il sabato è sabato

Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: il sabato è sabato

Messaggio da bgaluppi »

Daminagor, basta guardare l'insegnamento di Lv 19:18: “Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il prossimo tuo come te stesso.”

Quale altro popolo, nella storia umana (compresi i tempi moderni), ha un codice legislativo che presenta un simile precetto? La Costituzione Italiana lo presenta? Io credo di no. Si parla di rispetto dei diritti e delle diversità, ma non di amare il prossimo come se stessi. :-) Figuriamoci 1200 anni prima di Cristo...
Armageddon
Messaggi: 678
Iscritto il: giovedì 30 marzo 2017, 11:53

Re: il sabato è sabato

Messaggio da Armageddon »

« I poveri, le vedove e gli orfani sono posti sotto la tutela dello Stato. Le donne sono protette contro i maltrattamenti del marito. In favore dei lavoratori viene alzato il salario e sono stabiliti i giorni di riposo annuali »

Bgaluppi questo fa parte invece del codice di Hammurabi..incredibile ma anche loro avevano dei riposi!

Questa raccolta di 282 leggi del re Hammurabi di Babilonia fu scolpita in caratteri cuneiformi su di una stele raffigurante alla sommità il re in piedi, in atteggiamento di venerazione di fronte a Šamaš, dio solare della giustizia, maestosamente seduto sul trono. Il dio porge ad Hammurabi il codice delle leggi, che dunque sono considerate di origine sacra. La stele è di basalto nero, alta circa 225 cm; venne rinvenuta nella città di Susa!(Da notare la somiglianza con Mosè e la consegna delle tavole della legge)

Il corpus legale è suddiviso in capitoli che riguardano varie categorie sociali e di reati, e abbraccia in pratica tutte le possibili situazioni dell'umano convivere del tempo, dai rapporti familiari a quelli commerciali ed economici, dall'edilizia alle regole per l'amministrazione della repubblica e della giustizia. Le leggi sono notevolmente dettagliate, e questo ha fornito un aiuto prezioso agli archeologi, consentendo loro di ricostruire importanti aspetti pratici della società mesopotamica.

La storia della Mesopotamia senza la pretesa di affermare la mano di alcuna divinità o meno su di una scrittura rispetto ad un altra ci fa capire come quelle civiltà fossero evolute a livello sociale e civile!
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: il sabato è sabato

Messaggio da bgaluppi »

Ma certo, Armagheddon. Molti precetti contenuti nella Torah esistevano già prima presso popoli più antichi. Però, presso quei popoli, vigevano costumi orribili legati ai culti idolatri. Prostituzione rituale, omosessualità, sesso con gli animali, sacrifici umani... La Torah contiene delle cose che neppure noi abbiamo oggi. Non commettere adulterio, non desiderare la donna e i beni degli altri... Non desiderare. Non si tratta solo di non rubare, ma di non desiderare. E poi, il già citato "ama il tuo prossimo come te stesso", che è pura psicologia degna dei tempi moderni. E questi sono solo alcuni tra i più importanti.

Solo una riflessione, tanto ormai siamo totalmente OT da diverse pagine... :-)

Duemila anni fa, che sono due millenni (un tempo che sembra interminabile), Gerusalemme fu distrutta e il popolo ebraico disperso. La lingua ebraica scomparve nell'arco di un paio di secoli, tanto che i masoreti inserirono la puntatura nel testo biblico perché si conservasse la corretta vocalizzazione delle parole. Dopo due millnni di dispersione, ecco che il popolo di Israele ritorna nella sua terra, improvvisamente, come predetto dalla Scrittura; e l'ebraico biblico torna in vita. Questi fatti sono dei veri e propri miracoli, non so se ve ne rendete conto. Normalmente, bastano un paio di generazioni perché un'etnia inizi a mescolarsi e a perdere contatto con le proprie radici. Mia moglie ha genitori giapponesi, e lei è nata in America (e già non ha ritenuto nulla della cultua giapponese); lei parla giapponese abbastanza bene, ma non lo scrive; suo fratello lo parla male; nostra figlia non lo parla affatto. Dieci generazioni sono circa tre secoli. In tre secoli, un'etnia mescolata in terre straniere scompare dall'esistenza. Il popolo ebraico è rimasto disperso per due millenni, ha subito persecuzioni, genocidi, di cui l'ultimo non ha eguali in termini di sadismo e programmaticità. Nonostante tutti gli sforzi attuati per distruggere questo popolo, esso sopravvive ed è tornato nella terra. Oggi, il popolo di Israele costituisce una nazione tra le più avanzate del pianeta sotto molti punti di vista.

Quando rifletto su questa cosa, mi prostro davanti a Dio e alla Sua potenza.
noiman
Messaggi: 2007
Iscritto il: domenica 20 aprile 2014, 22:41

Re: il sabato è sabato

Messaggio da noiman »

E stato un piacere leggervi anche se gli argomenti citati sono quasi sempre OT, normale direi…. Hammurabi è morto e sepolto e noi siamo ancora tutti qui a osservare lo shabbat, questo direi è un vero miracolo e se i gentili osservano la domenica e pregano il rabbi ,figlio di Israel è un altro miracolo, tutto il resto è solo chiacchiericcio. C’è chi porta la cintura ai pantaloni altri le bretelle, lo scopo comune è quello di conservare i pantaloni saldi in vita.
Su quello che avete postato potremmo aprire una mezza dozzine di cartelle, ma chi se la sente. Da parte mia mi limito a fare alcune considerazioni in tema allo shabbat, è di shabbat che vi scrivo e quanto vi posterò è un po’ lunghetto.

Shabbat.
Considerazioni del sabato ebraico

L’argomento è estremamente complesso, migliaia di pagine sono state scritte nel tempo da ebrei e gentili riguardo la sua importanza e l’ostinazione con cui gli ebrei hanno forgiato la loro vita per osservarlo e onorarlo, al punto che i romani che governavano la giudea non comprendendo la sua santità consideravano i giudei indolenti e poco disponibili verso l’impero che chiedeva che tutti i giorni fossero dedicati al lavoro utile a mantenere in questa parte dell’impero il potere di Roma.
Dopo la distruzione del tempio e la dissoluzione di Israele cadde anche l’impero romano , la storia fu riscritta un’altra volta, nacque il cristianesimo e poi la chiesa, il sabato fu sostituito dalla domenica.
Questo breve studio è dedicato a spiegare a chi non conosce il vero significato del sabato ebraico ed è curioso di approfondire quello che non subito evidente quando si parla del sabato ebraico.

