Contro i contestatori della libertà di spirito

Avatar utente
Antonino
Messaggi: 421
Iscritto il: martedì 1 aprile 2014, 22:33

Re: Contro i contestatori della libertà di spirito

Messaggio da Antonino »

bgaluppi ha scritto:chi ama l'uomo che ci porta via la moglie? Chi ama chi ci fa del male?
Ovviamente nessuno può amare realmente chi ci fa del male...
La puerilità a cui auspicava Yeshùa è ovviamente intesa nella legge empatica che si sintetizza in:

Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge e i profeti.


Troppo semplice vero?? Eppure... se l'uomo rispettasse il suo prossimo come pretende, giustamente, rispetto per se stesso, le porte paradisiache verrebbero aperte oggi stesso...

Ovviamente Yeshùa era un sognatore... che aveva in desiderio un sogno utopico... Gesù era troppo empatico nei suoi discorsi... Troppo puerile.
Lascio agli altri la convinzione di essere migliori, per me tengo la certezza che nella vita si può sempre migliorare!
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: Contro i contestatori della libertà di spirito

Messaggio da bgaluppi »

Daminagor, col volemose... non mi riferivo nello specifico ma parlavo in generale. In linea di principio sono d'accordo con te. Siamo o non siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio? È naturale che in noi ci sia un inprinting divino. Ma nella realtà dei fatti, oggi troverai poche persone che comprendano l'importanza della fedeltà e del perdono, ad esempio. Anzi, direi che molti comprendono e approvano fedeltà e perdono, come anche il concetto dell'amore verso il prossimo. Il problema è che poi, se tua moglie ti tradisce, subentrano tutt'altri sentimenti. La maggioranza delle persone comprendono ma non riescono a mettere in pratica senza una fede forte e verace, priva di preconcetti religiosi.
Avatar utente
Daminagor
Messaggi: 520
Iscritto il: domenica 29 gennaio 2017, 9:40

Re: Contro i contestatori della libertà di spirito

Messaggio da Daminagor »

La maggioranza delle persone comprendono ma non riescono a mettere in pratica senza una fede forte e verace, priva di preconcetti religiosi.
Direi più che altro che non mettono in pratica a causa dell'assenza di un modello positivo che faccia loro comprendere la ragione più profonda del perchè certi atteggiamenti portano "luce" e altri "tenebra" nel cuore e nella mente. La Bibbia è ricca di tali esempi e, a prescindere dalla sua origine divina o meno, resta un magnifico modello da seguire...ma la fede non è elemento fondante, a parer mio.
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: Contro i contestatori della libertà di spirito

Messaggio da bgaluppi »

Antonino, Yeshùa dice parole precise, ma bisogna leggere tutto il discorso: "amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno lo stesso anche i pubblicani? E se salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno anche i pagani altrettanto? Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste." - Mt 5:44-48

Il verbo amare in greco può essere reso in almeno 4 modi diversi (5, se non erro). Qui il testo usa ἀγαπάω (agapào), che significa "preferire" ("in senso sociale o morale", Strong), e indica un sentimento in cui sono coinvolte scelta e selezione. Non è puerilità. In senso biblico, significa scegliere ciò che Dio preferisce. Perché chi crede in Dio mette la Sua volontà prima della propria. Quindi, Yeshùa non sta dicendo di amare un nemico come si ama la propria moglie, o un fratello, o un amico, ma di non giudicare, non discriminare, di fare ciò che Dio farebbe. Infatti, dopo chiarisce dicendo che Dio non fa favoritismi, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti allo stesso modo. Addirittura, è necessario pregare per chi ci perseguita, chi ci maltratta.

