essere ritenuto caro, mi soffermo su questa tua dichiarazione:
“Πρὸς denota movimento verso un luogo, in questo caso verso τὸν θεόν (il Divino)”.

Non so che traduzione trarresti con queste tue premesse, ma mi permetto di fare le seguenti osservazioni:

1) Preposizione πρὸς. Limitandoci obbligatoriamente ai soli sensi che essa può assumere con l’accusativo (perché in Gv 1:1 regge un accusativo), può significare – semplificando – “verso”, “in confronto a” e “secondo/con” (in questo ultimo caso indica conformità; si potrebbe tradurre “conforme a Dio”).

2) Nella tua affermazione dici che “denota movimento verso un luogo”. Questa è in teoria una delle due possibili scelte se accogliamo la valenza di “verso”: può avere valore direzionale (ad esempio “verso casa”) oppure temporale (ad esempio “verso sera”). Dicendo “verso un luogo” tu opti per il valore direzionale.

3) La tua scelta del valore direzionale (“verso un luogo”) pone gravi problemi. Prima di tutto presupporrebbe che il theòs, “il Dio”, abbia un luogo. Questo fatto è in sé teologicamente insostenibile, perché Dio non è collocabile in un luogo. Secondariamente, da dove mai “la parola” inizierebbe il suo percorso verso tòn theòn? Detto matematicamente, avrebbe un tragitto A-B. Da dove, da quale punto A? Eppoi, “in principio”? E prima dove sarebbe stata “la parola”?
Pur leggendo non materialmente ma in senso metaforico, la cosa non cambia.

4) “Il movimento verso un luogo” fatto dalla “parola” farebbe della parola un’entità a sé stante, ma ciò è impedito dall’affermazione giovannea che “la parola era il Dio”. È un assurdo dire che la parola - la quale “era il Dio” - si muovesse verso Dio.

5) Tu dici: “Verso un luogo, in questo caso verso τὸν θεόν (il Divino)”. A prescindere da quanto fatto rilevare sopra, che rimane valido, per “divino” il greco ha un apposito termine, ben diverso da theòs. Il vocabolario non si può inventare. Theòs vuol dire “dio” e con l’articolo davanti (o theòs) nella Bibbia indica “il Dio”, il Dio uno e unico di Israele.

La tua interpretazione/traduzione è quindi sbagliata sotto tutti i punti di vista: grammaticale, sintattico, logico e teologico.
noiman
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Re: Interpretazione dei significati alternativi delle scritture

Messaggio da noiman »


Ora che sono tornato alla mia Hutte posso rispondere ai vari temi e discussioni e inizierei da questo.”

"Interpretazione dei significati alternativi delle scritture”, già il titolo mi sembra bizzarro, interpretare è già di per se è una serie di alternative che dispone il traduttore, interpretare i significati in modo alternativo significa che tutto quello che è stato tradotto fino a oggi può essere rimesso in discussione per proporre significati ai testi una nuova versione rivoluzionaria e che si discosterebbe di molto da quella riconosciuta dai grandi traduttori di almeno quattro secoli.
Ma per fare interpretazioni alternative rivoluzionarie non risolve il dubbio se corrispondono alle intenzioni dell’agiografo , per fare le rivoluzioni ci vogliono le armi, cioè gli strumenti e occorre che siano rispettate alcune regole base, la prima innanzitutto è il dovere di citare la fonte da dove si estrae questo importante alternativa del significante.
E' di questo che stiamo parlando, giustificare uno o più termini chiave del testo originale che fanno la differenza, nel caso del greco essendo molto codificata grammaticalmente lo ritengo improbabile, ma nell’ebraico che utilizza significati connessi all'espansione semantica della radice e anche grazie alle variazioni vocaliche possibili (se ci si riferisce a un testo solo consonantico), le possibilità aumentano di molto, ricordo Besasea che offrì alcune traduzioni veramente alternative e ben documentate.

Quindi senza fonti non è possibile accogliere nessuna traduzione interpretazione di significato alternativo.
Come mi ha insegnato la mia mamma” puoi fare bene solo le cose che conosci” non mi impegno mai in dichiarazioni che non possono sostenere, quindi in quello che leggo di traduzioni alternative dei vangeli lascio la parola a chi sa greco, riguardo la materia giudaica cerco sempre di imparare.