Iniziamo questo viaggio con le parole di Abraham Joshua Heschel :

“Chi desidera entrare nella santità del giorno deve prima deporre la profanità e il chiasso del commercio, il gioco della fatica. Deve allontanarsi dallo stridore dei giorni dissonanti, dal nervosismo e dalla furia dell’acquisire e dal tradimento perpetrato per nel prevaricare sulla sua stessa vita. Egli deve prendere congedo dal lavoro manuale e imparare a comprendere che il mondo è già stato creato per sopravverrà anche senza l’aiuto dell’uomo. Per sei giorni della settimana noi lottiamo con il mondo, spremendo profitto dalla terra; il sabato ci intessiamo con cura speciale dei semi dell’eternità piantati nella nostra anima. Al mondo diamo la nostra anima. Al mondo diamo le nostre mani ma la nostra anima appartiene a qualcun altro, per sei giorni noi cerchiamo di dominare il mondo, nel settimo giorno cerchiamo di dominare il nostro io”.
Il sabato ebraico è menzionato nel libro di Bereshit la seconda volta dove è scritto:
זכור את יום השבת לקשו:ששת ימים תעבד ועשית כל מלאכתך
Ricordati del giorno di Sabato per santificarlo,Durante sei giorni lavorerai e farai ogni tua opera” , poi menzionato nel libro di esodo quando scende la manna nel deserto e infine promulgato nel Decalogo dove diviene legge e Halachà per sempre.
Prima di entrare nella storia del sabato ebraico occorre esaminare alcuni aspetti generali che sono connessi a questa mizvà fondamentale.
Esiste una profonda distinzione nell’ebraismo tra tempo e il ricordo, tutte le feste ebraiche appartengono al ricordo ma sono scandite dallo scorrere del tempo, il tempo è variabile, i cicli lunari rendono e scandiscono la temporalità ma il ricordo e il significato rimane costante attraverso il tempo.
La sacralità è la forza dominante che unisce tempo e ricordo, l’ebraismo fa una netta distinzione tra la sacralità del tempo e quella dello spazio.
La sacralità non è una condizione posta dall’uomo e non appartiene alla materia che costituisce questo mondo, per diventare sacra una cosa deve essere trasformata nel significato e nel simbolo.
A Moshè venne detto: ”In qualunque luogo permetterò che venga ricordato il Mio Nome, verrò a te per benedirti”.(shemoth 20/24).(esodo)
Il sabato fu definito da D-o nel settimo giorno della creazione, un concetto diverso dal pensiero comune che interpreta che D-o al settimo giorno si sia solo fermato nella sua opera.
Nel settimo giorno Dio aveva completato l’opera Sua che aveva fatto, cosi nel settimo giorno cessò da tutta la sua opera che aveva compiuto, Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò, poiché in esso aveva cessato da tutta la sua opera che Egli stesso aveva creato per poi elaborarla” .(Bereshit 2/3).(genesi)
ויכל אלהים ביום השביעי מלאכתו אשר עשה וישבת ביום השביעי מכל מלאכתו אשר עשה
(Bereshit 2/2).
La parola ויכל “veycal” tradotta “ e completò”, deriva dalla radice כלה , che oltre il significato di completare, esprime anche il concetto di concludere; i significati sono simili ma non identici.
Quindi all’inizio del sabato egli compie l’ultima azione, la santificazione del sabato che per l’ebraismo ha un significato più ampio del termine comune, santificare significa mettere da parte, distinguere.
Questa è stata l’ultima azione di D-o che conclude la sua opera, questo lo leggiamo dal libro di Bereshit ( genesi) nel capitolo 1, dove è scritto:” Il cielo e la terra e tutto il loro esercito erano ormai completi”e non è scritto “e fu sera e fu mattina il settimo giorno
Il pensiero ebraico attribuisce a quest’ azione la definizione del sabato, il settimo giorno in cui D-o cessa la sua opera e si riposa.
Il settimo giorno è una rivoluzione nella creazione, un giorno completamente diverso dai precedenti dove D-o ha agito attraverso la materialità e la fisicità. Il sabato è il distacco dalla materialità della creazione simile a quando il pittore si ferma e si allontana un poco dalla sua opera per poterla contemplare , solo separandosene per qualche istante riesce a ammirarla nella sua completezza.
Viene stabilita una condizione nuova e intangibile, completamente spirituale, definita da D-o come “kadòsh”, “santa” , una separazione temporale, un giorno speciale isolato dai precedenti, unico e diverso, l’opera viene conclusa tramite la parola ישבת “yshbòt” che significa “porre fine”, da cui deriva la parola שבת, “ shabbat”, il sabato ebraico.

In tutto il racconto di Bereshit nulla viene santificato prima del sabato, l’insegnamento è che D-o ha voluto santificare il sabato, definendolo in uno spazio temporale speciale,”Voi osserverete dunque il sabato, poiché è una cosa santa per voi” (shmoth 31/14).(esodo)
In tutta la prima parte della creazione l’azione creativa è assolutamente temporale , l’affermazione dei giorni in cui tutto viene creato è consequenziale, ogni cosa creata è inserita in un giorno particolare secondo una progressione che si completa quando viene menzionato il settimo giorno che costituisce l’ultima separazione.
Il giudaismo considera il sabato come l’espressione del tempo nella nostra dimensione, uno spazio speciale elevato a santuario ; una costruzione spirituale che precede il “mishkàn” , il Tempio terrestre santuario dello “spazio materiale” nella dimensione terrestre, costruito secondo un modello celeste ma realizzato con la materia modello del Santuario del tempo non può essere distrutto.
Questo concetto apparentemente semplice è molto più complesso di quello cui si è abituati a pensare.
Jonathan Pacifici nel commento alla parashàt di Haàzinu scrive:
“ Se i sei giorni sono centrati sull’esplosione dell’Opera Creativa del Signore e poi dell’uomo, lo Shabbat è il giorno della Teshuvà , del ritorno a D-o, della risposta. Se nei sei giorni della Creazione il movimento è centrifugo, nello Shabbat Iddio, l’uomo ed il creato si fermano per tornare a ciò che ha preceduto la creazione: l’idea dello Shabbat.
Nel “Lechà Dodi” lo chiamano la “fine dell’opera, che nel pensiero era l’inizio”. Lo Shabbat è quel momento in cui noi ci asteniamo dal lavoro, persino D-o si è astenuto dal lavoro . Shabbat è il momento in cui torniamo nell’attimo della creazione per capire che la materia nella quale ci siamo affaticati per tutta la settimana non è altro che un mezzo per raggiungere tutti quei valori spirituali raccolti nello Shabbat che sono lo scopo principale della creazione”.

