il sabato è sabato

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gargiu
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Re: il sabato è sabato

Messaggio da gargiu »

:-BD
Armageddon
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Re: Saluti a tutti

Messaggio da Armageddon »

Certo Gianni aspetto di sapere come si fa a rispettare lo shabbat senza prendere in considerazione l'Halakhah!

Attendo con piacere :YMPEACE:
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bgaluppi
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Re: Saluti a tutti

Messaggio da bgaluppi »

Durante Shabbat è necessario staccare mente e corpo dalla routine quotidiana della settimana, dal lavoro, dalle preoccupazioni, da tutto ciò che ci lega al mondo materiale ed entrare in una dimensione temporale/spirituale superiore e separata (separata = santa).

Già dover preoccuparsi di rispettare tutte le regole dell'Halakhah ci tiene legati al mondo. Faccio una passeggiata, e mentre passeggio mi preoccupo di stare attento a quanti metri compio? Sollevo un peso e mi preoccupo di quanti kg possano essere esattamente? Oppure mi preoccupo di evitare di camminare e di sollevare alcun peso, per evitare di violare lo Shabbat? Come se Dio si interessasse a queste cose. Preoccuparsi e adoperarsi per non violare Shabbat è una violazione dello Shabbat, secondo me, perché costituisce una condizione ansiogena. Bisogna chiedersi se è più importante per noi rispettare lo Shabbat o rispettare la tradizione. ;)
Armageddon
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Re: Saluti a tutti

Messaggio da Armageddon »

Bgaluppi sei tornato...e si vede!
Quando ti leggo provo un senso di pace...sensazione strana..vabe andiamo avanti!

Ammetterai che la tua visione dello shabbat è diversa da quella ebraica millenaria...quindi stiamo parlando di un riposo mentale piuttosto che fisico?

Saluti
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Israel75
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Re: Saluti a tutti

Messaggio da Israel75 »

A me personalmente -nel mio piccolo- vengono sempre in mente le parole del sommo sacerdote eterno:
Mt 12:12 Ora, quanto è più prezioso un uomo di una pecora! Perciò è permesso fare del bene anche di sabato».

Il Sabato oltre ad essere il vero giorno stabilito da DIO, è un momento di distacco dal mondo materiale, e dalla assillante quotidianità .

questo credo, non và confuso con il legalismo ortodosso:
(Gv 5:10-16) Dissero dunque i Giudei all'uomo guarito: «È sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio». 11 Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: "Prendi il tuo lettuccio e cammina"». 12 Essi gli domandarono: «Chi è l'uomo che ti ha detto: "Prendi il tuo lettuccio e cammina?"» 13 Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, perché in quel luogo c'era molta gente. 14 Più tardi Gesù lo trovò nel tempio, e gli disse: «Ecco, tu sei guarito; non peccare più, ché non ti accada di peggio». 15 L'uomo se ne andò, e disse ai Giudei che colui che l'aveva guarito era Gesù. 16 Per questo i Giudei perseguitavano Gesù e cercavano di ucciderlo; perché faceva quelle cose di sabato.

caliamoci nella situazione: Gesù guarisce un uomo di Sabato e secondo gli accusatori è illecito. Questi sono i fardelli che hanno rovinato il giorno Santo.
Guarire è illecito? fare volontariato è illecito? Se aiuto un amico e uso la macchina è illecito?
Se mia madre stà male o ha freddo è illecito accendere un fuoco?

Yeshua richiama al buon senso e allo spirito vero del Sabato. Stacchiamoci dai nostri fardelli , affari materiali e pensiamo a DIO , al creato , a far del bene o magari a farci un pò di autocritica. E' quello credo il vero spirito. Altrimenti è solo una lotta su cosa è legale e cosa non lo è.
Shalom
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
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bgaluppi
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Re: Saluti a tutti

Messaggio da bgaluppi »

“Ipocriti, ciascuno di voi non scioglie, di sabato, il suo bue o il suo asino dalla mangiatoia per condurlo a bere?” — Lc 13:15

Il riposo è sia mentale che fisico, anche perché mente e corpo sono collegati. Yeshùa rispettava il sabato come ebreo, ma insegnò anche che “Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato” (Mr 2:27).