Leggo :
“Il tetragramma yhwh/Signore è Divino ma non è Dio
”, mi chiedo allora perché Divino in maiuscolo e perché si traduce יהוה con Signore, questo andrebbe approfondito, sarebbe un buon centro se l’impegnativa affermazione volesse indicare che יהוה non è D-o ma un particolare di un unico grande nome, uno strappo nel tessuto del nome che rivela un ordito e una trama che neanche i sarto che lo ha concepito può attraverso le quattro lettere rivelare il modello, la forma e chi l’indossa.
Il Signore non è il Re, il Re ha i Signori, che sono dei governatori/controllori del Re.
Yhwh è una funzione Divina, è l'alter- ego dell'uomo.


Non so ritrovare nessuna fonte di questa seconda affermazione, ma forse avendo cercato su una enciclopedia on line che cosa è l’alter ego e mi è venuto in mente questo:
אמר רבי אבא בר ממל אמר ליה הקב"ה למשה שמי אתה מבקש לידע לפי מעשי אני נקרא, פעמי שאני נקרא באל שדי, בצבאות, באלקים בה, כשאני דן את הבריות אני נקרא אליקים וכשאני עזשה מלחמה ברשעם אני נקרא צבאות, וכשאני תולה על חטאיו של אדם אני נקרא אל שדי, וכשאני מרחם על עזלמי אני נקרה ה', שאין ה' עלא מדת רחמים שנאמר ( שמות לך) ה'ה' אל רחום וחנון, הוי אהיה אשר אהיה אני נקרא לפי מעשי ''
שמות רבה פרשה

Ha detto Rav Abba bar Mamal: “Ha detto Kodòsch Baruch -Hu a Moshè tu chiedi di conoscere il mio nome, io sono chiamato in base al mio agire, a volte sono chiamato El Shaddàay, Zvaòt (delle schiere), Elo-im, HaShem , il nome, quando siedo in giudizio delle creature sono Elohim, quando vado in guerra contro gli empi sono “delle schiere”, e quando sospendo il giudizio per i peccati dell’uomo sono El Shaddày, quando perdono in eterno sono Ha Shem, perché Ha Shem non si usa se non per l’attributo della pietà come è detto in Esodo33, HaShem Ha-Shem, Dio Pietoso e Longanime, quindi anche Sarò quel che Sarò è un appellativo rispetto a quello che compio”.(fonte :Shemòt Rabbà Parashà 3)
Un esempio di alter ego? Dai ci stà ….. ;) :-O

Gualtiero ha il rifiuto di confrontarsi con le idee religiose, ma perché allora cita Maria Grazia e gli scrive che “
non è lontana dalla verità
”.
Forse non è una affermazione religiosa scrivere:
Dio creando l'uomo riproduce se stesso con una mente simile alla sua deve ( e può ) sviluppare il carattere di Dio . Jeshùa ci riuscì facendo emergere il figlio di Dio e diede consapevolezza che si può divenirere figli di Dio.

Noiman



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Maria Grazia Lazzara
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Re: Interpretazione dei significati alternativi delle scritture

Messaggio da Maria Grazia Lazzara »

Buon giorno Noiman,
Gualtiero evidentemente non mi ha trovata religiosa, ma una diversa rispetto a chi cè quì ,e questo mi ripaga di tutte le sciocchezze che sono state dette su di me .

Probabilmente ha trovato una mente giovane non arcaica e aperta sopratutto aperta
Non mi ha trovato bigotta , ma una che è entrata nel suo linguaggio alternativo e che cercavo di capire .

Non so se ci legge ancora ,ma voglio dirgli che io non recito la preghiera a pappagallo del Padre nostro così come è scritta ma lhò sempre pronunciat con parole alternative , ma la sua ha superato , lì c'è perspicacia , lungimiranza , un vedere lontano .
Gualtiero spero possa trovare un terreno adatto a lui .
noiman
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Re: Interpretazione dei significati alternativi delle scritture

Messaggio da noiman »