Nella suddivisione moderna i giorni sono definiti con un loro nome, lunedi, martedi, ecc. , ciascuno di questi giorni è legato tramite una specie di dedica a qualche cosa lunedi è dedicato a “Lunae dies” il giorno della luna, martedi è “martis dies” il giorno di marte, fino a venerdi tutti i giorni sono dedicati a pianeti o divinità, anche il sabato era dedicato a Saturno.
Nell’ebraismo i giorni sono contati in riferimento allo “yom shabbat” e sono indicati solo tramite un riferimento numerico. “jom rishon, jom shenì, jom revì”, “ primo giorno, secondo giorno ecc. una specie di conto alla rovescia in attesa del giorno sabbatico.
Ormai il tempo e il sabato ebraico sono diventati luoghi comuni e ci sfugge il significato originario e sopra tutto l’intenzione.
La caratteristica del nostro mondo è la misurabilità, questo concetto in ebraico è espresso dalla parola “middà”, l’architrave del concetto di molteplicità .
In questo mondo tutto e misurabile, per quantità ed estensione.
Anche la Torah terrestre numerabile secondo la tradizione in seicentomila lettere essa appartiene al mondo della misura , riflesso della Torah celeste che è infinita.
Il tempo invece appartiene ad un’altra misura , esso è progressivo e misurabile solo nel suo divenire.
Il concetto del tempo non è quello lineare che scorre in una unica direzione, ma passato, presente e futuro sono legati l’uno all’altro in un processo armonico in cui il movimento è ricorrente e assomiglia a un movimento a spirale .
Come il giorno anticipa la notte i movimenti sono ricorrenti, ma ogni giorno e diverso dal passato e ogni notte è unica.
Il susseguirsi del tempo in sei giorni è il momento in cui si crea una demarcazione e l’inizio di un nuovo ciclo. I sei giorni sono legati nel procedere del tempo, il sabato è la somma degli eventi del tempo, rappresenta una curva del tempo, la spirale che rigenera un ciclo.
Lo shabbat è il settimo giorno , nella mistica ebraica esso appartiene alla settima sephirah “ Malchùt “ che rappresenta nell’ordine la sephirà più bassa al settimo posto, ma essendo l’ultima essa include tutte le altre sephirot, ognuna in sette forme differenti.
Esse generano il numero di 70.
Maharal di Praga vissuto alla metà del 1500 scrisse che la ragione per cui il mondo fu creato in sei giorni è perchè il mondo tridimensionale ha sei direzioni.
Nel sefer Yetziràh è scritto “Sette doppie, Sopra e sotto, est e ovest, Nord e sud , e il PalazzoSanto precisamente al centro e le sostiene tutte

D-o sapeva che l’uomo nel corso della sua storia avrebbe sottoposto lo spazio alla sua fisicità, la tecnologia e la ricerca hanno portato l’uomo oltre i confini terrestri, in un prossimo futuro è possibile che esso occupi anche altri pianeti , ma il tempo rimarrà per sempre a lui precluso, al massimo condiviso, esso appartiene solo a D-o.
Anche dopo queste importanti considerazioni non troviamo nessun riferimento che prima di Moshè lo shabbat venisse osservato, Noàch e Avrahàm non fanno riferimento al sabato ebraico; tuttavia nel testo biblico compaiono alcuni legami che sembrano anticipare questo comandamento molto primo che sul monte Sinai Israel ricevesse la mizvà.
La “manna” scesa dal cielo nel sesto giorno è anticipatrice al settimo giorno in cui essa viene a mancare: “ Il Signore disse a Moshè” fino a quando voi rifiuterete di osservare i miei precetti e i miei insegnamenti?”Considerate che il Signore vi ha dato il Sabato, perciò Egli vi ha concesso doppia razione di manna nel sesto giorno. Ognuno dunque rimanga dove si trova, né alcuno esca dalla propria abitazione nel settimo giorno”(shmot- be-sciallach 16/28) (esodo).
In questo passo il Signore parla a Moshè e non al popolo, anticipando la consegna del sabato a Israel che avverrà da li a poco.
Il sabato è il completamente dei precetti e insegnamenti che appartengono alla Torah terrestre.
L’espressione: “ciascuno rimanga dove si trova”è la prima regola dello shabbat che definisce il suo limite in uno spazio ben definito nella sua fisicità.
Questo è il Techùm Shabbat , il limite massimo fissato in cui oltre non si può andare senza infrangere lo shabbat.
Qualche commentatore si è chiesto come mai il Techùm” è sottolineato nella sua importanza invece non vengono menzionati gli altri limiti di cosa si può o non si può fare nel giorno di Shabbat.
L’insegnamento di questo precetto parte dal tempo e giunge allo spazio, la santificazione del tempo attraverso lo spazio nei suoi limiti. Tra i due valori si innesca una specie di valore aggiunto, lo spazio sacralizzato dove essi si fondono in perfetta armonia, questo è un processo educativo che rende l’uomo cosciente e autodeterminato nell’osservanza,.
Spazio e temporalità si fondono in un’unica condizione, quella della sacralità che rende in qualche modo simili l’uomo e D-o che insieme osservano lo shabbat nel proprio livello di santità ma insieme diventano redenzione e liberazione.