Certo, se tutti fossimo come Yeshùa non ci sarebbero problemi. Ma non lo siamo, e ci saranno sempre quelli che ci perseguitano, i nostri nemici, che ci vanno contro. Siccome gli altri non faranno a noi quello che vorrebbero fosse fatto a loro, sta a noi "amarli", anche se loro non ci ameranno. Perché questo fa Dio, e questo vuole che faccia chi crede in Lui. Se uno non crede in Dio, chi glielo fa fare di "amare" il proprio neico? Sarebbe un fesso, agli occhi della società. I figli di Dio devono conformarsi al Padre, a prescindere dal comportamento degli altri: "Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste.".
Avatar utente
Antonino
Messaggi: 421
Iscritto il: martedì 1 aprile 2014, 22:33

Re: Contro i contestatori della libertà di spirito

Messaggio da Antonino »

bgaluppi ha scritto:Antonino, Yeshùa dice parole precise, ma bisogna leggere tutto il discorso: "amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano...Mt 5:44-48
Quello che ho scritto io non appartiene a questa lettura. Io ho riportato un passo del capitolo 7 del testo Mattaico.

Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge e i profeti.


Ovviamente il testo qui è tradotto in maniera errata. La parte finale delle parole attribuite al Cristo, suonerebbero così:
"... perché questo è il comandamento e i profeti"

Per quale motivo questa traduzione?
ουτος(nominativo singolare maschile) γαρ εστιν ο(articolo singolare maschile) νομος(nominativo singolare maschile) και οι προφηται

Quindi qui il Cristo non farebbe riferimento ad una "legge" (la legge al femminile) a cui si vuol far per forza di cose combaciare, ma ad un comandamento unico, semplice! Senza tutti quei "precetti" che complicano le cose...
Lascio agli altri la convinzione di essere migliori, per me tengo la certezza che nella vita si può sempre migliorare!
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: Contro i contestatori della libertà di spirito

Messaggio da bgaluppi »

Ti sbagli, Antonino. νομος, numero Strong 3551, significa esattamente "legge" (ed è maschile), non "comandamento", che sarebbe ἐντολή (entolè, femminile), come in Mt 22:38; Mr 12:28; Gv 12:50 e 11 altri casi (al plurale è "comandamenti", usato 25 volte). nòmos significa "legge" e nelle SG è propriamente la legge mosaica (usato ben 196 volte, cfr. Mt 5:17,18; Lc 10:26; etc.), in pochi casi legge in senso lato. La traduzione "la legge e i profeti", dunque, è giustissima; la legge, biblicamente parlando, è la Toràh. Nòmos fa riferimento alla Toràh.

Yeshùa, infatti, dice che "finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge [nòmos, qui nòmu, al genitivo sing.] passerà senza che tutto sia adempiuto." (Mt 5:18)
Avatar utente
Antonino
Messaggi: 421
Iscritto il: martedì 1 aprile 2014, 22:33

Re: Contro i contestatori della libertà di spirito

Messaggio da Antonino »

Tutto giusto Antonio... riconosco il mio errore.
partiamo da qui:
"Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge e i profeti."

Questa dichiarazione è fuori da ogni mio personale dubbio la summa, meglio la sintesi della legge divina. Legge/insegnamento che dio ha elargito all'uomo e a cui l'uomo per sua distorta natura ha aggiunto del suo per renderla compatibile e comprensibile a se stesso.
In questo distorto tentativo, ha deturpato il senso di questo insegnamento aggiungendo pesi, precetti e misure a cui tu stesso e la maggioranza dei forumisti non volete rinunciare.
Nello specifico:
Conoscere e scrivere il corretto nome di Gesù. Sapere in quale giorno sia morto oppure quando cade la corretta data della cena del Signore, ha poca valenza se tutto questo deturpa il reale senso del suo messaggio...
Non credo che il Signore volesse ristabilire un corretto sistema religioso regolato da precetti, festività e culti... Questa è la volontà umana che tenta goffamente di interconnettersi con la divinità e nasconde infido e celato da vittimismo, una massiccia dose di orgoglio per quello che è ed ha raggiunto. Progettando (anche se inconscio) di annettere tutti alla propria idea su dio...
Gesù ha dato un messaggio che personalmente ritengo meraviglioso e ineguagliabile da qualsiasi pensiero/progetto umano:

Notando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro questa parabola: "Quando sarai invitato a nozze da qualcuno, non ti mettere a tavola al primo posto, perché può darsi che sia stato invitato da lui qualcuno più importante di te, e chi ha invitato te e lui venga a dirti: "Cedi il posto a questo!" e tu debba con tua vergogna andare allora a occupare l'ultimo posto. Ma quando sarai invitato, va' a metterti all'ultimo posto, affinché quando verrà colui che ti ha invitato, ti dica: "Amico, vieni più avanti". Allora ne avrai onore davanti a tutti quelli che saranno a tavola con te. Poiché chiunque si innalza sarà abbassato e chi si abbassa sarà innalzato".(Luc 14:7-11)

Un messaggio che invita chi l'udiva e chi lo ha letto fra le righe, a non innalzare se stesso e vanagloriarsi per ciò che ha o per ciò che è!

L'uomo dice: "Io credo questo e osservo quest'altro"
Nello stesso momento sta esternando il suo voler primeggiare! Sta esternando un diritto non datogli di sedere nei posti d'onore!!
Se il posto d'onore è tuo di diritto. Allora sia il "festeggiato" ad assegnarti il posto!

Il suo messaggio è semplice e induce chi vi crede ad esternare semplicemente "umiltà" che non significa ritenersi inutili o stupidi...
L'umile è colui che cosciente della sua forza e delle sue doti, mette tutto in secondo piano per far crescere ed avanzare chi non ha tale doti, senza farlo pesare...
Paolo nel suo essere imperfetto (perché uomo) e tante cavolate le ha dette e scritte, in questo verso dice una cosa meravigliosa in piena simbiosi con il messaggio del suo Signore:

Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a sé stesso,(Fil 2:3)

ευαγγελιου è un messaggio per l'uomo, che l'uomo ha calpestato e convertito a suo uso e consumo convenzionale...
bgaluppi ha scritto:Yeshùa, infatti, dice che "finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge [nòmos, qui nòmu, al genitivo sing.] passerà senza che tutto sia adempiuto." (Mt 5:18)
Quello a cui fa riferimento Yeshùa alla legge e profeti non consiste in quello che l'uomo ha editto in maniera convenzionale che è uguale e paragonabile alle religioni posteriori a quella ebraica stessa... La legge di cui neanche uno iota passerà è la legge empatica che nel suo adempimento non avrà motivo di sussistere.
Lascio agli altri la convinzione di essere migliori, per me tengo la certezza che nella vita si può sempre migliorare!
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: Contro i contestatori della libertà di spirito

Messaggio da bgaluppi »

Questa dichiarazione è fuori da ogni mio personale dubbio la summa, meglio la sintesi della legge divina.
Sono d'accordo, Antonino. Lo dice Yeshùa stesso.
Conoscere e scrivere il corretto nome di Gesù. Sapere in quale giorno sia morto oppure quando cade la corretta data della cena del Signore, ha poca valenza se tutto questo deturpa il reale senso del suo messaggio...
Non si tratta di deturpare un messaggio. Lo studio biblico non è una semplice lettura edificante, ma consiste nella comprensione profonda di tutti gli aspetti, compresi quelli più "tecnici". Stabilire l'esatta data della morte di Yeshùa e la verità biblica riguardo agli eventi, non ha lo scopo o l'effetto indesiderato di deturpare il messaggio spirituale di Yeshùa, che resta scolpito a caratteri cubitali, anzi di comprenderne più a fondo la validità. Stessa cosa vale per il nome di Yeshùa, che contiene un significato non separabile dal suo messaggio. Idem per il famoso nome di Dio, che Lui ci spiega dicendo "Io Sono colui che È, sarò Colui che Sarò". Ciò ci fa capire che se vogliamo rapportarci a Dio e imparare da Lui, dobbiamo "essere in Lui", non al di fuori o al di sopra di Lui. Significa obbedire, ascoltarLo (approfondirò questo più avanti). È forse inutile sapere che Yeshùa significa "Dio è salvezza"? È forse inutile sapere che la morte di Yeshùa, avvenuta in un tempo e in un momento precisi, mentre il korban Pesach veniva scannato, racchiude in sé un significato che va oltre e che il momento della risurrezione adempie un segno importante (il segno di Giona)? Lo studio approfondito di ogni particolare, dunque, ci porta non lontani dal suo messaggio, ma dentro di esso.
Non credo che il Signore volesse ristabilire un corretto sistema religioso regolato da precetti, festività e culti... Questa è la volontà umana che tenta goffamente di interconnettersi con la divinità e nasconde infido e celato da vittimismo, una massiccia dose di orgoglio per quello che è ed ha raggiunto.
Fu Yeshùa stesso a comandare: “fate questo in memoria di me” (Lc 22:19). La cena è un segno, più che un semplice rituale, che rende presente e vivo ciò che avvenne due millenni orsono e ha costituito un passaggio importante per l'umanità. Ricordare il suo sacrificio, avvenuto una volta e per sempre, lo rende attuale e presente e manifesta tutto il suo potere vivificante nel cuore di chi lo vive ancora oggi. Yeshùa volle che il suo sacrificio fosse commemorato e rivissuto attraverso la cena del Signore, e ciò che lui comanda è legge, per il credente, non vuoto obbligo rituale.