Maria Grazia non ho dubbi sulle tue qualità umane, Gualtiero ha lanciato questa discussione e io ho risposto per quanto riguarda il mio punto di vista alternativo, in fondo qui siamo tutti alternativi, e dopo aver per dieci anni collaborato con questa rivista on line da nome "biblistica.eu" non posso non notare che quasi tutti i nostri ospiti sono diventati alternativi quando hanno abbandonato le loro denominazioni o chiese di appartenenza, poi ci sono quelli che come dici tu leggono e non partecipano, alcuni si iscrivono e poi non iniziano neppure, altri entrano e poi escono, in ogni caso qualche cosa lasciano.
Gualtiero sicuramente ha ancora molto da dirci e se ne a voglia o lo ritiene può rispondere in questa cartella che potrebbe trovare un ulteriore sviluppo.
Ciao Maria Grazia e sappi che apprezzo molto di quello che scrivi, anche se non proprio tutto.
Noiman
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Maria Grazia Lazzara
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Re: Interpretazione dei significati alternativi delle scritture

Messaggio da Maria Grazia Lazzara »

Noiman, grazie
E spero che Gualtiero senta il nostro desiderio di ascoltarlo,
Da parte mia trovo in lui una originalità rara., particolare , risultato di come diceva lui frutto di tanti anni di studio accostato da amici ebrei .
Gualtiero
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Re: Interpretazione dei significati alternativi delle scritture

Messaggio da Gualtiero »


Saluti, e buon fine settimana a tutti.
Ringrazio Maria Grazia per la solidarietà.
Scrivo per rispondere a Gianni, perché vedo che è confuso ed ha bisogno di chiarimenti.
Scrivo anche per Maria Grazia che ha sete di verità. Maria Grazia la verità non sta tutta da una parte neanche nella mia. La verità è sparpagliata un po nel Tanak, un po' nei Vangeli un po nei Veda, un po' nel Tao ecc. Sta a te saper discernere, cogliere il meglio da ogni parte e farne uno, perché il messaggio È uno e unico.

Gianni ha scritto: mercoledì 20 settembre 2023, 5:25

Gualtiero che non vuoi essere ritenuto caro, mi soffermo su questa tua dichiarazione:
“Πρὸς denota movimento verso un luogo, in questo caso verso τὸν θεόν (il Divino)”.

Non so che traduzione trarresti con queste tue premesse, ma mi permetto di fare le seguenti osservazioni:

1) Preposizione πρὸς. Limitandoci obbligatoriamente ai soli sensi che essa può assumere con l’accusativo (perché in Gv 1:1 regge un accusativo), può significare – semplificando – “verso”, “in confronto a” e “secondo/con” (in questo ultimo caso indica conformità; si potrebbe tradurre “conforme a Dio”).

2) Nella tua affermazione dici che “denota movimento verso un luogo”. Questa è in teoria una delle due possibili scelte se accogliamo la valenza di “verso”: può avere valore direzionale (ad esempio “verso casa”) oppure temporale (ad esempio “verso sera”). Dicendo “verso un luogo” tu opti per il valore direzionale.

3) La tua scelta del valore direzionale (“verso un luogo”) pone gravi problemi. Prima di tutto presupporrebbe che il theòs, “il Dio”, abbia un luogo. Questo fatto è in sé teologicamente insostenibile, perché Dio non è collocabile in un luogo. Secondariamente, da dove mai “la parola” inizierebbe il suo percorso verso tòn theòn? Detto matematicamente, avrebbe un tragitto A-B. Da dove, da quale punto A? Eppoi, “in principio”? E prima dove sarebbe stata “la parola”?
Pur leggendo non materialmente ma in senso metaforico, la cosa non cambia.

4) “Il movimento verso un luogo” fatto dalla “parola” farebbe della parola un’entità a sé stante, ma ciò è impedito dall’affermazione giovannea che “la parola era il Dio”. È un assurdo dire che la parola - la quale “era il Dio” - si muovesse verso Dio.