Anche l’espressione השביעי איש תחתיו אל-יצא איש ממקמו ביום “ nessuno esca dal proprio posto” ci insegna che oltre non infrangere la regola del techum è necessaria una attenzione supplementare nel sorvegliare i nostri atteggiamenti , “stare al nostro posto” contiene anche l’insegnamento morale , significa anche sorvegliare ogni nostro pensiero.
L’osservanza è quindi duplice, spazio e tempo devono essere regolamentati .
E’ l’ebreo che stabilisce il luogo dove passerà lo shabbat, questo luogo potrebbe essere ovunque, in una città, in un campo, in vetta ad una montagna.
Questo luogo pone dunque la necessità di porre un confine, la shvità , quanto egli può muoversi entro i confini affinché questo spazio sia lecito.
Dall’uscita dalle Egitto fino ad oggi il popolo ebraico celebra il giorno di shabbat , ciascuno nel proprio livello di osservanza, questo è avvenuto in ogni tempo e circostanza, anche quando essi furono in esilio e perseguitati, nei momenti sfavorevoli della storia, è possibile pensare che nel pensiero collettivo del popolo l’osservanza senza compromessi è voler rimediare quando schiavi in Egitto persero la cognizione del tempo, dove spazio e tempo appartenevano solo al faraone, solo dopo la liberazione D-o ripristinò il sabato per ordine di Moshè .
e che il settimo giorno cessò e riposò” (shmot-Ki tissà 31/16) (esodo). Questo avvenne quando Mosè disse al popolo:” Domani è un giorno solenne di riposo, un sabato sacro al Signore”.( shemoth 16/23).ביני ובין בני ישראל אתו הוא לעלם כי ששת ימים עשה יהוה את השמים ואת הארץ וביום השביעי שבת וינפש
Fra Me e i figli di Israele è un segno perpetuo attestante che in sei giorni il Signore fece il cielo e la terra
L’espressione שבת וינפש “shavat wa-yinnafash” si può anche leggere “Cessò e prese fiato” in riferimento alla anima, nel settimo giorno tutte le anime diventarono disponibili per questa creazione. L’ affermazione che Egli cessò la sua opera e espressione assolutamente metaforica e non ha nessuna connessione con il termine “riposare”. Il Santo si trattenne di parlare e di creare.
Maimonide offre una splendida interpretazione di queste parole:
”Dicono i sapienti:”Esso fece quietare, wayanah, il suo mondo il settimo giorno, ossia la creazione cessò quel giorno” Maimonide-La Guida dei Perplessi, ( 111/20).
Queste parole sono il sigillo all’opera divina, piacque al Santo e la sigillò.
La santità del sabato è espressa dalla parola קדש “kadòsh” , che compare la prima volta nel libro di Bereshit quando D-o benedice il settimo giorno rendendolo sacro, la seconda volta che compare è sul Sinai quando il Signore benedice il giorno del Sabato e lo santifica, in seguito quando fu completato il tabernacolo e Moshè lo santifica.
Il tabernacolo è un oasi fisica, uno spazio materiale immagine e somiglianza del Sabato , giorno unico limitato e separato dagli altri sei giorni.
Entrambi esprimono il senso del limite e del sacro nelle dimensioni materiali e spirituali.
Curiosamente la parola “shabbat” è nella lingua ebraica al femminile.
shabbat, può essere anche letto “she-bat”, שבת, che può anche significare ” con la figlia,”.
Ecco perche gli ebrei leggono usano leggere nel giorno del sabato “Shir Shirim “il Cantico dei Cantici, attraverso i significati celati in questo testo essi ritrovano i simboli dell’incontro del credente con il sabato come se il settimo giorno fosse una donna, una regina, una sposa:
LUI
Amica mia
Sei come una puledra
Che fa impazzire i cavalli del faraone
Come sono belle le tue guance, tra le tue trecce
Come è bello il tuo collo ornato di perle
Ti faremo una collana d’oro
Con ornamenti di argento
LEI
Ora che il mio re è qui
Nel suo giardino
Il mio profumo di nardo
Si spande tutt’intorno
Amore mio

In Esodo , nel decalogo è scritto “zakhòr” ricorda il sabato”, mentre nella ripetizione di dieci comandamenti in Devarim è scritto “ shamòr “ osserva il sabato.
Questa differenza testuale ha impegnato molto i maestri che hanno studiato e commentato la Torah. C’è una bella differenza tra osservare e ricordare!
Cosa intendeva dire il Signore? Era forse necessario ricevere due volte la legge del decalogo che fu consegnata a Moshè una volta sola, “una cosa ha detto il Signore, due ne ho udite, è questa la potenza di Dio””recita il salmo 62, parole che fanno da eco alla prima più grande affermazione:
''דבי רבי ישמעאל תנא: ירמיהו כ''ג וכפטיש יפצץ סלע, מה פטיש זה מתחלק לכמה ניצוצות-אף מקרא
תלמוד בבלי מסכת סנהדין דף עמוד א אחד יוצא לכמה טעמים
Si insegna nella casa di studio di rabbì Ishmael: “Come un martello che frantuma la roccia Così come un martello crea svariate scintille, anche da un solo verso vengono fuori svariate interpretazioni”( Geremia 23).
Shalom
Noiman
Ultima modifica di noiman il sabato 1 aprile 2017, 0:30, modificato 2 volte in totale.
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: il sabato è sabato

Messaggio da bgaluppi »

Grazie Noiman per averci riportato in tema! Il popolo ebraico sopravvive, e questo per me è un miracolo e la prova vivente della veridicità e della potenza della Scrittura. Non solo, ma, come probabilmente già sai, io, come credente in Yeshùa, ritengo di esistere proprio grazie al popolo ebraico.

Adesso, in shabbat, chiudo le trasmissioni e vado a leggere il tuo chilometrico scritto. :YMHUG:
noiman
Messaggi: 2007
Iscritto il: domenica 20 aprile 2014, 22:41

Re: il sabato è sabato

Messaggio da noiman »

