Τοῦτο τὸ ποτήριον ἡ καινὴ διαθήκη ἐν τῷ αἵματί μου, τὸ ὑπὲρ ὑμῶν ἐκχυννόμενον.
In realtà il testo non dice né “è” né “rappresenta”. Il calice è il sacrificio, non il bicchiere col vino dentro. Quindi, secondo la tua logica, bisognerebbe possedere il "santo graal" e bere da esso per entrare nel patto rinnovato, ossia quell'esatto calice e non uno qualunque. Poiché il testo dice "questo calice"...
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Il verbo ἐκχυννόμενον (echynnòmenon) è il participio presente di ἐκχέω (ekchèo), che significa versare. Ma il versamento del sangue non può avvenire nel presente, poiché di fatto avviene nel futuro, precisamente il giorno dopo o, secondo l'usanza ebraica, al termine di quel giorno di Parasceve. Quel participio presente indica l'ineluttabilità del sacrificio, significa che è già successo poiché cosí deve avvenire secondo la volontà di Dio: "non berrò forse il calice che il Padre mi ha dato?" (Gv 18:11). Qui, Yeshua dice che lo berrà, non che lo ha già bevuto... E non lo berrà da una coppa, ma venendo inchiodato ad un palo (o croce).