No Gianni, non funziona così. Pone gravi problemi per i religiosi perché pensano che il Logos è Dio.
La preposizione πρὸς con il caso accusativo esprime "movimento verso un luogo" questo è incontestabile, piaccia o non piaccia. Non si può corrompere un significato solo perché non tornano i propri conti. È chiaro che ai religiosi non piaccia, perché pensano che il Logos è Dio. Ma non è così.
πρὸς è una forma rafforzata di πρὸ/primo/prima, quindi si può anche presumere che sia la prima emanazione divina.
Poi dici che: 《scegliendo questo valore direzionale " verso un luogo" presupporrebbe che il theòs, abbia un luogo.》 Anche qui sbagli, theòs non ha un luogo, ma è il luogo
Poi dici: 《 da dove mai “la parola” inizierebbe il suo percorso verso tòn theòn? Detto matematicamente, avrebbe un tragitto A-B. Da dove, da quale punto A? Eppoi, “in principio”? E prima dove sarebbe stata “la parola”?
Pur leggendo non materialmente ma in senso metaforico, la cosa non cambia. 》


Intanto il logos non intende la semplice parola, si era già chiarito questo particolare, e non inizia nessun percorso (inteso come ritorno) verso il divino, "il logos era verso il divino" intende "appartenenza" dinanzi al Divino appartenenza e provenienza" la prima emanazione lo stabilisce subito dopo dicendo che: " divino era il logos".
È un assurdo pensare che una semplice parola sia Dio, la divinità è molto di più di una semplice parola. In extremis si potrebbe dire che: "la parola era di Dio", ma non regge perché il testo originale dice καὶ θεὸς ἦν ὸ λόγος/ e Divino era il logos quindi la preposizione non regge perché c'è l'articolo.
Tradurre che: "il logos era con Dio" o " presso Dio" questo sì che farebbe del logos un' entità a sé stante. Perché se io dico che sono presso Gianni, o con Gianni, sto indicando la mia persona che abita presso Gianni, o che sono con Gianni, quindi due entità diverse. Invece il logos era verso il Divino perché Divino era il Logos. Verso il divino l'appartenenza e provenienza . È più chiaro adesso Gianni?

Ora passiamo alla traduzione. Precisiamo che έν può essere tradotto "in, su, a, con, di." Tradurre ἀρχῇ/archè con "principio" non è appropriato, archè significa "origine". " in principio" è stato inserito dai religiosi per avere il riscontro con Genesi 1.
Anche se il Logos conduce a l'egò come abbiamo già visto. Comunque manteniamo il termine originale "Logos".

Traduzione Gv 1,1
All'origine[del tutto] era il logos,[infinito] e il logos era verso il Divino, perché Divino era il logos.

Ora passiamo a Theòs.

5) Tu dici: “Verso un luogo, in questo caso verso τὸν θεόν (il Divino)”. A prescindere da quanto fatto rilevare sopra, che rimane valido, per “divino” il greco ha un apposito termine, ben diverso da theòs. Il vocabolario non si può inventare.  Theòs vuol dire “dio” e con l’articolo davanti (o theòs) nella Bibbia indica “il Dio”, il Dio uno e unico di Israele.

La tua interpretazione/traduzione è quindi sbagliata sotto tutti i punti di vista: grammaticale, sintattico, logico e teologico.


Theòs= Divinità e non Dio. Come abbiamo già detto, dio non è un nome proprio ma un nome comune, e la grammatica non può essere ignorata per delle nostre convinzioni.
Διός/Dios, da cui deriva il termine Dio significa Zeus. Il termine Dio fu introdotto nei primi secoli dalla chiesa cattolica per non avere confusione nelle scritture tra Elohim, Theòs, Yhwh, Adonay. Ma tutti questi termini hanno un significato che non corrisponde a Dio.

Tutti sappiamo cos'è il teatro, ma probabilmente ci sfugge l'etimologia.
L'etimologia della parola thea-tro ci riporta alla radice th- da cui il greco  ϑεάομαι (theaomai) = io guardo, io sono spettatore. Dalla stessa radice deriva anche il verbo greco θεωρεω (theoreo) = osservare, comprendere, intendere , percepire, (da cui la parola teoria).
Dunque il teatro è il guardare l'evento, Θεὸς/Theòs è l’evento.

Come anche Károly Kerényi ( tratto da Wikipedia ) osserva in aggiunta che theós possiede la funzione di predicato, chiarendo che «è specificatamente greco dire di un evento: "È theós!». Kerényi cita ad esempio Euripide che in Elena fa sostenere che «O dèi! Perché è dio quando si riconoscono i propri cari.»  Theós è quindi l'irrompere dell'"evento divino" (theîon θεῖον).

