Vorrei aggiungere una cosa in merito al divorzio (ripudio). Yeshúa insegna che il divorzio non è contemplato, tranne in caso di fornicazione (rapporto sessuale extraconiugale). Però non dice che, in caso di fornicazione, il divorzio sia obbligato. In tale caso, il coniuge offeso è libero di ripudiare, ma può anche scegliere di non farlo (dipende dai casi)
Infatti, dice il Signore: “Io odio il ripudio” - Mal 2:16
Non mi preoccuperei di quando Paolo considera una coppia come moglie e marito, piuttosto di quando Dio considera un uomo ed una donna una coppia. Secondo me questo è fondamentale: Yeshua ha detto che l’uomo non deve separare ciò che Dio ha unito. Quindi io capisco che la coppia è tale quando è stata formata da Dio e solo così marito e moglie possono diventare una sola carne. Quando entrambi i coniugi decidono di accogliere l’invito di Dio di camminare insieme a Lui e mettere in pratica tutto ciò che comporta l’amare qualcuno ovvero il dare.
A proposito di 1 Co 7, 12:14, la mia percezione è che Paolo stava fornendo un buon consiglio, condivisibile certo, come avrebbe fatto qualunque sacerdote, pastore o rabbino. Forse intuiva che, potenzialmente, se il coniuge non credente “abita volentieri” con l’altro coniuge è perché si intravvede che c’è terreno fertile per la chiamata di Dio per quella coppia. C'è da chiedersi però se l’altro coniuge invece non “abitasse volentieri” con il credente?
Shalom
Scusate ma io continuo a non avere una idea chiara..
Ovidio hai scritto:
"Quindi io capisco che la coppia è tale quando è stata formata da Dio e solo così marito e moglie possono diventare una sola carne. Quando entrambi i coniugi decidono di accogliere l’invito di Dio di camminare insieme a Lui e mettere in pratica tutto ciò che comporta l’amare qualcuno ovvero il dare."
In questo modo quindi se uno dei due non sente la chiamata....per Dio non sono ritenuti sposati?
Rispondo a Ovidio e colgo l'occasione per salutarlo.
C'è da chiedersi però se l’altro coniuge invece non “abitasse volentieri” con il credente?
Infatti, nello stesso capitolo di 1Corinti prosegue al v.15
Però, se il non credente si separa, si separi pure; in tali casi, il fratello o la sorella non sono obbligati a continuare a stare insieme; ma Dio ci ha chiamati a vivere in pace...
Paolo, da buon conoscitore delle Scritture non può dare consigli errati in quanto è apostolo, ovvero inviato da Yeshùa, per i gentili.
In tal caso, Paolo intravede il nascere di conflitti nelle coppie di nuovi credenti sposati con un coniuge non credente, quindi consiglia/dispone di separarsi in caso in cui il non credente decide separarsi. In altre parole, il credente non deve sentirsi obbligato a mantenere il rapporto o riconciliarsi.
Tale consiglio considera altresì il Diritto Romano(fatto che non è scritto nella Bibbia) che prevedeva la separazione legale per motivi anche futili rispetto alla morale biblica. Il non credente era quindi legalmente protetto dalla legge romana e non poteva essere obbligato a restare con il credente.
Ora rispondo a Antonio LT.
Essere sposati e quindi uniti in una carne lo si diviene quando un uomo e una donna, indipendentemente dal fatto che siano credenti o meno, si uniscono carnalmente.
I rituali di matrimonio sono tutte usanze e costumi dell'uomo.
Tuttavia,aggiungerei che una cosa sono i riti matrimoniali religiosi e un'altra cosa il rito che si fonda sulla Torah.
Non sono certo che per Dio il termine "sposati" significa la stessa cosa come per noi.
Penso che Lui guarda al legame spirituale tra due persone. Se questo legame è quello corretto, cioè secondo la Sua volontà, ci sarà benedizione. Il legame tra uomo e donna è qualcosa di soprannaturale. Purtroppo abbiamo in parte perso questo aspetto per la caparbietà del nostro cuore nel voler escludere Dio dalle nostre scelte.
Due persone possono sempre mettersi insieme, ufficializzare la loro unione nei vari modi che conosciamo, amarsi ma sono convinto che per Dio quello che conta è l'unione spirituale tra loro e con Lui.
Antonio (bgaluppi)
Hai citato il verso " Io odio il ripudio” - Mal 2:16
Certamente D-o odia il ripudio quando si riferisce a Israele quale sua sposa con la quale vuole riconciliarsi.
Tuttavia ciò non significa che il ripudio non sia autorizzato. Infatti,Yeshùa interpretando questo consente la separazione in caso di adulterio.
In Geremia 3:8 si legge come il Signore abbia ripudiato l'infedele Israele dandole una lettera di divorzio( la promessa di D-o è la riconciliazione).
Nel matrimonio, come spiega bene Noiman, c'è tutto un gioco di parole ebraiche bibliche che riconducono al quel progetto Divino orientato verso l'unicità sulla terra come ombra delle cose spirituali.
Sono d'accordo, Akra. Ma il fatto che Dio lo odi ci fa capire quanto indissolubile sia il matrimonio. Mettiamola cosí: posso ripudiare con una lettera di divorzio, ma restare fedele nel mio intimo. Come ha fatto il Signore col Suo popolo. Lo ha ripudiato con una "lettera", ma non nel "cuore".