Sul vittimismo e l'orgoglio, temo che siano tue impressioni, idee che ti sei fatto forse per giustificare una tua mancanza. Il vittimista è proprio colui che scarica le responsabilità delle sue mancanze su qualcuno o qualcosa di esterno. Te lo dico senza giudizio. Il fatto che tu non veda l'importanza e la forza insite nell'atto di obbedienza, non ti autorizza a screditarne la validità e a giudicare chi ne fa uno stile di vita. Il credente non obbedisce per sentirsi migliore degli altri; se fa questo, non ha compreso affatto il valore dell'obbedienza. Obbedire significa affidarsi a Dio, metterlo al primo posto, umiliare se stessi di fronte alla Sua Maestà, non innalzare se stessi come fece Adamo: “Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente [come fece Adamo], ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome” (Flp 2:5-9). Questi versetti di Paolo vanno a braccetto con le parole di Yeshùa, che tu citi: “Poiché chiunque si innalza sarà abbassato e chi si abbassa sarà innalzato” (Lc 14:11). L'umiltà nei confronti di Dio deve valere anche nei confronti del prossimo e soprattutto del fratello: “Poi cominciarono a discutere su chi di loro fosse il più grande. Ma Gesù, conosciuto il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo pose accanto e disse loro: «Chi riceve questo bambino nel nome mio, riceve me; e chi riceve me, riceve Colui che mi ha mandato. Perché chi è il più piccolo tra di voi, quello è grande»” (Lc 9:46-48).

Dunque, sono perfettamente d'accordo con te nel sostenere che l'umiltà è una virtù fondamentale e alla base dell'insegnamento di Yeshùa. Questo insegna la Scrittura, a partire da Genesi, e Yeshùa rivelò nella pratica l'importanza di questo insegnamento. Ma l'umiltà è dovuta innanzitutto a Dio, poi al prossimo: “«Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento?» Gesù gli disse: «"Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: "Ama il tuo prossimo come te stesso". Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti». (Mt 22:36-40). Se non ci abbassiamo prima davanti a Dio, non potremo abbassarci davanti al prossimo, perché il comandamento “ama il tuo prossimo come te stesso” prevede innanzitutto l'amare se stessi, o non saremo in grado di amare il prossimo; ma non è facile comprendere pienamente cosa significhi amare se stessi. Amare se stessi significa rinunciare ad essere "come Dio", ad innalzarci davanti a Lui, a sostituirci a Lui. Significa rinunciare a pensare che siamo i soli artefici del nostro mondo e del nostro destino, che siamo forti e possiamo fare a meno della parola di Dio, che contiene il Suo insegnamento. Se facciamo questo, non amiamo noi stessi, come fece il re di Tiro:

“«Figlio d'uomo, di' al principe di Tiro: Così parla il Signore, Dio: "Il tuo cuore si è insuperbito, e tu dici: 'Io sono un dio!' [...] Poiché tu hai scambiato il tuo cuore per quello di Dio [...] Il tuo cuore si è insuperbito per la tua bellezza; tu hai corrotto la tua saggezza a causa del tuo splendore; io ti getto a terra"” — Ez 28:2,6,17

