Interpretazione dei significati alternativi delle scritture

Janira
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Re: Interpretazione dei significati alternativi delle scritture

Messaggio da Janira »

Maria Grazia Lazzara ha scritto: martedì 3 ottobre 2023, 8:27 Che poi lui sostiene che questa parte divina esiste in ogni essere vivente sta alla nostra intelligenza o intuizione valutare questa possibilità .
Secondo i miei studi, in ogni uomo esiste quello che viene chiamato "il punto nel cuore", che è però " dormiente ". Il Creatore risveglia questo punto nel cuore in coloro che sono pronti per conseguire la spiritualità. Corrisponderebbe alla "chiamata". Se l'uomo risponde a questa chiamata e mette in pratica il metodo della Kabbalah, sviluppa questo punto, che altro non è che l'intenzione di dazione e amore e costruisce un vaso( kli) adatto a ricevere la luce del Creatore.
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Gianni
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Re: Interpretazione dei significati alternativi delle scritture

Messaggio da Gianni »

Cara Maria Grazia, rieccomi.

Partiamo da qui: «Il modo più elevato delle comunicazioni di Dio sta però nella visione intellettuale senza immagini mentali. Si tratta della parola intellettuale, dell'idea nuova, dell'intuizione profetica. Si tratta della luce che il profeta riceve da Dio (notate) nel l'intimo più profondo .......... che lo rende sicuro che Dio gli ha parlato senza la necessità di segni esteriori ........ È la comunicazione più sublime del divino (perché qui è appropriato il termine divino?) all'umano. Era questa la Comunicazione che Dio aveva con Jeshùa».

Sei sicura che ciò possa applicarsi anche a Yeshùa?

Faccio intanto una premessa: nella considerazione che sto facendo assumo il punto di vista del cosiddetto Nuovo Testamento, ovvero che Yeshùa era l’atteso messia e che il lui dimorava permanentemente la parola-lògos di Dio. Gli agiografi neotestamentari e la prima chiesa ci credevano. Messe così le cose, anche un ebreo e un ateo dichiarato può partecipare alla discussione. Non so chi di voi ha studiato a scuola l’Iliade o l’Odissea o I Promessi Sposi. Ebbene, studiandoli possiamo dire che Ettore fece così, Ulisse cosà e Don Abbondio pensava che. E ciò senza credere che esistettero davvero. La stessa cosa, portata agli estremi, vale per il cosiddetto Nuovo Testamento. Si entra in quell’ambiente, in quella narrazione e si studia. Crederci o non crederci fa lo stesso. Questo deve essere molto chiaro. E sia anche chiaro che ciò vale sempre e per tutte le discussioni bibliche, ebraiche comprese. È questa, alla fine, la biblistica. Si studia la Bibbia dal punto di vista della Bibbia. Crederci o no attiene alla fede, che è tutta un’altra cosa.

Iniziamo. Yeshùa era un profeta? Così è chiamato in alcuni passi. Ma la grande differenza tra lui e i profeti è che questi dicevano la parola di Dio quando profetizzavano, poi tornavano uomini come tutti. In Yeshùa, però, la parola di Dio era costantemente presente: tutto ciò che diceva era sempre parola di Dio.

Tu, Maria Grazia, scrivi: «Io ho espresso questo in maniera più semplice e sintetica quando parlavo non di dialogo interiore ma del parlare di Dio nell'interiorità in Jeshùa. La parola in Lui». Rileggiti e nota la contraddizione: se la parola era in lui, a che mai sarebbe servito un presunto parlare di Dio alla sua interiorità?

Eppoi considera il contesto. Riporto Gv 11:25,26 nella fresca traduzione de La Bibbia della gioia, che rende l’immediatezza: “Gesù le disse: «Io sono quello che resuscita i morti e li riporta alla vita. Chi crede in me, anche se muore, come qualsiasi altro, vivrà; avrà vita eterna per aver creduto in me e non perirà mai. Lo credi tu, Marta?»”.
Quale mai «parlare di Dio nell'interiorità in Jeshùa» vi vedi? Dove lo trovi? Yeshùa sta facendo un’affermazione, non una rivelazione profetica. Era certo di quello che diceva, fine.