Il quarto comandamento recita: “Ricòrdati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa' tutto il tuo lavoro, ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al Signore Dio tuo; non fare in esso nessun lavoro ordinario, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né lo straniero che abita nella tua città; poiché in sei giorni il Signore fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò il Signore ha benedetto il giorno del riposo e lo ha santificato.” (Es 20:8-11, NR). La NR parla di lavoro ordinario. La LXX traduce il v.9 con: ἓξ ἡμέρας ἐργᾷ καὶ ποιήσεις πάντα τὰ ἔργα σου, “sei giorni lavorerai e farai tutte le tue opere”; ἐργάζομαι (ergàzomai) significa propriamente lavorare, ma anche operare, compiere, eseguire, trafficare; ἔργα (èrga) sono le opere fatte. Dunque, mi pare che il testo dica che per sei giorni si deve lavorare e fare (portare a compimento). Essere operativi da ogni punto di vista. Di sabato, si deve smettere di fare, cioè di operare. Fare, non fare. Attività, quiete.

In Es 23:12 (NR) è anche scritto: “Per sei giorni farai il tuo lavoro; ma il settimo giorno ti riposerai, perché il tuo bue e il tuo asino possano riposarsi e il figlio della tua serva e lo straniero possano riprendere fiato.”. La TNM rende con “il settimo giorno devi desistere”. Il termine ebraico qui è שָׁבַת (shabat), che significa "smettere", "cessare".

Occorre ragionare con attenzione e logica su queste parole, in conformità con quanto insegnato da Yeshùa in Mr 2:27 e in Lc 13:15.

Provo a cimentarmi con l'ebraico, se sbaglio Noiman mi corregga. Il termine מְלָאכָה (melakah) significa "occupazione", "lavoro", sia in senso di occupazione lavorativa (business) che nel senso di "portare a termine qualcosa", e anche di "lavoro fatto". Nel v.11 abbiamo נ֫וּחַ (nuach), che significa "riposare", "restare in stato di quiete", "abbandonare l'operatività" ed entrare in stato di riposo. In un certo senso, è simile al verbo שָׁבַת (shabat).

Da tutto ciò si comprende bene il senso completo di lavoro: non solo lavoro come professione, o come opera compiuta, ma soprattutto come opposto di nuach e di shabat, dunque operatività. Il lavoro di cui, secondo me, parla il testo di Esodo è l'operatività — che include il lavoro di professione e il fare cose — contrapposta allo stato di quiete, la non-operatività, ossia il mettere in atto contrapposto allo smettere di operare.

Dunque, di sabato è necessario cessare di operare, come Dio cessò di operare nel settimo giorno dopo la creazione. Ma cosa rappresenta esattamente questo stato di quiete, questa condizione non operativa? Dobbiamo forse restare fermi a letto tutto il giorno ed evitare persino di alzarci, metterci i vestiti, lavarci, mangiare, andare in bagno, camminare, parlare, scrivere etc.? Ossia, dobbiamo cessare di svolgere anche ogni operazione funzionale e fisiologica naturale? Certo che no, altrimenti diverremmo schiavi del sabato e il sabato non sarebbe stato creato per l'uomo, come insegna Yeshùa.

Per ora mi fermo qui. Credo che sarebbe meglio trasferire il tutto nella discussione sul sabato.
noiman
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Re: Saluti a tutti

Messaggio da noiman »

Ipocriti, ciascuno di voi non scioglie, di sabato, il suo bue o il suo asino dalla mangiatoia per condurlo a bere?” — Lc 13:15
Esiste il punto esclamativo che conclude il pensiero in significato affermativo, ma senza il punto esclamativo cambia qualche cosa ? secondo voi i giudei dell'epoca davano da bere agli animali?
Esiste in greco questa distinzione oppure è il contesto a fornire significati?