C'è una cosa importante da capire bene. La parola di Dio, nelle Scritture Greche, è il Tanàch, ossia la Scrittura che gli ebrei, Yeshùa compreso, consideravano ispirata. Essa è anche tutto ciò che, per ispirazione, procede da Dio e viene trasmesso dal profeta ispirato. Yeshùa chiarisce perfettamente questo in Gv 10:35 (cfr. anche Lc 3:2). Dunque, quando gli agografi nominano la parola di Dio, si riferiscono a ciò che fu già trasmesso per mezzo dei profeti e degli scrittori sacri oppure a ciò che Dio trasmette tramite Yeshùa, che costituisce "parola incarnata"; Yeshùa non sostituisce la sua parola a quella già trasmessa tramite i profeti prima di lui, perché la sua parola, che è parola di Dio, proviene dallo stesso Dio che ispirò gli agiografi del Tanàch, la cui validità e inderogabilità Yeshùa riconosce apertamente: “la Scrittura non può essere annullata” (Gv 10:35).

Dunque, i moltissimi insegnamenti che la parola di Dio contiene — anche sotto forma di precetti che sembrano inutili al fine dell'edificazione e invece contengono profondi significati simbolici immutabili — servono per imparare a vivere secondo ciò che Dio vuole e non secondo ciò che noi vogliamo, ossia servono a renderci umili davanti a Lui. È un grave errore, dunque, selezionare ciò che è buono per noi e scartare o accantonare ciò che riteniamo non ci sia utile, perché così facendo stabiliamo noi ciò che è valido, dunque ci mettiamo al di sopra di Dio, invece di porci con l'obbiettivo di comprendere a fondo ciò che non traspare in superficie ad una lettura leggera. La parola di Dio, ossia tutta la Scrittura, è una cosa molto seria.

“«Se tu sei Figlio di Dio, ordina che queste pietre diventino pani». Ma egli rispose: «Sta scritto: "Non di pane soltanto vivrà l'uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio"»” (Mt 4:3,4, cfr. Dt 8:3); “nessuna parola di Dio rimarrà inefficace” (Lc 1:37); “«Mia madre e i miei fratelli sono quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».” (Lc 8:21); “«Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica!»” (Lc 11:28); “Prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio” (Ef 6:17); “Sfòrzati di presentare te stesso davanti a Dio come un uomo approvato, un operaio che non abbia di che vergognarsi, che tagli rettamente la parola della verità.” (2Tim 2:15); “Infatti la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l'anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore.” (Eb 4:12).
Armageddon
Messaggi: 678
Iscritto il: giovedì 30 marzo 2017, 11:53

Re: Contro i contestatori della libertà di spirito

Messaggio da Armageddon »

Legge/insegnamento che dio ha elargito all'uomo e a cui l'uomo per sua distorta natura ha aggiunto del suo per renderla compatibile e comprensibile a se stesso.
Antonino ciao

L'antropomorfismo esiste in ogni religione!
Nelle scritture Dio è uno e maschio...ma è spirito quindi non ha sesso!
Chi ha deciso di usare il maschile nei confronti della divinità è l uomo!
Ma prova a chiedere il motivo..mi rispondono "per una maggiore comprensione"?!? :-O
Quando poi vengono a dirmi che si chiama Geova mi diverto a chiedergli se sia un nome di donna o uomo?
Nel vederli smarriti li aiuto dicendogli di non preoccuparsi che probabilmente sarà un nome tipo...Andrea! :))
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: Contro i contestatori della libertà di spirito

Messaggio da bgaluppi »

Armagheddon, infatti Dio non ha nessun nome e mille nomi. Pensare al nome di Dio è come pensare a Dio: impossibile. Il misticismo ebraico sostiene una cosa che trovo interessantissima, in quanto musicista: il nome YHWH sono quattro suoni. Yeshùa lo chiamava Padre. Quindi, è perfettamente inutile ridicolizzare Dio anche solo scherzando sulla Sua sessualità.
Rispondi