Secondo te Gualtiero alludeva a quello che tu chiami «parlare di Dio nell'interiorità in Jeshùa». Non lo so, ma se così è valgono le stesse considerazioni che ho appena fatto. Poi tu aggiungi: «Usando il termine che non piace alter-ego ovvero la parte divina dimorante in Jeshùa». “Alter-ego” è un termine che dovresti cercare nel vocabolario, ma qui c’entra come i cavoli a merenda. Tu (o Gualtiero) trasformi un presunto alter-ego di Yeshùa nella «parte divina dimorante» in lui. Due errori in uno. Intanto. Yeshùa non aveva proprio alcun alter-ego. Alter-ego di chi? Non di Dio, che sarebbe una bestemmia. Non di sé stesso, perché sarebbe un assurdo dire che era un sostituto di sé stesso. Aveva una parte divina? Un uomo-Dio? Bestemmia anche questa. Yeshùa era un uomo in tutto e per tutto, mortale. La sua eccezionalità è che fu voluto da Dio e che in lui dimorava la parola di Dio (tutto ciò che insegnava era parola di Dio).

Dici ancora che «questa parte divina esiste in ogni essere vivente sta alla nostra intelligenza o intuizione valutare questa possibilità». Ma esiste od è una possibilità? Forse ambedue?

Ma dimmi, Maria Grazia, tutta questa teoria si può davvero ricavare da Gv 11:25,26? A me pare che sia come vedere astronavi aliene nel racconto di Es relativo al Sinai. Rileggiti bene Gv 6:40,44;16:6 e dimmi se riesci a vederci la stessa cosa che credi di vedere in 11:25,26.

Janira dice che secondo lei l'incomprensione sta nel voler dimostrare la validità di un'interpretazione non letterale con gli strumenti dell'interpretazione letterale, per cui si finisce così per forzare addirittura le regole della grammatica per far funzionare le cose. In effetti, l’interpretazione di Gualtiero va oltre il letterale, ma poi – va detto – non usa neppure gli strumenti dell'interpretazione letterale, ma salta di palo in frasca applicando il vocabolario e la grammatica greca a modo suo, pretendendo perfino di fare un assurdo aggancio con l’ebraico.

Il brano di Gv 11:25,26 va letto così com’è: narra fatti di vita vissuta. Non contiene alcun significato nascosto. E neppure alcuna rivelazione. Contiene invece una affermazione di Yeshùa, chiara e semplice, per quanto grandiosa; un’affermazione che è frutto della sua consapevolezza.
AEnim

Re: Interpretazione dei significati alternativi delle scritture

Messaggio da AEnim »

Maria Grazia Lazzara ha scritto: martedì 3 ottobre 2023, 8:27 E penso e potrebbe essere questo a ciò che alludeva Gualtiero usando il termine che non piace alter -ego ovvero la parte divina dimorante in Jeshùa .
Che poi lui sostiene che questa parte divina esiste in ogni essere vivente sta alla nostra intelligenza o intuizione valutare questa possibilità .
Ma che in Jeshùa c'era è fuori discussione .
Nei sistemi dove vi è questo concetto di "alter-ego" non è questo che tu dici.
Portato all'estremo quel concetto, si arriva a quanto è esplicito in alcuni ambiti così:
l'ego dice: io sono un individuo distinto e separato dagli altri individui e da Dio, con una nascita ed una morte; questo ego è illusorio, in realtà non ha sostanza, in poche parole si autoillude di esistere;
l'alter ego dice: aham brahman (io sono il brahman/dio).
Sono la stessa persona, ciascuno in uno stato di coscenza diverso.
E di tali 'stati' è dotato qualunque individuo.
n.b. non io sono ispirato dal brahman, ma 'sono il brahman' (n.b. lo sono sempre, sia che ne sono conscio sia che non lo sono, e lo sono sia che faccio il bene sia che faccio il male).
mentre per il profeta vale la 'possessione temporanea' di cui ho parlato altrove, almeno così ho ricavato (mi dispiace di aver perduto il .pdf e di averlo soprattutto sottovalutato), quindi niente di acquisito e permanente o che faccia parte della mia natura (esempio: Dio fa dire a Bilam cose che Bilam non vorrebbe dire, esattamente l'opposto di quanto Bilam pensa e vorrebbe poter dire ma non riesce, e qui la possessione temporanea si vede benissimo, fra l'altro Bilam è un rasha, malvagio, eppure comunica con Dio e Dio lo usa per parlare).
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Maria Grazia Lazzara
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Re: Interpretazione dei significati alternativi delle scritture