E’ giusto inserire questa discussione sul sabato ebraico già posata sul forum, Antonio potresti cercarla….e riproporla
Le parole del Vangelo sono una provocazione del rabbi Gesù che si confronta con il potere sacerdotale sul sabato ebraico, bisogna comunque osservare che Gesù come ebreo rispettava lo shabbat. Ma erano tempi difficili , la dominazione romana non accettava di buon spirito il sabato ebraico, questo perché il tempo era solo di “Cesare” , i romani strumentalizzavano la cessazione di ogni attività al settimo giorno come indolenza dei giudei, le provocazioni giudaiche nei confronti del potere romano esacerbavano gli animi , la provocazione era strumentalizzate da entrambi le parti, il popolo sottomesso insieme al sinedrio sfidava i romani attraverso “un rigore” che in tempi prima della occupazione romana era impensabile.
Il sabato osservato come fu da sempre non era ostile alla vita, alla solidarietà di un popolo che seppe farne tesoro. Sono da scartare perché “non veritiere” le affermazioni che gli ebrei erano schiavi del sabato.
Ogni lavoro è proibito , l’ebraismo fa una profonda distinzione sul concetto di lavoro, su questo argomento esiste una robusta letteratura talmudica il risultato di oltre un millennio di discussioni di tutti: rabbini, maestri , scrittori e semplici pensatori; senza entrare nel dettaglio posso solo sottolineare la differenza concettuale e interpretativa tra il lavoro definito “avodà” da quello chiamato “melakà”.come osserva Antonio.
Su l’attribuzione di questa differenza è basata la regola di quello che è lecito fare di sabato o meno.
Avodà” è considerato il vero lavoro, per antonomasia il lavoro fisico che attraverso la sua materialità è definibile in infinite sfumature, il lavoro automatico che può fare una macchina o il lavoro manuale dell’uomo come il lavoro quasi automatico che si compie quando si tesse una tela dove il movimento ripetitivo della spola compie l’opera.
La “ melakhà” che anche se tradotto comunemente come lavoro, esprime invece il concetto di azione fisica che nasce da una intenzione e segue un progetto nell’intenzione di concludere un’opera, il significato è ampliato dalla premeditazione .
La melakhà è sempre intenzionale , una attività dove coesistono l’impegno intelligente e una volontà.” melakhà è un atto che manifesta il dominio dell’uomo sulla intelligenza e abilità”. ( da Lo Shabbàth, di Grufeld).
La radice di questa parola è la stessa della parola “malàkh”, angelo

Quindi avrebbe ricordato mio nonno: ”non porrai un inciampo dinnanzi a un cieco
Per osservare il sabato prima bisogna comprenderlo e distinguere il sejag, la siepe che ne limita i confini e imparare a distinguere tutte quelle azioni che sono
melechèt machshevet asrà Torah, cioè: “è proibito dalla Torah il lavoro creativo”, e quindi separare la “uvdanè dechòl” l’ azione non consentite da quelle lecite.
Vale la regola che il pericolo e il dubbio respingono lo shabbat
Non credo che abbia senso produrre l’insulina di shabbat e credo che nessuna azienda in Erez Israel lo faccia, ma se ti capita di esserne sprovvisto esiste la possibilità di acquistarle di shabbat.
Vediamo come potrebbe avvenire:
Un super ortodosso nel quartiere di Gerusalemme scopre nel cuore della notte di non avere questo farmaco salvavita! Che fa…? …. esce di casa con il suo cappellaccio e barracano (a Gerusalemme anche ad agosto non fa così caldo), prende la sua macchina anche se è shabbat , se non dispone di nessuna macchina chiama un altro anche se più osservante di lui, insieme andranno in una farmacia chiusa e lo stato di necessità li renderanno assolutamente mat’im conformi e adatti allo shabbat che è ha al servizio dell’uomo e non viceversa.
Direi quasi tutto risolto. C’è gente che sogna di infrangere le regole dello shabbat per salvare una vita e non gli riesce mai, mentre un medico di rianimazione all’ospedale l’emergenza di shabbat è cosa comune, nessuno in Israele comprenderebbe la metà delle osservazioni di coloro che attribuiscono lo shabbat come rigore inconsiderato.
Morale: chi vive il vero shabbat ha nell’ applicazione della mizvà la certezza di non infrangere nessuna regola, questo perché la salvaguardia della vita viene prima della mizvà.
Ma non troverete questo nella vostra bibbia, gli ebrei hanno ricevuto il comandamento riguardo il settimo giorno senza commento e istruzioni su come adempierlo , l’unica aggiunta è stata la Misnàh, un libretto delle istruzioni supplementare e so che alcuni di voi sono scettici.

