La preghiera di intercezione

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bgaluppi
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Re: La preghiera di intercezione

Messaggio da bgaluppi »

Antonio, hai ragione. Infatti, camminiamo sul filo del rasoio. Bisogna leggere la Scrittura e mettere in pratica gli insegnamenti del Messia, forti della certezza che Dio ci vede già come Suoi figli. Ma allo stesso tempo, è necessario non cadere nella trappola dell'orgoglio di sentirsi "migliori" degli altri, poiché Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità” (1Tim 2:4); ma ognuno a suo turno. Il fatto che alcuni ricevano il dono della fede e altri no, non rende i primi migliori dei secondi. Inoltre, ricordiamoci sempre che “A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più” (Lc 12:48). E chiunque abbia ricevuto la fede e abbia creduto nel Messia, non è detto che resti in lui, ossia che metta in pratica i suoi insegnamenti; chiunque, anche dopo aver accettato Cristo, può prendere comunque la via sbagliata, poiché ogni uomo sceglie liberamente.

Che intendi esattamente per "benedizioni"?
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bgaluppi
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Re: La preghiera di intercezione

Messaggio da bgaluppi »

Non ho mai affrontato la questione, ma a freddo ti dico che io quella frase la posso dire ad un credente, e non mi verrebbe di dirla a un non credente. Paolo apre e chiude con benedizioni quando scrive le sue lettere ai credenti. Lo stesso fa Pietro. Sarebbe strano dire a un non-credente "Dio ti benedica". Magari mi sbaglio. :-??
marco
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Re: La preghiera di intercezione

Messaggio da marco »

Antonio ha scritto:
Ciao Marco, da quel versetto capisco che la risposta non è né si né no: bisogna sempre rimettersi nelle mani del Padre e accettare la Sua volontà. È necessario prima fare la Sua volontà, e nonostante ciò chi prega non è onnisciente e non conosce l'infinita giustezza delle motivazioni di Dio. Persino Yeshua prega e non ottiene risposta, nel Getsemani. Egli prega il Padre di risparmiargli l'orribile sorte che lo attende. Ma nota come prega:

«Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi». — Mt 26:39
Caro Antonio se la tua risposta è questa (non è né si né no) permettimi di dirti che non hai ancora conosciuto la potenza della fede.
Questo passo da te citato è l'unico in cui Yeshùa utilizza il "se". Lui da sempre sapeva che non "poteva passare quel calice", doveva compiersi e lui è venuto per questo.
Quindi quella preghiera non era una richiesta a Dio ma l'atto più umano che Yeshùa provò: la paura. Deve essere stata terribile quella sera. A poche ore dal supplizio il suo spirito era tentato da Satana presumo con frasi del genere: ancora puoi fermarti, ma chi te lo fa fare, non serve, lo fai per quel branco di miseri (apostoli che dormivano)!
La nostra Salvezza incomincia proprio quando Yeshùa si alza per la terza ed ultima volta da terra nel Getsemani. Quella sera vinse la paura. Poteva essere una preghiera quella? No. Certo che no.
Se Dio ci ha chiamati un motivo deve esserci. Continuando così, tra non molto, il Cristianesimo si leggerà solamente sui libri di storia. Con un Papa che elogia la Bonino, dove vuoi che andiamo a finire. La Bonino... colei che reputa l'aborto un diritto civile. Aborto: impedire la vita, decidere al posto di Dio, uccidere il proprio figlio. Esistono cose più tremende di questo?
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