Un Dio uguale o diverso?

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Gianni
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Re: Un Dio uguale o diverso?

Messaggio da Gianni »

Caro Agnostico, sul primo punto ti ha risposto Antonio. E io aggiungo solo che fior fior di teologi (e lo dico con ironia) affermano che il Vecchio Testamento va letto alla luce del Nuovo. Questa “crème de la crème” (e lo dico con sarcasmo) della teologia non ha capito un’acca. È esattamente il contrario.

Sul secondo punto, giacché mostri fretta di capire, posso proporti questo schema sintetico (ma poi dovrò aggiungere alcune domande):

Della fede espressa nell’ubbidienza alla Toràh di Dio, possiamo notare nella Bibbia una progressione.
Sl 15 (di Davide). “O Signore, chi dimorerà nella tua tenda? Chi abiterà sul tuo santo monte?”. Davide elenca 11 punti:
1. “Colui che è puro
2. e agisce con giustizia
3. e dice la verità come l'ha nel cuore;
4. che non calunnia con la sua lingua,
5. né fa male alcuno al suo vicino,
6. né insulta il suo prossimo.
7. Agli occhi suoi è spregevole il malvagio,
8. ma egli onora quelli che temono il Signore.
9. Se anche ha giurato a suo danno, non cambia;
10. non dà il suo denaro a usura,
11. né accetta regali a danno dell'innocente”.
Isaia 33:14-16. “Chi di noi potrà resistere al fuoco divorante?”. Isaia elenca sei punti:
1. “Colui che cammina per le vie della giustizia,
2. e parla rettamente;
3. colui che disprezza i guadagni estorti,
4. che scuote le mani per non accettare regali,
5. che si tura gli orecchi per non udir parlare di sangue
6. e chiude gli occhi per non vedere il male.
Isaia 56:1. Per bocca di Dio (“Così parla il Signore”), il Deutero-Isaia sintetizza tutto in due punti:
1. “Rispettate il diritto
2. e fate ciò che è giusto”.
Mic 6:8. Con Michea l’obbedienza è sintetizzata in tre punti: “O uomo, egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; che altro richiede da te il Signore, se non che
1. tu pratichi la giustizia,
2. che tu ami la misericordia
3. e cammini umilmente con il tuo Dio?”
Ab 2:4. Il profeta Abacuc identifica la Toràh in solo principio:
1. “Il giusto per la sua fede [fedeltà] vivrà”.
“Il giusto per la sua fede [אֱמוּנָה (emunàh), “fedeltà”] vivrà”. Di certo il profeta non intende ritenere abolita la Toràh. Piuttosto, salvaguardando la Toràh e la sua osservanza, afferma a nome di Dio che è necessaria l’emunàh (אֱמוּנָה), che è la fiducia in Dio che si mostra nella fedeltà con l’ubbidienza. In Rm 1:17 Paolo cita proprio le parole di Ab 2:4; va da sé che egli non possa intendere una cosa diversa da quella detta da Abacuc. Come Abacuc, che cita, Paolo ritiene la Toràh sempre valida, dicendo che va osservata con emunàh (אֱמוּנָה), con fedeltà. La fede biblica è quella che non si limita a credere ma obbedisce alla santa Toràh di Dio. Paolo lo dice chiaramente: “Annulliamo dunque la legge [=Toràh] mediante la fede? No di certo! Anzi, confermiamo la legge [=Toràh] ”. - Rm 3:31.
Nel Talmùd la Toràh è vista nei suoi 613 precetti: “Rabbi Simlai insegna che 613 comandamenti furono formulati da Mosè: 365 con formula negativa, 248 positiva, quante sono le membra del corpo umano” (Makòt 24a). Per Paolo, tutti i comandamenti, le osservanze, le prescrizioni e le norme si assumono nuovamente in una sola attitudine spirituale ovvero nella ricerca della volontà di Dio: “Non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco; poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, com'è scritto: ‘Il giusto per fede vivrà’” (Rm 1:16,17). Che è poi quello che diceva Abacuc.

Domande: Fede o fedeltà? Chi è giusto? Che cos’è la giustizia biblicamente intesa?
Ora puoi iniziare il tuo percorso di ricerca ... ritieniti impegnato per i prossimi anni. :-)

Michele dice che “Yehoshu'a non ha rinnegato le scritture antiche ma le ha ulteriormente ampliate e gli ha dato compimento”.
Direi di sì, ma precisando che non le ha ampliate ma le ha rese piene e più vincolanti. Yeshùa pretese dai suoi che la loro giustizia fosse superiore a quella del rabbinismo farisaico.
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Michele
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Re: Un Dio uguale o diverso?

Messaggio da Michele »

Con ampliate mi riferisco al nuovo comandamento, in sostanza si sta dicendo la stessa cosa con parole diverse. La regola d'oro portata in positivo ampliava i 10 Comandamenti
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bgaluppi
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Re: Un Dio uguale o diverso?

