I miracoli sono davvero finiti ?

marco
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Re: I miracoli sono davvero finiti ?

Messaggio da marco »

Che la comunità dei Corinti, caro Enigma, fosse molto disordinata e dissoluta, non vuol dire che tutti erano tali. Sicuramente i doni non venivano concessi a persone del calibro dell'incestuoso.
Ricordi il motivo per cui Yeshùa non poteva compiere miracoli nella sua Nazaret? Per via dell'incredulità.
Se era il tempo dei prodigi perchè lì non riusci a compierli?
Guarda, indicare passi a raffica, non serve nè a te, nè a me. O si crede che siamo seguaci di Cristo in tutto e per tutto, o si crede che tutto si è chiuso 1900 anni fà.
Dio non concede più nulla. Yeshùa si è ritirato, in attesa del via, da parte di Dio. E noi siamo soli sulla Terra.
Yeshùa disse sono con voi fino alla fine del mondo.
Yeshùa disse inoltre, e sapeva il fatto suo, quando tornerò troverò LA FEDE? Non la religiosità, ma la fede.
Questa manca.
Voi vedete i miracoli di guarigione, come degli atti di somma potenza, come se Dio si sforzasse nel compierli.
Sia chiaro, non ho la fede che vorrei, scrivo così perchè penso che non sono stati sospesi per volontà divina, ma per poca fede.
Aggiungo che i Vangeli sono stati scritti ben oltre quella fatidica data del 54. Quindi, gli autori, era già a conoscenza della fine delle guarigioni. Allora perchè scrivere che la fede sposta le montagne o scaccia i demoni o può compiere opere potenti, se poi sapevano che non era vero?
Se non crediamo a ciò che Yeshùa dice, la Bibbia è un libro morto.
marco
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Re: I miracoli sono davvero finiti ?

Messaggio da marco »

Carissimo Armando, potresti dire ciò che lasci solo trapelare?
Solo così posso risponderti.
Ciao.
marco
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Re: I miracoli sono davvero finiti ?

Messaggio da marco »

Caro Francesco, se le parole di Yeshùa hanno molto valore allora siamo noi in difetto.
Ragionavo su una cosa. E facile e comodo, dire che le guarigioni sono state soppresse, così da non dover ammette che non si è capaci di compiere esorcismi o guarigioni. Dato che sappiamo tutti che la componete primaria per poterli compiere, in tutti i tempi, è la fede.
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Gianni
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Re: I miracoli sono davvero finiti ?

Messaggio da Gianni »