Come tu dici il vocabolario non si può inventare appunto, riporto qui le locuzioni e modi di dire dal dizionario di greco antico:

ἀπόμνυμι τοὺς θεούς  [AR] = giurare per gli Dei  || ὁμόγνιοι θεοί  =  gli Dei protettori di una schiatta, gli Dei familiari || τῷ πονοῦντι χὡ θεὸς συλλαμβάνει = chi s'aiuta, il ciel l'aiuta || ποιέω καινοὺς θεούς  = nuove divinità  || ἀκούσατέ μου πρὸς θεῶν  = ascoltatemi per gli Dei  || σφῶϊν δ' ὧδε θεῶν τις ἐνὶ φρεσὶ ποίησειεν = così qualche iddio v'infonda nell'animo || αίεὶ τὸν ὁμοῖον ἄγει θεὸς ὡς τὸν ὁμοῖον = simile con simile si accompagna ||  πρὸς θεῶν ἀσεβὴς, πρὸς ἀνθρώπων αἰσχρός = empio dinanzi agli Dei, turpe dinanzi agli uomini.
https://www.grecoantico.com/dizionario- ... ma=QEOS100

Poi per chiudere la tua esegesi religiosa affermi che:
《nella Bibbia indica “il Dio”, il Dio uno e unico di Israele.》
Questa non è esegesi ma è ideologia personale. Il dio ( se così ti piace chiamare la divinità ) uno ed unico non è di un popolo, il dio uno ed unico è del cosmo. Se dici il dio uno ed unico di Israele fai intendere che ci siano altri dei. Questa è idolatria, ed è idolatria e dogma religioso dire che il Dio è di un sol popolo.

Poi chiudi in maniera offensiva dicendo che:
《La tua interpretazione/traduzione è quindi sbagliata sotto tutti i punti di vista: grammaticale, sintattico, logico e teologico》
Dimostrami dove è sbagliata la grammatica, la sintattica, e la logica.
Ti dico subito ciò che per te è sbagliato: non ti scende il fatto che theos indica una divinità, e che il Logos, per te parola, non sia Dio. Ma il testo dice ciò che dice e non si può piegare la grammatica al proprio credo.
Ecco perché non voglio confrontarmi con i religiosi, perché tendono a deviare sempre al proprio credo trascurando ciò che realmente dice il testo.
E per questo che trovo in Maria Grazia una persona diversa che pone domande, si pone interrogativi, per cercare di capire di più da ciò che viene inculcato dalle religioni. Ha uno spirito investigativo che la porterà sicuramente a capire molto di più. Non è sicuramente prigioniera del blog.

Grazie per l'attenzione
Gualtiero


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Maria Grazia Lazzara
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Re: Interpretazione dei significati alternativi delle scritture

Messaggio da Maria Grazia Lazzara »

Gualtiero bentornato, è stata una piacevolissima sorpresa trovarti stamani e leggerti .
Ieri sera a cena a casa da mio figlio ho fatto leggere i tuoi interventi e anche lui li ha trovati a dir poco interessanti . E mi diceva perché non hai chiesto qualche pubblicazione da leggere , anche lui vorrebbe approfondire .

Oggi con calma leggerò ciò che hai postato e poi chiederò come sempre .

Mi raccomando non andare via.
Non fa niente se incontri resistenze ,
Anche Noiman desidera conoscerti meglio e poi pensa a chi legge e non scrive.
Buon ritorno e buon confronto in pace
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Gianni
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Re: Interpretazione dei significati alternativi delle scritture

Messaggio da Gianni »

Gualtiero, hai espresso così tante opinioni che non so da dove iniziare. Risponderti punto per punto seguendo il tuo ordine aumenterebbe – mi si scusi il gioco di parole (voluto) – il disordine. Risponderò comunque a tutto, punto per punto, ma in modo organico, seguendo l’ordine dei termini così come esposti da Giovanni nel suo prologo, e precisamente:
ἐν (en) ἀρχή (archè) - λόγος (lògos) - πρός (pròs) - θεός (theòs)

Inizio col mettere da parte, togliendoli dalla discussione, i pochi punti su cui concordo e su cui quindi non ha senso dibattere.
(1) La parola θεός (theòs), “dio”, non è un nome proprio ma un nome comune. Infatti, contrariamente ai nomi propri personali, si usa anche al plurale.
(2) Sta a noi, come giustamente dici, “saper discernere, cogliere il meglio da ogni parte”. Ciò è incoraggiato nella Bibbia stessa, in 1Ts 5:21. Tuttavia occorre una precisazione: tu confondi la verità con il meglio, dicendo che essa è sparpagliata nelle diverse opere. Verità e meglio non sono sinonimi. Scegliere il meglio per sé dovunque lo si trovi è saggio. Ma scegliere la verità è molto problematico. Quale verità? Stabilita da chi? In base a cosa? Lasciamo quindi da parte la verità.

