Salvezza per le opere della Legge, oppure per la fede nel Fi

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bgaluppi
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Re: Salvezza per le opere della Legge, oppure per la fede ne

Messaggio da bgaluppi »

Non compare nel Muratoriano e Eusebio la riteneva deuterocanonica, cioè pseudoepigrafa. Su questa linea si schiera una parte degli studiosi, collocandola dopo la distruzione del tempio. Non so molto sulla lettera, ma è strano che l'autore, che afferma di essere genericamente Giacomo senza specificare oltre, scriva alle dodici tribù disperse; se fosse collocabile prima del 135 (anno della disfatta di bar Kochba e dell'inizio della definitiva dispersione dei giudei), non avrebbe senso parlare di "dodici tribù disperse", anche se la diaspora iniziò con la prima guerra giudaica e la distruzione del tempio. D'altro canto, Giacomo fratello di Gesù non avrebbe certo scritto alle "dodici tribù disperse", perché la casa di Giuda non era dispersa al suo tempo. Queste sono le prime considerazioni che mi vengono in mente.
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bgaluppi
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Re: Salvezza per le opere della Legge, oppure per la fede ne

Messaggio da bgaluppi »

Flavio colloca la morte di Giacomo fratello di Gesù nel 62. Se la lettera fosse da attribuirsi a lui, non ha molto senso che i destinatari siano le dodici tribù sparse tra le nazioni. Se si trattasse di un altro Giacomo, allora la lettera non è pseudoepigrafa ma va collocata ben dopo il 70. Oppure si può pensare che l'autore sia in effetti Giacomo il Giusto fratello del Signore e che, prima del 62, scriva alle dodici tribù disperse includendo gli appartenenti alla casa di Israele che non tornarono dall'esilio e quelli della casa di Giuda che vivevano fuori dalla terra. Però è strano, perché il testo parla delle dodici tribù ταῖς ἐν τῇ Διασπορᾷ (tàis en te Diasporà), "quelle nella dispersione", che implica che siano state disperse; può darsi che faccia riferimento alla diaspora babilonese e assira, per cui l'autore scrive a tutti coloro che non tornarono (anche se la maggioranza della casa di Giuda tornò), e allora la lettera è collocabile a prima del 70; se, invece, parla della dispersione per mano dei romani, allora è collocabile dopo il 70 e l'autore non è Giacomo il Giusto.

A quanto mi risulta, la lettera non è citata dai Padri prima del III sec. (non compare sul Muratoriano del 170-200), il che fa propendere per una sua redazione tarda (e quindi l'autore non sarebbe Giacomo e la diaspora citata è quella iniziata dopo il 70 ed ha senso parlare di dodici tribù disperse), anche perché una lettera scritta dal fratello del Signore, a capo della comunità di Gerusalemme, avrebbe certamente goduto di ampia attenzione e diffusione già nel I secolo e non avrebbe avuto problemi ad essere canonizzata (invece entra nel canone alla fine del IV sec.).
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matteo97
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Re: Salvezza per le opere della Legge, oppure per la fede ne

Messaggio da matteo97 »

antonio, ha ragione: bisogna scindere ciò che preferiremmo credere da ciò che è avvenuto. Non farlo sarebbe un autoinganno.
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Tony
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Re: Salvezza per le opere della Legge, oppure per la fede ne

Messaggio da Tony »

Scusate nel frattempo sto studiando altro . Ci sto pensando . Sto cercando di capire se c'erano due tipi di comunità al tempo : quella delle tribù disperse e quella dei gentili . Giacomo è caratterizzata da un linguaggio "giudaico" come la lettera Ebrei . Se ciò fosse vero potrebbe essere che avremmo due fazioni , una chiesa "ebraica" ed una "pagano-ebraica" . Dato che siamo sempre nel campo delle ipotesi , può essere che questo "Giacomo" fosse a conoscenza di tale problema e che in realtà nella sua lettera si riferisce solo ad ebrei ? Questo però andrebbe contro le stesse parole di Yeshua : un solo gregge , un solo pastore Gv 10:16 Ammesso che anche qui per "pecore non di questo ovile" si riferisse ai pagani (cosa strana dato che il Messia viene solo per il popolo ebraico ) , però contraddice lo stesso Paolo in Romani 3:28-29.

In ogni caso anche analizzando queste cose non credo che il problema dell'osservanza della Torah nelle prime comunità sia risolto . Intanto voglio capire se la predicazione ai pagani da parte di Yeshua era se non concessa inizialmente , almeno intravista .
E poi sulla base di cosa le comunità trovavano necessario riferirsi alla legge ebraica consapevoli di violare un presunto comando di Yeshua di non insegnare la Torah ai pagani ?
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bgaluppi
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Re: Salvezza per le opere della Legge, oppure per la fede ne

Messaggio da bgaluppi »