Ragazzi , ragazze continuate a studiare.
Shalom
Noiman
Ultima modifica di noiman il sabato 27 maggio 2017, 23:16, modificato 1 volta in totale.
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Israel75
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Re: Saluti a tutti

Messaggio da Israel75 »

Nella mia modesta opinione il distacco è perlopiù mentale, alla luce di quanto evidenziato dall'opera del noto falegname. :-) :-) :-)
Shalom
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
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bgaluppi
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Re: il sabato è sabato

Messaggio da bgaluppi »

Avodah, melakah. Interessante, Noiman. Avevo intuito la differenza grazie alla LXX, il cui greco distingue chiaramente il lavoro dalle opere compiute. Es 20:9, dunque, insegna che nei primi sei giorni della settimana si deve lavorare (lavoro fisico) e si devono compiere tutte le nostre opere, i nostri progetti; il settimo giorno, invece, si deve cessare di operare in senso assoluto, abbandonando sia il lavoro fisico che la realizzazione di opere o progetti. Dico bene?

Dunque, potremmo affermare che melakah non è una violazione nel momento in cui non comporta la finalizzazione di un'opera?
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Gianni
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Re: il sabato è sabato

Messaggio da Gianni »

Noiman ha sollevato un’interessante questione filologica riguardo a Lc 13:15. Al di là delle varie traduzioni che troviamo nelle varie versioni bibliche, eccone la traduzione assolutamente letterale parola per parola: “Ciascuno di voi al sabato non scioglie il bue di lui o l’asino di lui da la mangiatoia e [li] conduce a bere”.
Noiman domanda se esiste il punto esclamativo che conclude il pensiero in significato affermativo.
In greco il punto esclamativo non esiste. Quando il contesto lo richiede è il traduttore ad aggiungerlo. Nel testo critico di Lc 13:15 i filologi hanno inserito invece un punto interrogativo (che è in greco si segna così: ; ). Perché inserito? Perché negli antichi manoscritti la punteggiatura non si segnava e le parole erano scritte tutte attaccate per risparmiare spazio, dato l’alto costo del materiale scrittorio.
A beneficio di Noiman e di chi legge l’ebraico allego la traduzione ebraica del passo; c’è anche il testo greco e si noti il punto interrogativo (in greco ; ) alla fine del versetto.
È giustificato il punto interrogativo posto dai critici testuali?
Certamente sì. Se infatti non lo mettiamo la risposta di Yeshùa diventa assurda. Nel contesto il presidente della sinagoga in cui Yeshùa si era recato di sabato lo rimprovera per aver guarito una donna proprio di sabato. Ora, se Yeshùa avesse risposto che gli ebrei non sciolgono di sabato i loro animali per abbeverarli, avrebbe dato piena ragione al presidente della sinagoga e quindi avrebbe ammesso di aver violato il sabato.
In più, si noti cosa aggiunge Yeshùa al v. 16: “Non doveva dunque questa donna che è una figlia di Abraamo, e che Satana ha tenuto legata, ecco, per diciotto anni, essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?”. Anche qui i testi critici aggiungono il punto interrogativo. E a buona ragione. Infatti, se non lo si aggiungesse si farebbe dire a Yeshùa che quella donna non doveva essere guarita, cosa che egli invece fece.
La conclusione al v. 17 conferma una volta di più che i punti interrogativi sono richiesti: “E quando egli ebbe detto queste cose, tutti i suoi oppositori provavano vergogna; ma tutta la folla si rallegrava di tutte le cose gloriose fatte da lui”.

Per il resto ringrazio Noiman per il suo ottimo commento. Metzuyàn! Eccellente!

Yeshùa rivelò una profonda consapevolezza della visione giudaica di Dio, dell’umanità, e dell’alto scopo per il quale il mondo era stato creato, quando disse che “il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato” (Mr 2:27). Chi non conosce il giudaismo potrebbe pensare che questa sia stata chissà quale innovazione di Yeshùa. Così non è. Il rabbino Simeon ben Menasya in una mekyltà (aramaico מכילתא; un insieme di regole di interpretazione) su Es 31:13, diceva: “Il sabato è fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato”. – Cfr. Talmud babilonese, Bab Yoma 85b.
Allegati
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Lc 13,15.png (53.44 KiB) Visto 2754 volte
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