Passiamo ora ai punti oggettivi della nostra discussione.

Ἐν (en). È falso, come sostieni, che questa preposizione (che regge il dativo) possa essere anche tradotta “su, a, con, di”. La sua unica possibile traduzione è “in”, in due sensi: stato in luogo (esempio: “in casa”) oppure come determinazione di tempo (esempio: “in tre ore”). È ovviamente il contesto che determina in quale di questi due sensi vada tradotta.

Ἀρχή (archè). Dici che ἀρχή (archè) significa “origine” e che tradurlo con “principio” non è appropriato. Ora, siccome il termine greco ha ambedue i significati, la questione riguarda la scelta del termine italiano più appropriato al contesto del prologo. Tu dici che “in principio” “è stato inserito dai religiosi per avere il riscontro con Genesi 1”. Non ti passa per la mente che tale riscontro sia stato voluto proprio da Giovanni? L’apostolo prediletto di Yeshùa usa le parole esatte di Gn 1:1 come tradotte nella Settanta, che era la versione della Bibbia ebraica usata dalla prima chiesa. Possiamo anche mettere in dubbio la vocalizzazione masoretica di בְּרֵאשִׁית (bereshìt), e su ciò può illuminarci Noiman, ma è del testo greco che dobbiamo tener conto, perché Giovanni usò quello. La tua traduzione “all’origine” è errata per due motivi: il primo è sintattico: manza l’articolo davanti ad ἀρχή (archè); il secondo è che sposta la locuzione dal piano temporale e quello filosofico, e lo fa proprio inserendo l’articolo mancante nel testo.
Sorvolo infine sul tuo dire: “Anche se il Logos conduce a l'egò come abbiamo già visto”. Che mai c’entra il lògos con l’egò?! “Come abbiamo visto”? Lo hai visto solo tu.

Λόγος (lògos). Tu scrivi: “Intanto il logos non intende la semplice parola, si era già chiarito questo particolare”. Chiarito?! Per tutti i sensi possibili che il termine lògos può assumere vatti a leggere il secondo capitolo, ben documentato, del libro che trovi qui: https://www.biblistica.it/wp-content/up ... meglio.pdf. Tu parli di “due entità diverse”, il lògos e Dio. Così non è. Se dico in italiano "grecizzato": Inizialmente c’era la parola di Gualtiero e la parola era Gualtiero, sto descrivendo una scena in cui odo la tua voce senza vederti. Per quel che può valere tale paragone, in ogni caso la prima manifestazione del Dio invisibile fu attraverso la parola: “Dio disse” (Gn). Dici che “la divinità è molto di più di una semplice parola”. Vero. Anche tu sei molto di più del tuo parlare. Ma è pur sempre tuo. Così il lògos è di Dio, che tuttavia non si esaurisce nel suo lògos. Dici bene affermando che traducendo "il logos era con Dio" o "presso Dio" farebbe del logos un'entità a sé stante. Infatti non va tradotto così. Io traduco “era conforme [pròs] a Dio”.

Πρός (pròs). Insisti nel dire che la preposizione πρός (pròs) con il caso accusativo esprime movimento verso un luogo e affermi che questo è incontestabile. Per esprimere movimento verso un luogo il greco impiega la preposizione εἰς (eis). Quanto a πρός (pròs), ribadisco che con l’accusativo può significare “verso”, “in confronto a” e “secondo/con”. Πρός (pròs) può quindi anche esprimere un movimento verso un luogo, ma non nel nostro caso, e ti spiego perché. Lasciando stare πρό (prò), che nulla c’entra con πρός (pròs), tu parli di “prima emanazione divina”. Mi domando se rifletti su ciò che scrivi. L’emanazione è esattamente il contrario del “movimento verso” che tu reputi incontestabile.