Bravo Antonio

Il Midràsh interpreta la distanza temporale di questa parlata in un modo affascinante, in effetti shamor e zakhor sarebbero stati pronunciati da D-o in una unico suono, solo Moshè fu in grado di percepire l’esatto comandamento, non essendo in grado di riportarlo esattamente come l’aveva ricevuto, scelse di riportarlo separatamente , questo spiegherebbe i due diversi spazi temporali in cui il comandamento appare nella scrittura .
Viene ricordato ogni volta che si legge la tefilah nel giorno del sabato:
”L’osservare e il ricordare in una sola parola ci fece ascoltare il Signore. Il Signore è Uno, il suo Nome è Uno per fama per gloria, per lode."
Incontro al Sabato venite e andiamo poiché esso è fonte di benedizione, dai tempi più antichi fu consacrato, fu al termine dell’opera della creazione, ma nel pensiero Dio era all’inizio”.(Mechiltà)
Il primo comandamento “ricorda” è un comandamento positivo il fondamento della Halachà e raccoglie tutte le regole per la giusta osservanza dello Shabbat: “osserva “ è invece un comandamento negativo che ci insegna che possiamo trasgredire se non ci impegniamo.
Il Talmud narra di un vecchio che correva per la strada portando con se due fasci di rami di mirto fragrante, quando gli chiesero di spiegare tale consuetudine, lui rispose che stava correndo fuori per accogliere lo Shabbat con queste fragranze piacevoli, allora gli chiesero: “ ma perché un fascio non è sufficiente ? il vecchio rispose:” un fascio allude al comandamento Ricorda, l’altro fascio allude al comandamento Osserva.
Esattamente le due parole con cui iniziano le due versioni dei dieci comandamenti a riferimento del sabato non sono assolutamente casuali, occupano nel testo posizioni differenti e ci sollecitano a cercare di sviluppare i significati.
זכור“ zachòr ” “ ricorda” esprime il principio maschile in contrapposizione con “ שמור “shamòr”” osserva” che esprime il principio femminile.
Il precetto è annunciato due volte nella Torah “ricorda” in Shmot (Esodo 20/8-11) e ”osserva” in Dvarim (Deuteronomio 5/12) ritroviamo il precetto elaborato nel suo significato in Isaia che ci insegna a onorare il settimo giorno e renderlo una cosa deliziosa.
La distinzione dello shabbat rispetto agli altri giorni viene ricordata dagli ebrei attraverso la ritualità , alla fine di “yom shishì , il sesto giorno viene posto il confine tra i giorni della settimana e lo shabbat, il kiddush è la prima santificazione, alla fine di “yom shabbat” , il rito dell' Havdalà” ridefinisce il confine.

Questo giorno è speciale e tutto in questo giorno deve essere speciale.
Ogni lavoro è proibito , l’ebraismo fa una profonda distinzione sul concetto di lavoro, su questo argomento esiste una robusta letteratura talmudica il risultato di oltre un millennio di discussioni di tutti: rabbini, maestri , scrittori e semplici pensatori; senza entrare nel dettaglio posso solo sottolineare la differenza concettuale e interpretativa tra il lavoro definito “avodà” da quello chiamato “melakà”.
Su l’attribuzione di questa differenza è basata la regola di quello che è lecito fare di sabato o meno.
Avodà” è considerato il vero lavoro, per antonomasia il lavoro fisico che attraverso la sua materialità è definibile in infinite sfumature, il lavoro automatico che può fare una macchina e il lavoro manuale dell’uomo come il lavoro quasi automatico che si compie quando si tesse una tela dove il movimento ripetitivo della spola compie l’opera.
melakhà” che anche se tradotto comunemente come lavoro, esprime invece il concetto di azione fisica che nasce da una intenzione e segue un progetto nell’intenzione di concludere un’opera, il significato è ampliato dalla premeditazione .
La melakhà è sempre intenzionale , una attività dove coesistono l’impegno intelligente e una volontà.” melakhà è un atto che manifesta il dominio dell’uomo sulla intelligenza e abilità”. ( da Lo Shabbàth, di Grufeld).
La radice di questa parola è la stessa della parola “malàkh”, angelo.
E scritto: כי ששת ימין עשה יהוה השמים ואת הארץ , letteralmente traducibile :
”Poiché sei giorni fece il Signore i cieli e la terra”, in genere la traduzioni disponibili nei testi preferiscono rendere: “ Poiché in sei giorni Il Signore fece i cieli e la terra”
, aggiungendo un articolo e spostando il soggetto, ma per tradurre in questo modo nel testo ebraico avrebbe dovuto esserci l’articolo ב “be” “in “ che non compare.
Forse questa “bet” non è una omissione, nel testo originale l’insegnamento potrebbe essere che D-o creò i giorni di questo mondo e con essi tutte le regole che amministrano gli spazi temporali : ore, minuti, secondi.
Il settimo giorno non viene nominato , eppure esso sappiamo che fu definito, l’omissione forse serve a sottolineare che esso appartiene a una dimensione diversa per distinguerlo dagli altri sei giorni, divisibili per due e per tre.
Solo il sabato , settimo giorno è unico, il cuore centrale di tutto il ripetersi dei sei giorni , anche il valore numerico della lettera ו “vav” è 6 , lettera mediana tra le due ה“ he” nel nome יהוה, D-o
Bisogna anche ricordare che nella prima parte del racconto di Bereshit אלהים , Elohim è l’entità creatrice, tutta la creazione è assimilabile a “avodà “ un lavoro materiale ma che trova melakà nel mondo celeste, ogni azione ha come fine la realizzazione di un mondo adatto alla vita, הטבע “ ha-tevà” , è la natura, caratteristica di questo mondo, solo dopo che l’opera è veramente completa e conclusa viene promulgato il settimo giorno ; questa è l’ultima azione conclusa da אלהים “Elohim “.
Nel secondo capitolo di Bereshit compare יהוה, il tetragramma che leggeremo molte volte affiancato a Elohim.
E singolare che il valore numerico delle due parole: הטבע e אלהים è di 86.
Questo numero assume significati straordinari in relazione ad alcune regole ebraiche che si riferiscono al sabato, iniziando con il Kiddùsh” il precetto viene adempiuto attraverso una benedizione particolare che impegna il vino e il bicchiere rituale.
Il vino deve essere rosso, perché esso è legato alla sephirah “Ghevuràh” che rappresenta il potere, nel rituale si aggiunge anche un po’di acqua a rappresentare la sephirah di “Chesèd” , grazia e amore i due simboli si fondono in uno stato di equilibrio e armonia.
Ora il bicchiere rappresenta la pienezza della materia destinata a introdurre la santificazione e la separazione del sabato.
All’inizio del kiddush il bicchiere viene sostenuto al centro dalle cinque dita del palmo della mano destra ma non viene innalzato, ricorda la rosa racchiusa dalle cinque foglie, il simbolo di Malchùt la sephirah che governa il nostro mondo.
Il rituale con la benedizione secondo una preghiera che si perde nella notte dei tempi.
alcune parole tratte dalla Torah fanno da introduzione יום הששי ויכלו השמים “nel sesto giorno furono compiuti i cieli” le iniziali delle parole ebraiche sono le lettere che compongono י ה ו ה il nome di D-o.
Il totale delle parole della prima parte del Kidùsh sono esattamente 35. Poi nella seconda parte viene benedetto il vino che rappresenta nella mistica ebraica il collegamento tra i mondi superiori e inferiori, vengono ricordati la vite e il suo frutto.
Il vino come bevanda non viene menzionato .
Altre 35 parole chiudono la benedizione portando il totale a 70 che rappresentano il sabato e il valore gematrico della parola יין Yain”vino.
Ora il rituale si spinge nel mondo cosmico della creazione, una finestra spirituale , solo a pochi uomini è stato concesso di entrare più profondamente nelle dimensioni dei mondi di sopra.
Fin dai tempi più remoti questa alternanza di sei giorni più uno speciale delimitano il tempo, ogni altra festa o ricorrenza stabilita dagli uomini e dagli astri è mutevole.
Mentre tutte le feste ebraiche sono dedicate ai ritmi della natura o episodi storici avvenuti nella storia di Israel, il sabato è completamente indipendente.
Lo shabbat è una specie di garanzia cosmica alla devozione a D-o , qualunque tempio può essere distrutto, isole e montagne possono sprofondare, questo spazio temporale è come una bolla di protezione che non può essere distrutta ne invasa, la sua osservanza lo rende duraturo nel tempo. Lo spazio sacro viene trasformato in un tempo sacro: questo significa che si può adorare D-o con una liturgia che si inserisce in un ritmo temporale anche in mancanza del Tempio. (Thomas Romer).
Se per malaugurata ipotesi nel mondo rimanesse un solo uomo disposto a onorarlo esso continuerebbe ad esistere , esattamente come se il nostro mondo scomparisse, il sette rimarrebbe sempre un numero primo
Quale migliore garanzia alla sopravvivenza del culto e la sua esclusività avreste voi inventato?
La regola temporale è indistruttibile, mobile come il suo popolo, può andare in esilio, oppure essere applicata nella diaspora in cui l’assimilazione è il nemico numero uno.

