Il Magnificat - Lc 1:46-55

marco
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Re: Il Magnificat - Lc 1:46-55

Messaggio da marco »

Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre»
. Lc 1,54-55
Ecco quest’ultima parte rappresenta bene lo spirito profetico di Maria. Questo irrompere in preghiera è tipico delle manifestazioni dello spirito. Forse Luca essendo seguace di Paolo conosce bene i doni dello spirito e nel suo Vangelo ha voluto ricordare l’esperienza profetica di Maria. Taciuta dagli altri evangelisti.

Maria sente parole di lode da parte della cugina che gli confermano l'esperienza avuta con Gabriele. Forse non aspettava altro. In quell'istante il suo cuore è pervaso dalla gioia. Non può rimanere muta, deve esternare il suo ringraziamento a Dio. Le parole umane che ha nel cuore una volta uscite dalla bocca diventano profezia. Gli ultimi due versetti sono eloquenti del profetismo biblico.
Credo che siano parole profetiche generate da una condizione di estrema gioia e non devono essere interpretate come una reale e ponderata presa di coscienza.
Maria dimenticherà ben presto le parole dell’Angelo, di sua cugina e soprattutto le sue, quando si stupirà delle parole di un uomo timorato di Dio di nome Simeone. Che in un certo senso, erano anche le sue.
«Ora lascia, o Signore, che il tuo servo
vada in pace secondo la tua parola;
perché i miei occhi han visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli,
luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele»
. Lc 2,29-32 Parole di Simeone dopo aver visto Gesù.

Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Lc 2,33

Maria aveva dimenticato? O le parole che uscirono da lei erano frutto dello spirito?
Sicuramente Maria conosceva in modo grossolano e abbozzato il senso del Magnificat. Quella perfezione interpretativa venuta giù di gettito è frutto dello Spirito che pervase il suo cuore festante.
chelaveritàtrionfi
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Re: Il Magnificat - Lc 1:46-55

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

marco ha scritto: domenica 3 luglio 2022, 18:35 Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre»
. Lc 1,54-55
Ecco quest’ultima parte rappresenta bene lo spirito profetico di Maria. Questo irrompere in preghiera è tipico delle manifestazioni dello spirito. Forse Luca essendo seguace di Paolo conosce bene i doni dello spirito e nel suo Vangelo ha voluto ricordare l’esperienza profetica di Maria. Taciuta dagli altri evangelisti.

Maria sente parole di lode da parte della cugina che gli confermano l'esperienza avuta con Gabriele. Forse non aspettava altro. In quell'istante il suo cuore è pervaso dalla gioia. Non può rimanere muta, deve esternare il suo ringraziamento a Dio. Le parole umane che ha nel cuore una volta uscite dalla bocca diventano profezia. Gli ultimi due versetti sono eloquenti del profetismo biblico.
Credo che siano parole profetiche generate da una condizione di estrema gioia e non devono essere interpretate come una reale e ponderata presa di coscienza.
Maria dimenticherà ben presto le parole dell’Angelo, di sua cugina e soprattutto le sue, quando si stupirà delle parole di un uomo timorato di Dio di nome Simeone. Che in un certo senso, erano anche le sue.
«Ora lascia, o Signore, che il tuo servo
vada in pace secondo la tua parola;
perché i miei occhi han visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli,
luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele»
. Lc 2,29-32 Parole di Simeone dopo aver visto Gesù.

Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Lc 2,33

Maria aveva dimenticato? O le parole che uscirono da lei erano frutto dello spirito?
Sicuramente Maria conosceva in modo grossolano e abbozzato il senso del Magnificat. Quella perfezione interpretativa venuta giù di gettito è frutto dello Spirito che pervase il suo cuore festante.
Secondo me hai esposto diversi punti di riflessione. Ma non possiamo ritenere Maria andare, in un certo senso, in estasi più volte ... tanto da dimenticare perfino chi fosse il figlio e stupendosi di certe cose una volta cresciuto.
Ultima modifica di chelaveritàtrionfi il domenica 3 luglio 2022, 23:57, modificato 1 volta in totale.
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
speculator2
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Re: Il Magnificat - Lc 1:46-55

Messaggio da speculator2 »

La conferma di alcune parole dell'angelo Gabriele, come detto dallo stesso Gabriele, non sarebbe stata la parola di Elisabetta ma il fatto che Elisabetta era incinta. Questo confermava che Maria avrebbe generato qualcuno, che poteva essere, prima o dopo, il Messia.
speculator2
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Re: Il Magnificat - Lc 1:46-55

Messaggio da speculator2 »

Credo che l'espressione: "...... Si stupivano delle cose dette di lui "sia da intendersi che nella loro gioia si meravigliavano delle cose dette.
Non avevano dimenticato niente di quanto detto dall'angelo in precedenza.
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Gianni
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Re: Il Magnificat - Lc 1:46-55

Messaggio da Gianni »

Dopo l’annuncio dell’angelo, Miryàm si recò a trovare Elisabetta “con premura”. Così sembra si debba tradurre quel μετὰ σπουδῆς (metà spudès) che normalmente è tradotto “in fretta” (Lc 1:39). Miryàm fu spinta dall’affetto verso la sua parente, in ossequio anche alla notizia avuta dall’angelo. Il “si alzò” è un ebraismo, usato da Luca una sessantina di volte, che indica l’accingersi a compiere qualcosa.