Messaggio da Maria Grazia Lazzara »

Buon giorno Gianni ,

Quando ti chiesi se c'era in biblistica uno studio su come avveniva la trasmissione del messaggio tra Dio e il profeta , aveva uno scopo , sapevo di poter trovare lì sicuramente ciò che già avevo capito .
Quando ho riportato il brano finale :" La comunicazione più sublime del divino all'umano avviene nel profondo del l'animo dove ogni l'illusione è impossibile , dove le suggestioni non possono penetrare . ( e poi tu concludi con questa affermazione ) Era questa la comunicazione che Dio aveva con Jeshùa . Non è una domanda ma un affermazione .

Perché tu nel rispondermi mi dici : Sei sicura che questo possa applicarsi a Jeshùa ? Se me lo confermi tu stesso a fine articolo ?
È il bello che io sono perfettamente d'accordo .

La comunicazione più sublime del divino avviene nel profondo dell'animo "
Era questa la comunicazione che Dio aveva con Jeshùa .

Per quanto riguarda la scrittura di Giov11:25,26. " Io sono la Risurezione " Marta non fraintese perché al verso 22 dice ".... So che quante cose tu chieda a Dio ,Dio te le darà "
Quindi attribuiva a Dio i miracoli di Jeshùa e Jeshùa al verso 41,42 lo conferma dando la gloria Dio dicendo : " Padre ti ringrazio di avermi ascoltato .......io sapevo che mi ascolti sempre .....ma ho parlato affinché credano . "

Quando Jeshùa diceva come in Giov. 6: 44 , " ......io lo risusciterò nell'ultimo giorno " parlava in rappresentanza di Dio , in vece di Dio, la parola di Dio parlava attraverso la sua bocca . E da dove veniva questa parola se non dalla sua interiorità ?

Questa consapevolezza Jeshùa lacquistò gradualmente per infine esprimerla pienamente durante il suo ministero .
È stato un lavoro interiore , di ascolto interiore , per giungere infine a quel livello di consapevolezza .
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Gianni
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Re: Interpretazione dei significati alternativi delle scritture

Messaggio da Gianni »

Maria Grazia, ci sarebbe da analizzare passo per passo per cogliere le diverse situazioni in cui avveniva ciò che hai descritto. Comunque, nella tua citazione di Gv 11:41,42 – “Padre ti ringrazio di avermi ascoltato .......io sapevo che mi ascolti sempre .....ma ho parlato affinché credano” – nota che Yeshùa è consapevole di avere sempre l’attenzione di Dio. Lui – notalo – non chiede a Dio di ascoltarlo, eppure dice che Dio lo ha ascoltato e lo ascolta sempre. Oltre a dire ciò ai presenti, dice (in verità ordina) a Lazzaro di venire fuori. Ora, siccome di fatto Yeshùa non chiede a Dio di ascoltarlo, come vanno intese le sue parole quando dice che Dio lo ha ascoltato e lo ascolta sempre? Yeshùa enuncia una realtà di fatto. Ipotizzare un dialogo non udibile tra i due va ben oltre il testo (bisognerebbe alla pari ipotizzare un dialogo continuo, “sempre”). Nei Vangeli troviamo alcuni “dialoghi” tra Yeshùa e Dio, ma sono ben esplicitati e chiariti dal testo.
In più, non puoi dare ai due passi la stella valenza. In Gv 11:25 Yeshùa fa un’affermazione di cui è consapevole. In 11:41,42 dice ciò che dice affinché i presenti credano che Dio lo ha inviato (nel caso di Marta le dice che avrebbe visto la gloria di Dio – v. 40).