“Quando stava consegnando la Torah a Israele, Dio parlò cosi:
Figli miei, se voi accetterete la Torah e osserverete le mie mizvot, vi darò per tutta l’eternità una cosa estremamente preziosa che è in mio possesso. Che cosa sarà mai ? Domandò Israele questa cosa preziosa che ci darai se obbediremo alla Torah ?
Vi darò il mondo futuro, disse il Signore, “Allora mostraci un esempio del mondo futuro, chiese Israele.
Rispose il Signore:Il sabato è un esempio del mondo futuro
.(da Otiyòt di Rabi Aqiba in Otzār Midrāshim).
Heschel scrive : “ L’ebraismo è una religione del tempo che mira alla santificazione del tempo”. Il sabato è la santificazione del tempo, un santuario che nessun romano o nazista è stato mai in grado di profanare .

Il divieto del lavoro nel giorno di shabbàt è categorico, su come agire su questo fronte sono state scritte migliaia di pagine e altrettante sono state le spiegazioni e interpretazioni, il Midrash contiene infinite raccomandazioni sull’utilizzo di questo spazio temporale.
Tutta la vita ebraica è scandita dalla sua attesa e dalla sua osservanza, la tradizione ebraica attraverso i millenni ha forgiato un pensiero unico e anacronistico nelle società dove esso vive e ha vissuto.
Non è importante il lavoro, non c’è distinzione se da uomo libero o da schiavo, nel sabato ebraico il divieto del lavoro è totale e riguarda tutte le categorie degli uomini, re, padroni , schiavi e anche gli animali.
Questa condizione è unica per tutti “il cessare delle attività” rende gli uomini uguali, assomigliando al Creatore che si “fermò” dicendo “basta”,osservando lo shabbàt diventiamo “”domè leyotzerò”, “simili a D-o”.
La grandezza dello shabbat è proprio quello di fornire un modello e una forma di giustizia, equità all’interno della società ebraica che stabilisce che un giorno su sette giorni tutti gli uomini sono uguali , nel settimo giorno neanche un re può dare un ordine ai suoi sudditi, oggi questo ha perso un po’ di significato ma un tempo questo era un concetto rivoluzionario per una società che giustificava la schiavitù.
Il divieto ebraico di non compiere “ melakhà” ha uno scopo speciale, quello di consentire all’individuo che in quel giorno non compie nessuna azione di concentrarsi nello studio, nella famiglia, nel rapporto con i suoi simili.
Per garantire questo effetto la norma è imposta in modo autorevole con rigore per distinguere quello che si può fare e non si può fare.
Spesso i non ebrei hanno fatto umorismo o sono rimasti stupiti sul cervellotico impianto che riguarda i divieti e comportamenti strani all’interno del giudaismo osservante, soltanto vivendo all’interno di questa cultura e vivendo almeno una volta l’esperienza del sabato ebraico si riesce a percepire il vero senso del precetto..
Riporto un significativo brano tratto dal libro “Gli Ebrei” di Roger Peyrefitte:

Tutte le volte che siamo andati a cena da amici la sera del Sabato, disse Egla, “abbiamo rischiato di morire assiderati davanti alla porta di casa nostra finché un inquilino o un passante non ebreo era così gentile da aprircela (nel nostro quartiere è un piacere che tutti fanno senza stupirsi). Per aprire la porta basta premere un pulsante elettrico; ma premere il pulsante elettrico significa fare un lavoro, perché si produce corrente; e il sabato è proibito compiere qualsiasi lavoro. Una notte, che non arrivava nessuno e stavamo congelando (ha gennaio ha fatto un freddo tremendo), dissi a papà avvicinando la mano al pulsante:”faccio io il peccato” ma lui mi guardò in un modo …! In un modo che non rispettava di sicuro la pignoleria o la paura superstiziosa: anche lui sapeva perfettamente che non saremmo stati fulminati per quello. No, il suo sguardo diceva:”Essere ebrei significa appunto non fare quel gesto. Tu sei qui perché i nostri antenati non hanno fatto quel gesto o un altro simile e perché hanno detto di no quando hanno proposto loro di farlo”.