La Bibbia non ha mai affrontato il problema del miracolo. Il motivo è tanto semplice quanto stupefacente per i lettori occidentali, siano credenti o no. Il motivo è che la formulazione moderna di “miracolo”, sorta nel periodo postbiblico, proviene dal concetto greco e non da quello semitico. I grandi personaggi della Bibbia furono uomini di fede, non filosofi o scienziati (come Platone, Aristotele, Newton o Einstein). La concezione attuale del mondo proviene da ciò che l’uomo scopre su di esso; le leggi naturali sono principi che generalizzano le varie scoperte finora effettuate. Invece, nelle Scritture Ebraiche, il concetto di natura non esiste.
Il mondo non è una macchina messa in moto una volta per sempre e che poi conduce una sua vita autonoma come un orologio caricato. Tutto l’universo è di continuo sottoposto alla provvidenza di Dio. Il cosmo non può regnare per conto proprio, ma sussiste solo per volere divino.
Nelle Scritture Ebraiche non vi è neppure un vocabolo per indicare la natura: esso fu creato solo dopo i contatti culturali con i greci. Così, nella letteratura ebraica (ma non nelle Scritture Ebraiche), sorta dopo questi contatti con il mondo greco, comincia ad apparire il concetto di natura (altrimenti estraneo alla Bibbia).
Gli ebrei non affrontarono il miracolo da un punto di vista moderno e occidentale. Essi non avrebbero mai capito Spinoza e Hume: per loro la ragione ultima della “natura” (di cui non avevano neppure la parola nel loro vocabolario) è il volere di Dio creatore. Nelle Scritture Ebraiche i “miracoli” sono segni dell’amore e della provvidenza di Dio. Questi segni mostrarono che Yeshùa era davvero il consacrato di Dio: “I ciechi ricuperano la vista e gli zoppi camminano; i lebbrosi sono purificati e i sordi odono; i morti risuscitano e il vangelo è annunciato ai poveri” (Mt 11:5); questi sono i segni che Yeshùa indica quale evidenza che egli è il Messia. Questi segni non devono essere per forza straordinari: tra di essi Yeshùa menziona il fatto (in sé non miracoloso) che “il vangelo è annunciato ai poveri”. Contro l’aspettativa giudaica di un messia vendicatore, l’annuncio ai poveri disprezzati dal giudaismo era un segno dell’amore di Dio e indicava che l’era messianica era davvero iniziata.
Nella mentalità occidentale odierna la natura è stata, per così dire, secolarizzata e resa indipendente da Dio come un tutto a sé stante, regolato da leggi tra loro concatenate. Per la Bibbia, invece, essa è un grande segno di Dio. L’universo intero è stato creato dalla libera volontà di Dio: “Nel principio Dio creò i cieli e la terra” (Gn 1:1). Il creato era visto dagli ebrei con meravigliato stupore misto a riverenza e timore: essi vedevano che attraverso il creato e la “natura” Dio parlava loro. Per gli ispirati poeti di Israele il mondo che li attorniava era un perenne miracolo. Nel Sl 8:3 (PdS) il poeta ispirato cantava stupito:
“Se guardo il cielo, opera delle tue mani,
la luna e le stelle che vi hai posto”…
Tra le poesie che sono state scritte in tutto il mondo e in tutti i tempi, questi versi ispirati sono tra i più sublimi:
“Narrano i cieli la gloria di Dio,
gli spazi annunziano l’opera delle sue mani.
Un giorno all’altro ne dà notizia,
una notte all’altra lo racconta,
senza discorsi e senza parole.
Non è voce che si possa udire.
Il loro messaggio si diffonde sulla terra,
l’eco raggiunge i confini del mondo”.
- Sl 19:2-5, PdS.
Per Amos è Dio colui che
“Ha creato i monti e i venti,
fa conoscere i suoi pensieri all’uomo,
fa seguire il giorno alla notte.
È il sovrano di tutta la terra”.
- Am 4:13, PdS.
Per consolare gli esuli a Babilonia, Isaia (40:26, PdS) addita ai suoi connazionali le stelle del cielo, dicendo:
“Alzate gli occhi e osservate:
chi ha creato le stelle?
Solo Uno, il Forte e Potente.
Egli le conosce una per una;
le chiama tutte per nome
e nessuna manca all’appello”.
Se tutto il mondo naturale era un “miracolo” (un “segno” per gli ebrei) capace di palesare Dio, lo diveniva ancora di più un fenomeno non comune come un terremoto: “O Signore, quando uscisti dal Seir, quando venisti dai campi di Edom, la terra tremò […]. I monti furono scossi per la presenza del Signore, anche il Sinai, là, fu scosso davanti al Signore, al Dio d'Israele! (Gdc 5:4,5), “La cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si schiantarono” (Mt 27:51); come un’eruzione vulcanica: “Ci furono tuoni, lampi, una fitta nuvola sul monte e si udì un fortissimo suono di tromba. Tutto il popolo che era nell'accampamento tremò” (Es 19:16); come un’eclissi: “Il sole sarà cambiato in tenebre” (Gle 2:31), “Dall'ora sesta si fecero tenebre su tutto il paese, fino all'ora nona” (Mt 27:45); come una tempesta: “Il Signore fece ritirare il mare con un forte vento orientale, durato tutta la notte” (Es 14:21), “Tu hai soffiato il tuo vento e il mare li ha sommersi”. - Es 15:10.
Anche la misteriosa crescita dei vegetali e dei gigli nei campi palesano la sapienza e la potenza di Dio. “Lei [Israele] non si è resa conto che io [Dio] le davo il grano, il vino, l'olio” (Os 2:8), “Osservate come crescono i gigli della campagna: essi non faticano e non filano; eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro. […] Dio veste in questa maniera l'erba dei campi”. - Mt 6:28-30.
Anche Paolo intende l’universo come una rivelazione divina che è generale, facendo conoscere l’esistenza di Dio a tutti:
“Ciò che si può conoscere di Dio è visibile a tutti: Dio stesso l’ha rivelato agli uomini. Infatti, fin da quando Dio ha creato il mondo, gli uomini con la loro intelligenza possono vedere nelle cose che egli ha fatto le sue qualità invisibili, ossia la sua eterna potenza e la sua natura divina. Perciò gli uomini non hanno nessuna scusa: hanno conosciuto Dio, poi si sono rifiutati di adorarlo e di ringraziarlo come Dio. Si sono smarriti in stupidi ragionamenti e così non hanno capito più nulla. Essi, che pretendono di essere sapienti, sono impazziti”. - Rm 1:19-21, PdS.
Il miracolo, nel linguaggio biblico, non è quindi visto come una violazione della natura, ma come espressione della potenza e della sapienza di Dio.
noiman
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Re: I miracoli sono davvero finiti ?