Θεός (theòs). Affermi che non mi scende “il fatto che theos indica una divinità”. E questa da dove viene? Il termine indica sì una divinità, nel senso di un dio. Al plurale indica le varie divinità, i vari dei. Ma attenzione ad usare il termine “divinità”. Se diciamo che Zeus era una divinità dei greci, diciamo bene: era un dio greco. Ma se usiamo il termine come sinonimo di “dio” sbagliamo, perché il greco ha per “divinità” un’apposita parola: θεότης (theòtes); θειότης (theiòtes) indica invece la qualità divina.
Dici poi una corbelleria quando scrivi: “Διός/Dios, da cui deriva il termine Dio significa Zeus”. Innanzitutto, Διòς (Diòs) significa “di Zeus”, perché è un genitivo, e non Zeus, che in greco si dice Ζεύς (Zèus). L’etimologia dell’italiano “dio” ci porta al latino dĕus, che nella lingua sua sorella corrisponde appunto a θεός (theòs). Per l’italiano “dio” devi guardare alla radice etimologica div-, che indica la luce; per “teatro” alla radice etimologica θ- (th-), che indica il guardare. Lascia stare le radici etimologiche, rischi di rimanerne aggrovigliato confondendo dio con il teatro.
E tu, tu, dici a me che sono confuso e ho bisogno di chiarimenti?
Contesti che io abbia detto che nella Bibbia “il Dio” indica il Dio uno e unico di Israele. Chiaramente sai poco e nulla sull’uso dell’articolo determinativo in greco. Dici poi che “il dio uno ed unico non è di un popolo, il dio uno ed unico è del cosmo” e aggiungi: “Se dici il dio uno ed unico di Israele fai intendere che ci siano altri dei”. Primo: il Dio di Israele, se ci atteniamo alla Scrittura, non è un dio prodotto da Israele, ma è il Dio del cosmo che ha scelto Israele, che anzi ha formato Israele traendola da un uomo, Abraamo. Che poi Dio sia Dio di tutti non c’è dubbio. Secondo: ti faccio rispondere da Paolo: “Anche se ci sono cosiddetti dèi sia in cielo che sulla terra - e in effetti ci sono molti «dèi» e molti «signori» - in realtà per noi c’è un solo Dio”. – 1Cor 8:5,6, TNM.

È più chiaro adesso, Gualtiero? Temo che per te non lo sia, ma spero lo sia per chi ci legge.
AEnim

Re: Interpretazione dei significati alternativi delle scritture

Messaggio da AEnim »

Il teatro greco ha indubbiamente a che fare con gli dèi e gli eventi divini ma il termine indica l'andare a vedere.

Ma se Károly Kerényi ha realmente costruito questa etimologia, per favore fotografa e posta la pagina affinchè possiamo leggere quali argomenti a sostegno presenta e quale bibliografia espone a supporto.
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Maria Grazia Lazzara
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Re: Interpretazione dei significati alternativi delle scritture

Messaggio da Maria Grazia Lazzara »

Buona sera Gualtiero e a tutti

Ma non è una questione di grammatica mi insegna Gianni ma di sano sapere ,e allora cerchiamo di capirci .

Gualtiero sostiene e mi corregga se ho capito male , che il logos non inizia nessun percorso verso il Divino ma piuttosto intende nel senso di appartenenza e provenienza dal Divino quindi il logos è la prima emanazione del Divino .
Emanazione , una sorta di irradiazione da parte del Divino che si rivela nella molteplicità delle cose di ordine spirituale ,materiale ma che necessità della sua potenza .
Ecco perché dice Gualtiero : È assurdo pensare che una semplice " parola " sia Dio , la Divinità è molto di più di una semplice parola . Convengo ed aggiungo : È la componente di u immensità di cose che noi tentiamo di avvicinarci semmai ai lembi o ai margini .

Ora vorrei chiedere a Gualtiero a proposito del termine Theòs = Divinità e non Dio
L etimologia della parola Thea -tro da cui il verbo theaomai - io guardo ,io sono spettatore
Il Divino è l' osservatore , lo spettatore, lo sguardo .
Theòs è l'Evento . Dovrebbe essere così ?
Se così è Theòs è l'emanazione del Divino . Il Divino il Re , Theòs il Signore
Potresti dirmi di più a proposito dei Signori /Controllori ?
Sono molto curiosa a proposito di ciò . Grazie
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