Questo mantenimento è simile al rigore in cui vengano osservate le altre regole che appartengono alla Halachà , l’ostinazione del ricordo, da sempre il 9 di Av gli ebrei ricordano la distruzione del primo e del secondo tempio con il digiuno e il lutto, come se oggi i romani digiunassero per l’invasione di Brenno nel 390 a.c. oppure i greci per le Termopoli nel 480 a.c. ( da un articolo di Ugo Volli “Un lutto su cui è importante riflettere”)

La complessità del pieno rispetto sabbatico hanno trasformato l’ebreo creando un modo speciale di vivere il settimo giorno, separandolo da tutto il mondo esterno.
Questa condizione non era avvertita nella società ebraica antica essendo un pensiero comune condiviso, se mai l’eccezione del diverso era cosa straordinaria, anche quando i giudei furono rinchiusi nei ghetti e per costrizione vivevano tutti insieme diventava facile il rispetto e l’applicazione delle norme dello shabbat.
Con l’emancipazione e la fine dei ghetti e l’inserimento degli ebrei nella società che prima veniva loro preclusa l’osservanza è divenuta sempre più difficile, l’elenco delle cose che si potevano fare e non è diventato più lungo e difficile da interpretare.
Con l’affermarsi dei tempi moderni, anche in gesto di accendere una lampadina di uso quotidiano, portare un mazzo di chiavi, viaggiare oltre certe distanze ha creato difficoltà nuove.
Un tempo gli oggetti ha disposizione dell’individuo erano limitati, c’erano gli strumenti di lavoro, pochi arredi , gli utensili ha disposizione dell’uomo erano infinitamente inferiori in numero e fantasia di quelli oggi .
Nonostante questo il legislatore ebraico sentì la necessità di introdurre il concetto di ”muqzè”, traducibile come messo da parte, una specie di separazione mentale che impediva la possibilità di maneggiare un oggetto di shabbat per distrazione o dimenticanza. Questa distinzione aveva anche lo scopo di distinguere gli oggetti che invece si potevano utilizzare nel corso dello shabbat.
Oggi la cosa mantiene lo stesso significato ma esistono nuove complicazioni per chi osserva il precetto anche in modo radicale.
E possibile che per distrazione, per la semplicità degli automatismi della vita moderna ci capiti di premere per abitudine l’interruttore della luce. Un tempo per produrre la luce occorreva del tempo e diverse azioni , quindi era più facile l’osservanza.
Anche lo spazio dove l’uomo si può spostare liberamente senza incorrere nei divieti e regolamentato attraverso i secoli oggi ha modificato il suo significato e la sua applicazione.
All’inizio abbiamo già considerato il passo di Shmot che comanda” nel settimo giorno nessuno si allontani dal proprio luogo”, ho descritto “techùm Shabbat”, il confine dello shabbat , allora come oggi è uno degli argomenti che più accende le discussioni nelle yeshivòt di mezzo mondo separando rigoristi da permissivisti.
Lo stesso divieto di trasportare oggetti nel settimo giorno viene interpretato e osservato in base all’utilizzo dell’oggetto, la sua natura la sua dimensione , lo spazio in cui è consentito il suo spostamento, queste regole sono interpretabili secondo se gli oggetti appartengono a uno spazio aperto, pubblico o privato.
La complessità dell’argomento è tale che anche importanti chachamin sono stati impegnati in giudizi e dispute.
Tutte queste norme adottate o dimesse hanno completato una costruzione mentale che ha messo in ordine concetti e atteggiamenti che non sarebbero stati possibili senza la ricerca dell’applicazione della legge.
Quindi il sabato non va interpretato come un giorno in cui ci si riposa dalle fatiche degli altri sei giorni, non c’è l’intenzione di usare questo giorno per recuperare le energie da dedicare ai giorni di lavoro prossimi.
Lo Zohar sottolinea e Heschel afferma: “ Il Sabato non è al servizio dei giorni feriali;sono invece i giorni feriali che esistono in funzione del sabato.”.
Ancora Heschel afferma che il sabato è alla portata delle anime più alte, ma non di rado supera anche le capacità degli uomini comuni, l’Halachà non ha deificato la legge che nella sua intenzione doveva essere osservata nello spirito, attraverso la partecipazione del corpo , conclude che il sabato è stato dato agli ebrei e non gli ebrei al sabato.
Se un uomo che “ trasgredisca lo shabbat uno shabbat per salvare una persona in pericolo, affinché entrambi possano osservare insieme molti shabbatot
La stessa Torah sigilla questo pensiero dove è scritto :E osserverete dunque le mie leggi e i miei statuti, attuando i quali l’uomo vivrà con loro”, non è scritto morirà con loro.

Riguardo questa partecipazione fisica del corpo, una antica tradizione afferma che il periodo di otto giorni che passano dalla nascita del neonato prima della circoncisione, sono dedicati al rispetto del sabato, non potendo esservi 7 giorni continui senza un sabato, al neonato viene svelato il patto del sabato ancor prima della circoncisione.
Dunque non una mortificazione in nome della regola, ma il piacere:” Santificate il sabato con piatti scelti, con splenditi indumenti; rallegrate l’anima vostra con il piacere, ed io vi ricompenserò per questo stesso piacere” (Midrash Tehillim).
Un giorno speciale dove lo scandire del tempo non dipende dal lavoro, dagli appuntamenti, dalle relazioni che creano profitto o perdite, deve essere un giorno dove la tristezza o la gioia delle cose fatte e non fatte non conta.
I sei giorni della settimana hanno bisogno dello spazio, il settimo giorno ha bisogno dell’uomo. FINE seconda parte
Noiman
noiman
Messaggi: 2007
Iscritto il: domenica 20 aprile 2014, 22:41

Re: il sabato è sabato

Messaggio da noiman »

Un tempo la separazione dello shabbat avveniva con l’accensione della candela sabbatica e la “lehadlik ner”, la benedizione dei lumi, la luce poteva durare fino alla fine dello shabbat o finire prima, ma nessuno l’avrebbe riaccesa.
Oggi nell’epoca dell’elettricità, una lampadina può essere comandata a distanza, i comandi possono essere automatici. Tuttavia la vera natura del settimo giorno non è cambiata e quello che avviene in questo giorno è diverso.
Il modo in cui cammini di shabbat non dovrà essere quello in cui cammini in un giorno feriale, quello che tu parli di shabbat non dovrà essere quello di cui parli in un giorno feriale”.
L’osservanza del sabato ebraico è per l’ebreo osservante una sfida continua che si ripete ogni sei giorni, una specie di banco di prova che non da mai l’assoluzione, l’unica certezza è la “ bittachòn” , la consapevolezza di conservare il precetto inalterato nel tempo, nei momenti duri della storia anche i gentili hanno chiesto agli ebrei quando fosse il loro sabato per riconoscere con certezza la domenica cristiana.