Messaggio da noiman »

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Gianni
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Re: I miracoli sono davvero finiti ?

Messaggio da Gianni »

נוימן חכם , Noiman saggio. :D
stella
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Re: I miracoli sono davvero finiti ?

Messaggio da stella »

Vi seguo ...anche se a volte e difficile per i lunghi interventi...
Ma sono necessari...
Si comprendere il miracolo e davvero (( un miracolo )) ..

Ogni giorno e un miracolo ..

.ma grazie a Dio ...Lui opera ancora oggi a volte in modi a noi sconosciuti ...
Dio e sempre all'opera ..

Lode e gloria al nostro Dio ..
l,anima mia. ha sete del Dio vivente
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francesco.ragazzi
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Re: I miracoli sono davvero finiti ?

Messaggio da francesco.ragazzi »

Caro Enigma,
Anch'io ho assistito a certe caricature di miracoli in certi ambienti che mi hanno sempre lasciato scandalizzato, non mi riferisco a queste sceneggiate e credo si sia capito.-
Io mi riferisco ad interventi divini diretti e personali atti a rafforzare la fede ed a renderci nuove creature, interventi che possono essere di guarigione fisica, ma che il più delle volte sono di guarigione spirituale.- Non mi sono mai fidato di chi dice di avere doni miracolosi, Dio conosce ed a volte vede ...e provvede.-
Gesù fa nei vangeli una rivelazione sconvolgente: Tra coloro che non entreranno nel regno dei cieli, ci sarà una categoria di persone particolari: persone che avranno profetizzato, cacciato dèmoni e fatto molte opere potenti "nel nome di Gesù".
Gesù "in quel giorno" dirà di non averli mai conosciuti. Perché? Cosa c'era nella loro vita che non andava? Gesù rivela che il loro problema non è non avere le parole giuste, ma non vivere una vita giusta. Essi sono chiamati "malfattori" e, nel contesto che segue vv. 24-27, la parabola delle due case li descrive come coloro che ascoltano la Parola ma non la mettono in pratica.
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Gianni
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Re: I miracoli sono davvero finiti ?

Messaggio da Gianni »

