Cara stella, farò un discorso un po' lunghetto ma ti prego di leggerlo e sarà utile anche per rispondere ai dubbi di massimo.
Ai tempi degli apostoli ciò che chiamiamo "chiesa", ossia la congregazione dei discepoli di Yeshùa, era una e indivisibile,
perché gli apostoli facevano da garanti e avevano l'autorità di giudicare, decidere e guidare. Paolo, dopo aver criticato un grave peccato che avveniva all'interno della congregazione di Corinto, scrive ai fedeli:
“Quanto a me, assente di persona ma presente in spirito, ho già giudicato, come se fossi presente, colui che ha commesso un tale atto. Nel nome del Signore Gesù, essendo insieme riuniti voi e lo spirito mio,
con l'autorità del Signore nostro Gesù, ho deciso che quel tale sia consegnato a Satana, per la rovina della carne, affinché lo spirito sia salvo nel giorno del Signore Gesù.” (1Cor 5:1-4).
Lui giudicava e decideva in virtù dell'autorità concessagli da Yeshùa. Gli apostoli ("inviati") furono scelti da Cristo e ricevettero direttamente da lui l'autorità di essere suoi rappresentanti. Infatti, Cristo disse ai dodici: “Io vi dico in verità che tutte le cose che legherete sulla terra, saranno legate nel cielo; e tutte le cose che scioglierete sulla terra, saranno sciolte nel cielo.” (Mt 18:18).
Oggi qual'è la chiesa vera, quella conforme agli insegnamenti degli apostoli, visto che non ci sono più gli apostoli a garantirne l'unità e la conformità? Chi ha l'autorità di decidere, giudicare e guidare? Paolo predisse: “il mistero dell'empietà è già in atto, soltanto c'è chi
ora lo trattiene,
finché sia tolto di mezzo.” (2Tes 2:7).
Chi lo tratteneva "ora" erano proprio gli apostoli ancora viventi; lo trattennero “finchè” non ci furono più apostoli a trattenerlo, e dunque l'apostasia dilagò, non essendoci nessuno a trattenerla. Queste parole di Paolo sono molto chiare e devono essere meditate attentamente. Tieni presente che gli apostoli e i discepoli del tempo
erano convinti dell'imminente parusìa, tanto che Paolo parla di trasformazione dei credenti ancora in vita all'arrivo del messia: “noi viventi,
che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell'aria” (1Tes 4:17). Quando Paolo invita i credenti a riunirsi e stare insieme, parlava ai credenti del suo tempo, in attesa della venuta imminente del messia. Ciò non avvenne, e l'apostasia dilagò, come predisse Paolo, tanto da dar vita alla religione di stato che si chiama "cristianesimo", in cui furono assorbite molte dottrine di provenienza pagana. La congregazione guidata dagli apostoli, la chiesa del Cristo che attendeva il suo arrivo, scomparve nel momento in cui il Cristo non arrivò e gli apostoli morirono.
Ma ciò non significa che la vera chiesa di Dio non continui ad esistere e crescere, solo che è dispersa in mezzo alle zizzanie e non è più riunita fisicamente come lo era nel primo secolo, perché non esistono più quelle guide che avevano l'autorità per tenerla unita.
La congregazione primitiva dei discepoli di Yeshùa era perseguitata perché si distaccava dal “mondo”, ossia non viveva in conformità con lo stile di vita religioso, morale e sociale dell'impero, pur rispettandone le leggi. Yeshùa lo disse: “Allora vi abbandoneranno all'oppressione e vi uccideranno e sarete odiati da tutte le genti a motivo del mio nome.” (Mt 24:9). Costantino, da bravo imperatore, capì che ogni impero ha bisogno di una "religione globale" per restare insieme ed essere forte, perché la religione serve ad uniformare il pensiero, e
più tutti pensano allo stesso modo, più è facile mantenere il controllo sulle persone; più la nuova religione conteneva dottrine pagane familiari alla maggioranza dei cittadini e facili da capire e accettare, più sarebbe divenuta un "collante" che avrebbe tenuto insieme l'impero stesso; dunque fondò una vera e propria "religione imperiale", in cui il messia era un vero e proprio "dio incarnato", sul modello di una credenza pagana già diffusa e familiare ai più. Ancora oggi, la maggioranza dei cristiani crede nella divinità del messia. E ancora oggi, il nuovo impero globale che cercano di creare in Europa (la EU) ha bisogno di una religione globale; per questo la chiesa cattolica si sta "modernizzando", per poter sopravvivere (dunque si alle unioni gay, poi verranno i si all'aborto, si all'eutanasia etc., il tutto giustificato da "i tempi che corrono" e da una "falsa tolleranza"). Sempre di più si parla di
unità di religione, di
ecumenismo, di
confessione interreligiosa, proprio per fare ciò che Costantino fece nel suo tempo. La religione globale del futuro è una religione "moderna", al passo con i tempi, più laica, che accontenti tutti e in cui tutti possano riconoscersi e sentirsi accettati e parte di una comunità (è un meccanismo psicologico di controllo); ma Yeshùa non insegnò questo, insegnò piuttosto a tenersi lontani dall'andazzo del mondo. I veri credenti sono "santi", "eletti", ossia "separati" dal mondo (secondo il significato del termine ebraico
qodesh), cioè
distinti da esso, ed è Dio stesso che li elegge e li separa. Dunque, non dobbiamo "conformarci" e vivere tutti insieme felici e contenti, nel "rispetto interreligioso" e nella "tolleranza" (che brutto termine, che niente ha a che fare con l'amore!), o nell'obbedienza ad un'istituzione e alle sue regole; dobbiamo vivere la nostra vita seguendo gli insegnamenti di Cristo, a costo di essere "odiati" da mondo. Chi è di Dio segue Dio, chi è del mondo segue il mondo. Se ci fai caso, nelle congregazioni religiose, se uno non segue le regole di quella congregazione (non quelle di Dio), viene cacciato fuori come apostata; invece, nella vera chiesa, solo Dio, tramite Yeshùa, può decidere di escludere una persona; sarà il messia a separare l'erba buona da quella cattiva, le pecore dai capri.