Sto cercando di capire se c'erano due tipi di comunità al tempo : quella delle tribù disperse e quella dei gentili
Sicuramente. Sappiamo che i primi credenti furono tutti giudei. Gli ebioniti e i nazareni erano credenti ebrei che non smisero di osservare la Torah. L'ingresso degli stranieri fu essenzialmente opera paolina, non a caso è chiamato "apostolo dei gentili". Il fatto che la predicazione fu rivolta prima ai giudei conferma che la missione di Yeshùa era rivolta ai giudei. Se Yeshùa veramente avesse istruito gli apostoli a "fare discepoli tutti i popoli", perché mai questo non avvenne subito? Addirittura, Pietro deve essere convinto attraverso una visione che entrare in casa di un pagano non era proibito, cioè che gli stranieri erano degni di ricevere il regno. Se Pietro, assieme agli altri, avesse ricevuto da Yeshùa istruzione a rivolgersi ai gentili oltre che agli israeliti, non avrebbe avuto certo bisogno di essere convinto a farlo. Io credo che Yeshùa non disse mai ai Dodici di rivolgersi ai gentili.
Questo però andrebbe contro le stesse parole di Yeshua : un solo gregge , un solo pastore Gv 10:16
Yeshùa dice in Mt di essere stato mandato SOLO per le pecore perdute della casa di Israele (non anche, ma solo); in Gv dice di avere "altre pecore" da raccogliere che non sono di "questo" ovile: se facesse riferimento agli stranieri, allora non sarebbe venuto SOLO per la casa di Israele. Delle due una. Io credo che le pecore di un altro ovile siano sempre da intendersi come gli israeliti dispersi, rispetto a quelli dell'ovile "questo"; i due ovili sono quello di Giuda e quello di Israele, perché l'espressione "vi sarà un solo gregge e un solo pastore" richiama le profezie secondo cui il messia avrebbe riunito le due case in un unico regno. Non è credibile che presentasse se stesso come un messia mandato per israeliti e stranieri e si stupisse se poi i giudei non gli credevano. I suoi stessi discepoli, che attendevano la ricostituzione del regno di Israele (cfr. At 1:6), non si immaginavano certo questo regno composto da una parte limitata di giudei e la maggioranza stranieri.
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Tony
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Re: Salvezza per le opere della Legge, oppure per la fede ne

Messaggio da Tony »

:-?

È la prima volta che affronto questo discorso non so più di tanto , quindi perdonatemi se sembra che io sappia qualcosa , il più delle nozioni sono apprese grazie a questo forum e YouTube . Quindi perdonate le mezze verità che ho tirato fuori ma sono nozioni prese qua e là che meritano una riflessione approfondita , infatti tante cose le condivido .

Rispondo all'ultimo intervento appena ho modo.
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Tony
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Re: Salvezza per le opere della Legge, oppure per la fede ne

Messaggio da Tony »

A dire il vero ci sto ragionando ma non ho nient'altro da aggiungere , perché tutto quello che è successo in Atti riguardo ai gentili lo prendo come un fatto storico quindi mi fido di quello che c'è scritto . Quindi faccio atto di fede e dico che una cosa del genere può essere solo una manovra di Dio .

Poi esaminando tutte le scritture greche a primo impatto direi che rispecchiano tutti una "mentalità" univoca , per questo non credo che sia frutto dell'invenzione o di improvvisazione. Questo dovrebbe bastare come "credenziali" per garantire l'autenticità.
Faccio un esempio in Atti 13:28 è scritto che la condanna di Yeshua fu fatta ingiustamente (cioè che i capi di accusa non reggevano) . Che dire questo è vero perchè le testimonianze nei documenti vangelici riportano questo fatto ed è perfettamente conforme . Yeshua non peccó mai secondo la Legge (Eb 4:15) quindi non violó mai il sabato per esempio quello che si legge in Gv 5:17 sappiamo essere l'opinione dei capi Giudei quindi .La stessa meccanica possiamo usarla per Atti 10 .Dal momento che non abbiamo altri riferimenti alla visione (che io sappia) non possiamo sospettare di un inserimento forzato per dire che quella è un opinione dello scrittore .
Altrimenti dobbiamo muoverci nel campo dell'inganno e del sotterfugio , ma non credo che gli scrittori fossero a questo livello . D'altra parte mi piacerebbe scoprire di più riguardo a questa cosa. Posso stare qui a elencare le ragioni validissime dell'affidamento ai comandamenti . Ma appunto la questione è un altra .
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matteo97
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Re: Salvezza per le opere della Legge, oppure per la fede ne

Messaggio da matteo97 »

La questione è perchè Paolo desidera annunciare le Scritture ai goyim se il suo maestro Yeshùa una tale azione l'avrebbe riprovata? D'accordo che avrebbero dovuto abbandonare usi e costumi pagani per confermarsi a quelli giudei ma se esiste il divieto di parlare delle Scritture ai gentili perchè trasgredirlo volutamente e aspettarsi di essere chiamato apostolo di Cristo?
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Gianni
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Re: Salvezza per le opere della Legge, oppure per la fede ne

Messaggio da Gianni »

Vi sto seguendo ...
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matteo97
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Re: Salvezza per le opere della Legge, oppure per la fede ne

Messaggio da matteo97 »

Paolo avrebbe forse avuto una visione lungimirante circa lo scontro tra farisei e NATZARYM all'interno dell'ebraismo del secondo tempio e perciò decise di predicare ai goyim? Anche se fosse i viaggi paolini sono precedenti alla distruzione del Secondo Tempio.
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