La chiesa cattolica, il papa col suo papato dal mio punto di vista sono solo una versione alternativa di una forza politica. Di testimonianze storiche ne abbiamo e sono palesemente sotto gli occhi di tutti, perlomeno di coloro che hanno il coraggio di aprirli. Non dimentichiamo per esempio il periodo precedente all'unita d'italia, dove lo stato Pontificio combatteva con la sua armata per la lotta al potere e la spartizione dei territori centrali. Ma la gente dimentica o non conosce. Ci chiediamo mai se Pietro apostolo, considerato dalla chiesa cattolica come il primo Papa fondatore, abbia davvero anche solo immaginato che la chiesa sarebbe diventata quella che è oggi? Ma la domanda vera forse sarebbe: a chi serve tutto questo? Pensiamo davvero di trovare illuminazione seguendo questa dottrina?
Se affrontiamo l'argomento da un punto di vista biblico, la Chiesa Cattolica non corrisponde affatto alla comunità primitiva che si delinea dalle Scritture Greche. La stessa ecclesìa dei tempi di Paolo mi pare già diversa da quella di cui Yeshùa parla di sfuggita (Mt 16:18).
Prendiamo innanzitutto Yeshùa e i suoi discepoli: pur essendo maestro e detenendo grande autorità, lui insegna loro l'importanza del servizio reciproco (Gv 13:5), non stabilisce una gerarchia (la ecclesìa si fonda su Cristo, non su Pietro, il quale ne è solo la prima pietra a cui seguono le altre). Nonostante si creda comunemente che Pietro avesse una sorta di autorità sopra agli altri undici, la Scrittura mostra il contrario. I dodici apostoli costituiscono insieme le fondamenta di un edificio in cui ogni mattone è importante; essendo le fondamenta, loro sono i primi, ma la pietra angolare è Cristo. È lui il capo, non Pietro (Ef 1:22; 5:23; Col 1:18), e Yeshùa né gli apostoli dopo di lui stabiliscono Pietro o alcun uomo come “vicario” di Cristo. Come è ben espresso in Apocalisse, la ecclesìa costituisce “un regno e dei sacerdoti del Dio e Padre suo” (1:6). Tutti i discepoli di Yeshùa, a Dio consacrati tramite lui, sono sacerdoti e re (Ap 20:4). Da Atti si capisce che Pietro non era affatto il “capo” della comunità, e tantomeno ne fu “papa” (titolo che nasce secoli dopo e viene retroattivamente assegnato a Pietro); infatti, tra le tre “colonne” della comunità di Gerusalemme, chi mette l'ultima parola al concilio è Giacomo, non Pietro (il che non significa affatto che Giacomo fosse il capo).
Yeshùa insegnò a sottomettersi al potere politico vigente, rispettando le leggi e pagando i tributi (Mt 22:21). La primissima comunità si riuniva nelle case, non possedeva palazzi, non aveva né poteva avere alcun ruolo politico nel mondo, anzi cercava di distaccarsi spiritualmente dal mondo per quanto concerneva il modello di vita, pur obbedendo alle sue leggi e ai suoi imperatori. Tuttavia, Yeshùa non dà alcuna istruzione in merito ad un'organizzazione terrena e la sua ecclesìa appare più come una comunità fondata da singoli uomini che cercano il regno di Dio e vengono a costituire ognuno un mattone spirituale. Si tratta di una comunità spirituale, simbolica, non di un'associazione fisica con regole d'ordine, capi e amministratori. Ma è ovvio che, essendo sbocciata la fede in seguito alla predicazione apostolica, quelle persone si trovarono a passare sempre più tempo insieme, e quando si crea un gruppo stabile nascono necessariamente anche figure guida che impediscano l'insorgere di un'anarchia caotica. Che la comunità fosse nel caos ai tempi di Paolo è attestato dalle lettere apostoliche, in cui spesso si esortano i credenti ad essere sottomessi alle guide e agli anziani, alle autorità politiche, a non essere di nuovo traviati dai vecchi costumi e a non ascoltare falsi maestri e leggere gli scritti di falsi apostoli che erano largamente diffusi. Gli apostoli ricevettero istruzione di predicare il regno di Dio alle pecore perdute della Casa di Israele, disperse tra le nazioni e soprattutto in Assiria (quella di Antiochia, dopo Gerusalemme, è ritenuta la prima comunità); la predicazione fu rivolta innanzitutto ai giudei e poi agli stranieri, tra cui erano presenti pecore da recuperare (giudei divenuti stranieri). Divenne chiaro solo successivamente che anche agli stranieri erano aperte le porte del regno di Dio. Ma ovviamente, questi stranieri si portavano dietro costumi e retaggi pagani, che pian piano trasformarono la comunità, soprattutto in seguito alla morte degli apostoli (Paolo annuncia la dilagante apostasia).
Insomma, a mio vedere, non solo la ecclesìa venne a costituirsi in un modo diverso da come Yeshùa la descrive, ma si trovò presto a diventare una sorta di setta in cui vennero a costituirsi capi e capetti. Ed è su questa comunità che interviene Costantino, trovando terreno fertile con persone che erano ben lontani dall'essere discepoli di Yeshùa, ma ambivano a potere e privilegi.
Oggi esiste una istituzione secolare, fondata dall'imperatore romano Costantino, che ha dominato incontrastata a livello politico e ancora dice la sua. Il suo capo porta in testa una mitra che ricorda quella del faraone, comanda su una struttura politica che ha come sede uno stato separato intoccabile le cui mura sono invalicabile e gode di infiniti privilegi.