Una volta un rabbino venne imprigionato in una cella dove non entrava il minimo raggio di luce e dove non poteva accorgersi dell’alternarsi del giorno e della notte. Il rabbino era molto triste perché così non poteva accorgersi dell’arrivo del Sabato per poterlo festeggiare degnamente cantando le lodi all’eterno.
Il rabbino era anche un accanito fumatore e soffriva perché non aveva con se neppure un sigaro. Ma ecco che tutto a un tratto il bisogno di fumare lo lasciò e il rabbino capì che era arrivato il venerdi sera. Ecco il Sabato lo riconosco disse tra di sé. Solo di Sabato non provo desiderio per le cose inutili.
Si alzò e ringraziò l’Eterno, benedisse il Sabato e dimenticò di essere in prigione
.” I (fonte dafdaf)
Dal Midrash e da altre tradizioni sappiamo che il sabato è considerato come la “sposa”, questo è il massimo che potesse concedere il pensiero ebraico nell’attribuzione di una identità fisica al settimo giorno.
I termini sposa, regina e gli attribuiti al sabato sono già di per se un azzardo nella mentalità monoteistica dell’ebraismo, il sabato è considerato come giorno dispari, un compagno singolo non accoppiato agli altri giorni.
Racconta una leggenda che quando fu terminata la creazione, il Settimo giorno si lamentò: e disse” Signore dell’universo, tutto quello che hai creato è fatto in coppia, a ogni giorno tu hai concesso un compagno, soltanto io il sabato sono rimasto solo. Allora il Signore gli rispose” Non temere, Israele sarà la tua compagna

Apparentemente paragonare il sabato ad una sposa che attende il suo compagno sembrerebbe idolatrare o fare una immagine inappropriata, tuttavia questa forzatura è stata pensata per dare all’ebreo la sensazione che la Shekinà è presente in modo assoluto nel sabato
Ahad Haan scrittore ottocentesco si è posto la domanda:” Chi ha custodito chi…..? il popolo di Israele ha custodito lo shabbat fino ai giorni nostri…. o lo shabbat che ora e da sempre custodisce il suo popolo” .
Aggiungeva Umberto Eco:
Tutte le prescrizioni rituali nascono da una saggezza arcaica, e solo la rigidezza del comando garantisce l’osservanza del precetto. Quale è la saggezza del sabato ebraico ?. Che devi riposarti dopo una settimana di lavoro e il riposo deve essere assoluto, devi dimenticare tutto, abbandonare ogni pensiero, non devi più affannarti sui problemi della settimana passata.”

Scriveva Heschel: “
Il lavoro è un mestiere, ma il riposo perfetto è un’arte.”
Il confronto duro tra la norma spirituale e la materialità è sempre stata la risorsa che ha permesso all’ebreo di mantenere inalterato il precetto, ieri come oggi anche se nessun ebreo sulla faccia della terra osservasse il precetto del sabato, esso non cesserebbe di esistere perché e parte divina è D-o che lo santifica
.
Il messaggio che il Santo ha dato è quello di essere soci con lui nell’adempimento di questo comandamento, Lui attraverso la spiritualità, noi attraverso la materialità ma nella ricerca della spiritualità.
Il comandamento “non accenderete fuoco in tutte le vostre residenze nel giorno dello Shabbat” prende un significato diverso quando si confronta il lume dello shabbat con il fuoco, la luce materiale in contrasto con una luce simbolicamente spirituale.
Quando accendiamo il lume ancora nella luce del sole, la luce tremolante genera un pensiero nuovo, quello di un D-o che mette la luce possente degli astri in relazione alla nostra piccola luce, noi disponiamo il nostro piccolo lume e D-o socio ci mette lo shabbat.
Ogni sei giorni le due dimensioni si incontrano per un attimo sullo stesso piano che il confine, lo shabbat.
Il nostro piccolo lume alla fine si spegnerà, esso ha rappresentato solo per un attimo l’infinito.
Per finire ci viene anche da osservare che la radice del verbo לשוב “lashuv” ritornare nel tempo futuro “ e ritornerai” “veshavtà” ושבתה si scrive come ושבת “veShabat”
FINE........

Questo che vi ho postato è un estratto di un lavoro molto più lungo ma che per necessità ho ridotto per le esigenze di questa discussione.
Ancora un saluto
Noiman
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: il sabato è sabato

Messaggio da bgaluppi »

Letto tutto di un fiato. I termini "santificare", e "santo", sono davvero fondamentali quanto travisati, per colpa di una tradizione religiosa in cui sono associati a uomini morti e saliti in "paradiso", o a oggetti di culto come "la santa porta", la sindone e reliquie varie. Persino il papa è chiamato "santo padre", una bestemmia bella e buona. Invece, i termini sono associati alla separazione, alla diversificazione. Da cosa? Dal mondo materiale e da ciò che è "mondano", legato ai costumi e alle attività del mondo. Sei giorni uniti, uno separato e a sé stante. Siccome Dio è Santo, separato, trascendente, chi osserva il sabato è santificato poiché fa ciò che fece il Santo, e osserva il riposo nel giorno che Dio ha stabilito come "separato". Chi osserva il sabato imita il Santo, dunque è santificato lui stesso; si "separa" dal mondo e viene "separato" da Dio. Il termine santo mi fa fenire in mente anche il concetto di "distinzione", di essere prescelto.
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: il sabato è sabato

Messaggio da bgaluppi »

Ma guarda un po' che percorso abbiamo fatto in questa discussione...! Grazie a tutti voi, vado a "separarmi" un po'.
Armageddon
Messaggi: 678
Iscritto il: giovedì 30 marzo 2017, 11:53

Re: il sabato è sabato

Messaggio da Armageddon »

Bgaluppi argomento interessante la diaspora ebraica!
Lascio il posto ad un altrettanto interessante scritto dell' utente Noiman!

ليلة سعيدة (Buonanotte)
Rispondi