Per capire bene il concetto di miracolo secondo la Bibbia è utile sapere innanzitutto come i “miracoli” vi siano chiamati. Da tali nomi si può arguire il concetto che gli scrittori biblici ne avevano. I due nomi più usati sono quelli di “segni” e di “prodigi”; ma viene anche usato “meraviglie”.
1. SEGNO. In ebraico è אֹות (ot). Prescindendo dal fatto che sia straordinario oppure no, il “segno” nella Bibbia è tutto ciò che serve a richiamare qualcosa d’altro. “Vi siano delle luci [sole, luna, stelle] nella distesa dei cieli per separare il giorno dalla notte; siano dei segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni” (Gn 1:14). “Sarete circoncisi; questo sarà un segno del patto fra me e voi” (Gn 17:11). “Il sangue vi servirà di segno [di salvezza] sulle case dove sarete; quand'io vedrò il sangue, passerò oltre, e non vi sarà piaga su di voi per distruggervi” (Es 12:13). “Ognuno di voi porti sulla spalla una pietra, secondo il numero delle tribù dei figli d'Israele, affinché questo sia un segno in mezzo a voi. In avvenire, i vostri figli vi domanderanno: ‘Che cosa significano per voi queste pietre?’. Allora voi risponderete loro: ‘Le acque del Giordano furono tagliate davanti all'arca del patto del Signore; quand'essa attraversò il Giordano’” (Gs 4:5-7). “Segno” può essere anche una bandiera militare: “I figli d'Israele si accamperanno ciascuno vicino alla sua bandiera sotto le insegne [ebraico אֹתֹת (otòt), “segni”. In Is 38:7,8 il regresso dell’ombra solare di dieci gradi significa la guarigione di Ezechia: “Questo ti servirà di segno che il Signore adempirà la parola da lui pronunziata: ecco, io farò retrocedere di dieci gradini l'ombra dei gradini, che per effetto del sole, si è allungata sui dieci gradini”. Nelle Scritture Greche il “segno” serve ad indicare che Dio è all’opera nel mondo tramite Yeshùa. Il miracolo dell’acqua trasformata in vino a Cana fu uno il primo “segno” compiuto da Yeshùa: “Gesù fece questo primo dei suoi segni [greco σημείων (semèion)] miracolosi in Cana di Galilea” (Gv 2:11). I giudei chiedevano a Yeshùa un miracolo, ovvero – nel loro linguaggio biblico – un “segno”: “I Giudei allora presero a dirgli: ‘Quale segno [greco σημεῖον (semèion)] miracoloso ci mostri per fare queste cose?’” (Gv 2:18). La traduzione italiana “segno miracoloso” ha solo l’intento di rendere il vocabolo comprensibile al lettore occidentale. Il testo ha solo “segno”. - Cfr. TNM: “Quale segno hai da mostrarci”?
2. PRODIGIO. In ebraico è מֹופֵת (mòfet). Questo termine ha vari sensi. Può indicare un presagio generalmente congiunto a minacce divine e può anche indicare un miracolo in senso stretto. Isaia e i suoi figli sono “segni e prodigi” per il popolo: “Noi siamo dei segni [אֹתֹות (otòt)] e dei presagi [מֹופְתִים (mofetìm)] in Israele” (Is 8:18). Il salmista dice di se stesso: “Io sono per molti come un prodigio [מֹופֵת (mòfet)]” (Sl 71:7); TNM ha: “Sono divenuto proprio come un miracolo per molte persone”. “L'altare si spaccò; e la cenere che vi era sopra si disperse, secondo il segno [מֹופֵת (mòfet), “prodigio”; “portento” (TNM)] che l'uomo di Dio aveva dato per ordine del Signore” (1Re 13:5). In questo caso l’altare di Betel spezzato è un segno prodigioso che è non solo un miracolo, ma anche un presagio della potenza divina che Dio aveva dato al suo profeta, contro la potenza demoniaca di un falso profeta: “Quando sorgerà in mezzo a te un profeta o un sognatore che ti annunzia un segno o un prodigio [אֹות אֹו מֹופֵת (ot o mòfet)], e il segno o il prodigio di cui ti avrà parlato si compie, ed egli ti dice: ‘Andiamo dietro a dèi stranieri, che tu non hai mai conosciuto, e serviamoli’, tu non darai retta alle parole di quel profeta o di quel sognatore, perché il Signore, il vostro Dio, vi mette alla prova per sapere se amate il Signore, il vostro Dio, con tutto il vostro cuore e con tutta l'anima vostra. Seguirete il Signore, il vostro Dio, lo temerete, osserverete i suoi comandamenti, ubbidirete alla sua voce, lo servirete e vi terrete stretti a lui. Quel profeta o quel