Miryàm andò “nella regione montuosa, in una città di Giuda” (Lc 1:39), dove Elisabetta abitava. Quella città pare essere stata individuata in Ain Karin (= “sorgente della vita”; l’odierna עין כרם, Ain Karin), 7 km a ovest di Gerusalemme. La lezione “nella regione montuosa, nella città di Yutta” non è sostenibile. In effetti, la cittadina di Yutta esisteva e si trovava a 10 km a sud di “Ebron, nella regione montagnosa di Giuda” (Gs 21:11, TNM) ed è menzionata in Gs 21:16. Yutta viene identificata con l’attuale Yatta. In Lc 1:39 il testo greco ha Ἰούδα (Iùda) e non è accettabile una lezione Iutta (Ἰούττa), sia per il “t” (τ) al posto del “d” (δ), sia per il mancato raddoppiamento della consonante. La scelta più appropriata pare proprio Ain Karin: 1. Si trova proprio in una regione montagnosa; 2. Le versioni arabe di Lc hanno proprio “Ain Karin” invece di “città della Giudea”; la tradizione, sin dal 6° secolo localizza la visita di Miryàm proprio in questo luogo. La testimonianza più antica è quella di Teodosio, che così scrisse: “Da Gerusalemme al luogo dove dimorava santa Elisabetta ci sono 5 miglia”, il che corrisponde ai 7 km da cui dista il luogo, e che potevano essere facilmente percorsi dal sacerdote Zaccaria per assolvere i suoi compiti.

Giunta a casa della sua parente, Miryàm (la giovane) saluta Elisabetta (l’anziana): “Entrò in casa di Zaccaria e salutò Elisabetta” (Lc 1:40). Luca non riporta il saluto di Miryàm, ma possiamo immaginarlo, dato che il saluto di allora consisteva nel ripetere più volte shalòm (שלום, “pace”). Tuttora in Israele si usa salutare con: Shalòm! Shalòm! Al tempo si soleva dire: “Pace, serenità e prosperità siano con te!”.

“Appena Elisabetta udì il saluto di Maria, il bambino le balzò nel grembo; ed Elisabetta fu piena di Spirito Santo” (Lc 1:41). Non è necessario pensare (come fecero Ambrogio e Origène) a una santificazione avvenuta da parte di Miryàm quale veicolo di grazia accanto a Yeshùa. Questa idea è del tutto estranea alla Scrittura.

Elisabetta “ad alta voce esclamò: «Benedetta sei tu fra le donne, e benedetto è il frutto del tuo seno!»” (Lc 1:42). Questo saluto ricalca formule di saluto in uso tra gli ebrei. Nel libro apocrifo di Giuditta (sebbene apocrifo, e quindi non facente parte della Scrittura, esso testimonia sugli usi degli ebrei) troviamo un saluto simile: “Benedetta sei tu, figlia, davanti al Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra”. - Giuditta 13:18, CEI.

Elisabetta chiama Miryàm “la madre del mio Signore” (Lc 1:43). Questo titolo, come quello equivalente di “fratello del Signore” (Gal 1:19; 1Cor 9:5) va inteso secondo la concezione dinastica dei semiti: è così infatti che si parla dei membri della famiglia del sovrano. Elisabetta parla di “madre del Signore” nel senso di madre del re-messia. La dignità regale del figlio ricade naturalmente anche sulla madre. Questo non ha proprio nulla a che fare con la formula blasfema “Madre di Dio” usata dai cattolici. Nel mondo antico la madre di un figlio di stirpe regale svolgeva un ruolo chiave. Data la poligamia del re, si creavano molti intrighi a corte, e una madre poteva ottenere che il figlio avesse il regno. Quando Baldassarre è atterrito dalla misteriosa scritta apparsa su una parete del salone in cui si svolgeva il convito, è confortato dalla madre che, presa in mano la situazione, ordina di chiamare Daniele per spiegare quei segni incomprensibili: “La regina udì le parole del re e dei suoi grandi, ed entrata nella sala del banchetto disse: «Vivi in eterno, o re! I tuoi pensieri non ti spaventino e non ti facciano impallidire! C'è un uomo, nel tuo regno, in cui è lo spirito degli dèi santi. […] Si chiami dunque Daniele»” (Dn 5:10-12). Quando Betsabea intercedette per il figlio Salomone presso l’ormai vecchio Davide, “s'inchinò e si prostrò davanti al re” (1Re 1:16); ma quando suo figlio Salomone è già re, è onorata dal figlio: “Il re si alzò per andarle incontro, le si inchinò, poi si risedette sul trono, e fece mettere un altro trono per sua madre, la quale si sedette alla sua destra” (1Re 2:19), e quando lei gli dice che deve chiedergli una cosa, lui risponde: “Chiedimela pure, madre mia; io non te la negherò” (v. 20). La madre del re, la regina madre, aveva quindi un’importanza enorme. Così anche Miryàm, “madre del Signore”, il re messianico. Ma da questo a renderla mediatrice tra i credenti e il re Yeshùa intronizzato in cielo corre una distanza tanto grande che la Bibbia non la colma. Anche Betsabea, alla fine, non ottenne nulla dal figlio.