Messaggio da bgaluppi »

Michele, ti riferisci a MT 7:12: "Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro". Ma questa non è un'aggiunta o un ampliamento, è una bellissima espressione del comandamento "ama il prossimo tuo come te stesso", il comandamento maggiore dopo "amerai il Signore tuo Dio con tutta la tua anima etc.". Infatti, Yeshùa aggiunge: "perché questa è la legge ed i profeti" (MT 7:12b).
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Gianni
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Re: Un Dio uguale o diverso?

Messaggio da Gianni »

:-)
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Michele
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Re: Un Dio uguale o diverso?

Messaggio da Michele »

Mi riferivo a questo passo:
L'amore verso i nemici Matteo 5
(vedi Luca 6, 27-28.32-36)
43"Sapete che è stato detto: Ama i tuoi amici e odia i tuoi nemici. 44Ma io vi dico: amate anche i vostri nemici, pregate per quelli che vi perseguitano. 45Facendo così, diventerete veri figli di Dio, vostro Padre, che è in cielo. Perché egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni e fa piovere per quelli che fanno il bene e per quelli che fanno il male.
46"Se voi amate soltanto quelli che vi amano, che merito avete? Anche i malvagi si comportano così!
47"Se salutate solamente i vostri amici, fate qualcosa di meglio degli altri? Anche quelli che non conoscono Dio si comportano così! 48Siate dunque perfetti, così com'è perfetto il Padre vostro che è in cielo.
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bgaluppi
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Re: Un Dio uguale o diverso?

Messaggio da bgaluppi »

Questo è l’insegnamento di un maestro della Torah, non un’aggiunta. Infatti, la Torah non insegna ad odiare il nemico, ma ad amare il prossimo come se stessi. Le parole di Yeshùa, tradotte in greco, stanno a significare che non si deve discriminare il “nemico”, colui che ci è avverso, dall’amico, ossia non si deve giudicare nessuno. Infatti, insegna a non rispondere alla violenza con la violenza (il “porgi l’altra guancia”). Il che, rientra nell’amare il prossimo come se stessi. Aggiungo che non si deve fare l’errore di interpretare queste sue parole come fanno ipocritamente molti cristiani, per cui il discepolo di Yeshùa deve essere succube e sottomesso davanti ad ogni angheria subìta, fino al punto di giustificare le cattive azioni. Si tratta di un insegnamento, che spiega l’inutilità — anzi il danno — del rancore verso il prossimo. Yeshùa, infatti, reagisce con violenza di fronte ai venditori del tempio, che profanavano la casa di Dio coi loro commerci, e scaccia via Pietro con violenza nel momento in cui gli si pone davanti come un “satàn” rispetto alla sua volontà. E nella sua accesa diatriba coi farisei, diciamo che non li tratta proprio con le molle...
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Michele
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Re: Un Dio uguale o diverso?

Messaggio da Michele »

Mi sembra abbastanza ovvio e parafrasando sarebbe come dire di amare il peccatore ma odiare il peccato.
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Michele
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Re: Un Dio uguale o diverso?

Messaggio da Michele »

E anche questo:
Giovanni 13,34-35
34 Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35 Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri».
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bgaluppi
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Re: Un Dio uguale o diverso?

Messaggio da bgaluppi »

Questo versetto è interessante. Il testo usa il termine καινός (kainòs), che significa “nuovo in freschezza”, ossia in qualità, differentemente da νέος (nèos), che significa “nuovo” nel senso di qualcosa che non esisteva prima. Dunque Yeshùa non intende aggiungere qualcosa che la Torah non contempla (infatti si tratta sempre di amare il prossimo come se stessi), ma intende dire: amatevi come finora non avete fatto, cioè amatevi come io vi ho amato, come fratelli. Mi torna in mente l’episodio della lavanda dei piedi:

Yeshùa “si alzò da tavola, depose le sue vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse. Poi mise dell'acqua in una bacinella, e cominciò a lavare i piedi ai discepoli, e ad asciugarli con l'asciugatoio del quale era cinto. Si avvicinò dunque a Simon Pietro, il quale gli disse: «Tu, Signore, lavare i piedi a me?» Gesù gli rispose: «Tu non sai ora quello che io faccio, ma lo capirai dopo». Pietro gli disse: «Non mi laverai mai i piedi!» Gesù gli rispose: «Se non ti lavo, non hai parte alcuna con me». […] Quando dunque ebbe loro lavato i piedi ed ebbe ripreso le sue vesti, si mise di nuovo a tavola, e disse loro: «Capite quello che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io. In verità, in verità vi dico che il servo non è maggiore del suo signore, né il messaggero è maggiore di colui che lo ha mandato” — Gv 13:4-8,12-16

Yeshùa, dunque, insegna ai discepoli ad amarsi reciprocamente come mai avevano fatto prima, in questo senso il suo insegnamento è “nuovo”, non nel senso che aggiunge qualcosa alla Torah. Il messia, infatti, non aggiunge, ma la realizza in modo traboccante.
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Michele
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Re: Un Dio uguale o diverso?

Messaggio da Michele »

Yehoshu'a non solo da compimento alla Torah ma la amplia, infatti fa conoscere anche la misericordia di COLUI CHE E', non solo la giustizia
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