sognatore sarà messo a morte, perché avrà predicato l'apostasia dal Signore Dio vostro” (Dt 13:1-5). Nelle Scritture Greche il corrispondente greco τέρας (tèras) del vocabolo ebraico מֹופֵת (mòfet) indica un evento fuori dall’ordinario che rivela la potenza divina in modo grandioso: “Farò prodigi [τέρατα (tèrata)] su nel cielo, e segni [σημεῖα (semèia)] giù sulla terra” (At 2:19). Si noti qui il tanto amato parallelismo ebraico del linguaggio semitico, in cui lo stesso concetto viene ripetuto due volte con parole diverse: Prodigi… segni. Questa frase (“Segni e prodigi”) divenne nella Bibbia un’espressione tipica per indicare l’intervento speciale di Dio: “[Dio] operò segni e prodigi in mezzo a te”. - Sl 135:9.
3. MERAVIGLIE. In ebraico è פֶלֶא (pèle). In ebraico è sempre usato al singolare con senso collettivo. Indica qualcosa che suscita meraviglia. Cosa interessante, nell’ebraico moderno per la parola “telefonino” è stato coniato il vocabolo pèlefon (פלפון, dall’ebraico pèle e dal greco fonè, “voce”) che letteralmente significa “voce-miracolo”. In Gn 18:14 si domanda a Dio: “C’è qualcosa di troppo straordinario per Geova?” (TNM); letteralmente: “Vi è mai qualcosa di troppo meraviglioso [פֶלֶא (pèle)] per Yhvh?”. Ger 32:17 risponde: “Ecco, tu stesso hai fatto i cieli e la terra mediante la tua grande potenza e mediante il tuo braccio steso. L’intera cosa non è troppo meravigliosa [פֶלֶא (pèle)] per te stesso” (TNM). In un antico inno di ringraziamento per gli eventi dell’esodo si dice: “Chi è come te, che ti mostri potente in santità? Colui che è da temere con cantici di lode, Colui che fa meraviglie [פֶלֶא (pèle)]” (Es 15:11, TNM). “I cieli cantano le tue meraviglie [פֶלֶא (pèle)], o Signore” (Sl 89:5). Solo lo sheòl (soggiorno dei morti) è escluso dai prodigi divini: “La tua bontà sarà narrata nel sepolcro? O la tua fedeltà nel luogo della distruzione? Le tue meraviglie [פֶלֶא (pèle)] saranno forse conosciute nelle tenebre, e la tua giustizia, nella terra dell'oblìo?” (Sl 88:11,12). Nelle Scritture Greche appare il corrispondente θαῦμα (thàuma), da cui deriva anche il nostro “taumaturgo” (“operatore di miracoli”).
Da tutta la precedente analisi filologica si vede che mentre nella nostra concezione occidentale la parola “miracolo” pone l’accento sul fatto che esso non possa essere prodotto da cause naturali, per la Bibbia l’accento è posto invece sul fatto che il “miracolo” ci richiama verso Dio, anche se non supera le forze della natura.
La Scrittura, più che distinguere i fatti in naturali e soprannaturali, distingue tra fatti soliti ed insoliti, tra azione abituale e non abituale di Dio. Ogni atto – anche naturale – che richiama Dio è un segno.
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francesco.ragazzi
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Re: I miracoli sono davvero finiti ?

Messaggio da francesco.ragazzi »

Caro Gianni,
Anche il termine DUNAMIS = evento di origine e carattere soprannaturale, possiamo trovare tradotto con miracolo nel nuovo Patto.-

Dio è il Dio dei miracoli e dell'impossibile: questo non deve essere messo in discussione. Ma la nostra relazione con Lui non deve esigere il miracolo come norma.
L'appartenere a Dio non si basa su un "contratto" dove siano specificati diritti e doveri dei contraenti. Noi non dobbiamo pretendere alcun diritto, se non quello di poter essere adottati a figli di Dio in virtù dell'opera del nostro Signore e Salvatore Cristo Gesù!
Possiamo anche soffrire di fronte ad un miracolo che ci viene negato, nonostante le nostre accorate preghiere, ma questo non deve toglierci la gioia di sapere che apparteniamo al Dio Onnipotente e Creatore, come un tesoro particolare.
Non dobbiamo perdere di vista i nostri orizzonti eterni solo perché ci concentriamo sull'oggi, soffrendone le inevitabili frustrazioni.
Il miracolo è sempre possibile da parte di Dio, ma non è detto che sia automatico. L'Eterno vede molto al di là di come vediamo noi, dunque dobbiamo fidarci di Lui.
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