Miryàm “rimase con Elisabetta circa tre mesi” (Lc 1:56), forse fin dopo la nascita del bimbo (proprio in quel momento v’era più bisogno della sua presenza presso la sua parente). Luca, che ama finire i racconti, descrive il ritorno di Miryàm prima di parlare della nascita del bambino: “Maria rimase con Elisabetta circa tre mesi; poi se ne tornò a casa sua. Compiutosi per lei il tempo del parto, Elisabetta diede alla luce un figlio”. - Lc 1:56,57.
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Re: Il Magnificat - Lc 1:46-55

Messaggio da speculator2 »

Allora Non ti " accingevi " a fare un viaggio se non col permesso dei genitori e, considerata l'età critica di Maria, accompagnata da una scorta adeguata. Accingersi significava questo.

Non ha molto senso che Maria subito dopo l'annuncio di Gabriele, senza neanche parlare con Giuseppe, credo tenendo segreta la cosa ai propri genitori, faccia un viaggio per incontrare una parente, anche se poco lontana.

Non fu il saluto, probabilmente formale, di Maria a per rallegrare Elisabetta ma "il SUONO del tuo saluto ".
Che il saluto di Elisabetta ricalca formule in uso presso gli ebrei non aggiunge niente di particolare alla formula in uso.

La madre del mio signore credo voglia dire che, essendo Maria un'ottima probabilissima fattrice di figli, essendo alcuni di questi maschi, sarebbero stati i signori di Elisabetta in quanto femmina.

Probabilmente Maria rimase presso Elisabetta fino a dopo la nascita di Giovanni, nascita che richiedeva una presenza femminile buona.

Facendo alcuni calcoli tra La gravidanza di Elisabetta, la nascita di Giovanni, la nascita di Gesù, mi pare che nel racconto manchi un mese.
È il mese che Maria ha aspettato le sue mestruazioni.

Gradirei se qualcuno rispondesse riguardo al fatto che l'angelo Gabriele aveva detto che Maria sarebbe stata madre del messia, ma non aveva specificato quando e che sarebbe stato il primo figlio; facendo un riferimento a quanto avvenuto a Elisabetta Gabriele avrebbe potuto
volere indicare "avanti negli anni ".
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Gianni
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Re: Il Magnificat - Lc 1:46-55

Messaggio da Gianni »

Gradiresti che qualcuno rispondesse? E perchè, se sai già tutto e ne sai perfino più dell'evangelista?
noiman
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Re: Il Magnificat - Lc 1:46-55

Messaggio da noiman »

cortocircuito ?..... :-O
Allora, Non ti accingevi a fare un viagio se non col permesso dei genitori e, considerata l'età critica di Maria, accompagnata da una scorta adeguata. Accingersi significava questo

Erano forse talebani?, Di solito Speculator evito di leggere quanto scrive, oggi ci sono finito sopra per caso, penso ancora che sia uno scherzo..... :-O
Noiman
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Re: Il Magnificat - Lc 1:46-55

Messaggio da speculator2 »

Possiamo essere certi di ciò che l'evangelista ha scritto. Non possiamo sapere con certezza ciò che non ha scritto. Possiamo fare delle ipotesi riguardo a ciò che ha scritto e riguardo ciò che non ha scritto.
marco
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Re: Il Magnificat - Lc 1:46-55

Messaggio da marco »

chelaveritàtrionfi ha scritto: domenica 3 luglio 2022, 21:08 Secondo me hai esposto diversi punti di riflessione. Ma non possiamo ritenere Maria andare, in un certo senso, in estasi più volte ... tanto da dimenticare perfino chi fosse il figlio e stupendosi di certe cose una volta cresciuto.
Caro Naza, perdonami, ma non ho compreso la domanda.
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