Oggi, la chiesa, ossia
l'assemblea dei credenti, è dispersa in mezzo alle zizzanie. Le zizzanie non sono solo le confessioni religiose, ma sono il mondo stesso. E nessun prete, o papa, o pastore, o anziano, o dirigente di corpo direttivo, possiede quell'autorità apostolica che consente di ricreare e mantenere una congregazione "sana" e "salda" come era nel primo secolo. Per questo esistono così tante confessioni religiose, ognuna delle quali afferma di essere "nella verità" e guarda storto chi non ne fa parte. Ma i veri credenti sanno che la via da seguire non è che una, ed è quella indicata da Cristo e dai suoi apostoli, che solamente la Scrittura ci trasmette. Oggi, il garante della chiesa è la Scrittura stessa, che contiene l'insegnamento del messia, che è il vero e unico capo e guida della chiesa.
Oggi, per sentirsi parte di una chiesa come nel primo secolo, basta la fede e la fiducia in questo principio:
“il solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: «Il Signore conosce quelli che sono suoi»” (2Tim 2:19). Tutti quelli che credono in Yeshùa e nel suo e nostro unico Dio e mettono in pratica gli insegnamenti trasmessici da Yeshùa e dagli apostoli, così come sono enunciati nella Scrittura, fanno parte della congregazione dei credenti vera e unica, che costituisce il corpo di Cristo. E possono sentirsi “a casa” e in buona compagnia.
Stella, tu dici che non tutti sono in grado di risolversi i problemi da soli, e che per alcuni c'è bisogno di una guida e di regole. Ma non ti accorgi che quella guida non può essere un uomo o un gruppo di uomini che non abbiano un'autorità concessa dall'alto, e che quelle regole sono scritte nero su bianco sulla Bibbia: non commettere adulterio, non giudicare, ama il tuo prossimo come te stesso, etc. E non è vero che non tutti sono in grado di capire e mettere in pratica queste cose, basta volerlo e farlo, e tornare sul giusto percorso se ci accorgiamo di aver deviato. Qui approfondiamo, ma per capire gli insegnamenti dei Vangeli va bene anche la lettura delle traduzioni, purché fatta con buon senso, obbiettività e senza dogmi. Invece, sono proprio le congregazioni che inculcano l'idea che senza di loro molti sarebbero perduti, per convincere gli adepti a restare loro fedeli (altrimenti, senza adepti, non potrebbero sussistere, e i capi dovrebbero andare a lavorare per vivere, come tutti); Yeshùa, invece, dice che
senza di lui saremmo perduti (Gv 15:5). Chiedendo in preghiera l'aiuto di Dio e la guida del Suo spirito in nome di Yeshùa, Lui ci risponderà e ci farà camminare diritti. La sicurezza la dobbiamo trovare in Dio, attraverso la preghiera e la lettura della Bibbia, non in uomini o istituzioni, anche i quali sono deboli e hanno bisogno di una guida, come tutti.
Se sei cieco e ti affidi a un cieco, finirai in un fosso (Mt 15:14). Affidiamoci dunque a chi può farci luce veramente, e cioè a Dio e al messia, seguendo le indicazioni della Bibbia; non a uomini che si sono autoproclamate guide. La guida è una sola; semmai, sosteniamoci a vicenda durante il percorso quando sia necessario.
Forza e fiducia, che il Signore non lascia indietro chi chiede il Suo aiuto.