Ma dimmi: che ha mai a che fare ciò con l'alter-ego e con "sono" che significherebbe "è"?!

P.S.: Se vuoi approfondire la risurrezione di Lazzaro ti segnalo lo studio della mia collega Liliana Biolcati (Due risurrezioni da cui imparare), a pag. 19 dell’ultimo numero della rivista Ricerche Bibliche, che trovi qui:
https://www.biblistica.it/wp-content/up ... e-2023.pdf
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Maria Grazia Lazzara
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Re: Interpretazione dei significati alternativi delle scritture

Messaggio da Maria Grazia Lazzara »

Con Gianni sono d'accordo su
che Jeshùa non era Dio
Che Jeshùa era uomo in tutto e per tutto, mortale .
Però Jeshùa poi dice : " Io sono la Risurezione e la vita . ( questa appare una contraddizione)
Se Jeshùa si riferiva a se stesso, fa di se stesso Dio , perché solo Dio può dare la Risurezione e la Vita .
Quindi evidentemente Jeshùa si riferiva a quella parte divina dimorante in lui ( la comunicazione più sublime del divino all'umano )

Una riflessione : molte volte abbiamo detto : noi fatti a immagine e somiglianza di Dio .
Nella genealogia di Jeshùa in Luca 3: 38 arriviamo ad Adamo figlio di Dio .
E noi cosa siamo figli di un dio minore ?
Dio ha dato di sè a noi tipo pensiero parola ragione che costituisce mente , un io e in questo io possiamo scoprire la nostra parte divina .
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Gianni
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Re: Interpretazione dei significati alternativi delle scritture

Messaggio da Gianni »

Maria Grazia, con tutto il rispetto, rinuncio.
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Maria Grazia Lazzara
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Re: Interpretazione dei significati alternativi delle scritture

Messaggio da Maria Grazia Lazzara »

Ok Gianni. , non c'è problema , anzi ti ringrazio sempre dell'attenzione .

Questo non cambia nulla del rispetto che nutro per te .

A riscriverci su qualche altro tema
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Gianni
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Re: Interpretazione dei significati alternativi delle scritture

Messaggio da Gianni »

Un'ultima cosa però te la dico, Maria Grazia: Gualtiero ha ha dato una fantasiosa interpretazione dei passi esaminati, che ha basato sul distorcimento della grammatica e della sintasi greche, ma tu sei riuscita ad andare altre: hai interpretato un'interpretazione. Spero che un suo alter-ego non interpreti la tua.
Gualtiero
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Re: Interpretazione dei significati alternativi delle scritture

Messaggio da Gualtiero »


Saluti a tutti
Mi avete rivolto un sacco di accuse, non starò di certo qui a replicarle. Io non ho mai accusato nessuno; e non ventilo fantasie.


Gianni ha scritto: martedì 3 ottobre 2023, 11:13 Ma dimmi, Maria Grazia, tutta questa teoria si può davvero ricavare da Gv 11:25,26? A me pare che sia come vedere astronavi aliene nel racconto di Es relativo al Sinai. Rileggiti bene Gv 6:40,44;16:6 e dimmi se riesci a vederci la stessa cosa che credi di vedere in 11:25,26.
Io sì, ci vedo la stessa identica cosa:
-Gv. 6:40 " perché è questo il desiderio del Padre del mio-io, che tutti quelli che discernono il figlio e si affidano al sé di lui, detengono vita eterna; e il suo egô si alzerà nell'ultimo giorno."

-Gv. 6:44 " nessuno potrebbe venire verso il mio-io, se non il Padre che ha inviato il mio-io attirerà il sé di lui, e anche l'io di lui si alzera nell'ultimo giorno.

Ragionando con un po' di logica: come potrebbe un semplice uomo mortale (come lo hai definito) risuscitare un altro uomo? A meno che questi non sia Dio.

Gualtiero



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